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LETTERA APERTA AI MORETTIANI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA La risposta di
Bertinotti a Moretti sulle presunte responsabilità del PRC rispetto
alla sconfitta del centrosinistra, per la sua stessa presenza sulla
prima pagina di Liberazione, dovrebbe indurci ad approfondire
i significati culturali e politici che questa polemica evidenzia. Appare in qualche
modo sorpreso, Bertinotti, di questo colpo basso. Ed anche
una parte della sinistra, in questa sorta di mancanza di riconoscenza,
scopre si spera - una contraddizione. Ciò che di interessante
emerge, infatti, è che Moretti sia da molti, a sinistra, considerato
come un punto di riferimento culturale. Liberazione ha spesso
concorso al consolidarsi di questo sentimento, fino a dedicare allultimo
film di Moretti una intera pagina, laddove sembra difficile entusiasmarsi
tanto per dei comunisti di un film che, senza volerlo,
non fa che celebrare lincertezza e lo smarrimento di riferimenti
forti che pervade larea sociale che esso rappresenta. Una volta gli
intellettuali erano tali soprattutto in quanto capaci di proporre punti
di vista in grado di superare la pretestuosa separazione tra diversi
ambiti culturali, e cioè di proporre una visione dei fenomeni
e della realtà. Agli artisti ed agli intellettuali la sinistra
di oggi non chiede nulla da anni (se non di farle da testimonial elettorali),
assecondando spesso preoccupazioni ed interessi, da parte loro, tutti
interni al loro mondo, come se questo non costituisse di
per sé un preciso approccio culturale, che un po pomposamente
potremmo definire resa alla malattia borghese. La presa di posizione
di Nanni Moretti, in effetti, sorprende solo i più distratti. Moretti
esprime infatti, da sempre, benché più marcatamente negli ultimi anni,
una precisa idea della sinistra e della società. Il cinema di Moretti
è, innanzitutto, una continua affermazione della propria appartenenza
di classe da parte di quella borghesia che vede se stessa come illuminata
e progressista, capace della onestà di mostrare le proprie contraddizioni,
ma tanto incapace di superarle da compiacersi e trovare legittimazione
da quella onestà. Si pensi al Mostro del film Sogni doro
che è tale proprio in quanto aspira ad un modello di vita
borghese - , o al Moretti giovane sessantottino di Palombella Rossa
che, lucidamente, ammette: Siamo seri, che ci frega a noi dei
bisogni delle masse?. Tutta lopera di Moretti porta, infine
ad Aprile, che i più ricordano colpevolmente
per la frase DAlema dì qualcosa di sinistra!, e che
invece racconta proprio come sia impossibile a Moretti (ed a DAlema)
essere di sinistra. Nel film, lo ricordiamo, Moretti lotta contro se
stesso: comprende come sia necessario raccontare ciò che avviene in
Italia (lavvento della destra, del razzismo, della violenza di
stato contro i migranti ecc.), tenta di imporre a se stesso di affrontare
temi forti, di cogliere nel profondo le trasformazioni e le dinamiche
sociali. Eppure si accorge di
non avere alcuna voglia di farlo. Non è capace di dialogare con i migranti
né di raccontarli. Gli interessa molto di più, ed è in questo che ritrova
entusiasmo, compiacersi del proprio maniacale ruolo paterno, attaccarsi
ad un modello di vita normale, unica ancora di salvezza
dal suo punto di vista non spazzata via dalla caduta del
muro di Berlino. Il modello di sinistra che più gli si addice, infatti
è esplicitamente quello dellEmilia Romagna, che
Pasolini già descriveva consumista e comunista e che oggi,
coerentemente, è quello della precarietà del lavoro (vedi Lega Coop,
CGIL ecc.), della sanità privata, del mercato che funziona.
Una impalcatura culturale che a Bologna, come oggi a livello nazionale,
ha infine portato al potere i macellai. Sarebbe dunque
utile che dal punto di vista culturale le riflessioni fossero più serie.
Ad un giornale come Liberazione sarebbe utile che le pagine delle
diverse aree tematiche fossero legate anche culturalmente, oltre che
tipograficamente (per evitare che al lettore sfuggano di mano una serie
di fogli anche fisicamente separati). Ad un partito come Rifondazione
Comunista sarebbe utile una riflessione più profonda, magari anche sul
modello emiliano e sulla sua compartecipazione e responsabilità allinterno
di quel modello, al di là dellesigenza mass-mediatica, pur dovuta,
di rispondere ad un attacco.
Bruno
Ciccaglione Associazione Oltre lOccidente
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