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Associazione politico culturale
Oltre l’Occidente
Per una alternativa allo sviluppo
P.zza A. Paleario 7
03100, Frosinone
ccp 10687036

 

 

LETTERA APERTA AI “MORETTIANI” DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

La risposta di Bertinotti a Moretti sulle presunte responsabilità del PRC rispetto alla sconfitta del centrosinistra, per la sua stessa presenza sulla prima pagina di Liberazione, dovrebbe indurci ad approfondire i significati culturali e politici che questa polemica evidenzia.

Appare in qualche modo sorpreso, Bertinotti, di questo “colpo basso”. Ed anche una parte della sinistra, in questa sorta di “mancanza di riconoscenza”, scopre – si spera - una contraddizione. Ciò che di interessante emerge, infatti, è che Moretti sia da molti, a sinistra, considerato come un punto di riferimento culturale. Liberazione ha spesso concorso al consolidarsi di questo sentimento, fino a dedicare all’ultimo film di Moretti una intera pagina, laddove sembra difficile entusiasmarsi tanto – per dei comunisti – di un film che, senza volerlo, non fa che celebrare l’incertezza e lo smarrimento di riferimenti forti che pervade l’area sociale che esso rappresenta.

Una volta gli intellettuali erano tali soprattutto in quanto capaci di proporre punti di vista in grado di superare la pretestuosa separazione tra diversi ambiti culturali, e cioè di proporre “una visione” dei fenomeni e della realtà. Agli “artisti” ed agli intellettuali la sinistra di oggi non chiede nulla da anni (se non di farle da testimonial elettorali), assecondando spesso preoccupazioni ed interessi, da parte loro, tutti interni al “loro” mondo, come se questo non costituisse di per sé un preciso approccio culturale, che un po’ pomposamente potremmo definire “resa alla malattia borghese”.

La presa di posizione di Nanni Moretti, in effetti, sorprende solo i più distratti. Moretti esprime infatti, da sempre, benché più marcatamente negli ultimi anni, una precisa idea della sinistra e della società. Il cinema di Moretti è, innanzitutto, una continua affermazione della propria appartenenza di classe da parte di quella borghesia che vede se stessa come illuminata e progressista, capace della onestà di mostrare le proprie contraddizioni, ma tanto incapace di superarle da compiacersi e trovare legittimazione da quella onestà. Si pensi al “Mostro” del film Sogni d’oro – che è tale proprio in quanto aspira ad un modello di vita borghese - , o al Moretti giovane sessantottino di Palombella Rossa che, lucidamente, ammette: “Siamo seri, che ci frega a noi dei bisogni delle masse?”. Tutta l’opera di Moretti porta, infine ad Aprile,  che i più ricordano – colpevolmente – per la frase “D’Alema dì qualcosa di sinistra!”, e che invece racconta proprio come sia impossibile a Moretti (ed a D’Alema) essere di sinistra. Nel film, lo ricordiamo, Moretti lotta contro se stesso: comprende come sia necessario raccontare ciò che avviene in Italia (l’avvento della destra, del razzismo, della violenza di stato contro i migranti ecc.), tenta di imporre a se stesso di affrontare temi forti, di cogliere nel profondo le trasformazioni e le dinamiche sociali. Eppure si  accorge di non avere alcuna voglia di farlo. Non è capace di dialogare con i migranti né di raccontarli. Gli interessa molto di più, ed è in questo che ritrova entusiasmo, compiacersi del proprio maniacale ruolo paterno, attaccarsi ad un modello di vita “normale”, unica ancora di salvezza – dal suo punto di vista – non spazzata via dalla caduta del muro di Berlino. Il modello di sinistra che più gli si addice, infatti è – esplicitamente – quello dell’Emilia Romagna, che Pasolini già descriveva “consumista e comunista” e che oggi, coerentemente, è quello della precarietà del lavoro (vedi Lega Coop, CGIL ecc.), della sanità privata, del mercato “che funziona”. Una impalcatura culturale che a Bologna, come oggi a livello nazionale, ha infine portato al potere i macellai.

Sarebbe dunque utile che dal punto di vista culturale le riflessioni fossero più serie. Ad un giornale come Liberazione sarebbe utile che le pagine delle diverse aree tematiche fossero legate anche culturalmente, oltre che tipograficamente (per evitare che al lettore sfuggano di mano una serie di fogli anche fisicamente separati). Ad un partito come Rifondazione Comunista sarebbe utile una riflessione più profonda, magari anche sul modello emiliano e sulla sua compartecipazione e responsabilità all’interno di quel modello, al di là dell’esigenza mass-mediatica, pur dovuta, di rispondere ad un attacco.

 

Bruno Ciccaglione

Associazione Oltre l’Occidente