Associazione
Oltre l'Occidente
-Partito della Rifondazione
Comunista -
Verdi
Federazione
provinciale
Contributo
ad una piattaforma di discussione e azione per il diritto
al lavoro (Giugno 1997)
1.
CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
Crescita e
occupazione sono, nella società post-fordista, due varianti
ormai indipendenti: negli ultimi anni c'è stato un importante
cambiamento nella relazione tra produzione di merci e lavoro
vivo, in quanto se è vero che calando la produzione il lavoro
cala, non è più vero che riprendendo la produzione riprenda
anche l'occupazione. La questione della disoccupazione si
delinea quindi come fenomeno strutturale della società contemporanea,
non prodotto di una temporanea crisi dello sviluppo, ma al
contrario forma dello sviluppo stesso. La crisi economica
e produttiva è stata pagata con gravi costi relativi alla
sicurezza e alla qualità del lavoro. Slogan come flessibilità,
lavoro in affitto, salario d'ingresso, gabbie salariali, oppure
pratiche quali il ricorso sistematico al lavoro straordinario
(che spesso segue ai licenziamenti), ricette del "pensiero
unico" per la "soluzione" del problema dell'occupazione,
si dimostrano funzionali soltanto al processo di ristrutturazione
del capitale e non intaccano minimamente i meccanismi strutturali
che sono alla base del problema.
.
Occorre, di fronte ad un simile scenario, una
mobilitazione che riaffermi la centralità della dimensione
della socialità che trova nel lavoro - quale strumento
di miglioramento della qualità della vita - il proprio perno,
e che rischia di essere annullata da una sfera economica sempre
più autonoma da ogni vincolo sociale. L'esclusione dal mondo
del lavoro significa anche esclusione dal processo di vita
democratica, con la riduzione nei fatti di diritti civili
e politici. Si delinea in tal modo la cosiddetta società dei
"due terzi" che discrimina tra garantiti e non,
facendo coincidere la demarcazione con l'integrazione nel
mondo del lavoro.
Occorre contrastare
i tentativi in atto di privatizzazione delle attività
pubbliche di primario interesse sociale (sanità, scuola, comunicazione,
energia ecc.), evitando in tal modo che questi servizi vadano
incontro alle spietate leggi di mercato che ne condizionerebbero
la qualità, creando tra l'altro nuovi spazi di deregolazione
del lavoro.
Bisogna opporsi
fermamente ad ogni forma imposta di lavoro flessibile
e alla moltiplicazione di quelle forme intermedie tra lavoro
e assistenza che rischiano di trasformarsi in lavoro servile,
frammentando le diverse componenti della popolazione e ampliandone
le differenze. In tale ottica è doveroso interrogarsi circa
la funzione del cosiddetto "Terzo settore": una
visione acritica delle forme di lavoro che sotto questa sigla
vengono riunite, rischierebbe di legittimare nuove forme di
sfruttamento. E' infatti vero che si sta assistendo, all'interno
della rete della cooperazione sociale, all'emergere di forme
di precarizzazione istituzionalizzata del lavoro, a sfondamento
dei minimi salariali e deregolazione degli orari di lavoro.
Si delinea in tal modo un "secondo mercato del lavoro"
in cui, sotto la copertura della solidarietà, si realizza
una deregolamentazione del lavoro attraverso l'abbattimento
del sistema di garanzie acquisite.
Inoltre gli interventi a favore della cosiddetta "emersione
del sommerso" che vengono sbandierati come incentivo
all'occupazione, nei fatti rappresentano da un lato la proposizione
di una legislazione premiale di comportamenti costituenti
un forte sintomo di disgregazione sociale con l'esaltazione
di modalità imprenditoriali individualistiche non soggette
a valori sociali. L'ipotesi di emersione di lavoro nero in
presenza di una legislazione che già consente facilitazioni
eclatanti (Legge 407 che attribuisce l'esenzione di ogni forma
di contenuto per chi assume disoccupati oltre 24 mesi, le
normative sui contratti di formazione e apprendistato che
riconducono praticamente a zero le contribuzioni dovute) lascia
chiaramente intendere la volontà di vanificare lo stesso concetto
del Contratto Nazionale di Lavoro, che fissando i minimi retributivi
considerati dalla stessa Costituzione repubblicana come salario
minimo per una vita dignitosa, detta una soglia minima di
tutela retributiva e normativa per tutti i lavoratori. Dall'altro
lato attraverso la
cosiddetta flessibilità si vuole giungere ad una progressiva
deregolamentazione del rapporto di lavoro ovvero di quel
complesso di tutele che non sono insite nella natura del Contratto
di Lavoro, ma discendono direttamente dalle conquiste che
il movimento operaio ha ottenuto in oltre cento anni di lotte.
Occorre quindi aprire un dibattito
sulla necessità della formulazione di una "carta dei
diritti dei lavoratori postfordisti" che si assuma
il compito di definire una rete di garanzie per le nuove figure
del lavoro. E' necessario prendere coscienza e quindi battersi
contro il processo di precarizzazione e deregolazione del
lavoro cercando di ricomporre
un soggetto sociale ora frammentato, quello degli eslusi dal
lavoro, che abbia capacità progettuali al fine della conservazione
e dell'ampliamento della sfera dei propri diritti.
E' necessario altresì premere affinché le parti sociali
abbiano come fine, nella contrattazione, la
riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. L'obiettivo
immediato delle trentacinque ore settimanali risulta essere
ineludibile come richiesta e come contributo al rilancio dell'occupazione.
Dalla partecipazione alla produzione scaturisce, con un'inversione
di tendenza netta rispetto agli ultimi anni, il diritto per
il lavoratore di appropriarsi della ricchezza prodotta socialmente.
Il governo nazionale e le amministrazioni locali debbono
attivarsi
affinché l'obiettivo del lavoro sia primario nella loro azione
politica all'interno di una logica non retta esclusivamente
da una razionalità economica, ma da criteri di salvaguardia
del tessuto comunitario e di compatibilità ambientale, senza
trincerarsi dietro alibi pretestuosi. Grandi potenzialità
occupazionali, in tal senso, si aprono proprio nell'ambito
del recupero, controllo e tutela ambientale.
Bisogna inoltre battersi
per il rispetto e l'applicazione della legislazione volta
a garantire la piena occupazione dei soggetti più disagiati,
per favorire forme di occupazione stabili, combattendo in
tal modo il processo di precarizzazione in atto in ambito
lavorativo.
2.
DATI OCCUPAZIONALI RELATIVI AL TERRITORIO DEL FRUSINATE
Fonte
: Amministrazione Provinciale di Frosinone
UPLMO
di Frosinone, Cisl di Frosinone
Il comune capoluogo è parte di una Circoscrizione per
l'Impiego che comprende 22 comuni (tra gli altri Alatri, Ceccano,
Ceprano, Veroli etc.) con una popolazione di circa 200.000
abitanti ed una disoccupazione
ormai superiore al 20% (circa 37.000 unità lavorative)
Dal 1990 ad oggi nella Provincia i "senza lavoro"
sono quasi raddoppiati. A questi disoccupati devono aggiungersi
coloro che sono in mobilità - circa 6.000 e in Cassa Integrazione
Guadagni (nel 1996 sono stati 572 in CIG Ordinaria e 457 quelli
in CIG Straordinaria). Le vicende del gruppo Annunziata evidenziano
come il nostro apparato industriale sia fragile e vulnerabile,
accompagnato spesso da un sistema creditizio che funziona
palesemente su basi clientelari.
Nell'agglomerato ASI di Frosinone al 31/12/'96 sono
presenti 267 industrie in funzione con 13.058 addetti; 42
industrie in costruzione per 879 addetti e 414 miliardi di
investimento; 94 industrie in programmazione per una previsione
occupazionale di 3.375 unità e 365 miliardi di investimenti.
Dal '91 al '96 solo nell'area frusinate hanno cessato l'attività
una trentina di aziende industriali con circa 2.000 dipendenti
Nella Provincia di Frosinone tra il 1990 e il 1996
sono 9.890 le cessazioni di attività (dato aggiornato al 31/12/'96).
PANORAMICA
ISCRITTI AL COLLOCAMENTO DAL 1990 A MAGGIO 1997
PROVINCIA
DI FROSINONE
Per
la prima volta dal 1990, nel 1996 i lavoratori licenziati
hanno superato gli avviati al lavoro
Lavoratori
in mobilità (Marzo '97)
5.921
Totale
ore Cassa Integrazione straordinaria 1996
2.722.797
Totale
ore Cassa Integrazione ordinaria 1996
2.890.228
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
Provincia
di Frosinone
1990
12,47
%
1991
13,75 %
1992
14,88
%
1993
15,85
%
1994
16,65
%
1995
18,92
%
1996
19,50 %
MAGGIO1997
21,42 %
I dati evidenziano come il
Comune capoluogo e la sua circoscrizione siano molto colpiti
dalla disoccupazione: degli 82.000 iscritti al collocamento
nella provincia al maggio 1997, circa 37.000 riguardano l'agglomerato
di Frosinone (il 45,1% del totale).
Sia in provincia che nella circoscrizione del capoluogo
I DISOCCUPATI SUPERANO GLI ISCRITTI IN CERCA DI PRIMA OCCUPAZIONE
(43.572 vs 38.463 nella provincia e 20.989 vs 16.056 nella
circoscrizione di Frosinone) e lo scarto provinciale è in
gran parte imputabile alla situazione della circoscrizione
di Frosinone. Questo denuncia una situazione che riguarda
in misura forte la PERDITA
DEL LAVORO, frutto di un declino STRUTTURALE, oltre alle
difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro.
Mentre fra i disoccupati prevalgono (sia in provincia
che a Frosinone) gli operai qualificati su quelli non qualificati
o sugli impiegati, fra gli iscritti in cerca di prima occupazione
il dato si inverte: prevalgono cioè i lavoratori iscritti
come impiegati - quindi diplomati.
Le difficoltà di collocazione sembrano quindi più forti per
i lavoratori maggiormente qualificati.
Anche per quel che riguarda i Contratti di formazione
e lavoro, gli avviamenti nella provincia riguardano in maniera
prevalente lavoratori con basso livello di scolarizzazione
(2.375 dei 3.394 avviati con CFL hanno solo la scuola dell'obbligo
- dati al 31/12/'96).
3.
PROPOSTE PER L'OCCUPAZIONE
Alla luce di questo quadro l'Associazione Oltre l'Occidente,
il Circolo di Rifondazione Comunista e la Federazione Provinciale
dei Verdi ritengono urgente:
1.
La convocazione del Consiglio Comunale aperto alle forze
sociali, sindacali e imprenditoriali
e a tutti i sindaci della circoscizione UPLMO per concordare
impegni e iniziative comuni al fine di creare nuovi posti
di lavoro.
2.
La richiesta da
parte dell'Amministrazione provinciale, del Comune di Frosinone
e della Camera di Commercio, della
convocazione del Consiglio Regionale da tenersi a Frosinone
per definire le decisioni da assumere al fine di sbloccare
la drammatica situazione occupazionale.
3.
L'elaborazione di una proposta
di legge regionale speciale per lo sviluppo del basso
Lazio con particolare riferimento alla provincia di Frosinone
sulla base dei risultati conseguiti nella provincia di Latina
attraverso il ricorso alla legge N. 21 del 2/05/95.
4.
Che sia immediatamente istituito un efficiente servizio
di informazione, ricerca ed orientamento al lavoro (es.
Ufficio comunale Informagiovani).
5.
Che il Sindaco promuova insieme ai Sindaci del circondario
un incontro con
i titolari delle industrie esistenti nell'area ASI, nonchè
con quelli delle industrie in costruzione e in programmazione
allo scopo di conoscere lo stato di salute delle aziende,
di eliminare eventuali difficoltà per le aziende in costruzione
e di accelerare l'inizio dei lavori per quelle in programmazione
- tenendo in dovuto conto il rispetto e la salvaguardia dell'ambiente
e le compatibilità rispetto al tessuto comunitario in cui
le aziende si inseriscono.
6.
Che il Sindaco si incontri
con gli artigiani e i commercianti per mettere a punto
un piano che faciliti l'insorgere di attività economiche autonome,
nel quadro di un riassetto funzionale alle esigenze della
città e di un suo rilancio. In questo quadro bisogna prevedere
la riutilizzazione
di tutti gli edifici di proprietà demaniale nel centro storico
di Frosinone ed un programma di incentivazioni per favorire
l'insediamento di attività produttive e commerciali compatibili
con il tessuto sociale. Per questo andrebbero incoraggiate
quelle attività artigianali, di produzione familiare tradizionale
che vivono e si sviluppano nelle campagne, che nel centro
storico potrebbero trovare un mercato favorevole. Occorre
comunque anche un
rilancio culturale di questa zona, come delle aree periferiche,
che sfugga alle occasionalità estive, alla buona o cattiva
coscienza degli operatori culturali con entrature, alla buona
volontà di gruppi sparuti. Una delle proposte potrebbe essere
quella della istituzione di un' Università
delle arti e mestieri antichi, che porterebbe al recupero
culturale del patrimonio produttivo territoriale. In questo
quadro andrebbe esaminato un miglior ricorso alla Legge
Sabatini rifinanziata dalla Legge 488/92 per il sostegno
alle nuove iniziative imprenditoriali attraverso le facilitazioni
nell'acquisto delle macchine operatrici attingendo allo scopo
ai possibili finanziamenti del Fondo sociale europeo.
7.
Che sia chiesta la trasformazione del consorzio
ASI in Agenzia di formazione e sviluppo delle attività
economiche.
8.
Che sia elaborato un piano
per il recupero delle aree delle aziende chiuse ed una
legge affinché le aree necessarie per gli insediamenti siano
date in concessione e che in caso di fallimento o chiusura
ritornino alla proprietà pubblica, onde impedire qualsiasi
ulteriore forma di speculazione ai danni della collettività.
Le aree produttive dismesse devono essere prioritariamente
utilizzate a fini produttivi attraverso opportuni processi
di riconversione, interrompendo la strada senza futuro dell'insediamento
di centri commerciali nelle aree produttive. Sono diversi
i casi in cui purtroppo questa sostituzione si sta verificando:
si pensi alle aree della Klopman, della Cavinor, della Brunsig,
dell'ex Fornaci ecc. Qualora l'opera di riconversione sia
impraticabile tali aree debbono essere destinate a strutture
di utilità sociale (esempio: centri sociali, biblioteche,
strutture di day- hospital ecc.).
Si
propone inoltre l'emanazione di una legge
regionale per l'acquisizione e il recupero dei capannoni industriali
abbandonati da concedere in affitto a prezzi politici
alle imprenditorie locali con precedenza alle destinazioni
per attività e produzioni a fini sociali, culturali e ambientali
9.
Che sia prevista la
ristrutturazione e una destinazione d'uso conforme ai
bisogni della comunità cittadina riguardo alle aree e gli
edifici non piu' utilizzati o in via di dismissione quali
l'ospedale, il tribunale, lo stadio, il distretto militare,
le carceri, il dispensario, il mattatoio di Frosinone. Ogni
qualvolta si intenda trasferire in nuovi edifici le attività
pubbliche del tipo sopra elencato, deve essere chiaro il futuro
utilizzo delle vecchie strutture per disincentivare ulteriori
inutili cementificazioni del territorio. Si tratta prioritariamente
di ricostituire spazi
di socialità attraverso la riappropriazione di luoghi
pubblici, che favoriscano forme di aggregazione ed incentivino
la discussione, la crescita del senso civico, lo spirito comunitario.
Le attuali pratiche amministrative, in linea con un sistema
sostanzialmente tirannico e mediaticamente soffocante, negano
non solo gli spazi, ma anche i bisogni che con l'appropriazione
sociale di tali spazi risulterebbero soddisfatti.
10.
Che sia istituita una
Consulta dei Cittadini, con modalità da definire, al fine
del controllo democratico dell'erogazione dei servizi essenziali
di competenza comunale o già in concessione, per verificarne
l'efficienza, la qualità ed il rispetto dei diritti fondamentali
dei lavoratori in questo ambito impiegati.
11.
Si chiede inoltre la
costituzione di consulte
giovanili e degli anziani promosse anche dagli enti locali
con statuti e regolamenti che le rendano protagoniste dell'elaborazione
di programmi e iniziative autogestite nel campo del lavoro,
dell'assistenza, della cultura, dello sport, del turismo,
della ricreazione e di tutte quelle attività indirizzate ad
un miglioramento della qualità della vita.
12. Si
propone la costituzione
di un gruppo di lavoro tra Enti pubblici, organizzazioni
sindacali e imprenditoriali, organizzazioni del volontariato
e no profit in generale per l'elaborazione di progetti
negli ambiti del cosiddetto Terzo Settore, della tutela ambientale
e delle attività culturali che sappiano proporre un
lavoro socialmente utile in luogo dei cosiddetti lavori
socialmente utili e cioè dando
dignità e valore (anche retributivo) ad attività che costituiscono
gli strumenti aggreganti della società.
Occorre inoltre varare un progetto per il superamento
delle difficoltà che si frappongono al conseguimento dell'obbligo
scolastico, rimuovendo le cause degli abbandoni. In
questo contesto va attuato un piano per il recupero scolastico
nella fascia di età 15-42 anni individuando proposte concrete
e relative realizzazioni
13.
Riguardo alla formazione si segnala la possibilità di promuovere
la creazione di una Università per la formazione degli Operatori
Turistici in raccordo con esperienze e realtà già operanti
e con la collaborazione delle Università
di Roma e Cassino.
Un'altra potenzialità
è offerta dall'Istituto Professionale di Stato per
l'Agricoltura che potrebbe diventare una struttura a sostegno
dello sviluppo dell'agricoltura e di tutte le attività agrituristiche.
Inoltre le
amministrazioni del capoluogo e quelle provinciali dovrebbero
attivarsi per aprire sbocchi occupazionali ai disoccupati
e ai giovani nel medio e breve periodo impegnandosi a:
a)
definire il quadro
completo delle opere pubbliche iniziate e sospese, progettate
e finanziate, progettate e non finanziate, dando priorità
alle opere significative per il miglioramento della qualità
della vita quali: la salvaguardia dell'ambiente e del territorio,
la riqualificazione degli spazi urbani, il miglioramento dei
servizi sociali e di cura già esistenti e la creazione ed
attivazione di nuovi, il recupero della sicurezza sulle strade
ed il superamento dei punti critici del traffico;
b)
conoscere il fabbisogno
di manodopera e di apprendisti per gli insediamenti industriali
in funzione, per quelli in costruzione e per quelli in programmazione
nonché delle esigenze delle aziende artigiane, commerciali
ed agricole affinché si possa mettere a punto un pacchetto
di misure incentivanti a sostegno delle aziende che occupino
manodopera giovanile;
c)
Progetto per la formazione
professionale con sbocchi occupazionali certi anche per
esigenze di riconversione produttiva trasformando i centri
di formazione professionale in agenzie formative effettivamente
raccordate con il tessuto delle imprese locali.
La
formazione ai lavoratori in CIG, in mobilità
ed ai disoccupati,
va orientata anche verso nuove professionalità: operatori
della sicurezza, del risparmio energetico, dell'ambiente,
dell'informazione ecc.
L'associazione
Oltre l'Occidente, Il Circolo cittadino di Rifondazione
Comunista e La Federazione Provinciale dei
Verdi si augurano che questo contributo possa costituire
lo stimolo per una discussione la più ampia possibile che,
integrata con i contributi degli intervenuti al dibattito
o che altri soggetti ci vorranno inviare, si trasformi in
una azione politica decisa. Restando fermi i propositi e le
linee di fondo esposte nel presente documento, le proposte
qui contenute devono intendersi come bozza di lavoro per quanti
desiderino dare, in questo quadro, il loro fattivo contributo.
Riteniamo
importante, nonostante i limiti che la nostra elaborazione
sicuramente presenta, che alcuni movimenti associativi e forze
politiche abbiano deciso di dedicarsi
all'analisi, producendo un documento che può rappresentare
l'inizio di un ritorno alla elaborazione di forme
della politica che partano dal basso, che non si limitino
all'accettazione delle rappresentazioni che il
sistema fornisce di se stesso.
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