AGENZIA 1997

 

 

AGENZIA N.° 1 ANNO II DEL 6-1-97

Questo fax viene spedito a n.62 realtà sociali.

 

CAMPAGNA GLOBALIZZA-AZIONE DEI POPOLI

Negli ultimi anni, con il predominio di un sistema e di un mercato unico, si è accelerato e approfondito il divario Nord/Sud del mondo. I paesi poveri (tra i quali bisogna ormai includere in gran parte i paesi dell'ex blocco socialista) non reggono alla concorrenza dei paesi ricchi, e ampie fasce di popolazione mondiale non servono al Nord neppure più come oggetto di rapina. Nonostante il delinearsi di prospettive sempre più drammatiche, sembra mancare, da parte dei governi dei paesi industrializzati e a livello internazionale, una chiara presa di coscienza della situazione.

I problemi dei paesi del Sud del mondo sono strettamente interconnessi con il modello di vita diffuso nei paesi industrializzati. Ai progetti di cooperazione va dunque affiancato un lavoro di informazione sempre più intenso nel Nord del mondo, affinché  si diffonda la consapevolezza che i nostri stili di vita pesano fortemente sulla vita di altre persone solo apparentemente lontane.  E' per questo motivo che l'ONG Progetto Continenti, in colla- borazione con l'associazione Kairos e con la Comunità di Capodarco e con il cofinanziamento della CEE, ha deciso di promuovere la Campagna Globalizza-azione dei popoli.

La campagna durerà tre anni (dal 1996 al 1999) e si articolerà attraverso un sistema informativo a schede monografiche, che saranno inviate a gruppi locali, associazioni, insegnanti ed educatori, mass-media, Enti Locali, sindacati... Gli argomenti delle schede spazieranno dalla trattazione delle materie prime alle tecnologie, dai soggetti politici alle risorse energetiche, dai problemi demografici alla cultura, affrontando le questioni più esplosive dei rapporti Nord/Sud. Tale campagna è partita anche a Frosinone, in cui è presente un gruppo di Progetto Continenti, che ha scelto come referente primario  la scuola.  Esso infatti si è attivato organizzando a Frosinone un corso di aggiornamento per insegnanti, riconosciuto dal Provveditorato agli Studi, intitolato 'Educazione alla Mondialità'. Il corso si articola in 4 moduli, per un totale di 7 incontri (da dicembre 1996 ad aprile 1997) e ha lo scopo di fornire agli insegnanti informazioni accurate e strumenti didattici per proporre in classe le tematiche inerenti al rapporto Nord/Sud. Al corso si sono iscritti circa 80 insegnanti di Frosinone e provincia, che hanno già partecipato al primo incontro, che è avvenuto il 12 dicembre 1996 presso la Scuola Media N. Ricciotti di Frosinone (che ha offerto la sua biblioteca per tutta la durata del corso). Giovedì 9 gennaio si terrà il secondo incontro che riguarderà 'La globalizzazione e l'interdipendenza tra Nord e Sud del mondo' e in particolare lo scambio ineguale.

 


AGENZIA N.° 2-II DEL 12-1-97

Questo fax viene spedito a n.62 realtà sociali.

 

"Per qualche dollaro in più"

Di fronte alla "insostenibile" richiesta di 262.000 lire di aumento al mese da parte degli operai metalmeccanici, la Federmeccanica risponde picche adducendo che il costo del lavoro in Italia è già troppo alto e che in sede di contrattazione aziendale hanno già concesso aumenti. I due argomenti addotti risultano non rispondenti al vero per le seguenti ragioni:

a) la contrattazione aziendale produce aumenti solo quando in azienda aumenta la produttività mentre la richiesta di 262.000 lire serve soltanto a mantenere il potere di acquisto dei salari;

b) il costo del lavoro per unità di prodotto in Italia risulta diminuito del 2,5% nel 1994 e del 4,6 nel 1995.

Riportiamo inoltre alcuni valori relativi al costo orario del lavoro in ambito internazionale:

Paese Costo del lavoro (in lire)

Italia            25.700        

Germania      42.100

USA            28.100

Francia         26.800

Regno Unito   21.900

Giappone      33.200

La stima è del 1995, ma le proporzioni tra i vari paesi sono rimaste inalterate nel 1996: dovrebbe colpire il fatto che un lavoratore italiano costa quasi la metà di un lavoratore tedesco, e che in Italia siamo nella media dei paesi industrialmente avanzati.

Possiamo aggiungere che l'Italia ha conosciuto in questi anni un vorticoso aumento della competitività sul fronte del mercato del lavoro. Fatto uguale a 100 il costo unitario della manodopera espresso in moneta comune ai seguenti paesi nel 1991, nel 1996 tale costo è di 65 in Italia, 116 in Germania, 101 in Francia, 151 in Giappone. Tale aumento di competitività è dovuto alla svalutazione della lira sulle altre monete effettuata nel 1992, all'accordo sul costo del lavoro del luglio 1993 ed inoltre alla intensificazione del lavoro.

A completamento di questo quadro, è innegabile che il potere di acquisto dei salari continua a diminuire: tra il 1994 e il 1996 i salari sono aumentati di 5 punti in meno rispetto alla crescita dell'inflazione. A fronte di ciò il margine lordo per le imprese è cresciuto del 21,4% nel 1994 e del 10,6% nel 1995.

Per concludere, l'aumento richiesto dai metalmeccanici era previsto dal Contratto Nazionale del 1994 e dall'accordo del luglio 1993.

E all'orizzonte si scorgono di nuovo le gabbie salariali...

 


AGENZIA N.° 3-II DEL 19-1-97

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"Lavori socialmente (in)utili"

Da qualche giorno 360 anime perse frusinati stanno lavorando per il Comune di Frosinone come operai, imbianchini, custodi, uscieri, impiegati d'ordine, giardinieri ecc. per tre mesi nei cosiddetti lavori socialmente utili (lsu).

Caratteristica di questi lavori è la pietà delle amministrazioni nel fornire una possibilità a disoccupati di lunga durata che spesso sono anche molto avanti con l'età senza alcuna altra speranza di impiego cosiddetto fisso.

Ma tale speranza resta  vana poiché queste opportunità lavorative sono soltanto un modo per il sistema di tenere a bada la grande inquietudine della massa inoccupata o disoccupata. La prospettiva keynesiana che caratterizza i lsu (fai una buca, riempi la buca e così via) ormai ha fatto il suo tempo - nel regime democristiano -  ed ora è sempre più attaccata da tutti i neeoliberisti. Privatizzazione, deregolamentazione, flessibilità, lavoro interinale, precarizzazione sono le nuove parole d'ordine della società "postfordista", parole che trasmettono socialmente nella gente disgregazione,  insoddisfazione, aggressività, competizione, egoismo, individualismo.

La precarizzazione della propria esistenza è uno dei pochi risultati che i lsu trasmettono a chi ha la sfortuna di capitarvi. E ciò è vero non solo in senso strettamente lavorativo o economico, ma anche sotto l'aspetto psicologico. Il lavoro precario precarizza l'idea della propria esistenza, inducendo nella persona un senso di inadeguatezza rispetto alla società che lo circonda. Si determina così un vortice negativo che porta la persona ad immaginarsi sempre in quella situazione e ad accettare di conseguenza sempre situazioni precarie, in tutti gli aspetti dell'esistenza. Vengono così fuori i "naufraghi" dello sviluppo che, presenti nei paesi dove le disuguaglianze sono forti, arrivano anche in zone, come la nostra, dove la dimensione della città e una certa disponibilità economica non lo farebbero pensare.

La risposta, a questo punto, pare scontata. Rifiutarsi di tutte quelle forme di precarietà che servono a sostenere l'attuale diseguale modello di sviluppo per intraprendere una necessaria lotta  contro il farsi ridurre in "precario" e per cercare una via "altra" e non solo alternativa al progresso disfacimento della comunità.

 


AGENZIA N.°4-II DEL 26-1-97

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APOCALISSE NEL GIARDINO DELL'EDEN

"La fame e la ricchezza"

Sono tuttora 841 milioni gli individui che secondo la FAO soffrono la fame, cioè di carenza energetica - cioè con un apporto annuo di energia inferiore al li- vello minimo di circa 2.000 calorie gior- naliere. La FAO indica come complici povertà, ingiustizie redistributive, guerre siccità, cattive scelte produttive, politi- che commerciali, dimenticando, colpe- volmente, l'imperialismo capitalista del- le multinazionali. Oltretutto la produ- zione agroalimentare mondiale è suffi- ciente a sfamare una popolazione ben maggiore di quella attuale!

Malnutriti sono soprattutto i poveri del Terzo Mondo, che pure spendono per il cibo l'80% del proprio reddito, rispetto a una cifra inferiore al 20% nei paesi "arricchiti". Le categorie più a rischio sono i contadini senza terra, gli abitanti poveri delle periferie urbane, i rifugiati e sfollati, gli abitanti di aree soggette a siccità, i bambini, le donne, gli anziani, gli ammalati.

I sottonutriti si concentrano in 88 nazio- ni. 42 di queste si trovano in Africa. Ciò per varie ragioni che derivano dallo sfruttamento coloniale che si prolun- gano fino ai nostri giorni (debito este- ro).

Dopo decenni di crescita rapida, la pro- duzione alimentare pro capite sta infatti declinando, nel senso che cresce meno rapidamente della popolazione: erano 303 kg a testa i cereali prodotti nel 1969-71, erano 342 nel 1984-86, sono scesi a 327 nell'89-91 e scenderanno ancora nel futuro.

Intanto la superficie coltivabile pro ca- pite è pari a soli 0,25 ettari in media mondiale. Ed è aumentato il degrado di quell'ambiente che è tuttora la base per la produzione. Hanno perso fertilità ben 1,3 miliardi di ettari, le foreste sparisco- no e la concorrenza fra gli usi idrici aumenta.

In previsione di una crescita della popo- lazione - tre miliardi nei prossimi 35 an- ni , quasi tutta localizzata nei paesi in via di sviluppo - si ridurrà ulteriormente la disponibilità di terre e si renderà più pressante il bisogno di intensificare la produzione agricola incrementando la domanda di limitate risorse naturali.

Secondo la FAO, occorrerà aumentare la produzione degli alimenti del 75% nei prossimi trent'anni perché le disponi- bilità siano sufficienti a fronteggiare l' aumento della popolazione: quindi, au- mento della superficie destinata alla a- gricoltura (e non certo abbattendo i pa- lazzi); intensificazione della produzione di monoculture da destinare all'espor- tazione; coltivazione delle specie più "redditizie" eliminando la biodiversità; uso di fertilizzanti chimici, pesticidi ecologicamente ormai insostenibili.

Questa è la ricetta FAO anche all'in- domani del vertice di Roma.

La società civile, che si oppone al pen- siero unico neoliberista, pensa che biso- gnerebbe mirare all'autosufficienza ali- mentare nazionale per quanto riguarda almeno gli alimenti di base, sostenendo i produttori locali, favorendo l'accesso della popolazione alle risorse produtti- ve, compresa la terra, il credito, la tecno- logia e le infrasrutture, tenendo presente che l'agricoltura e lo sviluppo rurale so- stenibili implicano un cambiamento nel paradigma scientifico. (Articolo tratto da Insicurezza alimentare, quaderno della campagna "Globalizza-Azione dei popoli", promossa dalla ONG Progetto Continenti).

Di questo si parlerà mercoledì 29/1 h. 18, presso i locali di Oltre l'Occidente. Saranno inoltre presentati due video:

* Il commercio della fame

* Alimentazione e imprese multinazio- nali

L'ingresso è libero.

 


AGENZIA N.°5-II DEL 2-2-97

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SCUOLA DI ALFABETIZZAZIONE PER STRANIERI IMMIGRATI

«Le differenze tra le realizzazioni dei diversi popoli sono determinate dai

fattori geografici, storici, politici, eco- nomici, sociali e culturali. Queste di- versità non possono, in alcun modo, costituire un pretesto per una  qual- sivoglia gerarchizzazione delle nazioni e dei popoli». Così recita l'art. 1, c.5, della "Dichiarazione sulla Razza e i Pregiudizi Razziali" delle Nazioni Unite.

Secondo il Dossier Statistico Immi- grazione della Caritas di Roma, edito nel 1995, nella Provincia di Frosinone vivono 3.258 stranieri, l'1,72% del totale regionale. A Frosinone vivono 2.829 extracomunitari (86% del totale provin- ciale).

Tale presenza è vista comunemente co- me un problema da gestire in quanto problema di ordine pubblico. L'ass. OLTRE L'OCCIDENTE pensa invece che sia opportuno agire in maniera veramente costruttiva in direzione di una reale possibilità di integrazione socio-economica nel rispetto delle specificità e differenze culturali.

Per tale motivo da anni l'Associazione si impegna in una scuola di alfabetizza- zione che è stata una delle pochissime iniziative tese a riconoscere un diritto fondamentale per ogni persona.

Fin dal 1994 l'Associazione ha tenuto dei corsi di lingua italiana per stranieri articolati su più livelli (da marzo a giu- gno 1994 e da novembre 1994 a maggio 1995). I corsi sono stati tenuti da inse- gnanti volontari, senza alcuna retribu- zione e alcun rimborso spese. I testi di- dattici e il materiale di cancelleria sono stati forniti dalla CGIL-Scuola e dall'INAS-CISL di Frosinone.

Nel primo anno la scuola è stata fre- quentata per lo più da adulti di nazio- nalità albanese, mentre nel secondo an- no i frequentanti erano per la maggior parte minorenni di nazionalità maroc- china proveniente da tutta la provincia di Frosinone.

A maggio 1995, come naturale sbocco politico dell'iniziativa, l'Associazione ha

presentato due progetti tesi a promuo- vere l'inserimento nella scuola pubblica dei ragazzi che rientravano nell'obbligo scolastico. Tali progetti non hanno a- vuto l'esito sperato. Un altro progetto di insegnamento della lingua italiana per stranieri immigrati, facente parte del Piano Provinciale di attività da presen- tare alla Regione nel 1995, è caduto nel pozzo della burocrazia amministrativa e a tutt'oggi nessun segnale né positivo né negativo è pervenuto.

Oltre a ciò l'inserimento nelle scuole pubbliche dei ragazzi immigrati è per ora una strada difficilmente percorribile, dal momento che la scuola, per come è oggi strutturata, non è in grado di acco- gliere le diverse e particolari esigenze dei ragazzi stranieri.

Presa coscienza (se mai ciò avesse un limite) della totale insensibilità e inca- pacità delle istituzioni politiche e scola- stiche, Oltre l'Occidente, nuovamente, si prende la responsabilità di tentare di riorganizzare per la terza volta una scuo- la di italiano per stranieri immigrati, sperando di riuscire a dare un signifi- cato politico più forte all'iniziativa.

Dalla prima settimana di febbraio il mercoledì e il venerdì dall 15.00 alle 17.00 presso la Casa del volontariato "Andrea Coccia", in via Selva Polledrara (t. 873095 oppure t. 853516), sarà in funzione una segreteria  organiz- zativa per chiunque volesse iscriversi a questa scuola. 

 


AGENZIA N.°6-II DEL 9-2-97

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La valanga informativa

"Di giorno in giorno noi diventiamo sempre più integrati nel "villaggio globale" creato dai mass-media e che ha ormai la dimensione del mondo. La nostra esperienza è planetaria, anche se non ce ne accorgiamo: solo che è una esperienza mediata dagli strumenti di informazione. L'illusione che io possa diventare il centro della rappresentazione del mondo nasce ogni giorno con la constatazione che il nostro io è appena una molecola pschica dentro un organismo conoscitivo e informativo che ci trascende. Il soggetto individuale è a sua volta oggetto di un immenso soggetto, che però manca di appercezione, di coscienza di sé, diffuso com'è in una galassia di nuclei conoscitivi che pulsano alla rinfusa come i segnali di un monitor televisivo, dinanzi al quale non ci sia nessuno che legga e riduca ad unità il pulviscolo delle informazioni. Certo le unificazioni ci sono: basta che io apra il giornale di oggi o giri la manapola del mio apparecchio televisivo, il mondo intero entra nel raggio della mia osservazione. Ma vi entra già modificato, filtrato da altri occhi e da altre intelligenze. Non ho che due scelte: o di rassegnarmi a ridurre la mia autonomia d'uomo razionale nei confini dell'esperienza immediata, applicando su ciò che avviene oltre quei confini una sospensione di giudizio, oppure tentare di condurre a sintesi, con discernimento critico, la valanga informativa che ogni giorno mi invade. Ma sono due vie illusorie: la prima perché il mio orizzonte privato è solo una comoda astrazione, dato che l'amico con cui parlo, il libro che leggo, il cibo che consumo sono segnati dalla grande fabbrica informativa che mi sono illuso di respingere; la seconda perché i miei criteri di discernimento sono presumibilmente indotti dal mondo in cui vivo e i fatti che intendo organizzare in una sintesi sono già un'immagine stravolta del mondo. Ed eccoci così dinanzi ad una contraddizione insuperabile: per essere, come soggetto razionale, all'altezza del mio tempo dovrei avere una coscienza planetaria ma la coscienza planetaria è, allo stato delle cose, assolutamente impossibile". (tratto da Un'Altra Via di Ernesto Balducci)

 


AGENZIA N.°7-II DEL 16-2-97

Questo fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

PROPOSTE PER UNA LEGISLAZIONE SULL'IMMIGRAZIONE

1) Legalizzazione di tutti coloro che sono stati finora costretti alla clandestinità.

2) Certezza del diritto ed esclusione di ogni discrezionalità sia sul testo legislativo, che non deve rinviare su questioni di fondo a provvedimenti successivi, sia nel rapporto fra i cittadini stranieri e la pubblica amministrazione, che deve identificarsi per le pratiche di soggiorno con gli enti locali.

3) Un percorso di cittadinanza che comporti la polivalenza e l'irrevocabilità, salvo gravissimi motivi, dei titoli di soggiorno ad una evoluzione rapida e sicura del permesso alla carta di soggiorno e da questa alla cittadinanza formale, che non deve comportare la rinuncia della cittadinanza di origine e deve essere automatica per i nati in Italia.

4) Riapertura degli ingressi per lavoro e ricerca di lavoro dipendente ed autonomo anche in assenza di chiamata o garanzia nominativa, ed evitando di vincolare rigidamente la soggettività del lavoratore ad accordi intergovernativi o peggio a convenzioni sul controllo delle frontiere e la riammissione degli espulsi

5) Superamento della pretesa di "reciprocità" e piena eguaglianza dei cittadini italiani e stranieri nell'accesso al lavoro autonomo, alle professioni, allo studio, all'impiego ed a tutte le funzioni non strettamente connesse alla nazionalità, incluso l'elettorato attivo e passivo per tutte le assemblee elettive locali.

6) Garanzia a tutti i cittadini stranieri, comunque presenti nel territorio nazionale, delle tutele umanitarie, in particolare per i minori, e dell'istruzione di base, dell'alloggio in caso di necessità, dei vincoli familiari e dalla protezione di ogni discriminazione, in quanto diritti inalienabili della persona e fuori da ogni logica caritativa per "indigenti".

7) Esclusione di nuove norme o strutture custodiali e tutela ed estensione delle garanzie umanitarie e giuridiche nei confronti di un atto grave ed estremo come l'espulsione coatta, la cui adozione va ridotta al minimo con un ventaglio di misure preventive ed alternative rispetto all'irregolarità del soggiorno, e va esclusa come pena aggiuntiva o peggio misura preventiva rispetto a comportamenti considerati devianti.

8) Garanzia dell'accoglienza ed estensione dell'asilo sia politico che umanitario, con tutela dei diritti dei profughi fin dal loro affacciarsi nelle acque internazionali e presso le frontiere formali e non, ed in particolare presso i valichi di frontiera, dove agli organi di polizia devono affiancarsi stabilmente operatori di organismi di tutela di diritti umani.

9) Pieno coinvolgimento dell' associazionismo, a partire da quello straniero, e delle strutture ed istituzioni rappresentative della società civile, nell'elaborazione e gestione centrale e locale delle politiche dell'immigrazione, e non solo nella gestione di servizi.

(F.to Le associazioni aderenti alla RETE ANTIRAZZISTA)


 

AGENZIA N.°8-II DEL 23-2-97

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AUTODETERMINAZIONE PER IL POPOLO SAHARAWI

A oltre 20 anni dalla compiuta occupazione del Sahara Occidentale e a quasi 9 anni di distanza dall'accettazione del principio di referendum di autodeterminazione da parte del Marocco (1988), il conflitto tra il Fronte Polisario del Sahara Occidentale e le truppe d'occupazione marocchine è ancora irrisolto. Non si tratta certo di un conflitto particolarmente lungo o di più difficile soluzione di altri (si pensi alla Palestina o all'Eritrea), oppure i compiti della solidarietà internazionale si sono rivelati, negli ultimi anni estremamente complessi.

L'accettazione del piano di pace nell'agosto 1988 costituisce una svolta fondamentale. Per la prima volta il Marocco riconosce la natura del conflitto nel Sahara Occidentale: una questione di autodeterminazione, con due parti in conflitto. Il Marocco riconosce implicitamente che il Sahara Occidentale non è marocchino poiché acceta un referendum, anche se poi a fini interni e di propaganda parla di referendum confermativo.

Da questo il problema principale diventa l'attuazione del piano di pace. Due appaiono le questioni cruciali: da una parte la definizione del corpo elettorale, vale a dire di una cittadinanza saharawi, dall'altra le garanzie per lo svolgimento del referendum, cioè la presenza militare, amministrativa e civile marocchina. Di questi due il più importante elemento si rivela la questione della cittadinanza. C'è tuttavia un terzo elemento: la capacità delle Nazioni Unite di garantire il piano di pace.

Il metodo adottato per il censimento diventa progressivamente un piano di definizione della cittadinanza puramente negoziale, senza il rispetto di alcun criterio predefinito. L'ONU interrompe infatti nel maggio 1996 le operazioni di identificazione degli elettori, iniziate due anni prima, su pressione marocchina.

Oggi il piano di pace, contraddittoriamente, offusca il traguardo prefissatosi. Eppure la questione saharawi rimane di estrema chiarezza: si deve condurre al suo compimento il processo di autodeterminazione del popolo saharawi, impedire la violazione dei diritti fondamentali nei territori occupati, sostenere materialmente la popolazione che vive nei campi rifugiati.

La provincia di Frosinone è stata molto attiva per almeno 5 anni nella collaborazione con il popolo saharawi e le sue infinite sofferenze, sia nell'ospitalità di bambini, sia nella proposta politica.

OLTRE L'OCCIDENTE  sabato 1° marzo alle ore 17, cerca di riaprire alla cittadinanza e alle associazioni un nuovo spazio di intervento in favore della libertà del popolo saharawi.

 


AGENZIA N.°9-II DEL 01-03-97

Questo fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

PASQUALE MISURACA A FROSINONE

Torna a Frosinone - e di nuovo presso la sede di Oltre l'Occidente - Pasquale Misuraca, autore dei film Angelus Novus e Le ceneri di Pasolini (coprodotto da Raitre-Fuori Orario) entrambi dedicati alla figura di Pasolini e dallo stesso presentati a Frosinone in occasione della manifestazione "La rivoluzione antropologica" organizzata da Oltre l'Occidente nel ventennale della morte di Pasolini (novembre 1995). Martedì 4 marzo alle ore 21.00 sarà nei locali del centro Oltre l'Occidente, per introdurre alla visione e discutere di un altro suo film, del 1992: Non ho parole presentato al Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino del 1992 e successivamente ai festival di Rotterdam, Berlino, Montreal, San Pietroburgo e Pesaro. Il film non è ancora distribuito nei cinema italiani (destino comune ai pochi prodotti di qualità) mentre è attualmente proiettato nei cinema d'essai tedeschi per iniziativa del Festival di Berlino.

Il rigore linguistico ed il rifiuto di un cinema "condannato" a raccontare storie gli fa preferire un cinema che cerca di parlare attraverso le cose, che ha come ideale la ricerca del punto di contatto tra la realtà esterna e come noi la sentiamo, un cinema che decide di occuparsi dei temi fondamentali, quelli che spesso imbarazzano, che a volte si rifiuta di affrontare: "Io credo nel mostrare gli alberi, la luce, i corpi piuttosto che nella parola".

Non ho parole narra cinque storie di solitudine. Le prime due sono storie di uomini fisicamente soli: un vecchio filosofo, un prigioniero. Le altere tre sono storie di uomini e donne che per ragioni sociali, morali o esistenziali non riescono a vivere insieme: un meccanico e una Signora, due esuli, un giovane artista ed una donna selvatica. Ma la solitudine è per gli esseri umani una condizione insostenibile al punto da lasciarli...senza parole.

         Misuraca è uno di quei cineassti che provano a mettersi in rapporto diretto e immediato con ciò che riprendono, senza pretendere di aver capito tutto prima, pronto a farsi sorprendere, senza la paura di abbandonare le certezze: "Io non voglio essere diverso: sogno di stare nella tradizione. Ma bisogna essere pronti a perdersi (...) ad andare al di là del rapporto di superficialità che il cinema, quasi tutto quello italiano, stabilisce con la realtà. Non si discute di niente, non si permette che si sviluppino esperienze difformi, si diffida del pensiero."


 

AGENZIA N.°10-II DEL 09-03-97

Questo fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

La gravissima situazione albanese non puuò lasciarci indifferenti. Proponiamo due lettere da spedire all'Ambasciatore albanese a Roma e al ministro dell'interno Napolitano.

Alla c.a. dell'Ambasciatore dell'Albania Roma

Signor Ambasciatore,

siamo preoccupati per i fatti che avvengono nel suo paese da qualche mese a questa parte.

La situazione di instabilità politica e sociale, che ha avuto inizio con la chiusura di alcune società finanziarie che hanno "derubato" il denaro di ingenui cittadini, si è tramutata in una

violenta protesta contro il regime del presidente Berisha. Costui, negli anni della Sua presidenza, non ha fatto altro che svendere il paese alle compagnie internazionali, attuando le politiche

neoliberiste del Fondo Monetario Internazionale, e ha sempre più ridotto i diritti umani fondamentali nonché quelli civili e politici (si ricordano i giornalisti arrestati per reati d'opinione), arrivando addirittura a commettere brogli durante le elezioni politiche del 1996.

A fronte di questa situazione politica e sociale, La invitiamo a far pressioni presso il Suo Governo per un reale gesto che riporti il Paese nell'alveo della democrazia:

- sciogliere il Parlamento il più presto possibile,

- indire nuove e immediate elezioni politiche.

Con osservanza, La salutiamo.

_____________________________

Alla c.a. del Ministro dell'Interno

Napolitano

 

Signor Ministro,

siamo colpiti dai fatti che avvengono da qualche tempo nel nostro vicino paese europeo che è l'Albania.

L'estrema gravità della situazione politica e sociale, che ha avuto inizio con la chiusura di alcune società finanziarie che hanno "derubato" il denaro di ingenui cittadini, e si sta tramutando in una violenta protesta contro il regime del presidente Berisha, ha avuto come principale responsabile proprio quest'ultimo. Appoggiato ampiamente dai paesi occidentali e dall'Italia, Berisha, negli anni della Sua presidenza, non ha fatto altro che svendere il paese alle compagnie

internazionali, attuando le politiche neoliberiste del Fondo Monetario Internazionale, e ha sempre più ridotto i diritti umani fondamentali nonché quelli civili e politici (si ricordano i giornalisti arrestati per reati d'opinione), arrivando addirittura a commettere brogli durante le elezioni politiche del 1996.

Le responsabilità di una condotta o, meglio, di una non-condotta in politica estera del nostro Paese, si protraggono da troppi anni limitandosi all'avallo di decisioni della Superpotenza rimasta oppure a difendere il paese da non ben identificati lavoratori-clandestini.

Le chiediamo quindi di

- premere verso il Governo albanese affinché sciolga il Parlamento e indica nuove e immediate elezioni politiche;

- di preparare strutture di accoglienza per eventuali profughi e non a schierare l'esercito per respingerli come la sua politica ha fatto e tenderebbe a fare.

Con osservanza La salutiamo.


 

AGENZIA N.°11-II DEL 16-03-97

Questo fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Rinnoviamo il nostro appello a sostegno del popolo albanese che da alcune settimane sta cercano di riappropriarsi del proprio sviluppo politico, economico e sociale attraverso una azione popolare di massa.

Gli insorti chiedono le dimissioni del corrotto sistema politico istituzionale rappresentato dal suo presidente Berisha, nuove elezioni e garanzie, oltre che politiche, economico-sociali, tali da poter affrontare la ricostruzione del Paese con il pieno coinvolgimanto di tutte le forze istituzionali e non presenti. La risposta governativa al contrario è un tentativo di isolare (?) gli insorti. L'esercito che porta via armi e materiali da guerra (consegnate alle autorità italiane); l'aumento delle paghe per poliziotti o milizia civile; reclutamento tra il popolo che muore di fame sempre con l'incentivo economico; chiusura di tutti i giornali indipendenti; martellamento incessante attraverso la TV delle ragioni del governo; coinvolgimento di tutte le forze politiche attorno alle istituzioni pubbliche rimaste in piedi, così da dividere la responsabilità politica tra tutti, sono esempi di questo tentativo di isolamento.

Tutto ciò non avrebbe senso, poiché gli insorti corrispondono generalmente a tutto il popolo, se non ci fosse un elemento fondamentale che sorregge il piano di Berisha: la diplomazia estera. Quella italiana per prima guidata dall'ambasciatore italiano a Tirana, Foresti.

Questa diplomazia ha appoggiato fin dal suo insediamento l'attuale Presidente e il suo establishment con clamorose prese di posizione anche quando l'atteggiamento democratico di Berisha vacillava alquanto in seguito ai brogli elettorali delle elezioni del 1996. Ma anche precedentemente il governo Berisha non ispirava molta simpatia a causa delle continue violazioni dei diritti umani nei confronti di giornalisti che osavano denunciare i misfatti delle istituzioni. Giornalisti tra l'altro accolti in Italia anche come rifugiati, a conferma della contraddittorietà della politica estera del nostro paese.

Tutti colpevolmente sapevano che l'Albania violava l'embargo ONU alla Serbia, per motivi di sopravvivenza, certo, ma non era chiaro quanto il governo centrale avallasse questa situazione. Le continue denunce degli intellettuali e giornalisti albanesi venivano sottaciute anche dai governi occidentali poiché era più importante che l'Albania fosse avviata verso l'economia di mercato, verso i piani della Banca Mondiale, verso le privatizzazione di tutto, verso la svendita di un paese che non produce nulla.

La tragedia albanese è grande. Dopo le ridicole valutazioni che il governo italiano ha fatto sull'effettivo processo democratico avviato in Albania, si potrebbe tentare di non scadere nella vergogna. Come? Innanzitutto cercando di far tornare l'informazione ad una effettiva obiettività abbandonando definitivamente il sostegno a Berisha. Poi creando accoglienza ai profughi che scappano: abbiamo il dovere di dare asilo.


 

AGENZIA N.°12-II DEL 23-03-97

Questo fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

LA TRAGEDIA ALBANESE – DOVERE D’ASILO

In questi giorni abbiamo davanti agli occhi un nuovo dramma di conflitto, povertà, fuga, che è la tragedia albanese.  Ma il grande dramma degli albanesi è proprio questo prepotente trapasso antropologico da un mondo altro a quello della religione del consumo, che anche noi italiani abbiamo vissuto. Soltanto attraverso le parole di un grande scrittore, che analizzava il potere dei consumi e la fine del mondo contadino e le varie culture che questo portava con sé, lo possiamo comprendere:

«[...]E' questo illimitato mondo questo trapasso contadino prenazionale e preindustriale, sopravvissutofino a pochi anni fa, che io rimpiango (non per nulla dimoro il più a lungo possibile, nei Paesi del Terzo Mondo, dove esso sopravvive ancora, benché il Terzo Mondo stia anch'esso entrando nell' orbita del cosiddetto sviluppo).

Gli uomini di questo universo non vivevano un'età dell'oro, come non erano coinvolti, se non formalmente, con l'Italietta. Essi vivevano quella che Chilanti ha chiamato l'età del pane.

Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita (tanto per essere estremamente elementari, e concludere con questo argomento).[...].

Ho detto, e lo ripeto, che l'accultu- razione del Centro consumistico, ha distrutto le varie culture del terzo Mondo (parlo ancora su scala mondiale, e mi riferisco dunque appunto anche alle culture del terzo Mondo, cui le culture contadine italiane sono profondamente analoghe): il

modello culturale offerto agli italiani [...] è unico. La conformazione a tale modello si ha prima di tutto nel vissuto, nell'esistenziale: e quindi nel corpo e nel comportamento. E' qui che si vivono i valori, non ancora espressi, della nuova cultura della civiltà dei consumi, cioè del nuovo e del più repressivo totalitarismo che si sia mai visto. Dal punto di vista del linguaggio verbale, si ha la riduzione di tutta la lingua a lingua comunicativa, con un enorme impoveri- mento dell'espressività. I dialetti (gli idiomi materni!) sono allontanati nel tempo e nello spazio. [...]. Là dove si parlano ancora hanno perso ogni potenzialità inventiva. Nessun ragazzo delle borgate romane sarebbe più in grado di capire il gergo dei miei romanzi di dieci-quindici anni fa: e, ironia della sorte!, sarebbe costretto a consultare l'annesso glossario come un buon borghese del nord!»

(Pier Paolo Pasolini, 08/07/1974. Limitatezza della storia e immensità del mondo contadino. Scritti Corsari)

 

Pasta, pelati, latte a lunga conservazione, assorbenti e pannolini: queste sono le richieste più pressanti che da Brindisi stanno perve- nendo ad alcune associazioni di volonta- riato operanti nella nostra Provincia. Per questo motivo il coordinamento CITTA' DEI POPOLI sta cercando di oganizzare una prima risposta ciociara a queste necessità. La raccolta è effettuata presso la  sede di Oltre l'Occidente nel centro storico di Frosinone, in via Garibaldi 24, in par- ticolare dalle 17 in poi.

E' possibile anche versare somme in denaro sul ccp 10687036, intestato a

Oltrel'Occidente, via Garibaldi 24, 03100 Frosinone, specificando la causale DOVERE D'ASILO.

 

 

AGENZIA N.°13-II DEL 30-03-97

Questo fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

LA TRAGEDIA ALBANESE E' GRANDE

L'appello di seguito proposto è stato consegnato nei giorni scorsi al Sindaco del comune di Frosinone e al Presidente della Provincia, a firma delle sottoelen- cate associazioni e partiti.

Al Signor Presidente della Provincia, Al Signor Sindaco del Comune di Frosinone

Egregio signor Presidente, egregio signor Sindaco,

le associazioni, comitati, partiti, sin- dacati sottoelencati, preoccupati per la situazione in cui da qualche set- timana è precipitata l'Albania, dove lo Stato non riesce più a garantire la legalità e il diritto di sopravvivenza dei propri cittadini, i quali in parte stanno chiedendo aiuto al nostro Paese e sbarcano ormai ogni giorno sulle coste pugliesi, chiedono di ado- perarsi affinché anche la provincia di Frosinone e il Capoluogo mettano a disposizione strutture di accoglienza per i profughi albanesi.

Ricordando la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL 'UOMO, che all'articolo 13, comma 1, recita «Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni», e la COSTITU- ZIONE ITALIANA che all'art.10 comma 3, recita «Lo straniero, al qua- le sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica...», ricordando che l'Italia ha sottoscritto la CONVENZIONE DI GINEVRA del 1951 relativa allo status dei rifugiati, Le chiediamo di reperire materiali, spazio, attrezza- ture e volontari, oltre ovviamente di esprimere la volontà politica che fac- cia dell'accoglienza un valore che ri- sponda all'idea di fraternità e di so- lidarietà fra gli esseri umani.

FIRMATO

- Oltre l'Occidente, - Erbavoglio,  - Amnesty International, sez. di Frosinone,  - Progetto Continenti, sez. di Frosinone, - Laboratorio per l'Alternativa, - Legambiente Frosinone, - Ass. per la Pace, la Solidarietà, i Diritti Umani di Ferentino, - Chiesa Evangelica Battista di S.Angelo in Villa - Giovani Popolari,  - Giovani Verdi,  - Giovani Comunisti,  - Sinistra Giovanile,  -Coordinamento Provinciale e Cittadino dei Verdi, - Partito Social Democratico,  - Rifondazione Comunista,  - Partito Popolare, - Partito Democratico della Sinistra

 

Le citate organizzazioni hanno anche elaborato il seguente documento:

LA TRAGEDIA ALBANESE E' GRANDE

Da qualche settimana l'Albania è pre- cipitata in una situazione di instabilità politica  e sociale, che ha avuto inizio con la chiusura di alcune società fi- nanziarie che hanno "derubato" il de- naro di gran parte dei cittadini, e si è tramutata in una violenta protesta con- tro il regime del presidente Berisha.

Questo Presidente e il suo governo hanno più volte violato i diritti umani nei confronti di giornalisti che osavano denunciare i misfatti delle istituzioni e di chiunque si opponesse alle sue poli- tiche; ha clamorosamente violato l'em- bargo ONU alla Serbia durante la guerra nella ex-Jugoslavia; ha incoraggiato i brogli elettorale alle ultime elezioni po- ltiche del '96 davanti agli occhi degli organismi internazionali.

La diplomazia occidentale (europea e statunitense) ha appoggiato fin dal suo insediamento l'attuale Presidente e il suo establishment con clamorose prese di posizione anche quando il regime di Berisha mostrava palesemente il suo ve- ro volto. Le continue denunce degli in- tellettuali e giornalisti albanesi venivano sottaciute poiché era più importante che l'Albania fosse avviata verso l'economia di mercato, verso le politiche neolibe- riste delle agenzie dell'ONU, in partico- lare del Fondo Monetario Internazio- nale, mentre alcuni giornalisti, ad esem- pio, venivano accolti in Italia anche co- me rifugiati, a conferma della contrad- dittorietà della politica estera del nostro paese.

La tragedia albanese è grande. Dopo le ridicole valutazioni che il governo ita- liano ha fatto sull'effettivo processo de- mocratico avviato in Albania, si po- trebbe tentare di non scadere nella vergogna. Come?

- Da parte del nostro Governo e delle altre diplomazie occidentali dando di nuovo centralità ad una politica estera

che privilegi l'effettiva autodeter- minazione dei popoli, collaborando con le realtà politiche-istituzionali ancora

insediate e con gli insorti affinché il trapasso verso il ristabilimento di un assetto democratico avvenga nel

confronto pacifico e nel rispetto dei diritti umani.

- Da parte della società civile italiana organizzando una accoglienza reale alle migliaia di cittadini albanesi costretti loro malgrado all'esodo, nel rispetto della  DICHIARAZIONE UNIVERSA- LE DEI DIRITTI DELL'UOMO che all'articolo 13, comma 1, recita «Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle perse- cuzioni», e della COSTITUZIONE ITA- LIANA che all'art.10 comma 3, recita «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle li- bertà democratiche garantite dalla Co- stituzione Italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica», richiamando la CONVENZIONE RE- LATIVA ALLO STATUS DI RIFU- GIATO del 1951 che l'Italia ha rati- ficato.

A tale scopo il coordinamento CITTA' DEI POPOLI, mentre cerca di informare l'opinione pubblica con toni più riflessivi e rispettosi sulle tragedie di interi popoli, organizza una raccolta di beni di prima necessità e sensibilizza gli enti locali ad organizzare una fattiva accoglienza che risponda all'idea di fraternità e di solidarietà fra gli esseri umani. Abbiamo il DOVERE DI DARE ASILO.

Raccolta di materiale per i profughi albanesi è effettuata presso la  sede di Oltre l'Occidente nel centro storico di Frosinone, in via Garibaldi 24 E' possibile anche versare somme in denaro sul ccp 10687036, intestato a

Oltrel'Occidente, via Garibaldi 24, 03100 Frosinone, specificando la causale DOVERE D'ASILO.


 

AGENZIA N.°14-II DEL 06-04-97

Questo fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

AUTOFORMAZIONE

Il Circolo di Frosinone del Partito della Rifondazione Comunista, nell'ambito delle attività di formazione politica, promuove per i mesi di Aprile e Maggio una serie di conferenze - dibattito sui principali temi della politica e dell'economia.

Ogni incontro, a carattere monografico, verterà su un tema su cui relazionerà un esperto o studioso. Al termine della relazione si darà ampio spazio a discussioni, dibattito e analisi di documentazione. Ai partecipanti verrà fornito materiale di approfondimento e indicazioni bibliografiche.

Sono previsti otto incontri della durata di due ore tutti i lunedì presso la sede di Rifondazione di Corso della Repubblica - Frosinone.

Lunedì 14 aprile ore 18.00

"Il mondo degli esclusi"

(Rapporti Nord - Sud del mondo; l'emergenza rifugiati)

P. Iafrate -Ass. Oltre l'Occidente

Lunedì 21 aprile ore 18.00

 "La mondializzazione dell'economia"

(Banca mondiale; Fondo monetario internazionale; il GATT e il commercio internazionale; risorse e tecnologie)

B. Ciccaglione - Ass. Oltre l'Occidente

Lunedì 28 aprile ore 18.00

" Globalizzazione dei mercati e mercato del lavoro"

(Il sistema produttivo capitalista: dal fordismo al toyotismo; qualità totale e flessibilità; dati su lavoro e occupazione)

E. Loffreda - Ass. Oltre l'Occidente

Lunedì 5 maggio ore 18.00

"Sviluppo sostenibile o sviluppo compatibile?"

(Sistemi produttivi ecocompatibili; modelli di sviluppo; sviluppo economico e compatibilità ambientali)

G. Nebbia; L.  Rea

Lunedì 12 maggio ore 18.00

"Economia ed ecologia: necessità di una sintesi"

(La crisi ecologica del mondo; l'approccio economico ed ecologico; la conferenza di Rio de Janeiro)

G. Nebbia - professore e saggista; L. Rea - professore

Lunedì 19 maggio ore 18.00

"Informazione e mass media"

(Informazione e manipolazione dell'informazione; i padroni dell'informazione; il problema del trust; il caso italiano)

G. Prasca; M. Papetti; S. Medici - giornalisti

Lunedì 26 maggio ore 18.00

"Storia del Partito Comunista in Ciociaria"

(Comunismo e fascismo; la clandestinità; la liberazione;  le lotte operaie e contadine)

G. Gargiulo; A. Compagnoni; F. Notarcola

Lunedì 2 giugno ore 18.00

"Storia del Partito Comunista: dalla resistenza ai giorni nostri"

(Il partito comunista di Togliatti e la svolta di Salerno; il '48; i movimenti degli anni '60; gli anni di piombo; crisi degli anni '80 e la caduta del "muro"; la separazione)

L. Pintor - giornalista e saggista

 


AGENZIA N.°15-II DEL 13-04-97

Questo fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Appello alla comunità internazionale. Mancano 400.000 hutu all'appello

In Zaire, a seguito delle note vicende del massacro del 1994 tra le etnie hutu e tutsi in Rwanda, ci sono ancora circa 653.000 rifugiati. E se 250.000 circa hanno raggiunto altri campi profughi per scappare alle violenze che ancora si protraggono, dove sono i restanti 400.000? Dispersi nelle foreste zairesi oppure massacrati?

Questo è il grido disperato lanciato da alcune organismi internazionali per smuovere l'indifferente opinione pubblica su una dei più grandi e terribili massacri che la storia contemporanea conosce.

Proprio a questo proposito Alex Zanotelli scrive.

«...Ho l'impressione che dietro la tragedia dei Grandi Laghi si celi un piano da parte dei centri di potere economico per destabilizzare l'intera area. Questo con la benedizione degli Usa, che cercano di trasformare la cosiddetta "zona francofona", nel cuore dell'Africa, in un feudo della Pax americana.

Potremmo arrivare alla "somalizzazione" dell'Africa centrale, che permetterebbe alle multinazionali l'accesso diretto al cobalto, ai diamanti, al petrolio... (i grandi giacimenti di petrolio di Bentiu nel Sud del Sudan fanno così gola). E' emblematico in questo senso il ruolo del Sudafrica di Mandela. Sono rimasto di stucco quando, sui quotidiani del Kenya, mi sono trovato a più riprese la notizia (a grandi titoli) che il Sudafrica vendeva armi al Rwanda...

Questa nuova "politica" sudafricana viene fatta con la benedizione di uno dei più grandi uomini di questo secolo: Mandela. La sua resistenza al regime dell'apartheid gli è valsa 27 anni di galera. Liberato, scelse la "via della riconciliazione". Se il Sudafrica non è scoppiato lo si deve, in parte almeno, alla sua straordinaria statura morale. Ma Mandela si accorge di essere diventato il volto nero del potere economico bianco? Ho paura che anche lui sia prigioniero dell'impero del denaro che ha la sua logica e fa la sua politica....

Osservate bene quello che sta avvenendo nel vicino Mozambico, dove la grande multinazionale Lonrho ha comperato, e già iniziato a coltivare 500.000 ettari di terra. Oggi tutto questo diventa chiaro nella regione dei Grandi Laghi, con una guerra che si sta spostando verso il Sudan. E' tutta l'Africa centrale che sta traballando. E la logica che dirige l'orchestra è quella economica...».

(Da Nigrizia 3/97).


 

AGENZIA N.°16-II DEL 20-04-97

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25 APRILE

LE RADICI E LE ALI: PARTIGIANI IN CIOCIARIA

OLTRE L'OCCIDENTE, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA, FEDERAZIONE PROVINCIALE DEI VERDI

ritengono utile celebrare la scelta di libertà del popolo italiano al fine di riportare i termini della lotta politica oggi. Questi termini sono da rintracciarsi al periodo della Resistenza durante la II Guerra Mondiale, nel quale milioni di persone avevano lottato e sognato una società  realmente democratica e egualitaria. Questi sogni sono andati sempre più scemando nel corso dei 50 anni che ci separano da quei momenti. Oggi essi si scontrano con una società che promuove la pura competitività, deregola il mercato del lavoro e disintegra la socialità; afferma i valori della differenza economica facendo la guerra ai poveri, colpevoli della loro situazione.

Sulla scia di quella Resistenza bisogna promuovere forme nuove di resistenza: al neoliberismo, alla società dei consumi, alla pervasività dell'informazione.

Per questi motivi in occasione del prossimo venerdì 25 aprile organizzano a piazzetta S.Ormisda, Frosinone (centro storico)

LE RADICI E LE ALI: PARTIGIANI IN CIOCIARIA

         Parma, 4 maggio 1944

«Cari compagni,

ora tocca a noi.

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.

Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.

Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibili.

Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.

La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.

Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà».

lettera di Giordano Cavestro, parmense diciottenne, fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (PR), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi.

Brano tratto da: "Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana"

PROGRAMMA DELLA SERATA

h.19.00

Dibattito sulle ali della memoria per rivivere insieme le vicende storiche della Liberazione in Ciociaria con

Avv. ARNALDO MARZI

Sen. GIACINTO MINNOCCI

h. 20.00

Saranno lette alcune lettere di condannati a morte della resistenza da AMEDEO DI SORA

(Responsabile Culturale dei Verdi)

h. 20,30

Verrà proiettato il video

"PARTIGIANI A ROMA"

Le vicende della Resistenza a Roma, attraverso le immagini e la viva voce dei protagonisti

 


AGENZIA N.°17-II DEL 27-04-97

Questo fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

IL FAR WEST PERUVIANO

La conclusione drammatica della vicenda dei Tupac Amaru è un segnale inquietante di come si è inteso e si intende gestire il potere in America Latina. Il plauso della comunità internazionale a Fujimori per la soluzione della crisi ed il balzo in avanti dello stesso presidente nei sondaggi, drogati dalla trasmissione in televisione di Fujimori che si aggira trionfante tra i cadaveri, non fanno che rafforzare un vero e proprio potere dittatoriale. Fujimori, dopo aver sospeso le garanzie costituzionali autoprolungando il proprio mandato presidenziale, dopo aver diligentemente eseguito le terapie economiche di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale - affamando il paese - esce da questa vicenda ulteriormente rafforzato nell'immagine.

L'azione condotta dal movimento rivoluzionario dei Tupac Amaru, guidata da Nestor Cerpa Cartolini è stata un disperato tentativo di ribellione all'interno di un paese in cui, comunque, lo spazio di espressione democratica è inesistente. L'impressione è che il tentativo fosse sin dall'inizio destinato all'insuccesso: il governo Peruviano non avrebbe mai acconsentito alle richieste di liberazione dei 400 Tupac Amaru detenuti in condizioni disumane nelle carceri governative.

L'attacco all'ambasciata giapponese da parte delle forze di Fujimori, preparato da mesi - con tunnel sotterranei di centinaia di metri - la dice lunga sulla inesistente volontà di soluzione pacifica della vicenda. I testimoni - alcuni ostaggi e perfino un Ministro del governo peruviano ancora non istruito sulla versione da fornire - hanno dichiarato che diversi guerriglieri sono stati uccisi a freddo dopo che si erano arresi. Singolare è la coincidenza che l'unico ostaggio rimasto ucciso sia un giudice, noto per le sue inchieste sulle violazioni dei diritti umani da parte della polizia e dell'esercito nei confronti degli oppositori del regime.

In questo modo Fujimori ha inteso affermare senza mezzi termini la sua potenza militare, dopo aver - negli anni - incentrato il suo potere sull'impatto imponente delle sue ristrutturazioni economiche. Questo è il modo di condurre la campagna elettorale in Perù, ed il modello rischia di trovare imitatori nel resto del Sud America.

Voci contrarie a quelle così cruente dei fedeli allievi di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, purtroppo, non se ne sentono.

A rendere ancora più disgustoso l'epilogo della vicenda è stata infine

la performance televisiva di Fujimori, in maniche di camicia, che con passo fermo si è fatto riprendere mentre controllava di persona che nessuno dei ribelli fosse sopravvissuto. Questo ha entusiasmato - non c'è da meravigliarsene - i telegiornali di casa nostra, primo ma non solitario il Tg2, lanciatosi in una telecronaca ancor più agghiacciante perché drammatizzata con toni da western, in cui Fujimori, novello John Wayne, "guarda(va) negli occhi il suo nemico" dopo averlo ucciso.


 

AGENZIA N.°18-II DEL 04-05-97

Questo fax viene spedito a n.82 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Il ritorno all'azione politica

I risultati delle elezioni amministrative rimarcano immediatamente alcuni aspetti su cui ragionare. Innanzitutto appaiono come un chiaro indicatore della volontà popolare di non appiattire il confronto politico su posizioni assolutamente artificiali e non corrispondenti alla composizione sociale e alle dinamiche in atto nel nostro Paese quali quelle di un supposto dualismo che sarebbe naturalmente esprimibile attraverso il voto al Polo o all'Ulivo. Così non è stato in questa tornata elettorale, vista la consistenza del voto di Rifondazione Comunista e Lega, "anomalie" non riducibili alla dialettica dei due poli. Il criterio rappresentativo sembra essere fortemente affermato contro l'attuale sistema elettorale e quello in preparazione ad opera della Bicamerale. E forse proprio al progetto bicamerale i risultati del voto amministrativo lanciano un chiaro messaggio contrario.

Un segnale invece di diverso segno viene dal cedimento della sinistra in roccaforti storiche. Come interpretare tale fatto? Si tratta più che probabilmente dell'effetto relativo all'abbandono di una vera operatività sul territorio dei partiti della sinistra. La dimensione del partito "leggero", non più di massa, proclamata dal PDS ha sicuramente prodotto uno scollamento tra l'apparato di partito ed i problemi reali delle masse. Nella nostra provincia questo appare in maniera evidente: interi quartieri delle nostre città sono lasciati in balia della demagogia dei partiti della destra storica e "mediale", senza che i partiti di sinistra facciano alcun tentatito di ritornare a riproporsi con validi argomenti in tali contesti. Nella nostra provincia i partiti della sinistra sembrano riducibili alla sola presenza dei propri funzionari e degli "assessori", mancando di una reale base di massa e comunque di strategie appropriate per mobilitare i soggetti sociali. E' questo un segnale davvero preoccupante e che deve assolutamente portare ad interrogarsi seriamente sul significato dell'agire politico. Accettare le piattaforme politiche imposte dalle destre (cosa che sta avvenendo regolarmente da qualche anno a questa parte) senza una propria propositività neanche in ambito sociale ed economico, da sempre caratterizzanti le politiche della sinistra, significa sottoporre l'intero Paese ad una deriva politica conservatrice.


 

AGENZIA N.°19-II DEL 11-05-97

Questo fax viene spedito a n.82 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

La Cina è vicina

Vediamo in cifre il cosiddetto "miracolo" economico cinese: dal 1979 il cambiamento radicale delle riforme economiche in Cina ha portato ad una crescita dell'occupazione urbana di circa 3,5% l'anno,  da 95 a 159 milioni e questo fino al 1993. L'occupazione rurale è cresciuta del 2,5% l'anno, da 306 a 443 milioni. Con l'alleggerimento delle ristrizioni al commercio, molti dei nuovi impieghi urbani sono nel settore privato.

Le imprese industriali hanno incrementato la loro quota di prodotto nazionale lordo industriale dal 12% al 39%. Tanto nelle aree rurali che in quelle urbane, la crescita del prodotto e dell'occupazione è dovuta soprattutto all'espansione delle manifatture intensive di lavoro. La Cina è oggi uno dei maggiori esportatori di prodotti intensivi di lavoro rispetto ai paesi industrializzati. Nonostante ciò la Commissione di Stato per la Pianificazione ha stimato che circa 20 milioni di lavoratori verranno espulsi dalle imprese  di stato nei prossimi 5 anni e che 120 milioni e più lasceranno le zone rurali sperando in un lavoro nelle città con effetti sociali, economici e ambientali facilmente immaginabili. 

Questi sono gli aspetti contrastanti  del fenomeno  della globalizzazione economica. La Cina è uno degli esempi, probabilmente il più originale, della  delocalizzazione produttiva in atto su scala mondiale. Una  delle caratteristiche del sistema di produzione postfordista  è quello di  utilizzare gabbie salariali esistenti su scala globale. Si è assistito nel corso degli ultimi anni ad una messa a valore di forza lavoro sita in aree assolutamente periferiche per il capitalismo storico e  che ha portato, a volte, ad una crescita economica vertiginosa delle aree interessate. Il rovescio della medaglia è misurabile in perdita di sovranità dei governi nazionali nei confronti delle multinazionali, polarizzazione ancora più accentuata del divario economico nelle popolazioni investite dal fenomeno, deregolamentazione dei già precari diritti sociali, violazione dei fondamentali diritti umani etc. Questo è l'esempio che viene da aree portate a modello dal capitale globale e dai suoi profeti e che si pretende applicabile ovunque nel pianeta, supponendo una omogeneità dei fattori sociali, politici, culturali, comunque da subordinare alla razionalità economica. Forse anche per noi la Cina è più vicina di quanto pensassimo.


 

AGENZIA N.°20-II DEL 18-05-97

Questo fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Il FRONTE DI LIBERAZIONE NAZIONALE DEL KURDISTAN scrive:

«Cari amici,

mentre vi scriviamo sono passate esat- tamente 24 h dall'inizio della più grande offensiva militare turca dall'inizio della sporca guerra contro il nostro popolo.

Alle 3 del mattino del 14 maggio 60.000 soldati con centinaia di blindati ed eli- cotteri hanno iniziato a varcare il confi- ne tra Turchia e Kurdistan iraqueno, mentre altrettanti stanno stringendo l'as- sedio intorno alla città di martire di Dersim, nel Kurdistan turco e l'avia- zione martella i villaggi di qua e di là del confine.

Preceduti dagli accordi con gli USA e Israele da un lato, con alcuni clan kurdi traditori dall'altro, è iniziata l'invasione che vorrebbe fare del Kurdistan Sud (Iraq del nord) una nuova Cipro, occu- pata in permanenza.

Si chiarisce ora perché il governo turco, e la sua ambasciata in Italia, abbiano vietato la conferenza di pace di Ankara e riempito di insulti e accuse di soste- gno al "terrorismo" quella tenuta recen- temente a Roma, perché abbiano chiuso le poche voci di dissenso interno come il giornale Dernokrasi, perché abbiano rifiutato tutte le proposte di dialogo per una pace giusta. Preparavano la guerra.

E' una avventura che può destabilizzare pericolosamente l'intero Medioriente, e che comunque comporterà un massacro: non solo i guerriglieri del PKK ma l'in- tero popolo curdo è deciso a resistere, e come sempre saà contro i civili che si scaricherà la rabbia degli occupanti. La Turchia vuole "risolvere" il problema curdo annientando la resistenza curda, armata e disarmata. E' un tentativo folle, fuori dalla storia e da ogni razionalità e diritto; è l'estrema, sanguinosa e cinica ferocia di un regime liberale e corrotto, alle corde all'interno e dinanzi al mon- do. Quest'avventura non sarebbe possi- bile senza il consenso esplicito o silen- zioso, dell'occidente e dell'Europa. La Turchia conta su questo silenzio. Oggi più che mai il silenzio uccide.

Chiediamo a tutti, nell'ambito delle proprie responsabilità, una mobilita- zione straordinaria. Alcuni parlamentari italiani stanno preparando mozioni di condanna nella Commis- sione Esteri: devono diventare un pronunciamento corale del parlamento italiano. Il governo non può e non deve tacere: ci aspettiamo che sia tempestivo quanto il neo-premier inglese Blair che ha ammonito la Turchia di sostituire il dialogo alle armi.

Alle associazioni e ai singoli chiediamo di mandare immediatamente messaggi (al nostro numero 06-4941504, quello dell'Ambasciata turca in Italia, 06-4941526, e quello del ministro degli esteri Dini 06-3222850), chiedendo al governo turco di soSpendere immediatamente le operazioni e avviare trattative di pace, ed al governo italiano di intervenire per fermarlo..».

 

AGENZIA N.°21 -II DEL 25-05-97

Questo fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

«Ambiente e sviluppo»

Dal 19 al 25 giugno 1995 53 rappresentanti di Chiese e di organizzazioni collegate alle Chiese di 22 nazioni europee e delegazioni da Canada, Filippine e Cile, si incontrarono all'Accademia Ortodossa di Creta, per un incontro ecumenico su «Ambiente e sviluppo». Riportiamo parte del documento finale dell'incontro.

«La sostenibilità avrà naturalmente implicazioni che interessano il nostro personale stile di vita. Sebbene le misure sia politiche che economiche siano indispensabili, da sole non basterebbero per operare il necessario cambiamento. Non c'è nessuna "soluzione magica". Ogni cittadino è chiamato a contribuire per la sostenibilità attraverso il proprio stile di vita. Come potrebbe essere un tale stile di vita? ne citiamo solo alcune caratteristiche:

* Dal momento che gli attuali livelli di consumo di energia non possono essere mantenuti, dobbiamo fare ogni sforzo possibile per evitare consumi energetici non necessari. Qualche riduzione può essere ottenuta attraverso l'applicazione di misure inerenti l'utilizzazione efficiente dell'energia in casa, nelle strutture comunitarie e negli ambienti di lavoro, ma in definitiva verrà richiesto un differente stile di vita che implichi una riduzione del riscaldamento, dell'illuminazione, dell'uso di elettrodomestici, di macchinari e così via.

* E' necessario trovare un  nuovo approccio alla mobilità e al trasporto. Per diverse ragioni, le forme attuali di mobilità non sono sostenibili. Per la maggior parte delle persone, uno stile di vita responsabile rappresenterà un significativo ritorno sui propri passi riguardo all'uso della propria auto privata, e all'utilizzo, al contrario, dei trasporti pubblici, della bicicletta o del muoversi a piedi. Questo può essere faticoso, ma è uno dei problemi ambientali con cui maggiormente si scontra il nostro modoo occidentale di vivere. Altre misure includono la diminuzione dell'utilizzo dei mezzi aerei, in particolare per brevi viaggi via terra dove il treno sarebbe sufficiete.

* Allo scopo di evitare trasporti e refrigerazioni non necessari, un nuovo stile di vita darà preferenza al consumo di beni locali e stagionali.

* La produzione di carne è un modo inefficiente di utilizzare le risorse naturali per l'alimentazione e sta ponendo, specialmente nelle sue forme moderne di produzione di massa, tensioni indesiderabili sull'ambiente. Un sostenibile stile di vita chiama perciò ad un consumo minore di carne.

* Ogni sforzo è necessario per evitare il deterioramento. In generale, quindi, i beni saranno fatti per durare il più a lungo possibile. Dovremmo ritornare a una "cultura del riutilizzo e del riciclaggio".

* Soprattutto, il nuovo stile di vita dovrebbe essere caratterizzato da un nuovo uso del tempo. Nel nostro uso del tempo, valori come relazioni umane, comunità, cura, lealtà verso le altre persone e rispetto per la natura, richiedono la giusta priorità. Un nuvo utilizzo del tempo aumenterà lo spazio dato dalla meditazione e alla preghiera».


 

AGENZIA N.°22 -II DEL 1-6-97

Questo fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Sportivi, smettete di essere complici dello sfruttamento dei lavoratori asiatici e dello sfruttamento del lavoro minorile. Pretendete delle scarpe giuste.

E' noto che la maggior parte delle scarpe sportive viene prodotta in Asia da parte di lavoratori che percepiscono salari al di sotto della linea della povertà, che sono costretti a fare 120-150 ore di straordinario al mese, che non hanno la garanzia del posto di lavoro, che non hanno la libertà di scioperare e di organizzarsi in sindacati indipendenti, che lavaorano in condizioni di scarsa sicurezza. In certi casi, questi lavoratori sono bambini.

Un esempio è la produzione Reebok nel mondo che è così  suddivisa:

-Indonesia               28%

- Cina                    27%

- Thailandia             18%

- Corea del Sud         10%

- Altri                     17%

Di fronte alla pressione dell'opinione pubblica e al rischio di una perdita d'immagine, Nike e Reebok si sono dotate di un codice di autoregolamentazione che fissa i criteri sociali per l'individuazione delle imprese a cui appaltare la produzione.

Ma tali codici sono inadeguati perché fanno riferimento a delle leggi farsa come sono quelle locali e perché non prevedono meccanismi di controllo democratico. pertanto noi chiediamo ai dirigenti delle filiali italiane di Nike e Reebok di intervenire presso le loro sedi centrali europee e mondiali affinché le loro società adottino rapidamente un codice di comportamento conforme alle norme internazionali, definite dalle Convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e dai principi universali delle Nazioni Unite.

Scrivete alla direzione italiana della Nike e della Reebok che

- disapprovate le condizioni in cui si producono le scarpe;

- considerate insufficiente i codici di autoregolamentazione;

- ritenete inadeguato affidare i controlli sul comportamento delle imprese appaltate a società private;

- bisogna immediatamente adottare i codici di condotta dell'OIL e prevedere procedure di verifiche da parte di Commissioni indipendenti concordate con le Organizzazioni Sindacali.

Gli indirizzi sono:

Reebok USA:

Reebok International Ltd, 100 Technology Center Drive Stoughton, MA 02072, USA

Reebok Italia Spa:

Centro Colleoni

Palazzo Taurus

20041 Agrate Brianza (Mi)

Nike Italia Srl:

Via dell'Areonautica 22

42100 Reggio Emilia

Nike USA:

Nike Corporation One Bowerman Drive Beaverton, OR 97005, USA

___________________________

ADERITE ALLA CAMPAGNA di pressione popolare promossa dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo.


 

AGENZIA N.°23 -II DEL 8-6-97

Questo fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Associazione Oltre l'Occidente, Partito della Rifondazione Comunista, Verdi Federazione Provinciale

presentano

Oggi come ieri se gli intellettuali gridassero lo scandalo...

Giugno '97 cinema, pittura, poesia

         «Il primo dovere degli intellettuali, oggi, sarebbe

quello di insegnare alla gente a non ascoltare le mostruosità

dei potenti democristiani, a urlare, a ogni loro parola, di

ribrezzo e di condanna. In altre parole, il dovere degli

intellettuali sarebbe quello di rintuzzare tutte le menzogne

che attraverso la stampa e soprattutto la televisione

inondano e soffocano quel corpo del resto inerte che è

l'Italia».

(P.P. Pasolini da Lettere Luterane, 27/03/1975)

 

Circolo di Rifondazione Comunista Corso della Repubblica 164

Senza arte né parte

Giovedì 12 giugno ore 19.00

"Le incontinenze dell'immaginazione" Mostra dia-antologica di Mario Celletti

Giovedì 19 giugno ore 19.00

"Vita, morte e miracoli di ..." Mostra dia-antologica di Maurizio Archilletti

Giovedì 26 giugno ore 19.00

"Intreccio tra reale e surreale" Mostra dia-antologica di Vanni Filocamo

Verdi Federazione Provinciale Piazzetta S.Ormisda (centro storico) ore 21,30

Mercoledì 11 -Mercoledì 18 - Mercoledì 25

Incontri con la poesia a cura di Alfonso Cardamone e Amedeo Di Sora

Cineforum Sala Oltre l'Occidente Via Garibaldi 24, Frosinone

L'Italia come metafora...

Martedì 10 giugno ore 21.00

(Censurati in Italia) La ricotta di P.P.Pasolini (Ita, '63 - 20') e Lotte in Italia di J.L.Godard (Ita, '69 - 60')

Venerdì 13 giugno ore 21.00

Un'altra vita di C. Mazzacurati (Ita, 1992 - 90')

... Frosinone come realtà

INCONTRI CON AUTORI LOCALI

Martedì 17 giugno ore 21.00

Una poesia farò di puro nulla e Fàsmate d'Ottobre lavori in video di Amedeo Di Sora

Martedì 24 giugno ore 21.00

La scatola dei ricordi e Il tempo, le cose, il dolore lavori in video di NarcisoMostarda

Ogni giovedì alle 22.00

il Mahabharata di P.Brook Introdurrà Marco Angelilli

Giovedì 12 giugno ore 22.00 - parte prima

Giovedì 19 giugno ore 22.00  - parte seconda

Giovedì 26 giugno ore 22.00 - parte terza

Circolo di Rifondazione Comunista Corso della Repubblica 164

Ogni lunedì alle 22.00

Giovani si nasce Quattro opere prime di giovani autori alla scoperta del mondo giovanile

Lunedì 9 giugno ore 22.00 Clerks di K.Smith

Lunedì 16 giugno ore 22.00 Piccoli omicidi tra amici di D.Boyle

Lunedì 23 giugno ore 22.00 Alambrado di M.Bechis

Lunedì 30 giugno ore 22.00 Il grande Blek di L. Piccioni

 


AGENZIA N.°24 -II DEL 15-6-97

Questo fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

OLTRE L'OCCIDENTE , Partito della RIFONDAZIONE COMUNISTA,  VERDI

Finisce il millennio e il lavoro?

Al tramonto del mito dello sviluppo tra tutela e flessibilità

Due giorni di incontro-dibattito sui temi del lavoro e dell'occupazione

Frosinone, piazza S.Ormisda mercoledì 25 e venerdì 27 giugno ore 18.00

Mercoledì 25 giugno

"La crisi occupazionale a Frosinone: quali soluzioni?"

Presiede: Bruno Ciccaglione, associazione Oltre l'Occidente

Relaziona: Severo Lutrario del Dipartimento per il lavoro dei Verdi del Lazio

Conclude: Oreste della Posta, Assessore ai Problemi del Lavoro della Provincia di Frosinone

Venerdì 27 giugno

"Nuove politiche per il lavoro e per il benessere"

Presiede: Elio Loffreda, presidente dell'associazione Oltre l'Occidente

Intervengono:

Angelo Bonelli, consigliere regionale dei Verdi

Francesco Babusci, consigliere regionale di Rifondazione Comunista

 


AGENZIA N.°25 -II DEL 22-6-97

Questo fax viene spedito a n.86 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

OLTRE L'OCCIDENTE, VERDI, RIFONDAZIONE COMUNISTA Finisce il millennio e il lavoro?

Contributo ad una piattaforma di discussione e azione per il diritto al lavoro.

Crescita e occupazione sono, nella so- cieta' post-fordista, due varianti ormai indipendenti: negli ultimi anni c'e' stato un importante cambiamento nella rela- zione tra produzione di merci e lavoro vivo, in quanto se e' vero che calando la produzione il lavoro cala, non e' piu' ve- ro che riprendendo la produzione ripren- da anche l'occupazione. La questione della disoccupazione si delinea quindi come fenomeno strutturale della societa' contemporanea, non prodotto di una temporanea crisi dello sviluppo, ma al contrario forma dello sviluppo stesso. La crisi economica e produttiva e' stata pagata con gravi costi relativi alla sicu- rezza e alla qualita' del lavoro. Slogan come flessibilita', lavoro in affitto, sala- rio d'ingresso, gabbie salariali, ricette del "pensiero unico" per la "soluzione" del problema dell'occupazione, si dimo- strano funzionali soltanto al processo di ristrutturazione del capitale e non intac- cano minimamente i meccanismi strut- turali che sono alla base del problema.

Occorre, di fronte ad un simile scenario, una mobilitazione che riaffermi la cen- tralita' della dimensione della socialita' che trova nel lavoro quale strumento di miglioramento della qualità della vita il proprio perno, e che rischia di essere annullata da una sfera economica sem- pre piu' autonoma da ogni vincolo sociale.

Occorre contrastare i tentativi in atto di privatizzazione delle attività pubbliche di primario interesse sociale (sanita', scuola, comunicazione, energia ecc.),  evitando in tal modo che questi servizi vadano incontro alle spietate leggi di mercato che ne condizionerebbero la qualita', creando tra l'altro nuovi spazi di deregolazione del lavoro.

Bisogna opporsi fermamente ad ogni forma imposta di lavoro flessibile e alla moltiplicazione di quelle forme inter- medie tra lavoro e assistenza che rischia- no di trasformarsi in lavoro servile fram- mentando le diverse componenti della popolazione e ampliandone le differen- ze. In tale ottica e' doveroso inter rogarsi circa la funzione del cosiddetto "Terzo settore": una visione acritica delle forme di lavoro che sotto questa sigla vengono riunite, rischierebbe di legittimare nuove forme di sfruttamento. Occorre quindi aprire un dibattito sulla necessita' della formulazione di una "carta dei diritti dei lavoratori post fordisti" che si assuma il compito di definire una rete di garanzie per le nuove figure del lavoro. E' neces- sario prendere coscienza e quindi bat- tersi contro il processo di precarizza- zione e deregolazione del lavoro cer- cando di ricomporre un soggetto sociale ora frammentato, quello degli esclusi dal lavoro, che abbia capacita' progettuali al fine della conservazione e  dell'amplia- mento della sfera dei propri diritti.

E' necessario altresi' premere affinché le parti sociali abbiano come fine, nella contrattazione, la riduzione dell'orario di lavoro a parita' di salario.


 

AGENZIA N.°26 -II DEL 29-6-97

Questo fax viene spedito a n.86 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Questa è l'ultima agenzia fax che per la stagione 96/97 l'associazione Oltre l'Occidente spedisce alle realtà sociali.

L'associazione passerà i mesi estivi a decidere se continuare o modificare le iniziative anche in campo informativo. Ciò verrà deciso proprio in occasione del plenum del 6 luglio dove verrà ridefinita o rilanciata l'attività complessiva dell'associazione.

Comunque ringraziamo quanti abbiamo scocciato in piena notte con questo fax e ringraziamo cortesemete tutti coloro che hanno letto almeno una volta questa agenzia, soprattutto le realtà non provinciali. Abbiamo creduto con ciò di stimolare noi stessi e altri gruppi allo scambio di informazioni sui temi politici e filosofici a noi cari. Non sappiamo se ci si è riusciti, comunque è nostra intenzione continaure in maniera più approfondita, sperando che le altre realtà a cui questa agenzia è spedita facciano la stessa cosa.

Intanto vi diamo appuntamento ad un convegno organizzato da Oltre l'Occidente e Progetto Continenti: La deriva del Sud d'Italia. Gli effetti dei processi di globalizzazione e (ri)costruzione di soggetti sociali protagonisti. che si terrà a Veroli il 4 e 5 di ottobre c.a. Tale incontro rientra nell'ambito delle iniziative collegate alla Marcia della Pace Perugia-Assisi del 12/10 c.a. Presto spediremo gli inviti.

 

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PLENUM DI OLTRE L'OCCIDENTE - 6 luglio 1997 h.10.00 via Garibaldi 24 - Frosinone

Lo spirito comunitario come forma della prassi associativa.

Le associazioni, i movimenti, le forze politiche quali espressioni del territorio e la capacità di una azione

coerente con una analisi critica del pensiero unico.

La proposta di Oltre l'Occidente come azione locale nel contesto globale.

 

Da piu' di tre anni l'associazione OLTRE L'OCCIDENTE sta operando con continuità in una serie di attività sul

territorio, tese ad essere momenti non isolati di un progetto complessivo di rinnovamento politico-culturale necessario per contrastare i devastanti fenomeni di omologazione  in azione su scala locale e globale. "Resistenza umana", quindi, ma anche valorizzazio- ne di risorse e forze presenti in ambito locale al fine di recuperare una centrali- tà d'azione che viene continuamente negata dai processi sociali, economici e politici in atto.

Ma cosa si è fatto in questi tre anni? Molti progetti sono stati realizzati ed altri sono tuttora in fase di elaborazione e/o di realizzazione. Vogliamo ricordare soltanto le ultime iniziative, rimandando per le precedenti all'allegato: sta prose- guendo il corso di lingua italiana per le persone immigrate presenti sul territo- rio, l'impegno di diffusione di una cultura  cinematografica "altra" attraver- so l'attività di cineforum, il tentativo di proposizione politica nuova ed adeguata al momento storico che stiamo vivendo, attraverso il coinvolgimento e il mutuo scambio di esperienze con le forze poli- tiche, partiti ed associazioni, realmente interessate al cambiamento (collabora- zione nell' organizzazione di momenti di studio ed elaborazione di pratiche poli- tiche, presenza visibile in ambito territo- riale attraverso manifestazioni su mo- menti decisivi della nostra storia na- zionale, sui temi del lavoro etc.).

Ora vorremmo sensibilizzarvi ad un progetto complessivo di cambiamento che sarà presentato il 6 luglio 1997 presso i locali dell'Associazione. Ma prima si rende necessario chiarire il perché di una simile proposta: l'insieme delle attività dell'associazione richiede un impegno di forze, tempo, disponibi- lità sia alla fase progettuale che a quella esecutiva al punto da essere nei fatti un impegno a tempo pieno. Da qui la nece- ssità di far ordine sia nelle idee che nell'impegno di coloro che ritengono che comunque l'attività dell' associa- zione possa rappresentare anche una alternativa "produttiva" su cui investire a diversi livelli.

L'incontro sarà momento di confronto tra i membri dell'associazione e persone che "gravitano" intorno all'associazione o che hanno mostrato interesse per al- cune attività realizzate. Tale confronto sarà, speriamo, utile per la definizione di eventuali impegni anche degli "ester- ni" all'associazione, singole persone, associazioni e forze politiche, il cui contributo riteniamo essenziale per il proseguimento di alcune attività, e

forse per l'esistenza stessa dell' associa- zione. Si chiede quindi a tutti una reale condivisione del lavoro associativo e di conseguenza un impegno chiaro nella sua realizzazione.

        

PROGETTO DI RILANCIO

IL PROGETTO complessivo su cui si dovrebbe lavorare riguarda le iniziative sottoelencate.

• COMMERCIO EQUO E SOLIDALE • VENDITA LIBRI • CENTRO STUDI SU TEMATICHE NORD/SUD • CENTRO DI INFORMAZIONE SU INIZIATIVE LEGATE AI TEMI INERENTI • SCUOLA DELLA PACE E DI EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' • SCUOLA DI ITALIANO PER STRANIERI  • BOLLETTINO MENSILE • GIORNALE POLITICO-INFORMATIVO • CINEMA • MUSICA e TEATRO

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