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Associazione politico culturale
Oltre l’Occidente
Per una alternativa allo sviluppo
P.zza A. Paleario 7
03100, Frosinone
ccp 10687036

     

Finisce il millennio e il lavoro?

Al tramonto del mito dello sviluppo tra tutela e flessibilità

Due giorni di incontro-dibattito sui temi del lavoro e dell'occupazione

 

Mercoledì 25 giugno  1997 Frosinone, piazza S.Ormisda ore 18.00

"La crisi occupazionale a Frosinone: quali soluzioni?"

Presiede: Bruno Ciccaglione,  associazione Oltre l'Occidente

Relaziona: Severo Lutrario del Dipartimento per il lavoro dei Verdi del Lazio

Conclude:  Oreste della Posta,  Assessore ai Problemi del Lavoro della Provincia di Frosinone

Venerdì 27 giugno 1997 Frosinone, piazza S.Ormisda  ore 18.00

"Nuove politiche per il lavoro e per il benessere"

Presiede: Elio Loffreda,  associazione Oltre l'Occidente

Relaziona: Benedetto Vecchi, giornalista de il manifesto

Intervengono: on. Gianni Mattioli, dei Verdi, sottosegretario ai Lavori Pubblici

Francesco Babusci, consigliere regionale di Rifondazione Comunista

 

 

Associazione  Oltre l'Occidente -Partito della Rifondazione Comunista -

Verdi Federazione provinciale

Contributo ad una piattaforma di discussione e azione per il diritto al lavoro (Giugno 1997)

 

 

1. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

            Crescita e occupazione sono, nella società post-fordista, due varianti ormai indipendenti: negli ultimi anni c'è stato un importante cambiamento nella relazione tra produzione di merci e lavoro vivo, in quanto se è vero che calando la produzione il lavoro cala, non è più vero che riprendendo la produzione riprenda anche l'occupazione. La questione della disoccupazione si delinea quindi come fenomeno strutturale della società contemporanea, non prodotto di una temporanea crisi dello sviluppo, ma al contrario forma dello sviluppo stesso. La crisi economica e produttiva è stata pagata con gravi costi relativi alla sicurezza e alla qualità del lavoro. Slogan come flessibilità, lavoro in affitto, salario d'ingresso, gabbie salariali, oppure pratiche quali il ricorso sistematico al lavoro straordinario (che spesso segue ai licenziamenti), ricette del "pensiero unico" per la "soluzione" del problema dell'occupazione, si dimostrano funzionali soltanto al processo di ristrutturazione del capitale e non intaccano minimamente i meccanismi strutturali che sono alla base del problema.

 

.           Occorre, di fronte ad un simile scenario, una mobilitazione che riaffermi la centralità della dimensione della socialità che trova nel lavoro - quale strumento di miglioramento della qualità della vita - il proprio perno, e che rischia di essere annullata da una sfera economica sempre più autonoma da ogni vincolo sociale. L'esclusione dal mondo del lavoro significa anche esclusione dal processo di vita democratica, con la riduzione nei fatti di diritti civili e politici. Si delinea in tal modo la cosiddetta società dei "due terzi" che discrimina tra garantiti e non, facendo coincidere la demarcazione con l'integrazione nel mondo del lavoro.

 

            Occorre contrastare i tentativi in atto di privatizzazione delle attività pubbliche di primario interesse sociale (sanità, scuola, comunicazione, energia ecc.), evitando in tal modo che questi servizi vadano incontro alle spietate leggi di mercato che ne condizionerebbero la qualità, creando tra l'altro nuovi spazi di deregolazione del lavoro.

 

            Bisogna opporsi fermamente ad ogni forma imposta di lavoro flessibile e alla moltiplicazione di quelle forme intermedie tra lavoro e assistenza che rischiano di trasformarsi in lavoro servile, frammentando le diverse componenti della popolazione e ampliandone le differenze. In tale ottica è doveroso interrogarsi circa la funzione del cosiddetto "Terzo settore": una visione acritica delle forme di lavoro che sotto questa sigla vengono riunite, rischierebbe di legittimare nuove forme di sfruttamento. E' infatti vero che si sta assistendo, all'interno della rete della cooperazione sociale, all'emergere di forme di precarizzazione istituzionalizzata del lavoro, a sfondamento dei minimi salariali e deregolazione degli orari di lavoro. Si delinea in tal modo un "secondo mercato del lavoro" in cui, sotto la copertura della solidarietà, si realizza una deregolamentazione del lavoro attraverso l'abbattimento del sistema di garanzie acquisite.

 

            Inoltre gli interventi a favore della cosiddetta "emersione del sommerso" che vengono sbandierati come incentivo all'occupazione, nei fatti rappresentano da un lato la proposizione di una legislazione premiale di comportamenti costituenti un forte sintomo di disgregazione sociale con l'esaltazione di modalità imprenditoriali individualistiche non soggette a valori sociali. L'ipotesi di emersione di lavoro nero in presenza di una legislazione che già consente facilitazioni eclatanti (Legge 407 che attribuisce l'esenzione di ogni forma di contenuto per chi assume disoccupati oltre 24 mesi, le normative sui contratti di formazione e apprendistato che riconducono praticamente a zero le contribuzioni dovute) lascia chiaramente intendere la volontà di vanificare lo stesso concetto del Contratto Nazionale di Lavoro, che fissando i minimi retributivi considerati dalla stessa Costituzione repubblicana come salario minimo per una vita dignitosa, detta una soglia minima di tutela retributiva e normativa per tutti i lavoratori. Dall'altro lato attraverso la cosiddetta flessibilità si vuole giungere ad una progressiva deregolamentazione del rapporto di lavoro ovvero di quel complesso di tutele che non sono insite nella natura del Contratto di Lavoro, ma discendono direttamente dalle conquiste che il movimento operaio ha ottenuto in oltre cento anni di lotte.

 

            Occorre quindi aprire un dibattito sulla necessità della formulazione di una "carta dei diritti dei lavoratori postfordisti" che si assuma il compito di definire una rete di garanzie per le nuove figure del lavoro. E' necessario prendere coscienza e quindi battersi contro il processo di precarizzazione e deregolazione del lavoro cercando di ricomporre un soggetto sociale ora frammentato, quello degli eslusi dal lavoro, che abbia capacità progettuali al fine della conservazione e dell'ampliamento della sfera dei propri diritti.

 

            E' necessario altresì premere affinché le parti sociali abbiano come fine, nella contrattazione, la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. L'obiettivo immediato delle trentacinque ore settimanali risulta essere ineludibile come richiesta e come contributo al rilancio dell'occupazione. Dalla partecipazione alla produzione scaturisce, con un'inversione di tendenza netta rispetto agli ultimi anni, il diritto per il lavoratore di appropriarsi della ricchezza prodotta socialmente.

 

            Il governo nazionale e le amministrazioni locali debbono attivarsi affinché l'obiettivo del lavoro sia primario nella loro azione politica all'interno di una logica non retta esclusivamente da una razionalità economica, ma da criteri di salvaguardia del tessuto comunitario e di compatibilità ambientale, senza trincerarsi dietro alibi pretestuosi. Grandi potenzialità occupazionali, in tal senso, si aprono proprio nell'ambito del recupero, controllo e tutela ambientale.

 

            Bisogna inoltre battersi per il rispetto e l'applicazione della legislazione volta a garantire la piena occupazione dei soggetti più disagiati, per favorire forme di occupazione stabili, combattendo in tal modo il processo di precarizzazione in atto in ambito lavorativo.

 

2. DATI OCCUPAZIONALI RELATIVI AL TERRITORIO DEL FRUSINATE

Fonte : Amministrazione Provinciale di Frosinone 

UPLMO di Frosinone, Cisl di Frosinone

            Il comune capoluogo è parte di una Circoscrizione per l'Impiego che comprende 22 comuni (tra gli altri Alatri, Ceccano, Ceprano, Veroli etc.) con una popolazione di circa 200.000 abitanti ed una disoccupazione ormai superiore al 20% (circa 37.000 unità lavorative)

 

            Dal 1990 ad oggi nella Provincia i "senza lavoro" sono quasi raddoppiati. A questi disoccupati devono aggiungersi coloro che sono in mobilità - circa 6.000 e in Cassa Integrazione Guadagni (nel 1996 sono stati 572 in CIG Ordinaria e 457 quelli in CIG Straordinaria). Le vicende del gruppo Annunziata evidenziano come il nostro apparato industriale sia fragile e vulnerabile, accompagnato spesso da un sistema creditizio che funziona palesemente su basi clientelari.

 

            Nell'agglomerato ASI di Frosinone al 31/12/'96 sono presenti 267 industrie in funzione con 13.058 addetti; 42 industrie in costruzione per 879 addetti e 414 miliardi di investimento; 94 industrie in programmazione per una previsione occupazionale di 3.375 unità e 365 miliardi di investimenti. Dal '91 al '96 solo nell'area frusinate hanno cessato l'attività una trentina di aziende industriali con circa 2.000 dipendenti  Nella Provincia di Frosinone tra il 1990 e il 1996 sono 9.890 le cessazioni di attività (dato aggiornato al 31/12/'96).

 

PANORAMICA ISCRITTI AL COLLOCAMENTO DAL 1990 A MAGGIO 1997

PROVINCIA DI FROSINONE

 

 

Per la prima volta dal 1990, nel 1996 i lavoratori licenziati hanno superato gli avviati al lavoro

 

Lavoratori in mobilità (Marzo '97)                                                   5.921

Totale ore Cassa Integrazione straordinaria 1996              2.722.797

Totale ore Cassa Integrazione ordinaria 1996                     2.890.228

 

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

Provincia di Frosinone

1990                       12,47 %

1991                      13,75 %

1992                       14,88 %

1993                       15,85 %

1994                       16,65 %

1995                       18,92 %

1996                       19,50 %

 

MAGGIO1997         21,42 %

 

 

 

            I dati evidenziano come il Comune capoluogo e la sua circoscrizione siano molto colpiti dalla disoccupazione: degli 82.000 iscritti al collocamento nella provincia al maggio 1997, circa 37.000 riguardano l'agglomerato di Frosinone (il 45,1% del totale).

           

            Sia in provincia che nella circoscrizione del capoluogo I DISOCCUPATI SUPERANO GLI ISCRITTI IN CERCA DI PRIMA OCCUPAZIONE (43.572 vs 38.463 nella provincia e 20.989 vs 16.056 nella circoscrizione di Frosinone) e lo scarto provinciale è in gran parte imputabile alla situazione della circoscrizione di Frosinone. Questo denuncia una situazione che riguarda in misura forte la PERDITA DEL LAVORO, frutto di un declino STRUTTURALE, oltre alle difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro.           

 

            Mentre fra i disoccupati prevalgono (sia in provincia che a Frosinone) gli operai qualificati su quelli non qualificati o sugli impiegati, fra gli iscritti in cerca di prima occupazione il dato si inverte: prevalgono cioè i lavoratori iscritti come impiegati - quindi diplomati. Le difficoltà di collocazione sembrano quindi più forti per i lavoratori maggiormente qualificati.

 

            Anche per quel che riguarda i Contratti di formazione e lavoro, gli avviamenti nella provincia riguardano in maniera prevalente lavoratori con basso livello di scolarizzazione (2.375 dei 3.394 avviati con CFL hanno solo la scuola dell'obbligo - dati al 31/12/'96).

 

3. PROPOSTE PER L'OCCUPAZIONE

            Alla luce di questo quadro l'Associazione Oltre l'Occidente, il Circolo di Rifondazione Comunista e la Federazione Provinciale dei Verdi ritengono urgente:

 

            1. La convocazione del Consiglio Comunale aperto alle forze sociali, sindacali e imprenditoriali  e a tutti i sindaci della circoscizione UPLMO per concordare impegni e iniziative comuni al fine di creare nuovi posti di lavoro.

 

            2. La richiesta da parte dell'Amministrazione provinciale, del Comune di Frosinone e della Camera di Commercio, della convocazione del Consiglio Regionale da tenersi a Frosinone per definire le decisioni da assumere al fine di sbloccare la drammatica situazione occupazionale.

 

            3. L'elaborazione di una proposta di legge regionale speciale per lo sviluppo del basso Lazio con particolare riferimento alla provincia di Frosinone sulla base dei risultati conseguiti nella provincia di Latina attraverso il ricorso alla legge N. 21 del 2/05/95.

           

            4. Che sia immediatamente istituito un efficiente servizio di informazione, ricerca ed orientamento al lavoro (es. Ufficio comunale Informagiovani).

 

            5. Che il Sindaco promuova insieme ai Sindaci del circondario un incontro con i titolari delle industrie esistenti nell'area ASI, nonchè con quelli delle industrie in costruzione e in programmazione allo scopo di conoscere lo stato di salute delle aziende, di eliminare eventuali difficoltà per le aziende in costruzione e di accelerare l'inizio dei lavori per quelle in programmazione - tenendo in dovuto conto il rispetto e la salvaguardia dell'ambiente e le compatibilità rispetto al tessuto comunitario in cui le aziende si inseriscono.

           

            6. Che il Sindaco si incontri con gli artigiani e i commercianti per mettere a punto un piano che faciliti l'insorgere di attività economiche autonome, nel quadro di un riassetto funzionale alle esigenze della città e di un suo rilancio. In questo quadro bisogna prevedere la riutilizzazione di tutti gli edifici di proprietà demaniale nel centro storico di Frosinone ed un programma di incentivazioni per favorire l'insediamento di attività produttive e commerciali compatibili con il tessuto sociale. Per questo andrebbero incoraggiate quelle attività artigianali, di produzione familiare tradizionale che vivono e si sviluppano nelle campagne, che nel centro storico potrebbero trovare un mercato favorevole. Occorre comunque anche un rilancio culturale di questa zona, come delle aree periferiche, che sfugga alle occasionalità estive, alla buona o cattiva coscienza degli operatori culturali con entrature, alla buona volontà di gruppi sparuti. Una delle proposte potrebbe essere quella della istituzione di un' Università delle arti e mestieri antichi, che porterebbe al recupero culturale del patrimonio produttivo territoriale. In questo quadro andrebbe esaminato un miglior ricorso alla Legge Sabatini rifinanziata dalla Legge 488/92 per il sostegno alle nuove iniziative imprenditoriali attraverso le facilitazioni nell'acquisto delle macchine operatrici attingendo allo scopo ai possibili finanziamenti del Fondo sociale europeo.

 

            7. Che sia chiesta la trasformazione del consorzio ASI in Agenzia di formazione e sviluppo delle attività economiche.

 

            8. Che sia elaborato un piano per il recupero delle aree delle aziende chiuse ed una legge affinché le aree necessarie per gli insediamenti siano date in concessione e che in caso di fallimento o chiusura ritornino alla proprietà pubblica, onde impedire qualsiasi ulteriore forma di speculazione ai danni della collettività. Le aree produttive dismesse devono essere prioritariamente utilizzate a fini produttivi attraverso opportuni processi di riconversione, interrompendo la strada senza futuro dell'insediamento di centri commerciali nelle aree produttive. Sono diversi i casi in cui purtroppo questa sostituzione si sta verificando: si pensi alle aree della Klopman, della Cavinor, della Brunsig, dell'ex Fornaci ecc. Qualora l'opera di riconversione sia impraticabile tali aree debbono essere destinate a strutture di utilità sociale (esempio: centri sociali, biblioteche, strutture di day- hospital ecc.).

            Si propone inoltre l'emanazione di una legge regionale per l'acquisizione e il recupero dei capannoni industriali abbandonati da concedere in affitto a prezzi politici alle imprenditorie locali con precedenza alle destinazioni per attività e produzioni a fini sociali, culturali e ambientali

 

            9. Che sia prevista la ristrutturazione e una destinazione d'uso conforme ai bisogni della comunità cittadina riguardo alle aree e gli edifici non piu' utilizzati o in via di dismissione quali l'ospedale, il tribunale, lo stadio, il distretto militare, le carceri, il dispensario, il mattatoio di Frosinone. Ogni qualvolta si intenda trasferire in nuovi edifici le attività pubbliche del tipo sopra elencato, deve essere chiaro il futuro utilizzo delle vecchie strutture per disincentivare ulteriori inutili cementificazioni del territorio. Si tratta prioritariamente di ricostituire spazi di socialità attraverso la riappropriazione di luoghi pubblici, che favoriscano forme di aggregazione ed incentivino la discussione, la crescita del senso civico, lo spirito comunitario. Le attuali pratiche amministrative, in linea con un sistema sostanzialmente tirannico e mediaticamente soffocante, negano non solo gli spazi, ma anche i bisogni che con l'appropriazione sociale di tali spazi risulterebbero soddisfatti.

 

            10. Che sia istituita una Consulta dei Cittadini, con modalità da definire, al fine del controllo democratico dell'erogazione dei servizi essenziali di competenza comunale o già in concessione, per verificarne l'efficienza, la qualità ed il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori in questo ambito impiegati.

 

            11. Si chiede inoltre  la costituzione di consulte giovanili e degli anziani promosse anche dagli enti locali con statuti e regolamenti che le rendano protagoniste dell'elaborazione di programmi e iniziative autogestite nel campo del lavoro, dell'assistenza, della cultura, dello sport, del turismo, della ricreazione e di tutte quelle attività indirizzate ad un miglioramento della qualità della vita.

 

            12. Si propone la costituzione di un gruppo di lavoro tra Enti pubblici, organizzazioni sindacali e imprenditoriali, organizzazioni del volontariato e no profit in generale per l'elaborazione di progetti negli ambiti del cosiddetto Terzo Settore, della tutela ambientale e delle attività culturali che sappiano proporre un lavoro socialmente utile in luogo dei cosiddetti lavori socialmente utili e cioè dando dignità e valore (anche retributivo) ad attività che costituiscono gli strumenti aggreganti della società.

            Occorre inoltre varare un progetto per il superamento delle difficoltà che si frappongono al conseguimento dell'obbligo scolastico, rimuovendo le cause degli abbandoni.  In questo contesto va attuato un piano per il recupero scolastico nella fascia di età 15-42 anni individuando proposte concrete e relative realizzazioni

           

            13. Riguardo alla formazione si segnala la possibilità di promuovere la creazione di una Università per la formazione degli Operatori Turistici in raccordo con esperienze e realtà già operanti e con la collaborazione delle Università  di Roma e Cassino. 

            Un'altra potenzialità  è offerta dall'Istituto Professionale di Stato per l'Agricoltura che potrebbe diventare una struttura a sostegno dello sviluppo dell'agricoltura e di tutte le attività agrituristiche.

 

            Inoltre le amministrazioni del capoluogo e quelle provinciali dovrebbero attivarsi per aprire sbocchi occupazionali ai disoccupati e ai giovani nel medio e breve periodo impegnandosi a:

            a) definire il quadro completo delle opere pubbliche iniziate e sospese, progettate e finanziate, progettate e non finanziate, dando priorità alle opere significative per il miglioramento della qualità della vita quali: la salvaguardia dell'ambiente e del territorio, la riqualificazione degli spazi urbani, il miglioramento dei servizi sociali e di cura già esistenti e la creazione ed attivazione di nuovi, il recupero della sicurezza sulle strade ed il superamento dei punti critici del traffico;

            b) conoscere il fabbisogno di manodopera e di apprendisti per gli insediamenti industriali in funzione, per quelli in costruzione e per quelli in programmazione nonché delle esigenze delle aziende artigiane, commerciali ed agricole affinché si possa mettere a punto un pacchetto di misure incentivanti a sostegno delle aziende che occupino manodopera giovanile;

            c) Progetto per la formazione professionale con sbocchi occupazionali certi anche per esigenze di riconversione produttiva trasformando i centri di formazione professionale in agenzie formative effettivamente raccordate con il tessuto delle imprese locali.

 

La formazione ai lavoratori in CIG, in mobilità ed ai disoccupati, va orientata anche verso nuove professionalità: operatori della sicurezza, del risparmio energetico, dell'ambiente, dell'informazione ecc.

 

            L'associazione Oltre l'Occidente, Il Circolo cittadino di Rifondazione Comunista e La Federazione Provinciale dei Verdi si augurano che questo contributo possa costituire lo stimolo per una discussione la più ampia possibile che, integrata con i contributi degli intervenuti al dibattito o che altri soggetti ci vorranno inviare, si trasformi in una azione politica decisa. Restando fermi i propositi e le linee di fondo esposte nel presente documento, le proposte qui contenute devono intendersi come bozza di lavoro per quanti desiderino dare, in questo quadro, il loro fattivo contributo.

             Riteniamo importante, nonostante i limiti che la nostra elaborazione sicuramente presenta, che alcuni movimenti associativi e forze politiche abbiano deciso di dedicarsi all'analisi, producendo un documento che può rappresentare l'inizio di un ritorno alla elaborazione di forme della politica che partano dal basso, che non si limitino all'accettazione delle rappresentazioni che il sistema fornisce di se stesso.