AGENZIA
1997 AGENZIA
N.° 1 ANNO II DEL 6-1-97 Questo
fax viene spedito a n.62 realtà sociali. CAMPAGNA
GLOBALIZZA-AZIONE DEI POPOLI Negli
ultimi anni, con il predominio di un sistema e di un mercato unico, si
è accelerato e approfondito il divario Nord/Sud del mondo. I paesi
poveri (tra i quali bisogna ormai includere in gran parte i paesi
dell'ex blocco socialista) non reggono alla concorrenza dei paesi
ricchi, e ampie fasce di popolazione mondiale non servono al Nord
neppure più come oggetto di rapina. Nonostante il delinearsi di
prospettive sempre più drammatiche, sembra mancare, da parte dei
governi dei paesi industrializzati e a livello internazionale, una
chiara presa di coscienza della situazione. I
problemi dei paesi del Sud del mondo sono strettamente interconnessi con
il modello di vita diffuso nei paesi industrializzati. Ai progetti di
cooperazione va dunque affiancato un lavoro di informazione sempre più
intenso nel Nord del mondo, affinché
si diffonda la consapevolezza che i nostri stili di vita pesano
fortemente sulla vita di altre persone solo apparentemente lontane.
E' per questo motivo che l'ONG Progetto Continenti, in colla-
borazione con l'associazione Kairos e con la Comunità di Capodarco e
con il cofinanziamento della CEE, ha deciso di promuovere la Campagna
Globalizza-azione dei popoli. La
campagna durerà tre anni (dal 1996 al 1999) e si articolerà attraverso
un sistema informativo a schede monografiche, che saranno inviate a
gruppi locali, associazioni, insegnanti ed educatori, mass-media, Enti
Locali, sindacati... Gli argomenti delle schede spazieranno dalla
trattazione delle materie prime alle tecnologie, dai soggetti politici
alle risorse energetiche, dai problemi demografici alla cultura,
affrontando le questioni più esplosive dei rapporti Nord/Sud. Tale
campagna è partita anche a Frosinone, in cui è presente un gruppo di
Progetto Continenti, che ha scelto come referente primario
la scuola. Esso
infatti si è attivato organizzando a Frosinone un corso di
aggiornamento per insegnanti, riconosciuto dal Provveditorato agli
Studi, intitolato 'Educazione alla Mondialità'. Il corso si articola in
4 moduli, per un totale di 7 incontri (da dicembre 1996 ad aprile 1997)
e ha lo scopo di fornire agli insegnanti informazioni accurate e
strumenti didattici per proporre in classe le tematiche inerenti al
rapporto Nord/Sud. Al corso si sono iscritti circa 80 insegnanti di
Frosinone e provincia, che hanno già partecipato al primo incontro, che
è avvenuto il 12 dicembre 1996 presso la Scuola Media N. Ricciotti di
Frosinone (che ha offerto la sua biblioteca per tutta la durata del
corso). Giovedì 9 gennaio si terrà il secondo incontro che riguarderà
'La globalizzazione e l'interdipendenza tra Nord e Sud del mondo' e in
particolare lo scambio ineguale. AGENZIA
N.° 2-II DEL 12-1-97
Questo
fax viene spedito a n.62 realtà sociali. "Per
qualche dollaro in più" Di
fronte alla "insostenibile" richiesta di 262.000 lire di
aumento al mese da parte degli operai metalmeccanici, la Federmeccanica
risponde picche adducendo che il costo del lavoro in Italia è già
troppo alto e che in sede di contrattazione aziendale hanno già
concesso aumenti. I due argomenti addotti risultano non rispondenti al
vero per le seguenti ragioni: a)
la contrattazione aziendale produce aumenti solo quando in azienda
aumenta la produttività mentre la richiesta di 262.000 lire serve
soltanto a mantenere il potere di acquisto dei salari; b)
il costo del lavoro per unità di prodotto in Italia risulta diminuito
del 2,5% nel 1994 e del 4,6 nel 1995. Riportiamo
inoltre alcuni valori relativi al costo orario del lavoro in ambito
internazionale: Paese
Costo del lavoro (in lire) Italia
25.700
Germania
42.100 USA
28.100 Francia
26.800 Regno
Unito 21.900 Giappone
33.200 La
stima è del 1995, ma le proporzioni tra i vari paesi sono rimaste
inalterate nel 1996: dovrebbe colpire il fatto che un lavoratore
italiano costa quasi la metà di un lavoratore tedesco, e che in Italia
siamo nella media dei paesi industrialmente avanzati. Possiamo
aggiungere che l'Italia ha conosciuto in questi anni un vorticoso
aumento della competitività sul fronte del mercato del lavoro. Fatto
uguale a 100 il costo unitario della manodopera espresso in moneta
comune ai seguenti paesi nel 1991, nel 1996 tale costo è di 65 in
Italia, 116 in Germania, 101 in Francia, 151 in Giappone. Tale aumento
di competitività è dovuto alla svalutazione della lira sulle altre
monete effettuata nel 1992, all'accordo sul costo del lavoro del luglio
1993 ed inoltre alla intensificazione del lavoro. A
completamento di questo quadro, è innegabile che il potere di acquisto
dei salari continua a diminuire: tra il 1994 e il 1996 i salari sono
aumentati di 5 punti in meno rispetto alla crescita dell'inflazione. A
fronte di ciò il margine lordo per le imprese è cresciuto del 21,4%
nel 1994 e del 10,6% nel 1995. Per
concludere, l'aumento richiesto dai metalmeccanici era previsto dal
Contratto Nazionale del 1994 e dall'accordo del luglio 1993. E
all'orizzonte si scorgono di nuovo le gabbie salariali... AGENZIA
N.° 3-II DEL 19-1-97
Questo
fax viene spedito a n.62 realtà sociali. "Lavori
socialmente (in)utili" Da
qualche giorno 360 anime perse frusinati stanno lavorando per il Comune
di Frosinone come operai, imbianchini, custodi, uscieri, impiegati
d'ordine, giardinieri ecc. per tre mesi nei cosiddetti lavori
socialmente utili (lsu). Caratteristica
di questi lavori è la pietà delle
amministrazioni nel fornire una possibilità a disoccupati di lunga
durata che spesso sono anche molto avanti con l'età senza alcuna altra
speranza di impiego cosiddetto fisso. Ma
tale speranza resta vana
poiché queste opportunità lavorative sono soltanto un modo per il
sistema di tenere a bada la grande inquietudine della massa inoccupata o
disoccupata. La prospettiva keynesiana che caratterizza i lsu (fai una
buca, riempi la buca e così via) ormai ha fatto il suo tempo - nel
regime democristiano - ed
ora è sempre più attaccata da tutti i neeoliberisti. Privatizzazione,
deregolamentazione, flessibilità, lavoro interinale, precarizzazione
sono le nuove parole d'ordine della società "postfordista",
parole che trasmettono socialmente nella gente disgregazione,
insoddisfazione, aggressività, competizione, egoismo,
individualismo. La
precarizzazione della propria esistenza è uno dei pochi risultati che i
lsu trasmettono a chi ha la sfortuna di capitarvi. E ciò è vero non
solo in senso strettamente lavorativo o economico, ma anche sotto
l'aspetto psicologico. Il lavoro precario precarizza l'idea della
propria esistenza, inducendo nella persona un senso di inadeguatezza
rispetto alla società che lo circonda. Si determina così un vortice
negativo che porta la persona ad immaginarsi sempre in quella situazione
e ad accettare di conseguenza sempre situazioni precarie, in tutti gli
aspetti dell'esistenza. Vengono così fuori i "naufraghi"
dello sviluppo che, presenti nei paesi dove le disuguaglianze sono
forti, arrivano anche in zone, come la nostra, dove la dimensione della
città e una certa disponibilità economica non lo farebbero pensare. La
risposta, a questo punto, pare scontata. Rifiutarsi di tutte quelle
forme di precarietà che servono a sostenere l'attuale diseguale modello
di sviluppo per intraprendere una necessaria lotta
contro il farsi ridurre
in "precario" e per cercare una via "altra" e non
solo alternativa al progresso disfacimento della comunità. AGENZIA
N.°4-II DEL 26-1-97
Questo
fax viene spedito a n.62 realtà sociali. APOCALISSE
NEL GIARDINO DELL'EDEN "La
fame e la ricchezza" Sono
tuttora 841 milioni gli individui che secondo la FAO soffrono la fame,
cioè di carenza energetica - cioè con un apporto annuo di energia
inferiore al li- vello minimo di circa 2.000 calorie gior- naliere. La
FAO indica come complici povertà, ingiustizie redistributive, guerre
siccità, cattive scelte produttive, politi- che commerciali,
dimenticando, colpe- volmente, l'imperialismo capitalista del- le
multinazionali. Oltretutto la produ- zione agroalimentare mondiale è
suffi- ciente a sfamare una popolazione ben maggiore di quella attuale! Malnutriti
sono soprattutto i poveri del Terzo Mondo, che pure spendono per il cibo
l'80% del proprio reddito, rispetto a una cifra inferiore al 20% nei
paesi "arricchiti". Le categorie più a rischio sono i
contadini senza terra, gli abitanti poveri delle periferie urbane, i
rifugiati e sfollati, gli abitanti di aree soggette a siccità, i
bambini, le donne, gli anziani, gli ammalati. I
sottonutriti si concentrano in 88 nazio- ni. 42 di queste si trovano in
Africa. Ciò per varie ragioni che derivano dallo sfruttamento coloniale
che si prolun- gano fino ai nostri giorni (debito este- ro). Dopo
decenni di crescita rapida, la pro- duzione alimentare pro capite sta
infatti declinando, nel senso che cresce meno rapidamente della
popolazione: erano 303 kg a testa i cereali prodotti nel 1969-71, erano
342 nel 1984-86, sono scesi a 327 nell'89-91 e scenderanno ancora nel
futuro. Intanto
la superficie coltivabile pro ca- pite è pari a soli 0,25 ettari in
media mondiale. Ed è aumentato il degrado di quell'ambiente che è
tuttora la base per la produzione. Hanno perso fertilità ben 1,3
miliardi di ettari, le foreste sparisco- no e la concorrenza fra gli usi
idrici aumenta. In
previsione di una crescita della popo- lazione - tre miliardi nei
prossimi 35 an- ni , quasi tutta localizzata nei paesi in via di
sviluppo - si ridurrà ulteriormente la disponibilità di terre e si
renderà più pressante il bisogno di intensificare la produzione
agricola incrementando la domanda di limitate risorse naturali. Secondo
la FAO, occorrerà aumentare la produzione degli alimenti del 75% nei
prossimi trent'anni perché le disponi- bilità siano sufficienti a
fronteggiare l' aumento della popolazione: quindi, au- mento della
superficie destinata alla a- gricoltura (e non certo abbattendo i pa-
lazzi); intensificazione della produzione di monoculture da destinare
all'espor- tazione; coltivazione delle specie più
"redditizie" eliminando la biodiversità; uso di fertilizzanti
chimici, pesticidi ecologicamente ormai insostenibili. Questa
è la ricetta FAO anche all'in- domani del vertice di Roma. La
società civile, che si oppone al pen- siero unico neoliberista, pensa
che biso- gnerebbe mirare all'autosufficienza ali- mentare nazionale per
quanto riguarda almeno gli alimenti di base, sostenendo i produttori
locali, favorendo l'accesso della popolazione alle risorse produtti- ve,
compresa la terra, il credito, la tecno- logia e le infrasrutture,
tenendo presente che l'agricoltura e lo sviluppo rurale so- stenibili
implicano un cambiamento nel paradigma scientifico. (Articolo tratto da Insicurezza
alimentare, quaderno della campagna "Globalizza-Azione dei
popoli", promossa dalla ONG Progetto Continenti). Di
questo si parlerà mercoledì 29/1 h. 18, presso i locali di Oltre
l'Occidente. Saranno inoltre presentati due video: *
Il commercio della fame *
Alimentazione e imprese multinazio- nali L'ingresso
è libero. AGENZIA
N.°5-II DEL 2-2-97
Questo
fax viene spedito a n.62 realtà sociali. SCUOLA
DI ALFABETIZZAZIONE PER STRANIERI IMMIGRATI «Le
differenze tra le realizzazioni dei diversi popoli sono determinate dai fattori
geografici, storici, politici, eco- nomici, sociali e culturali. Queste
di- versità non possono, in alcun modo, costituire un pretesto per una
qual- sivoglia gerarchizzazione delle nazioni e dei popoli».
Così recita l'art. 1, c.5, della "Dichiarazione sulla Razza e i
Pregiudizi Razziali" delle Nazioni Unite. Secondo
il Dossier Statistico Immi- grazione della Caritas di Roma, edito nel
1995, nella Provincia di Frosinone vivono 3.258 stranieri, l'1,72% del
totale regionale. A Frosinone vivono 2.829 extracomunitari (86% del
totale provin- ciale). Tale
presenza è vista comunemente co- me un problema da gestire in quanto
problema di ordine pubblico. L'ass. OLTRE
L'OCCIDENTE pensa invece che sia opportuno agire in maniera
veramente costruttiva in direzione di una reale possibilità di
integrazione socio-economica nel rispetto delle specificità e
differenze culturali. Per
tale motivo da anni l'Associazione si impegna in una scuola di
alfabetizza- zione che è stata una delle pochissime iniziative tese a
riconoscere un diritto fondamentale per ogni persona. Fin
dal 1994 l'Associazione ha tenuto dei corsi di lingua italiana per
stranieri articolati su più livelli (da marzo a giu- gno 1994 e da
novembre 1994 a maggio 1995). I corsi sono stati tenuti da inse- gnanti
volontari, senza alcuna retribu- zione e alcun rimborso spese. I testi
di- dattici e il materiale di cancelleria sono stati forniti dalla
CGIL-Scuola e dall'INAS-CISL di Frosinone. Nel
primo anno la scuola è stata fre- quentata per lo più da adulti di
nazio- nalità albanese, mentre nel secondo an- no i frequentanti erano
per la maggior parte minorenni di nazionalità maroc- china proveniente
da tutta la provincia di Frosinone. A
maggio 1995, come naturale sbocco politico dell'iniziativa,
l'Associazione ha presentato
due progetti tesi a promuo- vere l'inserimento nella scuola pubblica dei
ragazzi che rientravano nell'obbligo scolastico. Tali progetti non hanno
a- vuto l'esito sperato. Un altro progetto di insegnamento della lingua
italiana per stranieri immigrati, facente parte del Piano Provinciale di
attività da presen- tare alla Regione nel 1995, è caduto nel pozzo
della burocrazia amministrativa e a tutt'oggi nessun segnale né
positivo né negativo è pervenuto. Oltre
a ciò l'inserimento nelle scuole pubbliche dei ragazzi immigrati è per
ora una strada difficilmente percorribile, dal momento che la scuola,
per come è oggi strutturata, non è in grado di acco- gliere le diverse
e particolari esigenze dei ragazzi stranieri. Presa
coscienza (se mai ciò avesse un limite) della totale insensibilità e
inca- pacità delle istituzioni politiche e scola- stiche, Oltre
l'Occidente, nuovamente, si prende la responsabilità di tentare di
riorganizzare per la terza volta una scuo- la di italiano per stranieri
immigrati, sperando di riuscire a dare un signifi- cato politico più
forte all'iniziativa. Dalla
prima settimana di febbraio il mercoledì e il venerdì dall 15.00
alle 17.00 presso la Casa del
volontariato "Andrea Coccia", in via Selva Polledrara (t.
873095 oppure t. 853516), sarà in funzione una segreteria
organiz- zativa per chiunque volesse iscriversi a questa scuola.
AGENZIA
N.°6-II DEL 9-2-97
Questo
fax viene spedito a n.62 realtà sociali. La
valanga informativa "Di
giorno in giorno noi diventiamo sempre più integrati nel
"villaggio globale" creato dai mass-media e che ha ormai la
dimensione del mondo. La nostra esperienza è planetaria, anche se non
ce ne accorgiamo: solo che è una esperienza mediata dagli strumenti di
informazione. L'illusione che io possa diventare il centro della
rappresentazione del mondo nasce ogni giorno con la constatazione che il
nostro io è appena una molecola pschica dentro un organismo conoscitivo
e informativo che ci trascende. Il soggetto individuale è a sua volta
oggetto di un immenso soggetto, che però manca di appercezione, di
coscienza di sé, diffuso com'è in una galassia di nuclei conoscitivi
che pulsano alla rinfusa come i segnali di un monitor televisivo,
dinanzi al quale non ci sia nessuno che legga e riduca ad unità il
pulviscolo delle informazioni. Certo le unificazioni ci sono: basta che
io apra il giornale di oggi o giri la manapola del mio apparecchio
televisivo, il mondo intero entra nel raggio della mia osservazione. Ma
vi entra già modificato, filtrato da altri occhi e da altre
intelligenze. Non ho che due scelte: o di rassegnarmi a ridurre la mia
autonomia d'uomo razionale nei confini dell'esperienza immediata,
applicando su ciò che avviene oltre quei confini una sospensione di
giudizio, oppure tentare di condurre a sintesi, con discernimento
critico, la valanga informativa che ogni giorno mi invade. Ma sono due
vie illusorie: la prima perché il mio orizzonte privato è solo una
comoda astrazione, dato che l'amico con cui parlo, il libro che leggo,
il cibo che consumo sono segnati dalla grande fabbrica informativa che
mi sono illuso di respingere; la seconda perché i miei criteri di
discernimento sono presumibilmente indotti dal mondo in cui vivo e i
fatti che intendo organizzare in una sintesi sono già un'immagine
stravolta del mondo. Ed eccoci così dinanzi ad una contraddizione
insuperabile: per essere, come soggetto razionale, all'altezza del mio
tempo dovrei avere una coscienza planetaria ma la coscienza planetaria
è, allo stato delle cose, assolutamente impossibile". (tratto da Un'Altra
Via di Ernesto Balducci) AGENZIA
N.°7-II DEL 16-2-97
Questo
fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali. PROPOSTE
PER UNA LEGISLAZIONE SULL'IMMIGRAZIONE 1)
Legalizzazione di tutti coloro che sono stati finora costretti alla
clandestinità. 2)
Certezza del diritto ed esclusione di ogni discrezionalità sia sul
testo legislativo, che non deve rinviare su questioni di fondo a
provvedimenti successivi, sia nel rapporto fra i cittadini stranieri e
la pubblica amministrazione, che deve identificarsi per le pratiche di
soggiorno con gli enti locali. 3)
Un percorso di cittadinanza che comporti la polivalenza e
l'irrevocabilità, salvo gravissimi motivi, dei titoli di soggiorno ad
una evoluzione rapida e sicura del permesso alla carta di soggiorno e da
questa alla cittadinanza formale, che non deve comportare la rinuncia
della cittadinanza di origine e deve essere automatica per i nati in
Italia. 4)
Riapertura degli ingressi per lavoro e ricerca di lavoro dipendente ed
autonomo anche in assenza di chiamata o garanzia nominativa, ed evitando
di vincolare rigidamente la soggettività del lavoratore ad accordi
intergovernativi o peggio a convenzioni sul controllo delle frontiere e
la riammissione degli espulsi 5)
Superamento della pretesa di "reciprocità" e piena
eguaglianza dei cittadini italiani e stranieri nell'accesso al lavoro
autonomo, alle professioni, allo studio, all'impiego ed a tutte le
funzioni non strettamente connesse alla nazionalità, incluso
l'elettorato attivo e passivo per tutte le assemblee elettive locali. 6)
Garanzia a tutti i cittadini stranieri, comunque presenti nel territorio
nazionale, delle tutele umanitarie, in particolare per i minori, e
dell'istruzione di base, dell'alloggio in caso di necessità, dei
vincoli familiari e dalla protezione di ogni discriminazione, in quanto
diritti inalienabili della persona e fuori da ogni logica caritativa per
"indigenti". 7)
Esclusione di nuove norme o strutture custodiali e tutela ed estensione
delle garanzie umanitarie e giuridiche nei confronti di un atto grave ed
estremo come l'espulsione coatta, la cui adozione va ridotta al minimo
con un ventaglio di misure preventive ed alternative rispetto
all'irregolarità del soggiorno, e va esclusa come pena aggiuntiva o
peggio misura preventiva rispetto a comportamenti considerati devianti. 8)
Garanzia dell'accoglienza ed estensione dell'asilo sia politico che
umanitario, con tutela dei diritti dei profughi fin dal loro affacciarsi
nelle acque internazionali e presso le frontiere formali e non, ed in
particolare presso i valichi di frontiera, dove agli organi di polizia
devono affiancarsi stabilmente operatori di organismi di tutela di
diritti umani. 9)
Pieno coinvolgimento dell' associazionismo, a partire da quello
straniero, e delle strutture ed istituzioni rappresentative della società
civile, nell'elaborazione e gestione centrale e locale delle politiche
dell'immigrazione, e non solo nella gestione di servizi. (F.to
Le associazioni aderenti alla RETE
ANTIRAZZISTA) AGENZIA
N.°8-II DEL 23-2-97
Questo
fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali. AUTODETERMINAZIONE
PER IL POPOLO SAHARAWI A
oltre 20 anni dalla compiuta occupazione del Sahara Occidentale e a
quasi 9 anni di distanza dall'accettazione del principio di referendum
di autodeterminazione da parte del Marocco (1988), il conflitto tra il
Fronte Polisario del Sahara Occidentale e le truppe d'occupazione
marocchine è ancora irrisolto. Non si tratta certo di un conflitto
particolarmente lungo o di più difficile soluzione di altri (si pensi
alla Palestina o all'Eritrea), oppure i compiti della solidarietà
internazionale si sono rivelati, negli ultimi anni estremamente
complessi. L'accettazione
del piano di pace nell'agosto 1988 costituisce una svolta fondamentale.
Per la prima volta il Marocco riconosce la natura del conflitto nel
Sahara Occidentale: una questione di autodeterminazione, con due parti
in conflitto. Il Marocco riconosce implicitamente che il Sahara
Occidentale non è marocchino poiché acceta un referendum, anche se poi
a fini interni e di propaganda parla di referendum confermativo. Da
questo il problema principale diventa l'attuazione del piano di pace.
Due appaiono le questioni cruciali: da una parte la definizione del
corpo elettorale, vale a dire di una cittadinanza saharawi, dall'altra
le garanzie per lo svolgimento del referendum, cioè la presenza
militare, amministrativa e civile marocchina. Di questi due il più
importante elemento si rivela la questione della cittadinanza. C'è
tuttavia un terzo elemento: la capacità delle Nazioni Unite di
garantire il piano di pace. Il
metodo adottato per il censimento diventa progressivamente un piano di
definizione della cittadinanza puramente negoziale, senza il rispetto di
alcun criterio predefinito. L'ONU interrompe infatti nel maggio 1996 le
operazioni di identificazione degli elettori, iniziate due anni prima,
su pressione marocchina. Oggi
il piano di pace, contraddittoriamente, offusca il traguardo
prefissatosi. Eppure la questione saharawi rimane di estrema chiarezza:
si deve condurre al suo compimento il processo di autodeterminazione del
popolo saharawi, impedire la violazione dei diritti fondamentali nei
territori occupati, sostenere materialmente la popolazione che vive nei
campi rifugiati. La
provincia di Frosinone è stata molto attiva per almeno 5 anni nella
collaborazione con il popolo saharawi e le sue infinite sofferenze, sia
nell'ospitalità di bambini, sia nella proposta politica. OLTRE
L'OCCIDENTE
sabato 1° marzo alle ore 17, cerca di riaprire alla
cittadinanza e alle associazioni un nuovo spazio di intervento in favore
della libertà del popolo saharawi. AGENZIA
N.°9-II DEL 01-03-97
Questo
fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali. PASQUALE
MISURACA A FROSINONE Torna
a Frosinone - e di nuovo presso la sede di Oltre l'Occidente - Pasquale
Misuraca, autore dei film Angelus
Novus e Le ceneri di Pasolini
(coprodotto da Raitre-Fuori Orario) entrambi dedicati alla figura di
Pasolini e dallo stesso presentati a Frosinone in occasione della
manifestazione "La
rivoluzione antropologica" organizzata da Oltre l'Occidente nel
ventennale della morte di Pasolini (novembre 1995). Martedì 4 marzo
alle ore 21.00 sarà nei locali del centro Oltre l'Occidente, per
introdurre alla visione e discutere di un altro suo film, del 1992: Non
ho parole presentato al Festival
Internazionale Cinema Giovani di Torino del 1992 e successivamente
ai festival di Rotterdam, Berlino, Montreal, San Pietroburgo e Pesaro.
Il film non è ancora distribuito nei cinema italiani (destino comune ai
pochi prodotti di qualità) mentre è attualmente proiettato nei cinema
d'essai tedeschi per iniziativa del Festival di Berlino. Il
rigore linguistico ed il rifiuto di un cinema "condannato" a
raccontare storie gli fa preferire un cinema che cerca di parlare
attraverso le cose, che ha come ideale la ricerca del punto di contatto
tra la realtà esterna e come noi la sentiamo, un cinema che decide di
occuparsi dei temi fondamentali, quelli che spesso imbarazzano, che a
volte si rifiuta di affrontare: "Io
credo nel mostrare gli alberi, la luce, i corpi piuttosto che nella
parola". Non
ho parole
narra cinque storie di solitudine. Le prime due sono storie di uomini
fisicamente soli: un vecchio filosofo, un prigioniero. Le altere tre
sono storie di uomini e donne che per ragioni sociali, morali o
esistenziali non riescono a vivere insieme: un meccanico e una Signora,
due esuli, un giovane artista ed una donna selvatica. Ma la solitudine
è per gli esseri umani una condizione insostenibile al punto da
lasciarli...senza parole.
Misuraca è uno di quei cineassti che provano a mettersi in
rapporto diretto e immediato con ciò che riprendono, senza pretendere
di aver capito tutto prima, pronto a farsi sorprendere, senza la paura
di abbandonare le certezze: "Io
non voglio essere diverso: sogno di stare nella tradizione. Ma bisogna
essere pronti a perdersi (...) ad andare al di là del rapporto di
superficialità che il cinema, quasi tutto quello italiano, stabilisce
con la realtà. Non si discute di niente, non si permette che si
sviluppino esperienze difformi, si diffida del pensiero." AGENZIA
N.°10-II DEL 09-03-97
Questo
fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali. La
gravissima situazione albanese non puuò lasciarci indifferenti.
Proponiamo due lettere da spedire all'Ambasciatore albanese a Roma e al
ministro dell'interno Napolitano. Alla
c.a. dell'Ambasciatore dell'Albania Roma Signor
Ambasciatore, siamo
preoccupati per i fatti che avvengono nel suo paese da qualche mese a
questa parte. La
situazione di instabilità politica e sociale, che ha avuto inizio con
la chiusura di alcune società finanziarie che hanno
"derubato" il denaro di ingenui cittadini, si è tramutata in
una violenta
protesta contro il regime del presidente Berisha. Costui, negli anni
della Sua presidenza, non ha fatto altro che svendere il paese alle
compagnie internazionali, attuando le politiche neoliberiste
del Fondo Monetario Internazionale, e ha sempre più ridotto i diritti
umani fondamentali nonché quelli civili e politici (si ricordano i
giornalisti arrestati per reati d'opinione), arrivando addirittura a
commettere brogli durante le elezioni politiche del 1996. A
fronte di questa situazione politica e sociale, La invitiamo a far
pressioni presso il Suo Governo per un reale gesto che riporti il Paese
nell'alveo della democrazia: -
sciogliere il Parlamento il più presto possibile, -
indire nuove e immediate elezioni politiche. Con
osservanza, La salutiamo. _____________________________ Alla
c.a. del Ministro dell'Interno Napolitano Signor
Ministro, siamo
colpiti dai fatti che avvengono da qualche tempo nel nostro vicino paese
europeo che è l'Albania. L'estrema
gravità della situazione politica e sociale, che ha avuto inizio con la
chiusura di alcune società finanziarie che hanno "derubato"
il denaro di ingenui cittadini, e si sta tramutando in una violenta
protesta contro il regime del presidente Berisha, ha avuto come
principale responsabile proprio quest'ultimo. Appoggiato ampiamente dai
paesi occidentali e dall'Italia, Berisha, negli anni della Sua
presidenza, non ha fatto altro che svendere il paese alle compagnie internazionali,
attuando le politiche neoliberiste del Fondo Monetario Internazionale, e
ha sempre più ridotto i diritti umani fondamentali nonché quelli
civili e politici (si ricordano i giornalisti arrestati per reati
d'opinione), arrivando addirittura a commettere brogli durante le
elezioni politiche del 1996. Le
responsabilità di una condotta o, meglio, di una non-condotta in
politica estera del nostro Paese, si protraggono da troppi anni
limitandosi all'avallo di decisioni della Superpotenza rimasta oppure a
difendere il paese da non ben identificati lavoratori-clandestini. Le
chiediamo quindi di -
premere verso il Governo albanese affinché sciolga il Parlamento e
indica nuove e immediate elezioni politiche; -
di preparare strutture di accoglienza per eventuali profughi e non a
schierare l'esercito per respingerli come la sua politica ha fatto e
tenderebbe a fare. Con
osservanza La salutiamo. AGENZIA
N.°11-II DEL 16-03-97
Questo
fax viene spedito a n.72 realtà sociali, provinciali e nazionali. Rinnoviamo
il nostro appello a sostegno del popolo albanese
che
da alcune settimane sta cercano di riappropriarsi del proprio sviluppo
politico, economico e sociale attraverso una azione popolare di massa. Gli
insorti chiedono le dimissioni del corrotto sistema politico
istituzionale rappresentato dal suo presidente Berisha, nuove elezioni e
garanzie, oltre che politiche, economico-sociali, tali da poter
affrontare la ricostruzione del Paese con il pieno coinvolgimanto di
tutte le forze istituzionali e non presenti. La risposta governativa al
contrario è un tentativo di isolare (?) gli insorti. L'esercito che
porta via armi e materiali da guerra (consegnate alle autorità
italiane); l'aumento delle paghe per poliziotti o milizia civile;
reclutamento tra il popolo che muore di fame sempre con l'incentivo
economico; chiusura di tutti i giornali indipendenti; martellamento
incessante attraverso la TV delle ragioni del governo; coinvolgimento di
tutte le forze politiche attorno alle istituzioni pubbliche rimaste in
piedi, così da dividere la responsabilità politica tra tutti, sono
esempi di questo tentativo di isolamento. Tutto
ciò non avrebbe senso, poiché gli insorti corrispondono generalmente a
tutto il popolo, se non ci fosse un elemento fondamentale che sorregge
il piano di Berisha: la diplomazia estera. Quella italiana per prima
guidata dall'ambasciatore italiano a Tirana, Foresti. Questa
diplomazia ha appoggiato fin dal suo insediamento l'attuale Presidente e
il suo establishment con clamorose prese di posizione anche quando
l'atteggiamento democratico di Berisha vacillava alquanto in seguito ai
brogli elettorali delle elezioni del 1996. Ma anche precedentemente il
governo Berisha non ispirava molta simpatia a causa delle continue
violazioni dei diritti umani nei confronti di giornalisti che osavano
denunciare i misfatti delle istituzioni. Giornalisti tra l'altro accolti
in Italia anche come rifugiati, a conferma della contraddittorietà
della politica estera del nostro paese. Tutti
colpevolmente sapevano che l'Albania violava l'embargo ONU alla Serbia,
per motivi di sopravvivenza, certo, ma non era chiaro quanto il governo
centrale avallasse questa situazione. Le continue denunce degli
intellettuali e giornalisti albanesi venivano sottaciute anche dai
governi occidentali poiché era più importante che l'Albania fosse
avviata verso l'economia di mercato, verso i piani della Banca Mondiale,
verso le privatizzazione di tutto, verso la svendita di un paese che non
produce nulla. La
tragedia albanese è grande. Dopo le ridicole valutazioni che il governo
italiano ha fatto sull'effettivo processo democratico avviato in
Albania, si potrebbe tentare di non scadere nella vergogna. Come?
Innanzitutto cercando di far tornare l'informazione ad una effettiva
obiettività abbandonando definitivamente il sostegno a Berisha. Poi
creando accoglienza ai profughi che scappano: abbiamo il dovere
di dare asilo. AGENZIA
N.°12-II DEL 23-03-97
Questo
fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali. LA
TRAGEDIA ALBANESE – DOVERE D’ASILO In
questi giorni abbiamo davanti agli occhi un nuovo dramma di conflitto,
povertà, fuga, che è la tragedia albanese.
Ma il grande dramma degli albanesi è proprio questo prepotente
trapasso antropologico da un mondo altro a quello della religione del
consumo, che anche noi italiani abbiamo vissuto. Soltanto attraverso le
parole di un grande scrittore, che analizzava il potere dei consumi e la
fine del mondo contadino e le varie culture che questo portava con sé,
lo possiamo comprendere: «[...]E'
questo illimitato mondo questo trapasso contadino prenazionale e
preindustriale, sopravvissutofino a pochi anni fa, che io rimpiango (non
per nulla dimoro il più a lungo possibile, nei Paesi del Terzo Mondo,
dove esso sopravvive ancora, benché il Terzo Mondo stia anch'esso
entrando nell' orbita del cosiddetto sviluppo). Gli
uomini di questo universo non vivevano un'età dell'oro, come non erano
coinvolti, se non formalmente, con l'Italietta. Essi vivevano quella che
Chilanti ha chiamato l'età del pane. Erano
cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse,
che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita.
Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita (tanto
per essere estremamente elementari, e concludere con questo
argomento).[...]. Ho
detto, e lo ripeto, che l'accultu- razione del Centro consumistico, ha
distrutto le varie culture del terzo Mondo (parlo ancora su scala
mondiale, e mi riferisco dunque appunto anche alle culture del terzo
Mondo, cui le culture contadine italiane sono profondamente analoghe):
il modello
culturale offerto agli italiani [...] è unico. La conformazione a tale
modello si ha prima di tutto nel vissuto, nell'esistenziale: e quindi
nel corpo e nel comportamento. E' qui che si vivono i valori, non ancora
espressi, della nuova cultura della civiltà dei consumi, cioè del
nuovo e del più repressivo totalitarismo che si sia mai visto. Dal
punto di vista del linguaggio verbale, si ha la riduzione di tutta la
lingua a lingua comunicativa, con un enorme impoveri- mento
dell'espressività. I dialetti (gli idiomi materni!) sono allontanati
nel tempo e nello spazio. [...]. Là dove si parlano ancora hanno perso
ogni potenzialità inventiva. Nessun ragazzo delle borgate romane
sarebbe più in grado di capire il gergo dei miei romanzi di
dieci-quindici anni fa: e, ironia della sorte!, sarebbe costretto a
consultare l'annesso glossario come un buon borghese del nord!» (Pier
Paolo Pasolini, 08/07/1974. Limitatezza
della storia e immensità del mondo contadino. Scritti Corsari) Pasta,
pelati, latte a lunga conservazione, assorbenti e pannolini:
queste sono le richieste più pressanti che da Brindisi stanno perve-
nendo ad alcune associazioni di volonta- riato operanti nella nostra
Provincia. Per questo motivo il coordinamento CITTA' DEI POPOLI sta
cercando di oganizzare una prima risposta ciociara a queste necessità.
La raccolta è effettuata presso la
sede di Oltre l'Occidente nel centro storico di Frosinone, in
via Garibaldi 24, in par- ticolare dalle 17 in poi. E'
possibile anche versare somme in denaro sul ccp 10687036, intestato a Oltrel'Occidente,
via Garibaldi 24, 03100 Frosinone, specificando la causale DOVERE
D'ASILO. AGENZIA
N.°13-II DEL 30-03-97
Questo
fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali. LA
TRAGEDIA ALBANESE E' GRANDE L'appello
di seguito proposto è stato consegnato nei giorni scorsi al Sindaco del
comune di Frosinone e al Presidente della Provincia, a firma delle
sottoelen- cate associazioni e partiti. Al
Signor Presidente della Provincia, Al Signor Sindaco del Comune di
Frosinone Egregio
signor Presidente, egregio signor Sindaco, le
associazioni, comitati, partiti, sin- dacati sottoelencati, preoccupati
per la situazione in cui da qualche set- timana è precipitata
l'Albania, dove lo Stato non riesce più a garantire la legalità e il
diritto di sopravvivenza dei propri cittadini, i quali in parte stanno
chiedendo aiuto al nostro Paese e sbarcano ormai ogni giorno sulle coste
pugliesi, chiedono di ado- perarsi affinché anche la provincia di
Frosinone e il Capoluogo mettano a disposizione strutture di accoglienza
per i profughi albanesi. Ricordando
la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL 'UOMO, che all'articolo 13,
comma 1, recita «Ogni individuo
ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle
persecuzioni», e la COSTITU- ZIONE ITALIANA che all'art.10 comma 3,
recita «Lo straniero, al qua- le
sia impedito nel suo paese
l'effettivo
esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione
Italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica...»,
ricordando che l'Italia ha sottoscritto la CONVENZIONE DI GINEVRA del
1951 relativa allo status dei rifugiati, Le chiediamo di reperire
materiali, spazio, attrezza- ture e volontari, oltre ovviamente di
esprimere la volontà politica che fac- cia dell'accoglienza un valore
che ri- sponda all'idea di fraternità e di so- lidarietà fra gli
esseri umani. FIRMATO -
Oltre l'Occidente, - Erbavoglio, -
Amnesty International, sez. di Frosinone,
- Progetto Continenti, sez. di
Frosinone, - Laboratorio per
l'Alternativa, - Legambiente Frosinone, - Ass. per la Pace, la
Solidarietà, i Diritti Umani di Ferentino, - Chiesa Evangelica Battista
di S.Angelo in Villa - Giovani Popolari,
- Giovani Verdi, -
Giovani Comunisti, -
Sinistra Giovanile, -Coordinamento
Provinciale e Cittadino dei Verdi, - Partito Social Democratico,
- Rifondazione Comunista, -
Partito Popolare, - Partito
Democratico della Sinistra Le
citate organizzazioni hanno anche elaborato il seguente documento: LA
TRAGEDIA ALBANESE E' GRANDE Da
qualche settimana l'Albania è pre- cipitata in una situazione di
instabilità politica e
sociale, che ha avuto inizio con la chiusura di alcune società fi-
nanziarie che hanno "derubato" il de- naro di gran parte dei
cittadini, e si è tramutata in una violenta protesta con- tro il regime
del presidente Berisha. Questo
Presidente e il suo governo hanno più volte violato i diritti umani nei
confronti di giornalisti che osavano denunciare i misfatti delle
istituzioni e di chiunque si opponesse alle sue poli- tiche; ha
clamorosamente violato l'em- bargo ONU alla Serbia durante la guerra
nella ex-Jugoslavia; ha incoraggiato i brogli elettorale alle ultime
elezioni po- ltiche del '96 davanti agli occhi degli organismi
internazionali. La
diplomazia occidentale (europea e statunitense) ha appoggiato fin dal
suo insediamento l'attuale Presidente e il suo establishment con
clamorose prese di posizione anche quando il regime di Berisha mostrava
palesemente il suo ve- ro volto. Le continue denunce degli in-
tellettuali e giornalisti albanesi venivano sottaciute poiché era più
importante che l'Albania fosse avviata verso l'economia di mercato,
verso le politiche neolibe- riste delle agenzie dell'ONU, in partico-
lare del Fondo Monetario Internazio- nale, mentre alcuni giornalisti, ad
esem- pio, venivano accolti in Italia anche co- me rifugiati, a conferma
della contrad- dittorietà della politica estera del nostro paese. La
tragedia albanese è grande. Dopo le ridicole valutazioni che il governo
ita- liano ha fatto sull'effettivo processo de- mocratico avviato in
Albania, si po- trebbe tentare di non scadere nella vergogna. Come? -
Da parte del nostro Governo e delle altre diplomazie occidentali dando
di nuovo centralità ad una politica estera che
privilegi l'effettiva autodeter- minazione dei popoli, collaborando con
le realtà politiche-istituzionali ancora insediate
e con gli insorti affinché il trapasso verso il ristabilimento di un
assetto democratico avvenga nel confronto
pacifico e nel rispetto dei diritti umani. -
Da parte della società civile italiana organizzando una accoglienza
reale alle migliaia di cittadini albanesi costretti loro malgrado
all'esodo, nel rispetto della DICHIARAZIONE
UNIVERSA- LE DEI DIRITTI DELL'UOMO che all'articolo 13, comma 1, recita «Ogni
individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle
perse- cuzioni», e della COSTITUZIONE ITA- LIANA che all'art.10
comma 3, recita «Lo straniero,
al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle li- bertà
democratiche garantite dalla Co- stituzione Italiana, ha diritto d'asilo
nel territorio della Repubblica», richiamando la CONVENZIONE RE-
LATIVA ALLO STATUS DI RIFU- GIATO del 1951 che l'Italia ha rati- ficato. A
tale scopo il coordinamento CITTA' DEI POPOLI, mentre cerca di informare
l'opinione pubblica con toni più riflessivi e rispettosi sulle tragedie
di interi popoli, organizza una raccolta di beni di prima necessità e
sensibilizza gli enti locali ad organizzare una fattiva accoglienza che
risponda all'idea di fraternità e di solidarietà fra gli esseri umani.
Abbiamo il DOVERE DI DARE ASILO. Raccolta
di materiale per i profughi albanesi è effettuata presso la
sede di Oltre l'Occidente nel centro storico di Frosinone, in
via Garibaldi 24 E' possibile anche versare somme in denaro sul ccp
10687036, intestato a Oltrel'Occidente,
via Garibaldi 24, 03100 Frosinone, specificando la causale DOVERE
D'ASILO. AGENZIA
N.°14-II DEL 06-04-97
Questo
fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali. AUTOFORMAZIONE Il
Circolo di Frosinone del Partito
della Rifondazione Comunista, nell'ambito delle attività di
formazione politica, promuove per i mesi di Aprile e Maggio una serie di
conferenze - dibattito sui principali temi della politica e
dell'economia. Ogni
incontro, a carattere monografico, verterà su un tema su cui relazionerà
un esperto o studioso. Al termine della relazione si darà ampio spazio
a discussioni, dibattito e analisi di documentazione. Ai partecipanti
verrà fornito materiale di approfondimento e indicazioni
bibliografiche. Sono
previsti otto incontri della durata di due ore tutti i lunedì presso la
sede di Rifondazione di Corso della Repubblica - Frosinone. Lunedì
14 aprile ore 18.00 "Il
mondo degli esclusi" (Rapporti
Nord - Sud del mondo; l'emergenza rifugiati) P.
Iafrate -Ass. Oltre l'Occidente Lunedì
21 aprile ore 18.00 "La
mondializzazione dell'economia" (Banca
mondiale; Fondo monetario internazionale; il GATT e il commercio
internazionale; risorse e tecnologie) B.
Ciccaglione - Ass. Oltre l'Occidente Lunedì
28 aprile ore 18.00 "
Globalizzazione dei mercati e
mercato del lavoro" (Il
sistema produttivo capitalista: dal fordismo al toyotismo; qualità
totale e flessibilità; dati su lavoro e occupazione) E.
Loffreda - Ass. Oltre l'Occidente Lunedì
5 maggio ore 18.00 "Sviluppo
sostenibile o sviluppo compatibile?" (Sistemi
produttivi ecocompatibili; modelli di sviluppo; sviluppo economico e
compatibilità ambientali) G.
Nebbia; L. Rea Lunedì
12 maggio ore 18.00 "Economia
ed ecologia: necessità di una sintesi" (La
crisi ecologica del mondo; l'approccio economico ed ecologico; la
conferenza di Rio de Janeiro) G.
Nebbia - professore e saggista; L. Rea - professore Lunedì
19 maggio ore 18.00 "Informazione
e mass media" (Informazione
e manipolazione dell'informazione; i padroni dell'informazione; il
problema del trust; il caso italiano) G.
Prasca; M. Papetti; S. Medici - giornalisti Lunedì
26 maggio ore 18.00 "Storia
del Partito Comunista in Ciociaria" (Comunismo
e fascismo; la clandestinità; la liberazione;
le lotte operaie e contadine) G.
Gargiulo; A. Compagnoni; F. Notarcola Lunedì
2 giugno ore 18.00 "Storia
del Partito Comunista: dalla resistenza ai giorni nostri" (Il
partito comunista di Togliatti e la svolta di Salerno; il '48; i
movimenti degli anni '60; gli anni di piombo; crisi degli anni '80 e la
caduta del "muro"; la separazione) L.
Pintor - giornalista e saggista AGENZIA
N.°15-II DEL 13-04-97
Questo
fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali. Appello
alla comunità internazionale. Mancano
400.000 hutu all'appello In
Zaire, a seguito delle note vicende del massacro del 1994 tra le etnie
hutu e tutsi in Rwanda, ci sono ancora circa 653.000 rifugiati. E se
250.000 circa hanno raggiunto altri campi profughi per scappare alle
violenze che ancora si protraggono, dove sono i restanti 400.000?
Dispersi nelle foreste zairesi oppure massacrati? Questo
è il grido disperato lanciato da alcune organismi internazionali per
smuovere l'indifferente opinione pubblica su una dei più grandi e
terribili massacri che la storia contemporanea conosce. Proprio
a questo proposito Alex Zanotelli scrive. «...Ho
l'impressione che dietro la tragedia dei Grandi Laghi si celi un piano
da parte dei centri di potere economico per destabilizzare l'intera
area. Questo con la benedizione degli Usa, che cercano di trasformare la
cosiddetta "zona francofona", nel cuore dell'Africa, in un
feudo della Pax americana. Potremmo
arrivare alla "somalizzazione" dell'Africa centrale, che
permetterebbe alle multinazionali l'accesso diretto al cobalto, ai
diamanti, al petrolio... (i grandi giacimenti di petrolio di Bentiu nel
Sud del Sudan fanno così gola). E' emblematico in questo senso il ruolo
del Sudafrica di Mandela. Sono rimasto di stucco quando, sui quotidiani
del Kenya, mi sono trovato a più riprese la notizia (a grandi titoli)
che il Sudafrica vendeva armi al Rwanda... Questa
nuova "politica" sudafricana viene fatta con la benedizione di
uno dei più grandi uomini di questo secolo: Mandela. La sua resistenza
al regime dell'apartheid gli è valsa 27 anni di galera. Liberato,
scelse la "via della riconciliazione". Se il Sudafrica non è
scoppiato lo si deve, in parte almeno, alla sua straordinaria statura
morale. Ma Mandela si accorge di essere diventato il volto nero del
potere economico bianco? Ho paura che anche lui sia prigioniero
dell'impero del denaro che ha la sua logica e fa la sua politica.... Osservate
bene quello che sta avvenendo nel vicino Mozambico, dove la grande
multinazionale Lonrho ha comperato, e già iniziato a coltivare 500.000
ettari di terra. Oggi tutto questo diventa chiaro nella regione dei
Grandi Laghi, con una guerra che si sta spostando verso il Sudan. E'
tutta l'Africa centrale che sta traballando. E la logica che dirige
l'orchestra è quella economica...». (Da
Nigrizia 3/97). AGENZIA
N.°16-II DEL 20-04-97
Questo
fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali. 25
APRILE LE
RADICI E LE ALI: PARTIGIANI IN CIOCIARIA OLTRE
L'OCCIDENTE,
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE
COMUNISTA, FEDERAZIONE PROVINCIALE DEI VERDI ritengono
utile celebrare la scelta di libertà del popolo italiano al fine di
riportare i termini della lotta politica oggi. Questi termini sono da
rintracciarsi al periodo della Resistenza durante la II Guerra Mondiale,
nel quale milioni di persone avevano lottato e sognato una società
realmente democratica e egualitaria. Questi sogni sono andati
sempre più scemando nel corso dei 50 anni che ci separano da quei
momenti. Oggi essi si scontrano con una società che promuove la pura
competitività, deregola il mercato del lavoro e disintegra la socialità;
afferma i valori della differenza economica facendo la guerra ai poveri,
colpevoli della loro situazione. Sulla
scia di quella Resistenza bisogna promuovere forme nuove di resistenza:
al neoliberismo, alla società dei consumi, alla pervasività
dell'informazione. Per
questi motivi in occasione del prossimo venerdì
25 aprile organizzano a piazzetta S.Ormisda, Frosinone (centro
storico) LE
RADICI E LE ALI: PARTIGIANI IN CIOCIARIA
Parma, 4 maggio 1944 «Cari
compagni, ora
tocca a noi. Andiamo
a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e
la gloria d'Italia. Voi
sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro,
luminosa, grande e bella. Siamo
alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di
vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibili. Se
vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che
ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La
mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio. Sui
nostri corpi si farà il grande faro della Libertà». lettera
di Giordano Cavestro, parmense diciottenne, fucilato il 4 maggio 1944
nei pressi di Bardi (PR), in rappresaglia all'uccisione di quattro
militi. Brano
tratto da: "Lettere di condannati a morte della Resistenza
italiana" PROGRAMMA
DELLA SERATA h.19.00 Dibattito
sulle ali della memoria per rivivere insieme le vicende storiche della
Liberazione in Ciociaria con Avv.
ARNALDO MARZI Sen.
GIACINTO MINNOCCI h.
20.00 Saranno
lette alcune lettere di condannati a morte della resistenza da AMEDEO
DI SORA (Responsabile
Culturale dei Verdi) h.
20,30 Verrà
proiettato il video "PARTIGIANI
A ROMA" Le
vicende della Resistenza a Roma, attraverso le immagini e la viva voce
dei protagonisti AGENZIA
N.°17-II DEL 27-04-97
Questo
fax viene spedito a n.83 realtà sociali, provinciali e nazionali. IL
FAR WEST PERUVIANO La
conclusione drammatica della vicenda dei Tupac Amaru è un segnale
inquietante di come si è inteso e si intende gestire il potere in
America Latina. Il plauso della comunità internazionale a Fujimori per
la soluzione della crisi ed il balzo in avanti dello stesso presidente
nei sondaggi, drogati dalla trasmissione in televisione di Fujimori che
si aggira trionfante tra i cadaveri, non fanno che rafforzare un vero e
proprio potere dittatoriale. Fujimori, dopo aver sospeso le garanzie
costituzionali autoprolungando il proprio mandato presidenziale, dopo
aver diligentemente eseguito le terapie
economiche di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale -
affamando il paese - esce da questa vicenda ulteriormente rafforzato
nell'immagine. L'azione
condotta dal movimento rivoluzionario dei Tupac Amaru, guidata da Nestor
Cerpa Cartolini è stata un disperato tentativo di ribellione
all'interno di un paese in cui, comunque, lo spazio di espressione
democratica è inesistente. L'impressione è che il tentativo fosse sin
dall'inizio destinato all'insuccesso: il governo Peruviano non avrebbe
mai acconsentito alle richieste di liberazione dei 400 Tupac Amaru
detenuti in condizioni disumane nelle carceri governative. L'attacco
all'ambasciata giapponese da parte delle forze di Fujimori, preparato da
mesi - con tunnel sotterranei di centinaia di metri - la dice lunga
sulla inesistente volontà di soluzione pacifica della vicenda. I
testimoni - alcuni ostaggi e perfino un Ministro del governo peruviano
ancora non istruito sulla versione da fornire - hanno dichiarato che
diversi guerriglieri sono stati uccisi a freddo dopo che si erano
arresi. Singolare è la coincidenza che l'unico ostaggio rimasto ucciso
sia un giudice, noto per le sue inchieste sulle violazioni dei diritti
umani da parte della polizia e dell'esercito nei confronti degli
oppositori del regime. In
questo modo Fujimori ha inteso affermare senza mezzi termini la sua
potenza militare, dopo aver - negli anni - incentrato il suo potere
sull'impatto imponente delle sue ristrutturazioni economiche. Questo è
il modo di condurre la campagna elettorale in Perù, ed il modello
rischia di trovare imitatori nel resto del Sud America. Voci
contrarie a quelle così cruente dei fedeli allievi di Banca Mondiale e
Fondo Monetario Internazionale, purtroppo, non se ne sentono. A
rendere ancora più disgustoso l'epilogo della vicenda è stata infine la
performance televisiva di
Fujimori, in maniche di camicia, che con passo fermo si è fatto
riprendere mentre controllava di persona che nessuno dei ribelli fosse
sopravvissuto. Questo ha entusiasmato - non c'è da meravigliarsene - i
telegiornali di casa nostra, primo ma non solitario il Tg2, lanciatosi
in una telecronaca ancor più agghiacciante perché drammatizzata
con toni da western, in cui Fujimori, novello John Wayne,
"guarda(va) negli occhi il suo nemico" dopo averlo ucciso. AGENZIA
N.°18-II DEL 04-05-97
Questo
fax viene spedito a n.82 realtà sociali, provinciali e nazionali. Il
ritorno all'azione politica I
risultati delle elezioni amministrative rimarcano immediatamente alcuni
aspetti su cui ragionare. Innanzitutto appaiono come un chiaro
indicatore della volontà popolare di non appiattire il confronto
politico su posizioni assolutamente artificiali e non corrispondenti
alla composizione sociale e alle dinamiche in atto nel nostro Paese
quali quelle di un supposto dualismo che sarebbe naturalmente
esprimibile attraverso il voto al Polo o all'Ulivo. Così non è stato
in questa tornata elettorale, vista la consistenza del voto di
Rifondazione Comunista e Lega, "anomalie" non riducibili alla
dialettica dei due poli. Il criterio rappresentativo sembra essere
fortemente affermato contro l'attuale sistema elettorale e quello in
preparazione ad opera della Bicamerale. E forse proprio al progetto
bicamerale i risultati del voto amministrativo lanciano un chiaro
messaggio contrario. Un
segnale invece di diverso segno viene dal cedimento della sinistra in
roccaforti storiche. Come interpretare tale fatto? Si tratta più che
probabilmente dell'effetto relativo all'abbandono di una vera operatività
sul territorio dei partiti della sinistra. La dimensione del partito
"leggero", non più di massa, proclamata dal PDS ha
sicuramente prodotto uno scollamento tra l'apparato di partito ed i
problemi reali delle masse. Nella nostra provincia questo appare in
maniera evidente: interi quartieri delle nostre città sono lasciati in
balia della demagogia dei partiti della destra storica e
"mediale", senza che i partiti di sinistra facciano alcun
tentatito di ritornare a riproporsi con validi argomenti in tali
contesti. Nella nostra provincia i partiti della sinistra sembrano
riducibili alla sola presenza dei propri funzionari e degli
"assessori", mancando di una reale base di massa e comunque di
strategie appropriate per mobilitare i soggetti sociali. E' questo un
segnale davvero preoccupante e che deve assolutamente portare ad
interrogarsi seriamente sul significato dell'agire politico. Accettare
le piattaforme politiche imposte dalle destre (cosa che sta avvenendo
regolarmente da qualche anno a questa parte) senza una propria
propositività neanche in ambito sociale ed economico, da sempre
caratterizzanti le politiche della sinistra, significa sottoporre
l'intero Paese ad una deriva politica conservatrice. AGENZIA
N.°19-II DEL 11-05-97
Questo
fax viene spedito a n.82 realtà sociali, provinciali e nazionali. La
Cina è vicina Vediamo
in cifre il cosiddetto "miracolo" economico cinese: dal 1979
il cambiamento radicale delle riforme economiche in Cina ha portato ad
una crescita dell'occupazione urbana di circa 3,5% l'anno,
da 95 a 159 milioni e questo fino al 1993. L'occupazione rurale
è cresciuta del 2,5% l'anno, da 306 a 443 milioni. Con l'alleggerimento
delle ristrizioni al commercio, molti dei nuovi impieghi urbani sono nel
settore privato. Le
imprese industriali hanno incrementato la loro quota di prodotto
nazionale lordo industriale dal 12% al 39%. Tanto nelle aree rurali che
in quelle urbane, la crescita del prodotto e dell'occupazione è dovuta
soprattutto all'espansione delle manifatture intensive di lavoro. La
Cina è oggi uno dei maggiori esportatori di prodotti intensivi di
lavoro rispetto ai paesi industrializzati. Nonostante ciò la
Commissione di Stato per la Pianificazione ha stimato che circa 20
milioni di lavoratori verranno espulsi dalle imprese
di stato nei prossimi 5 anni e che 120 milioni e più lasceranno
le zone rurali sperando in un lavoro nelle città con effetti sociali,
economici e ambientali facilmente immaginabili.
Questi
sono gli aspetti contrastanti del
fenomeno della
globalizzazione economica. La Cina è uno degli esempi, probabilmente il
più originale, della delocalizzazione
produttiva in atto su scala mondiale. Una
delle caratteristiche del sistema di produzione postfordista
è quello di utilizzare
gabbie salariali esistenti su scala globale. Si è assistito nel corso
degli ultimi anni ad una messa a valore di forza lavoro sita in aree
assolutamente periferiche per il capitalismo storico e
che ha portato, a volte, ad una crescita economica vertiginosa
delle aree interessate. Il rovescio della medaglia è misurabile in
perdita di sovranità dei governi nazionali nei confronti delle
multinazionali, polarizzazione ancora più accentuata del divario
economico nelle popolazioni investite dal fenomeno, deregolamentazione
dei già precari diritti sociali, violazione dei fondamentali diritti
umani etc. Questo è l'esempio che viene da aree portate a modello dal
capitale globale e dai suoi profeti e che si pretende applicabile
ovunque nel pianeta, supponendo una omogeneità dei fattori sociali,
politici, culturali, comunque da subordinare alla razionalità
economica. Forse anche per noi la Cina è più vicina di quanto
pensassimo. AGENZIA
N.°20-II DEL 18-05-97
Questo
fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali. Il
FRONTE DI LIBERAZIONE NAZIONALE
DEL KURDISTAN scrive: «Cari
amici, mentre
vi scriviamo sono passate esat- tamente 24 h dall'inizio della più
grande offensiva militare turca dall'inizio della sporca guerra contro
il nostro popolo. Alle
3 del mattino del 14 maggio 60.000 soldati con centinaia di blindati ed
eli- cotteri hanno iniziato a varcare il confi- ne tra Turchia e
Kurdistan iraqueno, mentre altrettanti stanno stringendo l'as- sedio
intorno alla città di martire di Dersim, nel Kurdistan turco e l'avia-
zione martella i villaggi di qua e di là del confine. Preceduti
dagli accordi con gli USA e Israele da un lato, con alcuni clan kurdi
traditori dall'altro, è iniziata l'invasione che vorrebbe fare del
Kurdistan Sud (Iraq del nord) una nuova Cipro, occu- pata in permanenza. Si
chiarisce ora perché il governo turco, e la sua ambasciata in Italia,
abbiano vietato la conferenza di pace di Ankara e riempito di insulti e
accuse di soste- gno al "terrorismo" quella tenuta recen-
temente a Roma, perché abbiano chiuso le poche voci di dissenso interno
come il giornale Dernokrasi, perché abbiano rifiutato tutte le proposte
di dialogo per una pace giusta. Preparavano la guerra. E'
una avventura che può destabilizzare pericolosamente l'intero
Medioriente, e che comunque comporterà un massacro: non solo i
guerriglieri del PKK ma l'in- tero popolo curdo è deciso a resistere, e
come sempre saà contro i civili che si scaricherà la rabbia degli
occupanti. La Turchia vuole "risolvere" il problema curdo
annientando la resistenza curda, armata e disarmata. E' un tentativo
folle, fuori dalla storia e da ogni razionalità e diritto; è
l'estrema, sanguinosa e cinica ferocia di un regime liberale e corrotto,
alle corde all'interno e dinanzi al mon- do. Quest'avventura non sarebbe
possi- bile senza il consenso esplicito o silen- zioso, dell'occidente e
dell'Europa. La Turchia conta su questo silenzio. Oggi più che mai il
silenzio uccide. Chiediamo
a tutti, nell'ambito delle proprie responsabilità, una mobilita- zione
straordinaria.
Alcuni parlamentari italiani stanno preparando mozioni di condanna nella
Commis- sione Esteri: devono diventare un pronunciamento corale del
parlamento italiano. Il governo non può e non deve tacere: ci
aspettiamo che sia tempestivo quanto il neo-premier inglese Blair che ha
ammonito la Turchia di sostituire il dialogo alle armi. Alle
associazioni e ai singoli chiediamo di mandare immediatamente messaggi
(al nostro numero 06-4941504,
quello dell'Ambasciata turca in Italia, 06-4941526,
e quello del ministro degli esteri Dini 06-3222850),
chiedendo al governo turco di soSpendere immediatamente le operazioni e
avviare trattative di pace, ed al governo italiano di intervenire per
fermarlo..». AGENZIA
N.°21 -II DEL 25-05-97
Questo
fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali. «Ambiente
e sviluppo» Dal
19 al 25 giugno 1995 53 rappresentanti di Chiese e di organizzazioni
collegate alle Chiese di 22 nazioni europee e delegazioni da Canada,
Filippine e Cile, si incontrarono all'Accademia Ortodossa di Creta, per
un incontro ecumenico su «Ambiente e sviluppo». Riportiamo parte del
documento finale dell'incontro. «La
sostenibilità avrà naturalmente implicazioni che interessano il nostro
personale stile di vita. Sebbene le misure sia politiche che economiche
siano indispensabili, da sole non basterebbero per operare il necessario
cambiamento. Non c'è nessuna "soluzione magica". Ogni
cittadino è chiamato a contribuire per la sostenibilità attraverso il
proprio stile di vita. Come potrebbe essere un tale stile di vita? ne
citiamo solo alcune caratteristiche: *
Dal momento che gli attuali livelli di consumo di energia non possono
essere mantenuti, dobbiamo fare ogni sforzo possibile per evitare
consumi energetici non necessari. Qualche riduzione può essere ottenuta
attraverso l'applicazione di misure inerenti l'utilizzazione efficiente
dell'energia in casa, nelle strutture comunitarie e negli ambienti di
lavoro, ma in definitiva verrà richiesto un differente stile di vita
che implichi una riduzione del riscaldamento, dell'illuminazione,
dell'uso di elettrodomestici, di macchinari e così via. *
E' necessario trovare un nuovo
approccio alla mobilità e al trasporto. Per diverse ragioni, le forme
attuali di mobilità non sono sostenibili. Per la maggior parte delle
persone, uno stile di vita responsabile rappresenterà un significativo
ritorno sui propri passi riguardo all'uso della propria auto privata, e
all'utilizzo, al contrario, dei trasporti pubblici, della bicicletta o
del muoversi a piedi. Questo può essere faticoso, ma è uno dei
problemi ambientali con cui maggiormente si scontra il nostro modoo
occidentale di vivere. Altre misure includono la diminuzione
dell'utilizzo dei mezzi aerei, in particolare per brevi viaggi via terra
dove il treno sarebbe sufficiete. *
Allo scopo di evitare trasporti e refrigerazioni non necessari, un nuovo
stile di vita darà preferenza al consumo di beni locali e stagionali. *
La produzione di carne è un modo inefficiente di utilizzare le risorse
naturali per l'alimentazione e sta ponendo, specialmente nelle sue forme
moderne di produzione di massa, tensioni indesiderabili sull'ambiente.
Un sostenibile stile di vita chiama perciò ad un consumo minore di
carne. *
Ogni sforzo è necessario per evitare il deterioramento. In generale,
quindi, i beni saranno fatti per durare il più a lungo possibile.
Dovremmo ritornare a una "cultura del riutilizzo e del
riciclaggio". *
Soprattutto, il nuovo stile di vita dovrebbe essere caratterizzato da un
nuovo uso del tempo. Nel nostro uso del tempo, valori come relazioni
umane, comunità, cura, lealtà verso le altre persone e rispetto per la
natura, richiedono la giusta priorità. Un nuvo utilizzo del tempo
aumenterà lo spazio dato dalla meditazione e alla preghiera». AGENZIA
N.°22 -II DEL 1-6-97
Questo
fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali. Sportivi,
smettete di essere complici dello sfruttamento dei
lavoratori asiatici e dello sfruttamento del lavoro minorile. Pretendete
delle scarpe giuste. E'
noto che la maggior parte delle scarpe sportive viene prodotta in Asia
da parte di lavoratori che percepiscono salari al di sotto della linea
della povertà, che sono costretti a fare 120-150 ore di straordinario
al mese, che non hanno la garanzia del posto di lavoro, che non hanno la
libertà di scioperare e di organizzarsi in sindacati indipendenti, che
lavaorano in condizioni di scarsa sicurezza. In certi casi, questi
lavoratori sono bambini. Un
esempio è la produzione Reebok nel
mondo che è così suddivisa: -Indonesia
28% -
Cina
27% -
Thailandia
18% -
Corea del Sud
10% -
Altri
17% Di
fronte alla pressione dell'opinione pubblica e al rischio di una perdita
d'immagine, Nike e Reebok
si sono dotate di un codice di autoregolamentazione che fissa i
criteri sociali per l'individuazione delle imprese a cui appaltare la
produzione. Ma
tali codici sono inadeguati perché fanno riferimento a delle leggi
farsa come sono quelle locali e perché non prevedono meccanismi di
controllo democratico. pertanto noi chiediamo ai dirigenti delle filiali
italiane di Nike e Reebok
di intervenire presso le loro sedi centrali europee e mondiali
affinché le loro società adottino rapidamente un codice di
comportamento conforme alle norme internazionali, definite dalle
Convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e dai principi
universali delle Nazioni Unite. Scrivete
alla direzione italiana della Nike e della Reebok
che -
disapprovate le condizioni in cui si producono le scarpe; -
considerate insufficiente i codici di autoregolamentazione; -
ritenete inadeguato affidare i controlli sul comportamento delle imprese
appaltate a società private; -
bisogna immediatamente adottare i codici di condotta dell'OIL e
prevedere procedure di verifiche da parte di Commissioni indipendenti
concordate con le Organizzazioni Sindacali. Gli
indirizzi sono: Reebok
USA: Reebok
International Ltd, 100 Technology Center Drive Stoughton, MA 02072, USA Reebok
Italia
Spa: Centro
Colleoni Palazzo
Taurus 20041
Agrate Brianza (Mi) Nike
Italia Srl: Via
dell'Areonautica 22 42100
Reggio Emilia Nike
USA: Nike
Corporation One Bowerman Drive Beaverton, OR 97005, USA ___________________________ ADERITE
ALLA CAMPAGNA di pressione popolare promossa dal Centro Nuovo Modello di
Sviluppo. AGENZIA
N.°23 -II DEL 8-6-97
Questo
fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali. Associazione
Oltre l'Occidente, Partito
della Rifondazione Comunista,
Verdi Federazione Provinciale presentano Oggi
come ieri se gli intellettuali gridassero lo scandalo... Giugno
'97 cinema, pittura, poesia
«Il primo dovere degli
intellettuali, oggi, sarebbe quello
di insegnare alla gente a non ascoltare le mostruosità dei
potenti democristiani, a urlare, a ogni loro parola, di ribrezzo
e di condanna. In altre parole, il dovere degli intellettuali
sarebbe quello di rintuzzare tutte le menzogne che
attraverso la stampa e soprattutto la televisione inondano
e soffocano quel corpo del resto inerte che è l'Italia». (P.P.
Pasolini da Lettere Luterane, 27/03/1975) Circolo
di Rifondazione Comunista Corso
della Repubblica 164 Senza
arte né parte Giovedì
12 giugno ore 19.00 "Le
incontinenze dell'immaginazione" Mostra
dia-antologica di Mario Celletti Giovedì
19 giugno ore 19.00 "Vita,
morte e miracoli di ..." Mostra
dia-antologica di Maurizio
Archilletti Giovedì
26 giugno ore 19.00 "Intreccio
tra reale e surreale" Mostra
dia-antologica di Vanni Filocamo Verdi
Federazione Provinciale Piazzetta S.Ormisda (centro storico) ore 21,30 Mercoledì
11 -Mercoledì 18 - Mercoledì 25 Incontri
con la poesia a cura di Alfonso Cardamone e Amedeo Di Sora Cineforum
Sala Oltre l'Occidente Via Garibaldi 24, Frosinone L'Italia
come metafora... Martedì
10 giugno ore 21.00 (Censurati
in Italia) La
ricotta di P.P.Pasolini (Ita, '63 - 20') e Lotte
in Italia di J.L.Godard (Ita, '69 - 60') Venerdì
13 giugno ore 21.00 Un'altra
vita di
C. Mazzacurati (Ita, 1992 - 90') ...
Frosinone come realtà INCONTRI
CON AUTORI LOCALI Martedì
17 giugno ore 21.00 Una
poesia farò di puro nulla e
Fàsmate
d'Ottobre lavori in video di Amedeo Di Sora Martedì
24 giugno ore 21.00 La
scatola dei ricordi e
Il
tempo, le cose, il dolore lavori in video di NarcisoMostarda Ogni
giovedì alle 22.00 il
Mahabharata
di P.Brook Introdurrà
Marco Angelilli Giovedì
12 giugno ore 22.00 - parte prima Giovedì
19 giugno ore 22.00 - parte
seconda Giovedì
26 giugno ore 22.00 - parte terza Circolo
di Rifondazione Comunista Corso della Repubblica 164 Ogni
lunedì alle 22.00 Giovani
si nasce Quattro
opere prime di giovani autori alla scoperta del mondo giovanile Lunedì
9 giugno ore 22.00 Clerks
di
K.Smith Lunedì
16 giugno ore 22.00 Piccoli
omicidi tra amici di
D.Boyle Lunedì
23 giugno ore 22.00 Alambrado
di
M.Bechis Lunedì
30 giugno ore 22.00 Il
grande Blek di
L. Piccioni AGENZIA
N.°24 -II DEL 15-6-97
Questo
fax viene spedito a n.84 realtà sociali, provinciali e nazionali. OLTRE
L'OCCIDENTE , Partito della RIFONDAZIONE COMUNISTA,
VERDI Finisce
il millennio e il lavoro? Al
tramonto del mito dello sviluppo tra tutela e flessibilità Due
giorni di incontro-dibattito sui temi del lavoro e dell'occupazione Frosinone,
piazza S.Ormisda mercoledì 25 e venerdì 27 giugno ore 18.00 Mercoledì
25 giugno "La
crisi occupazionale a Frosinone: quali soluzioni?" Presiede:
Bruno Ciccaglione,
associazione Oltre l'Occidente Relaziona:
Severo Lutrario del
Dipartimento per il lavoro dei Verdi del Lazio Conclude:
Oreste della Posta,
Assessore ai Problemi del Lavoro della Provincia di Frosinone Venerdì
27 giugno "Nuove
politiche per il lavoro e per il benessere" Presiede:
Elio Loffreda, presidente
dell'associazione Oltre l'Occidente Intervengono: Angelo
Bonelli,
consigliere regionale dei Verdi Francesco
Babusci,
consigliere regionale di Rifondazione Comunista AGENZIA
N.°25 -II DEL 22-6-97
Questo
fax viene spedito a n.86 realtà sociali, provinciali e nazionali. OLTRE
L'OCCIDENTE, VERDI, RIFONDAZIONE COMUNISTA Finisce
il millennio e il lavoro? Contributo
ad una piattaforma di discussione e azione per il diritto al lavoro. Crescita
e occupazione sono, nella so- cieta' post-fordista, due varianti ormai
indipendenti: negli ultimi anni c'e' stato un importante cambiamento
nella rela- zione tra produzione di merci e lavoro vivo, in quanto se e'
vero che calando la produzione il lavoro cala, non e' piu' ve- ro che
riprendendo la produzione ripren- da anche l'occupazione. La questione
della disoccupazione si delinea quindi come fenomeno strutturale della
societa' contemporanea, non prodotto di una temporanea crisi dello
sviluppo, ma al contrario forma dello sviluppo stesso. La crisi
economica e produttiva e' stata pagata con gravi costi relativi alla
sicu- rezza e alla qualita' del lavoro. Slogan come flessibilita',
lavoro in affitto, sala- rio d'ingresso, gabbie salariali, ricette
del "pensiero unico" per la "soluzione" del problema
dell'occupazione, si dimo- strano funzionali soltanto al processo di
ristrutturazione del capitale e non intac- cano minimamente i meccanismi
strut- turali che sono alla base del problema. Occorre,
di fronte ad un simile scenario, una mobilitazione che riaffermi la
cen- tralita' della dimensione della socialita' che trova nel lavoro
quale strumento di miglioramento della qualità della vita il proprio
perno, e che rischia di essere annullata da una sfera economica sem- pre
piu' autonoma da ogni vincolo sociale. Occorre
contrastare i tentativi in atto di privatizzazione delle attività
pubbliche di primario interesse sociale (sanita', scuola, comunicazione,
energia ecc.), evitando in
tal modo che questi servizi vadano incontro alle spietate leggi di
mercato che ne condizionerebbero la qualita', creando tra l'altro nuovi
spazi di deregolazione del lavoro. Bisogna
opporsi fermamente ad ogni forma imposta di lavoro flessibile e
alla moltiplicazione di quelle forme inter- medie tra lavoro e
assistenza che rischia- no di trasformarsi in lavoro servile fram-
mentando le diverse componenti della popolazione e ampliandone le
differen- ze. In tale ottica e' doveroso inter rogarsi circa la funzione
del cosiddetto "Terzo settore": una visione acritica delle
forme di lavoro che sotto questa sigla vengono riunite, rischierebbe di
legittimare nuove forme di sfruttamento. Occorre quindi aprire un
dibattito sulla necessita' della formulazione di una "carta dei
diritti dei lavoratori post fordisti" che si assuma il compito
di definire una rete di garanzie per le nuove figure del lavoro. E'
neces- sario prendere coscienza e quindi bat- tersi contro il processo
di precarizza- zione e deregolazione del lavoro cer- cando di ricomporre
un soggetto sociale ora frammentato, quello degli esclusi dal lavoro,
che abbia capacita' progettuali al fine della conservazione e
dell'amplia- mento della sfera dei propri diritti. E'
necessario altresi' premere affinché le parti sociali abbiano come
fine, nella contrattazione, la riduzione dell'orario di lavoro a
parita' di salario. AGENZIA
N.°26 -II DEL 29-6-97
Questo
fax viene spedito a n.86 realtà sociali, provinciali e nazionali. Questa
è l'ultima agenzia fax che per la stagione 96/97 l'associazione Oltre
l'Occidente spedisce alle realtà sociali. L'associazione
passerà i mesi estivi a decidere se continuare o modificare le
iniziative anche in campo informativo. Ciò verrà deciso proprio in
occasione del plenum del 6 luglio dove verrà ridefinita o rilanciata
l'attività complessiva dell'associazione. Comunque
ringraziamo quanti abbiamo scocciato in piena notte con questo fax e
ringraziamo cortesemete tutti coloro che hanno letto almeno una volta
questa agenzia, soprattutto le realtà non provinciali. Abbiamo creduto
con ciò di stimolare noi stessi e altri gruppi allo scambio di
informazioni sui temi politici e filosofici a noi cari. Non sappiamo se
ci si è riusciti, comunque è nostra intenzione continaure in maniera
più approfondita, sperando che le altre realtà a cui questa agenzia è
spedita facciano la stessa cosa. Intanto
vi diamo appuntamento ad un convegno organizzato da Oltre l'Occidente e
Progetto Continenti: La deriva
del Sud d'Italia. Gli effetti dei processi di globalizzazione e
(ri)costruzione di soggetti sociali protagonisti. che si terrà a
Veroli il 4 e 5 di ottobre c.a. Tale incontro rientra nell'ambito delle
iniziative collegate alla Marcia della Pace Perugia-Assisi del 12/10
c.a. Presto spediremo gli inviti. _________________________ 1°
PLENUM
DI OLTRE L'OCCIDENTE -
6 luglio 1997
h.10.00 via Garibaldi 24 -
Frosinone Lo
spirito comunitario come forma della prassi associativa. Le
associazioni, i movimenti, le forze politiche quali espressioni del
territorio e la capacità di una azione coerente
con una analisi critica del pensiero unico. La
proposta di Oltre l'Occidente come azione locale nel contesto globale. Da
piu' di tre anni l'associazione OLTRE L'OCCIDENTE sta operando con
continuità in una serie di attività sul territorio,
tese ad essere momenti non isolati di un progetto complessivo di
rinnovamento politico-culturale necessario per contrastare i devastanti
fenomeni di omologazione in
azione su scala locale e globale. "Resistenza umana", quindi,
ma anche valorizzazio- ne di risorse e forze presenti in ambito locale
al fine di recuperare una centrali- tà d'azione che viene continuamente
negata dai processi sociali, economici e politici in atto. Ma
cosa si è fatto in questi tre anni? Molti progetti sono stati
realizzati ed altri sono tuttora in fase di elaborazione e/o di
realizzazione. Vogliamo ricordare soltanto le ultime iniziative,
rimandando per le precedenti all'allegato: sta prose- guendo il corso di
lingua italiana per le persone immigrate presenti sul territo- rio,
l'impegno di diffusione di una cultura
cinematografica "altra" attraver- so l'attività di
cineforum, il tentativo di proposizione politica nuova ed adeguata al
momento storico che stiamo vivendo, attraverso il coinvolgimento e il
mutuo scambio di esperienze con le forze poli- tiche, partiti ed
associazioni, realmente interessate al cambiamento (collabora- zione
nell' organizzazione di momenti di studio ed elaborazione di pratiche
poli- tiche, presenza visibile in ambito territo- riale attraverso
manifestazioni su mo- menti decisivi della nostra storia na- zionale,
sui temi del lavoro etc.). Ora
vorremmo sensibilizzarvi ad un progetto complessivo di cambiamento che
sarà presentato il 6 luglio 1997 presso i locali dell'Associazione. Ma
prima si rende necessario chiarire il perché di una simile proposta:
l'insieme delle attività dell'associazione richiede un impegno di
forze, tempo, disponibi- lità sia alla fase progettuale che a quella
esecutiva al punto da essere nei fatti un impegno a tempo pieno. Da qui
la nece- ssità di far ordine sia nelle idee che nell'impegno di coloro
che ritengono che comunque l'attività dell' associa- zione possa
rappresentare anche una alternativa "produttiva" su cui
investire a diversi livelli. L'incontro
sarà momento di confronto tra i membri dell'associazione e persone che
"gravitano" intorno all'associazione o che hanno mostrato
interesse per al- cune attività realizzate. Tale confronto sarà,
speriamo, utile per la definizione di eventuali impegni anche degli
"ester- ni" all'associazione, singole persone, associazioni e
forze politiche, il cui contributo riteniamo essenziale per il
proseguimento di alcune attività, e forse
per l'esistenza stessa dell' associa- zione. Si chiede quindi a tutti
una reale condivisione del lavoro associativo e di conseguenza un
impegno chiaro nella sua realizzazione.
PROGETTO
DI RILANCIO IL
PROGETTO complessivo su cui si dovrebbe lavorare riguarda le iniziative
sottoelencate. •
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE • VENDITA LIBRI • CENTRO STUDI SU
TEMATICHE NORD/SUD • CENTRO DI INFORMAZIONE SU INIZIATIVE LEGATE AI
TEMI INERENTI • SCUOLA DELLA PACE E DI EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' •
SCUOLA DI ITALIANO PER STRANIERI •
BOLLETTINO MENSILE • GIORNALE POLITICO-INFORMATIVO • CINEMA •
MUSICA e TEATRO .
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