AGENZIA
1999
AGENZIA
N.°1 -IV del 3-1-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
COngresso
provinciale del SIn COBAS
per
un sindacato di classe e di massa, in Italia e in Europa
Frosinone,
10 gennaio 199, ore 9,30, sala congressi hotel Memmina,
via Maria 172
Il
processo di unione economica e monetaria ha fatto un nuovo passo
avanti con il varo dell'Euro e della Banca Centrale Europea. Resteranno
forti contraddizioni tra i vari paesi e vari gruppi economici
e finanziari, all'interno di un quadro di accentuate misure neoliberiste
e antisociali definite nel trattato di Maastricht e nel patto
di stabilità.
Pur
con l'entrata in crisi delle politiche neoliberiste, non si apre
automaticamente una fase di riscossa del movimento operaio, le
cui organizzazioni sono prigioniere di quelle politiche distruttive
e hanno abbandonato qualsiasi progetto alternativo al modello
sociale esistente. I rischi sono quelli che - se non si riorganizzano
le forze del lavoro dipendente - la rottura degli equilibri politici
e sociali avvenga sulla base di spinte disgregatricùi e autoritarie,
opposte all'idea di Europa sociale che auspichiamo. Tutte le principali
decisioni dell'UE sono per definizione sottratte al controllo
democratico, mentre le multinazionali rivendicano persino la cancellazione
della sovranità nazionale in materia di legislazione del lavoro,
dell'ambiente e dei diritti sociali.
Si
rischia l'apertura di un'epoca di competitività selvaggia che
punta al più basso costo del lavoro, non solo a livello globale
ma anche tra aree specifiche dello stesso continente. I poli di
supersfruttamento, come grimaldello per smantellare regole, diritti
e livelli di civiltà ovunque.
L'esplosioni
di malcontento sociale sono all'ordine del giorno. Coordinarle
e indirizzarle verso un progetto di alternative all'Europa dei
banchieri, evitando lo scontro tra i settori deboli della società,
è un compito fondamentale.
L"'Europa
Sociale", indipendentemente dal ritmo e dalle contraddizioni
dell'unificazione europea, è questo terreno di costruzione dell'alternativa
all'altezza della sfida imposta da questa fase di sviluppo del
capitalismo.
Dagli
appelli di forze sindacali e sociali antagoniste alla Rete e Marce
Europee contro la disoccupazione, dagli eurosciperi della Renault
al coordinamento delle lotte a livello sovranazionale in alcuni
settori, il movimento operaio e sindacale è chiamato ad adeguare
ora le sue strutture e il suo programma se vuole preparare la
controffensiva.
Agli
imperativi neoliberisti della "competitività" e della
"flessibilità", noi contrapponiamo la "solidarietà",
e nuove "rigidità sociali" da ottenere attraverso leggi
e contratti anche sul piano europeo.
AGENZIA
N.°2 -IV del 10-1-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
MERCOLEDì
13 GENNAIO ORE 9.00 SCIOPERO MANIFESTAZIONE PROVINCIALE LSU concentramento
piazzale De Matthaies
GLI
LSU/LPU, I PRECARI, I DISOCCUPATI DARANNO VITA A UNA GIORNATA
DI MOBILITAZIONE TERRITORIALE COORDINATA A LIVELLO NAZIONALE,
con lo scopo di sollecitare il Governo al rispetto degli impegni
presi in occasione dellincontro del 3 dicembre u.s. e fissare
una data di incontro tra i rappresentanti del movimento e il ministro
Antonio Bassolino;
«I
LSU/LPU sono stati e sono impiegati in gran parte a copertura
delle effettive carenze dorganico delle amministrazioni,
hanno coperto e coprono posti di lavoro veri e necessari, non
aggiuntivi e sussidiari. Sono stati impiegati in nero,
sottopagati, per svolgere quei servizi che ogni amministrazione
deve assicurare e che oggi, col perdurare del blocco delle assunzioni
nel pubblico impiego, con laffermarsi sempre più acritico
della logica sciagurata che subordina tutto al mercato, non sono
più in grado di fornire se non ricorrendo ad una pratica generalizzata
dellappalto che, ben lungi dal garantire la qualità del
servizio reso, subordina la qualità della vita dei cittadini alla
convenienza economica dellimpresa.
I
Piani dimpresa allegati ai progetti presentati, peraltro
in ossequio alla legge, fanno i conti con le disponibilità economiche
dei singoli enti e sono inficiati da quella logica tutta subordinata
al mercato che confonde la necessaria oculatezza nella gestione
della cosa pubblica con la competitività sul mercato (come se
il fornire un servizio sociale fosse comparabile con il vendere
zucchine del fruttivendolo!). In base a ciò mentre i progetti
prevedono la trasformazione di tutti gli L.S.U. in L.P.U., i piani
di impresa allegati agli stessi progetti riguardano un numero
ben inferiore di lavoratori (secondo Lucisano il 30% ma la previsione
e del tutto ottimistica) e di questi, per legge, limpresa
nascente avrà lobbligo di prelevarne dagli L.P.U. solo il
40%. Nella sostanza dei 4.800 L.S.U. della provincia di Frosinone
avranno una ragionevole possibilità di occupazione stabile (sempre
secondo le ottimistiche stime di Lucisano, assessore al lavoro
della Regione Lazio) solo 576 e molti di costoro, scelti peraltro
nominativamente dallimpresa, lasciati in balia di più o
meno improvvisate cooperative cui sarà scaricato per intero lonere
di far quadrare i conti.
La
rivendicazione di un piano organico per il lavoro da parte delle
regioni che coordini e integri mediante il Comitato di Crisi regionale
e provinciale i piani presentanti dai singoli enti, la rivendicazione
di una proroga dei vecchi progetti a tutto il 1999, la richiesta
al governo di sblocco delle assunzione nel pubblico impiego e
la riserva delle scoperture in organico, non sono solo sacrosanti
obiettivi da perseguire ma anche e purtroppo lunico strumento
per garantire a tutti gli LSU/LPU reali prospettive di unoccupazione
stabile.
I
Comitati di Lotta LSU/LPU della Provincia invitano fervidamente
a partecipare alla manifestazione altri lavoratori precari, disoccupati,
dipendenti pubblici e privati, insomma tutti coloro che hanno
interesse affinché questa continua esclusione dal diritto di essere
cittadini si arresti e si avvii un nuovo percorso».
AGENZIA
N.°3 -IV del 17-1-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
LA
VIA CRUCIS DEGLI LSU/LPU
Venerdì
13 gennaio tantissimi precari e precarie LSU/LPU (in alcuni momenti
circa 1.000 persone) del Comitato di Lotta e del Sin Cobas della
provincia di Frosinone, nonostante la pioggia, hanno sfilato per
le strade del Capoluogo per ribadire le posizioni di ·
GARANZIA DEL RINNOVO DI TUTTI I PROGETTI LOCALI E INTERREGIONALI;
del RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI NORMATIVI, PREVIDENZIALI, SINDACALI;
del RITIRO
DEL DEC.TO LEG.VO 468/97 E DELLA MAGGIORAZIONE DELLORARIO
DI LAVORO CON DIMINUZIONE DEGLI INTEGRATIVI; del
VARO DI UN PIANO ORGANICO PER IL LAVORO DA PARTE DELLE
REGIONI E LA RICHIESTA AL GOVERNO DI SBLOCCO DELLE ASSUNZIONE
NEL PUBBLICO IMPIEGO E LA RISERVA DELLE SCOPERTURE IN ORGANICO;
del DIRITTO
ALLA RAPPRESENTANZA SINDACALE PER GLI LSU/LPU.
Queste
richieste, avanzate al Governo il 3 dicembre, avranno in parte
risposta il 21 gennaio, data nella quale si è stabilito lincontro
tra il Movimento e Bassolino.
Al
Comune di Frosinone i manifestanti hanno ribadito che la soluzione
da adottare, considerato anche che tutti i LSU/LPU stanno coprendo
carenze di organico, è solo quella del riconoscimento del lavoro
svolto finora, quindi ASSUNZIONE. Il vice-sindaco Marini ha risposto
alle sollecitazioni accettando di fissare un incontro entro la
fine di gennaio con i LSU/LPU, tenendo presente che il 20 p.v.
la Provincia e il Comune si incontreranno per stabilire il futuro
delle società multiservizi!
Alla
Provincia il neo assessore Ferazzoli ha incontrato una delegazione
LSU/LPU e, riconoscendo le attività che questi lavoratori stanno
effettuando, si è dimostrato più disponibile a soluzioni reali.
Limpressione
che si è avuta dalle dichiarazioni dellAssessore è quella
che il Governo stia ricattando gli enti locali affinché
questi ultimi, anche contro la loro volontà e quella dei lavoratori,
avviino comunque le famose multiservizi o cooperative,
altrimenti la proroga dei progetti non sarà data.
I
lavoratori LSU/LPU invece sono contrari a tali soluzioni per tre
ordini di motivi:
1)
la privatizzazione dei servizi pubblici, come dimostrato dai fatti,
sotituisce la logica del servizio alla città a quello di qualche
privato che ne trae un profitto;
2)
le società private precarizzano ulteriormente il mondo del lavoro,
senza nessuna garanzia per il futuro;
3)
Le società comunque nascenti sono, per la maggior parte dei casi,
funzionali al disegno del Governo (che vuole mandare a casa i
lavoratori) e non alla esistenza stessa della Società
Infine
i LSU/LPU sono stati ricevuti dal vice-direttore dellINPS
che, nonstante alcune voci, ha ribadito che entro il 25 p.v. saranno
pagati i sussidi di dicembre.
Ora
i prossimi appuntamenti del Movimento sono:
*
a livello locale il 20 gennaio quando si incontreranno Provincia
e Comune per la multiservizi;
*
a livello nazionale il 21 gennaio quando il Governo riceverà una
delegazione dei LSU/LPU dei sindacati di base e del Coordinamento
Nazionale LSU/LPU.
AGENZIA
N.°4 -IV del 24-1-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
cOngresso
NAZIONALE del SIn COBAS
per
un sindacato di classe e di massa, in Italia e in Europa
Mondragone,
29,30,31 gennaio 1999,
Il
processo di unione economica e monetaria ha fatto un nuovo passo
avanti con il varo dell'Euro e della Banca Centrale Europea. Resteranno
forti contraddizioni tra i vari paesi e vari gruppi economici
e finanziari, all'interno di un quadro di accentuate misure neoliberiste
e antisociali definite nel trattato di Maastricht e nel patto
di stabilità.
Pur
con l'entrata in crisi delle politiche neoliberiste, non si apre
automaticamente una fase di riscossa del movimento operaio, le
cui organizzazioni sono prigioniere di quelle politiche distruttive
e hanno abbandonato qualsiasi progetto alternativo al modello
sociale esistente. I rischi sono quelli che - se non si riorganizzano
le forze del lavoro dipendente - la rottura degli equilibri politici
e sociali avvenga sulla base di spinte disgregatricùi e autoritarie,
opposte all'idea di Europa sociale che auspichiamo. Tutte le principali
decisioni dell'UE sono per definizione sottratte al controllo
democratico, mentre le multinazionali rivendicano persino la cancellazione
della sovranità nazionale in materia di legislazione del lavoro,
dell'ambiente e dei diritti sociali.
Si
rischia l'apertura di un'epoca di competitività selvaggia che
punta al più basso costo del lavoro, non solo a livello globale
ma anche tra aree specifiche dello stesso continente. I poli di
supersfruttamento, come grimaldello per smantellare regole, diritti
e livelli di civiltà ovunque.
L'esplosioni
di malcontento sociale sono all'ordine del giorno. Coordinarle
e indirizzarle verso un progetto di alternative all'Europa dei
banchieri, evitando lo scontro tra i settori deboli della società,
è un compito fondamentale.
L"'Europa
Sociale", indipendentemente dal ritmo e dalle contraddizioni
dell'unificazione europea, è questo terreno di costruzione dell'alternativa
all'altezza della sfida imposta da questa fase di sviluppo del
capitalismo.
Dagli
appelli di forze sindacali e sociali antagoniste alla Rete e Marce
Europee contro la disoccupazione, dagli eurosciperi della Renault
al coordinamento delle lotte a livello sovranazionale in alcuni
settori, il movimento operaio e sindacale è chiamato ad adeguare
ora le sue strutture e il suo programma se vuole preparare la
controffensiva.
Agli
imperativi neoliberisti della "competitività" e della
"flessibilità", noi contrapponiamo la "solidarietà",
e nuove "rigidità sociali" da ottenere attraverso leggi
e contratti anche sul piano europeo.
AGENZIA
N.°5 -IV del 30-1-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
RIPARTIAMO
DAL BASSO
Incontro
nazionale di tutti gli immigrati, comunità di immigrati, associazioni
e centri sociali.
CASERTA,
domenica 7 febbraio ore 10.00,
c/o il "Centro Sociale" vicino alla stazione FF.SS.
Il
Governo italiano, in piena linea con l'accordo di Schengen e il
trattato di Maastricht, continua a considerare il fenomenro immigrazione
come un problema di ordine pubblico. Gli effetti nefasti della
nuova legge 40/98 sono ormai sotto gli occhi di tutti: espulsioni
più facili, profughi albanesi, kossovari e curdi gettati a mare,
aumento vertiginoso dei controlli di polizia nei confronti di
tutti gli immigrati con tanto di irruzioni notturne nelle abitazioni,
istituzione dei campi lager e sopra- ttutto, elemento per certi
versi più grave degli stessi campi lager, l' introduzione delle
quote d'ingresso con tutto ciò che ne deriva. In questo senso
la nuova legge è senz'altro peg- giorativa rispetto alla precedenti,
perché rende evidente l'aspetto razzista-discriminatroiro del
Governo e le profonde ragioni economiche che determinano tali
atteggiamenti. Le quote d'ingresso tentano di rendere legale ciò
che attraverso altre forme avviene già: forza lavoro immigrata
acquistata da padroni e padroncini i- taliani a salari bassissimi
sotto il ricatto dell'espulsione per clandestin ità!
E' questa la vera logica che origina tutto quello che poi
viene chiamato "pro- blema immigrazione". L'acquisto
di forza lavoro da sfruttare fino all'osso è in perfetta linea
con le esigenze del mercato e del profitto in armonia con la cosiddetta
epoca della globalizzazione.
Ecco
che allora il "Governo amico di centro-sinistra (!?)"
introduce il prin- cipio delle quote di ingresso per chiudere
le frontiere in maniera appa- rentemente poiù democratica. Consideriamo
poi gli effetti deleteri che questa legge ingenera nel vivere
quotidiano degli immigrati: discri- minazione tra chi avrà diritto
al per- messo di soggiorno con la nuova regolarizzazione truffa
e chi non l'avrà, tra chi otterrà la carta di soggiorno e chi
no; insomma questa nuova legge ha anche avuto la capacità di dividere
tra loro gli immigrati in oprivilegiati e non! è una vergogna,
come è una vergogna che non ci sia ad oggi un grande movimento
di massa capace di fermare ralmente quetse intensioni razziste
del Governo D'Alema. E già... oggi i paladini del movimento anti-
razzista di una volta (CGIL - CISL-UIL, PDS, Nero e Non Solo,
ARCI ecc.) non possono protestare contro un Governo che, evidentemente,
è loro amico! Per fortuna ci sono ancora immigrati, as- sociazioni,
centri sociali che non hanno abbassato la testa e continuano ad
opporsi! Manon basta, siamo poche talvota male organizzati se
non divisi!
Bene,
noi pensiamo che sia il caso di ripartire dal basso,
direttamente con l'autorganizzazione degli immigrtati, per ricostruire
un fronte antirazzista capace realmente di creare opposizione
a qualsiasi forma di razzismo che esista oggi, in primo luogo
quella delle leggi dello Stato.
Ripartire
dal basso per costruire un coordinamento nazionale che veda in
primo piano gli immigrati di tutte le nazionalità costituiti in
comunità e non; ed al fianco tutte quelle associazioni, centri
sociali ed organizzazioni che siano realmente disponibili a definire
un percorso unitario su alcuni punti in comune:
1)
no alle leggi razziste di stati e governi!
2)
chiusura totale dei campi lager!
3)
sanatoria generalizzata per tutti gli immigrati senza alcuna condizione,
verso il pieno diritto di cittadinanza e la libera circolazione
di ognuno, in totale abolizione del principio delle quote d'ingresso!
AGENZIA
N.°6 -IV del 7-2-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
ASSOCIAZIONE
PER LA TASSAZIONE DELLE TRANSAZIONI FINANZIARIE PER L'AIUTO AI
CITTADINI (ATTAC)
(Sintesi
del seminario internazionale che propone la tassazione delle transazioni
finanziarie)
Il
sistema di finanza globalizzata, nato dalla liberalizzazione e
dalla dere- gulation dei flussi di capitali, ha una schiacciante
responsabilità nei crolli delle economie di diversi paesi (Thailandia,
Indonesia, Messico, Brasile) e minaccia le altre.
L'applicazione
dei una tassa sulle ope- razioni di cambio (Tobin
tax) costi- tuirebbe una prima misura di emer- genza per impedira
la propagazione di questo disastro sociale.Sarebbe un avvertimento
nei confronti degli opera- tori, preliminare per una riforma com-
plessiva della finanza internazionale.
Prima
forma di tassazione sulle transa- zioni finanziarie internazionali,
la Tobin tax sulle
operazioni di cambio ha come principale obiettivo quello di contribuire
alla stabilizzazione dei movimenti di capitale, preludio a riforme
molto più ampie.
La
Tobin tax ridurrebbe la dimensione di mercati di cambio, senza
però para- lizzarli. Agirebbe a titolo preventivo rendendo non
più profittevoli alcune operazioni speculative, ed eviterebbe
in questo modo gli attacchi distruttivi contro le monete.
L'adozione
della Tobin tax tassa
af- fermerebbe la necessità di mettere in opera una regolamentazione
pubblica internazionale di fronte all'instabilità dei mercati
di capitali. Affermerebbe la vo- lontà dei governi di controllare
i mer- cati finanziari, invertendo la tendenza attuale.
La
Tobin tax ha una vocazione
univer- sale: integrare, attraverso il negoziato, l'insieme dei
governi del mondo in un progetto coordinato di ricostruzione di
un sistema finanziario e monetario stabile, voltando le spalle
alle petizioni di principio annunciate nel quadro ristretto e
non democratico dei vertici del G10. Tassare le operazioni di
cambio, sarebbe un avvertimento poli- tico senza ambiguità ai
principali ope- ratori economici e significherebbe af- fermare
che l'interesse generale deve avere la meglio sugli interessi
privati, i bisogni di sviluppo sulla speculazione mondiale.
L'adozione
della Tobin tax comporta
necessariamente una messa in causa dei paradisi fiscali. Quest'azione
di alute pubblica può, tra altre alternative, realizzarsi attraverso
una tassa puniti- va, sia all'entrata che all'uscita dei ca- pitali
da questi rifugi per la frode fiscale e il riciclaggio del denaro
sporco.
La
Tobin tax non è per nulla una pana- cea. Il suo campo di azione
sarà limita- to alle operazioni sui mercati dei cambi e intralcerà
soltanto i movimenti specu- lativi a breve, addirittura a brevissimo
tempo. Non si sostituisce alla tassa- zione dell'insieme dei redditi
generati da azioni,
obbligazioni o altri attivi fi- nanziari, che dipende dalle finanze
pubbliche nazionali e che, dappertutto, è molto favorevole alla
rendita finan- ziaria.
Il
suo interesse principale risiede nel carattere internazionale
nella logica di cooperazione e non di competizione tra stati che
la sua adozione comporta. Costituisce un embrione di controllo
della speculazione, anche se riguarda soltanto il mercato dei
cambi, poiché questo è al crocevia di tutte le opera- zioni finanziarie
internazionali, riguarda tutti i tipi di investimenti, anche quelli
a luno termine.
AGENZIA
N.°7 -IV del 21-2-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
Mercoledì
24 febbraio h.10.00
A
ROMA CON I KURDI
L'ass.
Oltre l'Occidente, i COmitati di Lotta, il Sin Cobas della provincia
di Frosinone aderiscono alla manifestazione nazionale del 24/2
(giorno di pronunciamento sulla richiesta di asilo politico di
Ocalan) che partirà da piazza Vittorio per dirigersi a piazza
Celimontana (piazza Kurdistan)
Abdullah
Ocalan è in prigione in Turchia.
Questa è la triste conclusione
di
una vicenda che per mesi ha tenuto con il fiato sospeso tutti
coloro che credono che la politica, i diritti umani, la pace,
l'autodeterminazione dei popoli siano ancora valori da difendere
in questa decadente fine di secolo.
Ocalan,
leader del PKK curdo, lotta da anni per l'autodeterminazione del
popolo curdo disperso su almeno 5 paesi. La Turchia da sempre
risponde alle manifestazioni dei curdi (siano esse pacifiche o
militari) con una violenta repressione militare e polizesca, disconoscendo
la presenza di un altro popolo all'interno della nazione turca.
Ocalan
ha tentato di far venire alla luce il problema curdo manifestandosi
pubblicamente e rimettendosi alle "democratiche" istituzioni
europee per far avviare quel processo di pace necessario.
Eppure
gli europei, con gli italiani in testa, non hanno saputo rispondere.
Si sono lavati le mani letteralmente, come comùnque fanno su tutto,
e spesso ormai anche sulla politica interna. Dalla vicenda jugoslava
a quella odierna del Kossovo si seguono le direttive americane
spesso filtrate dagli interessi dei governi amici mediorientali
(ISraele e Turchia) validi alleati degli USA.
L'Italia
ha compiuto un altro passo indietro nel rispetto dei diritti umani,
non riconoscendo immediatamente ad Ocalan un sacrosanto diritto
d'asilo. Come veloci passi indietro sta facendo nella politica
estera, nettamente più eterodiretta rispetto all'era democristiana.
Nello
specifico la vicenda Ocalan si incanala nella più generale politica
di respingimento che va dagli immigrati economici a quelli politici.
Se a tutto ciò uniamo i tentativi di uniformare velocemente il
welfare state e le istituzioni della rappresentanza (referendum)
ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, negli interessi
delle multinazionali, c'è poco da stare allegri. La valanga neoliberista
ogni giorno si fa più grande.
Cosa
fare? Cercare di aggregare quante più forze possibili per cercare
di alleviare la caduta massi, oppure bisognerebbe riavviare un
percorso di confronto più etico-culturale che politico che ci
faccia finalmente distinguere i compagni di strada veri da quelli
che vogliono soltanto salvare le proprie poltrone e interessi
dando un colpo al cerchio e uno alla botte (Arci, CGIL-CISL-UIL,
molte ONG, la chiesa cattolica, Legambiente, coloro che crdono
nella sussidiarietà, il Forum del Terzo Settore ecc. )?
AGENZIA
N.°8 -IV del 28-2-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
Il
centro diurno ORIZZONTI
APERTI e l'ass. OLTRE
L'OCCIDENTE organizzano un incontro dibattito per presentare
una RASSEGNA CINEMATOGRAFICA
Giovedì
4 marzo ore 15.30
Franco
Valente
(di Orizzonti Aperti), Tonino
Campioni (del Centro di Salute Mentale), Paolo
Iafrate (di Oltre l'Occidente) e Patrizia
Monti (di Orizzonti Aperti) presenteranno l'iniziativa
Nel
corso della serata verranno proiettati due cortometraggi: "Metamorfosi
e Persistenze" (a cura di Oltre l'Occidente) e "La
danza dell'anima" (della coop. Creativamente).
L'iniziativa
ha come obiettivo, ora, l'utilizzo di spazi cinematografici per
sviluppare nuove collaborazioni tra le realtà organizzate sul
territorio. L'obiettivo a lungo termine è creare un punto di aggregazione
sul territorio che sia un reale spazio di confronto tra tutta
la cittadinanza.
Come
bisogna lasciare tutti i popoli alle proprie scelte di sviluppo,
alla propria autodeterminazione politica, culturale ed economica
(certo attenti alla visione globale del pianeta dove tutti viviamo),
cosi' sembra che noi, oggi, piu' che na- scondere la malattia
psichiatrica o di- pingerla come un fardello scomodo nel mondo
della competizione di chi e' utile risorsa, dobbiamo, quasi, difenderla,
proporla come elemento determinante, convincente per cercare di
mettere un bastone tra le ruote a questo treno del- la omogeneizzazione
culturale mondiale.
«Ogni
societa', le cui strutture siano ba- sate soltanto su una discriminazione
e- conomica, culturale e su un sistema competitivo, crea in se'
delle aree di compenso che servono come valvole di scarico all'intero
sistema. Il malato mentale ha assolto questo compito per molto
tempo, anche perche' era un "e- scluso" che non poteva
conoscere da se' i limiti della sua malattia e quindi ha creduto
- come la societa' e la psichia- tria gli hanno fatto credere
- che ogni suo atto
di contestazione alla realta' in cui e' costretto a vivere, sia
un atto ma- lato, espressione della sindrome di cui soffre».
Con
queste parole gia' trenta anni fa Basaglia avvertiva il problema
di porre il disagio psichiatrico fuori dalla socie- ta', di non
tener presente il suo aggan- cio appunto sociale.
Oggi
il dibattito, dopo la formale chiu- sura dei "manicomi",
si sta spostando, quasi inevitabilmente, sul problema dell'integrazione
in questo sistema sociale competitivo che fa dell'ideo- logia
del lavoro il suo asse portante. In quest'ottica le vie d'uscita
piu' in voga che oggi si propongono per la conqui- sta della liberta'
sono per una riabili- tazione fondata sul lavoro e non sull
acquisizione di ruolo in una comunita' cooperativistica-solidale
come invece sarebbe giusto.
«La
conquista della liberta' del malato, diceva Basaglia, deve
coincidere con la conquista della liberta' dell'intera comunita'».
AGENZIA
N.°9 -IV del 14-3-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
Sabato
20 marzo 1999, alle ore 15.00, in via Plebiscito 32,a Frosinone
plenum di Oltre l'Occidente.
Oltre
l'Occidente ritiene che è tempo di fare bilanci, in considerazione
del nuovo ruolo che sta svolgendo a livello locale e nazionale.
La
situazione politica generale peggiora di giorno in giorno. La
valanga neoliberista si abbatte su di noi culturalmente prima
che socialmente o economicamente.
Oltre
l'Occidente deve dotarsi di strumenti più affidabili e continuativi
al fina di poter raggiungere almeno la convinzione che si sta
lottando per una nuova società.
Confrontarsi,
essere pronti a comunicare, prendersi delle responsabilità di
coordinamento, lottare giorno dopo giorno anche in luoghi dove
non si è a proprio agio sulle tematiche che ci hanno sempre appassionato,
si deve fare ora, più di prima con più convinzione.
Quello
che l'Associazione ha contro è innanzitutto un problema culturale,
serio certamente, che riguarda tutti per la nostra origine ciociara,
meridionale e italiana, ma più in particolare,
si ritiene, che sia una questione di cultura di classe.
I
membri dell'Associazione fanno parte del ceto medio borghese
di questa città e di questa epoca. Si è cercato sempre
di lavorare per identificarci diversamente, con un occhio ai naufraghi
dello sviluppo. Si è cercato di combattere la tendenza individualistica
di questa decadente fine secolo per appriopriarci di un confronto
collettivo, di un senso di comunità che tanto ci manca. Anche
politicamente si è cercatro di abbandonare la presunzione ideologica
che tende ad una radicalità che spesso significa labbandono
dellazione politica, il ritiro, per decisioni collettive
che tendono alla partecipazione, allavvicinare persone.
Ora,
bisogna riprendere questo cammino da un piano diverso, che è quello
di una responsabilità da soggetto politico reale, autonomo, riconosciuto.
Un
soggetto politico che ha fatto dell'esperienza la sua forza e
la sua risorsa essenziale, nonché la differenza con altri soggetti.
L'astrazione concettuale, lontana dall'esperienza, tipica di tanti
settori della sinistra, non ha avuto con noi tanto spazio.
In
vista dei nuovi e difficili impegni nel campo della politica,
del sociale, della cultura, nella scuola, nell'immigrazione, nella
politica internazionale, nel commercio equo e solidale, proponiamo,
quindi, a TUTTI di riunirci per riavviare quel percorso collettivo
di partecipazione sui temi che ci sono a cuore.
Il
plenum proposto non può che essere ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO.
Cioè, pur focalizzando lattenzione sui problemi attuali,
dobbiamo trovare la forza di superarli e trovare la strada per
riattivare tutte le energie utili.
Ci
sarà la ricostituzione dellassociazione Oltre lOccidente
con una finalità e programma nuovo.
Tutti
e tutte, vecchi e nuovi, sono caldamente invitati a fornire il
loro contributo.
AGENZIA
N.°10 -IV del 21-3-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
Ma
il Manifesto ci sta?
Siamo
da tempo immemorabile lettori scrupolosi e continuativi del giornale
Il Manifesto.
Ci
pare che, oramai da lunghi mesi, si ostini a dare una informazione
appiattita su ciò che succederebbe nel nostro paese e, presuntuosamente,
in Europa. Infatti il quotidiano non fa altro che portarci le
notizie dei vari palazzi del potere di altri stati oltre che del
nostro ovviamente. Le gesta dei primi ministri "di sinistra"
d'Europa hanno uno spazio spropositato in un giornale che sarebbe
dovuto essere la voce critica per un progetto di cambiamento da
sinistra della società.
In
tempi dove sarebbe necessaria una chiarezza estrema sulle posizioni
da prendere, una limpidezza etica oltreché politica, questo giornale
si appiattisce su tutte (nessuna esclusa) le posizioni esistenti
o emergenti della cosiddetta sinistra.
Innanzituto
non c'è nessun filtro a ciò che senza ritegno alcuni ritengono
sia sinistra. Il nostro governo ad esempio o addirittura il sindacato
CGIL, vero pompiere sociale, hanno più di uno spazio sempre ben
chiaro e visibile. Le notizie o posizioni di questi vengono accolte
dal giornale come importanti. Le critiche a questi, non sempre
presenti c'è da dire, hanno spazi residuali o vengono accolte
come naif. Di esempi ormai ne potremmo fare a decine.
I
sindacati di base che da tempo si dibattono nella ricostruzione
di un sindacato di classe, ma non passa giorno senza una loro
ulteriore spezzettatura, pagano questo prezzo proprio perché soggetti
come il Manifesto non veicolano sufficientemente il loro messaggio,
pur dirompente e assolutamente non in linea con l'attuale modello
di società.
Il
giornale si autorappresenta come sotenitore e attento valutatore
delle gesta del cosiddetto movimento. Ma si sofferma solamente
sull'opera dei centri sociali, realtà metropolitane e di non tutte
le metropoli, credendo che le file della resistenza al neoliberismo
non abbiamo altri validi soldati. Quest'analisi ci sembra troppo
semplicistica. Il giornale deve essere la voce di coloro che resistono
quotidianamente, poiché solo da questi può essere retto un progetto
nuovo di cambiamento della società.
Il
Merdidione d'Italia in questo senso è un vero laboratorio di esperienze
di resistenza. Bisognerebbe valorizzarle appieno.
Abbiamo
l'impressione che se il giornale domani non uscisse nessuno se
ne accorgerebbe...
AGENZIA
N.°11 -IV del 28-3-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
CONTRO
LEUROPA DEI BOMBARDAMENTI PER LEUROPA DEI DIRITTI
Il
27 marzo, mentre le bombe piovevano sulla Federazione Jugoslava,
le autorità francesi non hanno permesso ad oltre 3000 uomini e
donne di varcare la frontiera di Ventimiglia per raggiungere altri
cittadini europei per la manifestazione a Parigi dellEUROPA
DEI DIRITTI UNIVERSALI, PER IL DIRITTO ALLESISTENZA, PER
LUMANITà.
CHE
COSA VUOLE ESSERE QUESTEUROPA?
Ununica
moneta per i padroni, Una fortezza, Uno spazio pieno di discriminazioni
come i lager per i clanmdestini, Un alleato di regimi
dittatoriali come quello turco, Una portaerei per gli americani,
Una nuovo potente modo di fare
solidarietà con missili e bombe
(tratto
da un comunicato dellAss. Ya Basta, CSOA della Carta di
Milano, Invisibili)
AGENZIA
N.°12 -IV del 4-4-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
NO
ALLA GUERRA E
LAVORO
PER TUTTI
APPELLO
DEL COORDINAMENTO NAZIONALE LSU/LPU
A
tutte le forze, le organizzazioni, le associazioni, perché tutti
insieme si raccolga, in occasione della manifestazione nazionale
dei precari LSU/LPU del 14 aprile a Roma, linvito per ampliare
ed estendere la mobilitazione contro la guerra e per il lavoro.
I lavoratori, i precari, i disoccupati devono partecipare alla
legittima battaglia contro la guerra imperialista, a difesa di
tutti i lavoratori, italiani, serbi e kosovari.
Il
governo DAlema, corresponsabile e complice della guerra
che la NATO ha scatenato nei Balcani, guerra che ha lobiettivo
di destabilizzare larea sulla pelle dei profughi albanesi
e di imporvi il nuovo ordine amerikano, sul fronte interno
prosegue e consolida il processo di attacco alle condizioni di
vita e di lavoro delle classi subalterne.
I
primi soggetti colpiti sono gli addetti ai lavori socialmente
utili (LSU) e di pubblica utilità (LPU). Il d.to leg.vo 468/97
che regolamenta la loro attività, a più di un anno di distanza
dallentrata in vigore, ha dimostrato in tutta la sua evidenza
il suo fallimento politico e amministrativo.
Il
SINDACATO CONFEDERALE e il governo DAlema continuano a lavorare
per la flessibilità e per la precarizzazione, spingendo verso
la privatizzazione dei servizi pubblici.
Per
i lavoratori e per i disoccupati queste ricette ormai note significano
IMPOVERIMENTO E NUOVA MISERIA.
Il
Coordinamento Nazionale LSU/LPU ha già indetto per MERCOLEDì 14
APRILE A ROMA uno sciopero e una manifestazione nazionale sulla
propria piattaforma:
-
basta con la guerra, l'ingiustizia e le diseguaglianze.
-
la guerra, le guerre, si vincono soprattutto con politiche di
giustizia sociale e di distribuzione egualitario del reddito prodotto.
AGENZIA
N.°13 -IV del 11-4-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
CON
GLI LSU/LPU, TUTTI INSIEME PER IL LAVORO!
LE
POLITICHE NEO-LIBERISTE DEL GOVERNO DALEMA e dei governi
che lhanno preceduto portano al degrado delle condizioni
di vita e di lavoro di sempre più larghi strati di popolazione.
LE
COSIDDETTE POLITICHE PER IL LAVORO cercano di imporre ai salariati
condizioni di vita e di lavoro degradate a tutto vantaggio degli
imprenditori in termini di profitto.
LA
COSIDDETTA RIFORMA DELLO STATO SOCIALE, si traduce nel sistematico
smantellamento delle tutele e dei servizi ai cittadini ed in primo
luogo alle classi subalterne a partire dallattacco alla
scuola, alla sanità ed alla previdenza pubbliche.
IL
SINDACATO CONFEDERALE lavora per la flessibilità e per la precarizzazione,
spinge per inconfessati ed inconfessabili interessi (la giungla
della cooperazione!) verso la privatizzazione dei servizi pubblici.
LA
BATTAGLIA DEL LSU/LPU ha una sua specificità, ma i contenuti sono
oggi centrali per tutti coloro che hanno a cuore le battaglie
contro la disoccupazione, il precariato e lesclusione sociale.
MERCOLEDì
14 APRILE - ROMA
MANIFESTAZIONE
NAZIONALE
Concentramento
piazza Esedra h. 9.00
Per:
·
ASSUNZIONE PER TUTTI NEGLI
ENTI UTILIZZATORI O NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI;
·
PARI DIGNITÀ CON I DIPENDENTI DEGLI ENTI UTILIZZATORI ATTRAVERSO
LAPPLICAZIONE DEI CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO, DELLO
STATUTO DEI LAVORATORI E DELLE NORME DI SICUREZZA SUL LAVORO;
·
GARANZIA DELLA PROSECUZIONE PER TUTTI DELLE ATTIVITÀ SUSSIDIATE
FINE ALLAVVIO DELLE PROCEDURE DI RECLUTAMENTO.
APPELLO
DEL COORDINAMENTO NAZIONALE LSU/LPU
A
tutte le forze, le organizzazioni, le associazioni, perché tutti
insieme si raccolga, in occasione della manifestazione nazionale
dei precari LSU/LPU del 14 aprile a Roma, linvito per ampliare
ed estendere la mobilitazione contro la guerra e per il lavoro.
-
BASTA CON LA GUERRA, L'INGIUSTIZIA E LE DISEGUAGLIANZE.
-
LA GUERRA, LE GUERRE, SI VINCONO SOPRATTUTTO CON POLITICHE DI
GIUSTIZIA SOCIALE E DI DISTRIBUZIONE EGUALITARIO DEL REDDITO PRODOTTO.
Dalla
provincia di Frosinone partenze dei pullman:
-
stazione di Cassino ore 7.00
-
casello di Ceprano ore 7.20
-
stazione di Frosinone ore 7.30
-
casello di Anagni ore 8.00.
AGENZIA
N.°14 -IV del 18-4-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
RESOCONTO
DELLA MANIFESTAZIONE DEL 14 APRILE DEGLI LSU/LPU A ROMA
Più
di 5000 persone hanno preso parte alla manifestazione nazionale
organizzata dal Coordinamento Nazionale LSU/LPU.
Dalla
Calabria, Puglia, Lombardia, Lazio, Campania, Toscana sono giunti
a Roma lavoratori e lavoratrici per sostenere la piattaforma:
·
assunzione per tutti negli enti utilizzatori o nelle pubbliche
amministrazioni;
·
pari dignità con i dipendenti degli enti utilizzatori attraverso
lapplicazione dei contratti collettivi di lavoro, dello
statuto dei lavoratori e delle norme di sicurezza sul lavoro;
·
garanzia della prosecuzione per tutti delle attività sussidiate
fine allavvio delle procedure di reclutamento.
Il
corteo era aperto da uno striscione FERMIAMO LA GUERRA, che testimonia
lopposizione dei precari alla guerra della NATO.
La
delegazione del Coordinamento avrebbe dovuto incontrare la Commissione
Lavoro della Camera. Invece si sono incontrati solamente alcuni
gruppi parlamentari i quali hanno ribadito che la linea del governo
che è quella del collegato alla finanziaria che si discuterà in
aula dal 19 di aprile: incentivazioni per lo svuotamento
del bacino confermando le politiche attive per il lavoro
già sperimentate (e fallite!) con il 468 e circolari successive.
Quindi
spiragli minimi da parte del governo non se ne vedono. Ciò è stato
confermato dal successivo incontro con il consigliere economico
della Presidenza del Consiglio, tale Nicola Rossi, che ha ricevuto,
contro la sua volontà, una delegazione del Coordinamento. Infatti
si è dovuta occupare via del Corso per circa 1 ora prima che il
Governo decidesse lincontro.
Il
prof. Rossi ha sottolineato che la linea del Governo è quella
di sempre. Esso accetta la valutazione del fallimento del 468/97
ma non ne fa seguire le stesse considerazioni che il movimento
fa.
Il
Governo distingue due piani di discorso: uno è quello delle garanzie
e dei diritti che sicuramente agli LSU/LPU devono essere stabiliti
e dati, e quindi il Governo lavorerà in questo senso; laltro
è quello, impossibile, dellassunzione dellente pubblico.
Il
Coordinamento ovviamente non distingue i due piani ma anzi ne
sottolinea, nella battaglia contro le privatizzazioni e le precarizzazioni,
il necessario e stretto collegamento.
Il
Governo non ha risposto alle sollecitazioni della delegazione
sul reale futuro degli LSU/LPU alle scadenze dei progetti. Ha
sottolineato che la Presidenza del Consiglio non conosce quali
percorsi il ministero del lavoro (Morese) vuole intraprendere.
Si informerà e ci informerà a breve di queste tendenze.
(a
cura del Comitato di Lotta
di Frosinone)
AGENZIA
N.°15-IV del 25-4-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
Sabato
1° maggio, alle ore 9.00,
alla manifestazione per
il lavoro ad Isola Liri convocata da CGIL-CISL-UIL aderisce
anche il Coordinamento
Provinciale per la Pace al fine di sensibilizzare l'opinione
pubblica anche sul problema della guerra nei Balcani e della necessità
che cessi il fuoco immediatamente.
Il
Coordinamento sottolinea come il tema della giustizia sociale
e della redistribuzione del reddito in questa fine di millennio
siano tornati ad essere motivi di forti e catastrofici contrasti
all'interno delle nazioni e tra stati sovrani.
Le
guerre, tutte le guerre, hanno origine da squilibri sociali, da
minoranze che pensano di sfruttare le maggioranze, cioè i popoli.
La
modernità di cui l'Occidente si fa portavoce, nel suo aspetto
più delirante, quello della religione del consumo, quella del
potere dei mass-media, quello della competizione tra uomini, quello
della distruzione della comunità e della natura, quello della
fede cieca nella tecnologia, sferra, ormai con sempre maggior
vigore, il suo attacco a coloro, semplici individui o dittatori
forsennati, che non si attengono al suo credo e al suo "unico
modello di sviluppo".
Non
altro che a noi stessi quindi deve essere rivolto l'invito a lavorare
per la pace.
E
alla pace si lavora con la giustizia e l'uguaglianza. Con il lavoro
per tutti e con la difesa degli interessi della comunità contro
ogni forma di privatizzazione del pubblico, di ciò che serve al
bene-essere della cittadinaza.
Per
difendere la comunità degli uomini e delle donne contro la guerra
fatta con i missili o con l'emarginazione sociale saremo in piazza
ad Isola Liri il 1° maggio.
Il
Coordinamento provinciale per la Pace, aderisce all'appello della
Tavola della Pace di Perugia:
«Fermiamo
subito i bombardamenti e lavoriamo tenacemente per la ricerca
di una soluzione, non imposta.
Facciamo noi il primo passo. L'Italia lavori per la pace, insieme
all'Europa, all'ONU e a tutte le donne e uomini di buona volontà.
Le chiavi della pace sono nelle nostre mani.
La
guerra è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando senza
che nessuno sappia se, come e quando riusciremo a fermarci. In
nome del diritto internazionale dei diritti umani, noi denunciamo
l'assurda pretesa di chi intende continuare questa guerra ad oltranza
fino alla vittoria. La vittoria di chi? Il giorno in cui questa
guerra finirà non ci saranno vincitori: già oggi, siamo tutti
sconfitti.
Prima
che sia troppo tardi, noi, donne e uomini di ogni credo politico
e religioso, impegnati a costruire un nuovo ordine internazionale
democratico fondato sul diritto internazionale dei diritti umani,
vi chiediamo: cessate
il fuoco. Oggi».
A
tale fine si organizza una MARCIA
CONTRO LE GUERRE dell'8 maggio 1999 da Cassino a Montecassino,
nellanniversario della fine della seconda guerra mondiale,
nel ricordo delle sofferenze delle nostre popolazioni inermi sfollate
alladdiaccio sui monti e dellassurdità dei bombardamenti
che con cieca violenza distrussero inutilmente Cassino e il monastero,
per i popoli del Balcani perseguitati dalla follia criminale della
guerra.
Inoltre
si aderisce e partecipa alla MARCIA
STRAORDINARIA PER LA PACE PERUGIA - ASSISI prevista per il 16
maggio 1999 se la guerra non sarà ancora finita.
AGENZIA
N.°16-IV del 2-5-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
CESSATE
IL FUOCO!
Ogni
bomba in più, ogni giorno in più vuol dire più lutti, più sofferenze,
più odio, più rigidità e intransigenza, maggiori rischi di estendere
la guerra allAlbania, al Montenegro, alla Macedonia
al resto del mondo. Ogni giorno di guerra in più rappresenta un
enorme spreco di risorse che dovrebbero essere impiegate nella
lotta alla povertà e alla fame. Ogni giorno di guerra in più allontana
la possibilità di trovare una via di uscita e rischia di distruggere
in modo irreparabile la possibilità di ricostruire una pace giusta
e duratura, fondata sulla convivenza e il rispetto dei diritti
umani.
Vogliamo
sperare che non sia già troppo tardi, che le vie del negoziato
siano ancora aperte.
CESSATE
IL FUOCO
Lo
chiediamo a Miloseviç: ferma la pulizia etnica. A che serve continuare
questa guerra che sta portando alla distruzione dellintera
Federazione jugoslava?
CESSATE
IL FUOCO
Lo
chiediamo ai combattenti dellUçk. Rinunciate alla vendetta,
ricercate un accordo: quanto sangue dovrà ancora scorrere prima
della fine della tragedia del vostro popolo?
CESSATE
IL FUOCO
Lo
chiediamo, con la stessa determinazione, al nostro governo e alla
NATO: fino a quando continuerete a bombardare? Con quali risultati?
Con quante vittime innocenti? Con quali rischi?
Fermiamo
subito i bombardamenti e lavoriamo tenacemente per la ricerca
di una soluzione, non imposta. Facciamo noi il primo passo. LItalia
lavori per la pace, insieme allEuropa, allONU e a
tutte le donne e uomini di buona volontà. Le chiavi della pace
sono nelle nostre mani.
La
guerra è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando senza
che nessuno sappia se, come e quando riusciremo a fermarci. In
nome del diritto internazionale dei diritti umani, noi denunciamo
lassurda pretesa di chi intende continuare questa guerra
ad oltranza fino alla vittoria. La vittoria di chi? Il giorno
in cui questa guerra finirà non ci saranno vincitori: già oggi,
siamo tutti sconfitti.
Prima
che sia troppo tardi, noi, donne e uomini di ogni credo politico
e religioso, impegnati a costruire un nuovo ordine internazionale
democratico fondato sul diritto internazionale dei diritti umani,
vi chiediamo: cessate il fuoco. Oggi.
(Appello
lanciato dallAssemblea Nazionale per la pace e i diritti
umani tenuta ad Assisi il 17 aprile 1999)
ACCOGLIAMO
I PROFUGHI
E
intollerabile come centinaia di migliaia di profughi inermi siano
tenuti in condizioni disumane a ridosso della linea di guerra
esposti anche al rischio dessere utilizzati quali casus
belli per leventuale scatenamento dellintervento
di terra.
E
vergognoso che il governo italiano non riconosca ai profughi giunti
in Italia lo status di rifugiato.
I
profughi devono essere trasferiti in zone sicure e deve essere
consentito a tutti coloro che lo richiedano di essere trasportati
in Italia con i mezzi della marina e dellaeronautica italiane.
A
tutti i profughi comunque giunti in Italia va riconosciuto lo
status di rifugiato.
sabato
8 maggio - da Montecassino a Cassino:
MARCIA
CONTRO LE GUERRE
dalle
ore 14.00 - Partenza dalla piazza della stazione FS con autobus
dalle
ore 14.30 - Raduno davanti all'Abazia di Montecassino
alle
ore 15.00 - Benedizione di Monsignor D'Onorio e consegna
della fiaccola della pace
alle
ore 15.30 - Partenza del corteo per Cassino e delle associazioni
che apriranno il sentiero della pace
alle
ore 18.00 - Arrivo del corteo a Piazza De Gasperi
Domenica
16 maggio
ad Assisi: MARCIA STRAORDINARIA PERUGIA - ASSISI
AGENZIA
N.°17-IV del 9-5-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
Più
di 500 persone hanno marciato sabato 8 maggio per 12 kilometri
dall'abbazia di Montecassino al Municipio di Cassino, nell'anniversario
della fine della IIa guerra mondiale per sottolineare l'assurda
guerra nella quale l'Italia si trova coinvolta volutamente. Decine
di associazioni culturali, sociali, sportive, partiti, chiese,
sindacati hanno aderito e partecipato fin dall'inizio dove, davanti
alla porta PAX di Montecassino, si è ricevuti una fiaccola dall'Abate
di Montecassino che sarà portata fino ad Assisi alla marcia straordinaria
per la pace di domenica 16/5.
CESSATE
IL FUOCO!
Ogni
bomba in più, ogni giorno in più vuol dire più lutti, più sofferenze,
più odio, più rigidità e intransigenza, maggiori rischi di estendere
la guerra allAlbania, al Montenegro, alla Macedonia
al resto del mondo. Ogni giorno di guerra in più rappresenta un
enorme spreco di risorse che dovrebbero essere impiegate nella
lotta alla povertà e alla fame. Ogni giorno di guerra in più allontana
la possibilità di trovare una via di uscita e rischia di distruggere
in modo irreparabile la possibilità di ricostruire una pace giusta
e duratura, fondata sulla convivenza e il rispetto dei diritti
umani.
Vogliamo
sperare che non sia già troppo tardi, che le vie del negoziato
siano ancora aperte.
CESSATE
IL FUOCO
Lo
chiediamo a Miloseviç: ferma la pulizia etnica. A che serve continuare
questa guerra che sta portando alla distruzione dellintera
Federazione jugoslava?
CESSATE
IL FUOCO
Lo
chiediamo ai combattenti dellUçk. Rinunciate alla vendetta,
ricercate un accordo: quanto sangue dovrà ancora scorrere prima
della fine della tragedia del vostro popolo?
CESSATE
IL FUOCO
Lo
chiediamo, con la stessa determinazione, al nostro governo e alla
NATO: fino a quando continuerete a bombardare? Con quali risultati?
Con quante vittime innocenti? Con quali rischi?
Fermiamo
subito i bombardamenti e lavoriamo tenacemente per la ricerca
di una soluzione, non imposta. Facciamo noi il primo passo. LItalia
lavori per la pace, insieme allEuropa, allONU e a
tutte le donne e uomini di buona volontà. Le chiavi della pace
sono nelle nostre mani.
La
guerra è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando senza
che nessuno sappia se, come e quando riusciremo a fermarci. In
nome del diritto internazionale dei diritti umani, noi denunciamo
lassurda pretesa di chi intende continuare questa guerra
ad oltranza fino alla vittoria. La vittoria di chi? Il giorno
in cui questa guerra finirà non ci saranno vincitori: già oggi,
siamo tutti sconfitti.
Prima
che sia troppo tardi, noi, donne e uomini di ogni credo politico
e religioso, impegnati a costruire un nuovo ordine internazionale
democratico fondato sul diritto internazionale dei diritti umani,
vi chiediamo: cessate il fuoco. Oggi.
(Appello
lanciato dallAssemblea Nazionale per la pace e i diritti
umani tenuta ad Assisi il 17 aprile 1999)
ACCOGLIAMO
I PROFUGHI
E
intollerabile come centinaia di migliaia di profughi inermi siano
tenuti in condizioni disumane a ridosso della linea di guerra
esposti anche al rischio dessere utilizzati quali casus
belli per leventuale scatenamento dellintervento
di terra.
E
vergognoso che il governo italiano non riconosca ai profughi giunti
in Italia lo status di rifugiato.
I
profughi devono essere trasferiti in zone sicure e deve essere
consentito a tutti coloro che lo richiedano di essere trasportati
in Italia con i mezzi della marina e dellaeronautica italiane.
A
tutti i profughi comunque giunti in Italia va riconosciuto lo
status di rifugiato.
CONTRO
LA DOPPIA GUERRA DEL KOSSOVO A OGNUNO DI FARE QUALCOSA
domenica
16 maggio
- da Perugia ad Assisi:
MARCIA
STRAORDINARIA PER LA PACE
Da
Frosinone appuntamento per i pullman alle ore 5.50 stazione FS.
AGENZIA
N.°18-IV del 23-5-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
CONTRO
LE BOMBE, CONTRO LE PALLOTTOLE, CONTRO IL GOVERNO
Lordine
del giorno che invitava la NATO a una tregua, votato dal Parlamento
Italiano, è già superato. Gli USA, unico soggetto abilitato ad
assumere decisioni in seno
alla NATO, hanno stabilito che lunica opzione possibile
è lescalation militare: più bombe, più distruzioni, più
danni collaterali, fino allintervento di terra.
Il
16 maggio il grande successo della marcia straordinaria Perugia-Assisi
ha mostrato come lo schieramento pacifista si vada allargando
sempre più e come
lopinione pubblica vada sempre più schierandosi contro questa
guerra di distruzione nonostante la vergognosa propaganda condotta
a senso unico dalle televisioni di stato e non e da tutti i principali
organi di informazione.
Il
governo DAlema ha il fiato corto e gli pseudo-pacifisti
che vi fanno parte trovano sempre più difficile nascondersi dietro
le loro misere foglie di fico. Il vergognoso accostamento del
movimento pacifista allomicidio DAntona mostra tutta
la difficoltà e la miseria di questi figuri ed in particolare
degli stalinisti d'alemiani e quelli cossuttiani che non hanno
perso loccasione per rispolverare il loro peggiore repertorio
fatto di menzogne, falsificazioni e calunnie.
IL
FALLIMENTO DELLE POLITICHE
SUL LAVORO PER GLI LSU/LPU DEL GOVERNO D'ALEMA
Il
Governo DAlema prende atto che le politiche neoliberiste
e mercantili ispiratrici del Decreto legislativo 468/97 hanno
fino ad ora prodotto il topolino di meno di duemila reinsierimenti
nel sistema produttivo su più di 200.000 LSU/LPU interessati.
Lallegato Lavoro alla finanziaria appena approvato,
infatti, pur se ottusamente fisso, come soluzioni, alle stesse
fallimentari ricette, parte dallincontrovertibile dato che
non è e non sarà possibile - quantomeno per un problema di ordine
pubblico - mandare a casa senza neanche la miseria di un sussidio,
centinaia di migliaia di lavoratori. Ecco allora la proroga di
tutti i progetti sino al 2000 e la prospettiva di un loro rinnovo/ripresentazione
per gli anni successivi.
La
C.R.I. del Lazio e i sindacati confederali che la controllano
non si danno però per vinti e cercano in questi giorni di ottimizzare,
in termini di privatizzazioni dei servizi e di appalti alle loro
cooperative, i loro investimenti. Sotto il ricatto della chiusura
dei progetti continuano a premere per la formazione delle cooperative
e delle multiservizi che devono essere avviate sulla pelle dei
lavortatori e delle loro famiglie, costi quello che costi.
E
il caso del Comune di Frosinone che da una parte vota in Consiglio
allunanimità un ordine del giorno in cui lente ammette
che gli LPU sono stati impiegati in servizi essenziali a copertura
delle carenze di organico dellamministrazione e chiede alla
Regione il finanziamento per lassunsione in organico di
queste persone e dallaltra avvia la multiservizi. Multiservizi
che in realtà condannerà la quasi totalità dei 92 assunti (86)
ad un lavoro part time con un salario da fame e senza nessuna
reale garanzia di stabilità del lavoro. Chi assicurerà alla multiservizi
che il Comune stanzierà ogni anno i miliardi (almeno 2,2!) necessari
a coprire i costi per i servizi che non possono prevedere il pagamento
diretto del fruitore?
AGENZIA
DI OLTRE L'OCCIDENTE N.°19-IV del 6-6-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
QUALE
PREZZO PER LA PACE?
In
queste ore la diplomazia guerrafondaia sta cercando di riunire
ciò che è rimasto della propria razionalità per imporsi una pace
già evidentemente scritta altrove e, ben più grave, in altro tempo.
Cosa
avrebbe potuto un singolo stato (che osa definirsi ancora sovrano)
contro la megamacchina della modernità, la tecnoscienza, gli scientologi
occidentali. Niente, appunto. E niente ha potuto infatti.
Nonostante
ciò, questa diplomazia accecata e accecante potrebbe non trovarsi
d'accordo con se stessa e ripensarci: qualche altra bombetta non
fa poi tanto peggio.
Il
popolo della pace attende, spossato, la fine di questo nuovo martirio.
Perché rappresentarsi intellettuali-ascoltati e protagonisti di
un paese democratico e poi scoprire che si è nel paese più mostruosamente
capitalista, violento, criminale, aggressivo, alleato con altri
simili mostri a livello internazionale, è qualcosa di più di una
contraddizione del mondo moderno.
Ogni
giorno abbiamo saggiato la nostra insignificante presenza oppure,
nei casi migliori, l'altrui indifferenza.
Se
mai questa guerra finirà (e se finirà sicuramente ce ne sarà un'altra
a breve), associazioni, partiti, ong, comitati, coordinamenti
oo.ss. quale lezione ne possono trarre?
Una
almeno la possiamo indicare fin da stasera, che è quella più scontata
ma di difficile attuazione: una unione tra tutte le forze che
si battono contro questi aspetti nefasti della modernità (o contro
la modernità sic et
simpliciter?). Ricoordiniamoci territorialmente subordinando a
ciò la presenza delle nostre immancabili sigle, bandiere, tessere.
Solo così avremo la forza di contarci e la coscienza di capire
chi siamo.
Se
continuiamo ad accettare il terreno della rappresentazione mediatica
come terreno principale senza lavorare per riunire esperienze
territoriali staremo al massimo al punto di parteza.
Ciò
per alcuni non è poco, ma per chi sente più forte le sirene della
società dei consumi che vuole spingerli a rientrare in fretta
negli schemi prestabiliti, una vocazione ideale potrebbe non essere
più sufficiente per opporsi. Si devono trovare rappresentazioni
di esperienze comunitarie ad un altro livello per spingere classi
di età e altri ceti sociali ad unirsi.
Solo
una ridefinizione reale e netta di tutti i soggetti disposti ad
un cammino comune potrebbe aiutare questo mondo antagonista a
valorizzare tutte le proprie esperienze e lanciarlo verso una
rappresentazione di un mondo diverso e possibile.
APPELLO
AD UN VOTO D'OPPOSIZIONE PER IL 13 GIUGNO
Chi
si oppone al disegno ormai chiaro di attacco della democrazia
partecipativa, alla svendita al profitto di tutto ciò che è bene-comune
dei cittadini, al ridimensionamento dei salari, alla precarizzazione
del lavoro, al voluto scambio tra libertà e privilegio, alla asfaltizzazione
della esistenza ecc. ecc.? Nessuno.
Chi
ha un programma altro? Nessuno.
Trovare
un motivo per andare al voto alle provinciali, per chi si auspica
una società altra, è difficile. Ma anche per chi non ha un disegno
così presuntuoso di costruzione di qualcos'altro, come fa ad esser
soddisfatto dall'ultima giunta provinciale ciociara che ha malgovernato
per una intera legislatura e che aveva all'interno alcuni dei
soggetti che forse avrebbero potuto avere qualche simpatia tra
la classe dei lavoratori sfruttati e dei disoccupati?
Come
possiamo salvare tutti i partiti dall'aver governato, ad esempio,
il periodo più oscuro dal punto di vista dell'occupazione nella
nostra provincia?
Non
lo potremmo fare se non facessimo un ultimo ragionamento partendo
d considerzioni di più lto livello.
L'opposizionedi
classe nei paesi occidentali si sta esaurendo mese dopo mese.
Dal punto di vista politico, sociale e culturale contemporaneamente.
L'unica
forza partitica (e che socialmente ha una storia) che si sta opponendo
sui grandi temi del lavoro e della guerra è Rifondazione Comunista.
Questo partito paga e pagherà conseguenze fortissime per queste
sue scelte. Ma la sopravvivenza di una voce e un programma di
opposizione ha un particolare e importante significato per tutto
il mondo politico antagonista apartitico, per tutto il popolo
dei sognatori, per tutti quelli ai quali anche la rappresentaza
istituzionale va stretta.
Il
movimento, considerando la attuale difficoltà ad autoproclamarsi
tale, potrà reggere un contemporaneo ridimensionamento di uno
storico partito d'opposizione così fortemente legato alla storia
di questo paese?
Noi,
pur contestando le cose che non ci piacciono, in questo momento
elettorale non abbiamo dubbi ad indicare il nostro voto sia alla
europee (il compagno Sabatini è qualcosa di più di un normale
militante di partito) sia alle provinciali: RIFONDAZIONE COMUNISTA.
AGENZIA
DI OLTRE L'OCCIDENTE N.°20-IV del 27-6-99
Questo
fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.
NO
ALLA PENA DI MORTE PER ABDULLAH OCALAN!
PACE
IN TURCHIA, LIBERTÀ PER IL POPOLO KURDO
La
condanna a morte e l'esecuzione di Abdullah Ocalan sarebbero la
pietra tombale delle proposte di soluzione politica del quindicennale
conflitto, da lui reiterate persino nel Tribunale Speciale che
lo sta giudicando in aperta violazione di ogni garanzia e diritto.
Si
aprirebbe, al contrario, una spirale di guerra civile e di devastante
repressione.
L'Italia,
l'Europa, il mondo non devono permetterlo.
Non
può essere tradita la speranza di pace e giustizia del popolo
kurdo, delle sue organizzazioni, degli stessi democratici turchi
perseguitati e incarcerati, come il Presidente dell'associazione
Diritti Umani Akin Birdal.
Al
governo italiano si chiede, come già chiese il 24 febbraio a Roma
un ampio schieramento unitario e una moltitudine di donne e uomini
kurdi e italiani, che:
*
invii propri osservatori
al processo e metta in atto ogni possibile forma di tutela
giuridica di Ocalan, incluse quelle che deriverebbero da un esito
positivo della richiesta di asilo tuttora pendente in Italia;
**
applichi le
clausole restrittive previste dalla legge 185/90 per i paesi violatori
della pace o dei diritti umani all'esportazione di armamenti
e tecnologie belliche alla Turchia, come impone la recente condanna
di quel Paese da parte del Consiglio d'Europa;
***
si faccia promotore dell'avvio
del dialogo per la convocazione di una Conferenza internazionale
per la pace nel Kurdistan, al quale partecipino tutte le organizzazioni
rappresentative del popolo kurdo, riconosciute anche attraverso
una loro rappresentanza unitaria presso l'ONU.
Si
promuovano Iniziative, presidi, veglie, cortei, scioperi della
fame, petizioni, mozioni nelle assemblee elettive, diffusione
di materiali, segni e gesta che rendano visibile e corale la solidarietà
popolare fino a una
MOBILITAZIONE
NAZIONALE
A
ROMA
Non
appena fosse emessa dal tribunale di Imrali la condanna a morte.
(info:
t. 06-44701008-21, fax 06-44701017)
AGENZIA
DI OLTRE L'OCCIDENTE N.°21-IV del 5-9-99
OLTRE
L'OCCIDENTE RIPRENDE LE ATTIVITà
L'associazione
politico-culturale OLTRE L'OCCIDENTE, che da anni si batte per
una alternativa allo sviluppo, impegnandosi nel campo politico,
culturale e sociale riprende l'agenzia fax interrotta a giugno.
L'Agenzia
è uno strumento dell'Associazione per propagandare le proprie
attività nonché per riflettere settimanalmente su un problema
specifico, sia esso locale che nazionale o internazionale.
L'Associazione,
che ha eletto al proprio interno il nuovo presidente, convoca
soci, simpatizanti, organizzazioni di base e stampa alla presentazione
delle attività per sabato 11 settembre alle ore 17.00 in via Plebiscito
32.
Dal
punto di vista culturale l'Ass. ha previsto 4 rassegne cinematografiche
che precederanno una riflessione sulla società a venire che si
farà negli ultimi 10 giorni dell'anno: a settembre
"La società normale" che vuole rappresentare le
diverse forme della violenza di questa società; a ottobre "Meglio
il lavoro o il non lavoro?" che sottolinea le linee di
tendenza del mercato del lavoro sempre più precario, a novembre
"L'intolleranza e
la sua famiglia" che descrive la situazione sociale di
questa decadente fine secolo; mentre a dicembre ci sarà il ciclo
sui campi di concentramento intitolato "La
memoria: i doveri che ci impone questa fine secolo" nel
quale saranno proiettati documentari e film sul nazismo e la sua
barbarie.
Già
fin da settembre avremo spettacoli di musica, mentre ad ottobre
avrà inizio una rassegna teatrale di compagnie e artisti locali.
Sul
piano sociale l'Associazione continuerà con le iniziative sull'immigrazione
e sulla salute mentale. In merito a questo ultimo tema già dal
16 settembre riprenderà il cineforum in collaborazione con il
Centro Diurno Orizzonti Aperti, che tra l'altro sta vivendo giorni
particolari (vedi a fianco).
L'Associazione
farà attività di sensibilizzazione nelle scuole, come fa da sempre.
Quest'anno il discorso verrà incentrato su una riflessione della
società di questo secolo per cercare di riflettere sul nuovo millennio.
Sul
piano commerciale continua l'esperimento della Bottega del Mondo
che è situata in via del Plebiscito 32.
Un
autunno impegnativo attende l'Associazione che intende impegnarsi
maggiormente, nonostante i propri limiti spesso invalicabili.
La crisi che investe la nostra società è, riteniamo di tipo culturale
prima che politico od economico. La crisi di progetto della sinistra
è più evidente poiché essa nel corso degli anni si era impegnata
a difendere il processo politico-culturale dagli attacchi dell'economico.
Da
una riflessione culturale, diremmo antropologica, è indispensabile
ripartire.
COMUNICATO
STAMPA N.3
IL
CENTRO DIURNO DELLA ASL INVECE DI MORIRE FUORI, MUORE IN CITTà
«Invece
di decretare morto il Centro Diurno trasferendolo in altro comune,
gli riserviamo una silenziosa agonia in città...»
Questa
deve essere stata lidea delle varie personalità
cittadine che negli ultimi giorni si sono adoperati per rassicurare
cittadini, familiari, associazioni e operatori che il Centro Diurno
del Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Frosinone non
morisse.
I
lungimiranti amministratori della Asl, infatti, non avendo potuto
per forza maggiore (lopposizione dellopinione
pubblica) dar seguito al loro programma di trasferimento
immediato presso altro comune, hanno convenuto nello stabilire
con i colleghi amministratori questo fiore di città che è Frosinone
una intesa nella quale ci si impegnava a trovare un locale al
fine di parcheggiare, temporaneamente ben inteso, il Centro Diurno
e successivamente con dotare la città di una sede stabile per
il Centro stesso.
Una
proposta due locali: un piano del centro sociale anziani di via
Brighindi nel quale fare le attività mattutine mentre per pranzo
ci si sposta nelle vicinanze e cioè a Casino Marzi,
centro sociale per minori disperso nelle campagne. E come ci si
sposta? Con la circolare ovviamente. ma non ce nè! Allora
con il servizio di trasporto della ASL? Ma non è previsto? A piedi?
Ma è proprio lontano...!
Insomma
il Comune, con lavallo dei signori della ASL offrono locali
e basta. Non tengono conto che il Centro Diurno è un servizio
della sanità, che è un servizio di frontiera, che contribuisce
al miglioramento della vita dei cittadini e che quindi ha uno
standard di servizio da offrire e mantenere minimo, pena linutilità
del servizio.
Ma
non finisce qui. Il Comune offre, pensiamo per lenire il temporaneo
e disagiato parcheggio, una soluzione definitiva:un locale comunale
in via Mascagni, che però necessità di una ristrutturazione, nonché
di una soluzione per i cittadini che nel frattempo ci abitano...
Le
proposte del Comune che vengono in soccorso della ASL hanno un
sapore di beffa. Vengono approntate soluzioni che mirano a far
sì che la polemica sul Centro Diurno si smorzi, senza assolutamente
cercare delle soluzioni per oggi e per il futuro. Il Comune, per
lintanto, ha dato già due volte buca ad incontri
fissati con la ASL. Vedremo al terzo!
I
cittadini intanto si plachino. Le rimostranze non alzino un eccesivo
polverone sulla questione della riorganizzazione della sanità
nel Lazio, che tra chiusure di ospedali pubblici, finanziamenti
a cliniche private, indebolimento di servizi pubblici per far
entrare il privato a costi e standard di qualità bassissimi, sta
presentando un conto assi alto al popolo.
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°22-IV del 12-9-99
Il
centro diurno del DSM della ASL di Frosinone ORIZZONTI APERTI
e l'ass. OLTRE L'OCCIDENTE CONTINUANO LA collaborazione CINEMATOGRAFICA
iniziata a marzo scorso
L'iniziativa
ha come obiettivo, ora, l'utilizzo di spazi cinematografici per
sviluppare nuove collaborazioni tra le realtà organizzate sul
territorio. L'obiettivo a lungo termine è creare un punto di aggregazione
sul territorio che sia un reale spazio di confronto tra tutta
la cittadinanza.
Come
bisogna lasciare tutti i popoli alle proprie scelte di sviluppo,
alla propria autodeterminazione politica, culturale ed economica
(certo attenti alla visione globale del pianeta dove tutti viviamo),
cosi' sembra che noi, oggi, piu' che na- scondere la malattia
psichiatrica o dipingerla come un fardello scomodo nel mondo della
competizione di chi e' utile risorsa, dobbiamo, quasi, difenderla,
proporla come elemento determinante, convincente per cercare di
mettere un bastone tra le ruote a questo treno del- la omogeneizzazione
culturale mondiale.
«Ogni
societa', le cui strutture siano ba- sate soltanto su una discriminazione
e- conomica, culturale e su un sistema competitivo, crea in se'
delle aree di compenso che servono come valvole di scarico all'intero
sistema. Il malato mentale ha assolto questo compito per molto
tempo, anche perche' era un "e- scluso" che non poteva
conoscere da se' i limiti della sua malattia e quindi ha creduto
- come la societa' e la psichia- tria gli hanno fatto credere
- che ogni suo atto
di contestazione alla realta' in cui e' costretto a vivere, sia
un atto ma- lato, espressione della sindrome di cui soffre».
Con
queste parole gia' trenta anni fa Basaglia avvertiva il problema
di porre il disagio psichiatrico fuori dalla socie- ta', di non
tener presente il suo aggan- cio appunto sociale.
Oggi
il dibattito, dopo la formale chiu- sura dei "manicomi",
si sta spostando, quasi inevitabilmente, sul problema dell'integrazione
in questo sistema sociale competitivo che fa dell'ideo- logia
del lavoro il suo asse portante. In quest'ottica le vie d'uscita
piu' in voga che oggi si propongono per la conqui- sta della liberta'
sono per una riabili- tazione fondata sul lavoro e non sull
acquisizione di ruolo in una comunita' cooperativistica-solidale
come invece sarebbe giusto.
«La
conquista della liberta' del malato, diceva Basaglia, deve
coincidere con la conquista della liberta' dell'intera comunita'».
I
referendum radicali sono contro i lavoratori
I
radicali hanno iniziato una campagna di raccolta firme per indire
20 referendum. Di questi ben 6 riguardano norme di tutela e garanzie
del rapporto di lavoro e nello specifico:
"Ti
licenzio quando voglio"
Abrogazione
dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che impedisce i licenziamenti
senza giusta causa o giustificato motivo; chi propone il referendum
vuole ottonere la cosiddetta flessibilità in uscita (libertà di
licenziamento). E' una condizione che metterebbe i lavoratori
sotto continuo ricatto di perdita del posto di lavoro.
"Assumo
chi voglio"
Col
quesito sulla liberalizzazione del collocamento privato si lascia
completa libertà di gestione delle assunzioni. Le aziende potranno
selezionare come vorranno le richieste di assunzione e il collocamento
pubblico non avrà più alcuna funzione di equilibrio del mercato
del lavoro.
Vi
sono ben tre quesiti che chiedono l'abrogazione delle norme che
limitano i contratti "atipici" (a tempo determinato,
a tempo parziale, a domicilio). Ciò vuol dire che i contratti
a tempo indeterminato, i più "garantiti" diventeranno
l'eccezione mentre si allergherà enormemente il lavoro precario
e a cottimo.
I
"tagliapensioni"
Un
altro referendum propone ciò che da sempre chiede Confindustria:
portare il diritto alla pensione a 57 anni minimi di età o 40
anni di contributi e l'estensione immediata a tutti del calcolo
contributivo: ognuno per sé e una pensione dimezzata per tutti.
I
promotori dei referndum vogliono la legge della giungla: tornare
a una condizione di servitù caratteristica del capitalismo selvaggio
dove partecipare a uno sciopero o aderire a una organizzazione
sindacale vuol dire essere licenziati e non avere alcuna possibilità
di trovare un lavoro.
E'
questa l'idea di "progresso" che i loro referendum ci
propongono: occorre conoscerli, quindi, per evitarli.
(A
CURA DEL SIN COBAS)
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°23-IV del 19-9-99
UN
ALTRO MONDO è POSSIBILE -
20-26 settembre, Assisi
Una
settimana per la pace un'economia di giustizia e la democrazia
internazionale
I
principali problemi della Terra e dell'umanità sono ormai noti
a tutti. Negli ultimi 10 anni sono stati analizzati in modo dettagliato
in tante sedi. Anche le cose da fare sono note.
L'Agenda
del 21° secolo è già stata scritta dalle grandi Conferenze mondiali
dell'ONU sull'ambiente, sui diritti umani, sullo sviluppo sociale,
sulla donna, sugli insediamenti umani...) dove i governi e le
organizzazioni della società civile di tutto il mondo hanno dimostrato
una grande abilità nell'analizzare insieme i problemi e nel definire
concreti piani d'azione. Anche gli strumenti per intervenire non
devono essere inventati.
Costruire
"un altro mondo", un mondo più giusto e pacifico è possibile.
Ora è il tempo di agire.
Per
affrontare con la dovuta efficacia le principali emergenze e le
grandi sfide globali del nostro tempo e gestire al meglio la crescente
interdipendenza planetaria sono necessarie persone
responsabili e istituzioni globali autorevoli determinate
a lavorare assieme per promuovere il "bene comune".
Dal
23 al 25 settembre
3a Assemblea dell'ONU dei Popoli:
Il ruolo della società civile globale e delle comunità locali
per la pace, un'economia di giustizia e la democrazia internazionale.
Domenica
26 settembre
cè lordinaria
marcia della pace Perugia-Assisi,
nellambito delle iniziative legate alla 3a Assemblea dellONU
dei Popoli per uneconomia di giustizia e la democrazia internazionale.
Oltre
lOccidente parteciperà
alla marcia del 26. Il costo del viaggio in autobus è di L.30.000,
per i seguenti motivi:
Le
ultime vicende della politica internazionale, se ce ne fosse stato
bisogno, dimostrano quanto effimero e parziale sia il nuovo ordine
internazionale sbandierato dalla NATO e seguito dai colpevoli
governi occidentali tra cui si distingue quello italiano.
La
totale incapacità del "nuovo ordine internazionale"
di prevenire e intervenire nel Timor Est, di fermare i gratuiti
bombardamenti in Iraq, di far teminare l'embargo dello stesso
Iraq e Cuba, di riuscire a trovare una via d'uscita per i Balcani,
di porre un freno al degrado politico ed economico dell'Africa
subsahariana, ci spingono a pensare che l'Occidente sia pericoloso
tanto nell'intervento quanto nel non-intervento. L'Occidente è
pericoloso e deleterio per lo stesso fatto che c'è, che pone la
sua cultura, devastatrice, nel consesso delle culture esistite
ed esistenti.
E'
nel superamento di quegli aspetti della cultura dell'Occidente
che imprigiona uomini e popoli noi oggi, qui, in Italia, dobbiamo
lavorare. Non certo e non soltanto con le marce istituzionalizzate.
Quando
quindi dovremo ancora attendere che questo mondo dell'associazionismo
decida di diventare un blocco forte?
Nell'attesa
noi continuiamo a marciare, ma cominciamo ad essere stanchi.
@@@@@@@
GIU'
LE MANI DALLE LIQUIDAZIONI !
Che vogliono fare con i nostri soldi? L'economia
dell'Europa e dell'Italia nell' Europa stenta a ripartire. Le
politiche monetariste dettate dalle banche centrali hanno impoverito
larghi strati della popolazione e l'intero universo del lavoro
dipendente galleggia ai limiti della soglia di povertà.
Avremo
l'EURO, ma non avremo una lira da spendere! Contemporaneamente
in questi anni di ristrutturazioni e riconversioni industriali,
con parole d'ordine come flessibilità e competitività , le imprese
hanno drasticamente aggredito le condizioni di vita e di lavoro
dei dipendenti ricavando dall'abbattimento dei costi enormi profitti.
Oggi,
tutti scoprono -ma guarda un po'!- che i consumi non ripartono,
e il governo D'Alema propone di rilanciare i consumi-e quindi
la produzione- non attraverso l'investimento dei profitti delle
imprese ma sfruttando i salari accantonati dei lavoratori e cioè
utilizzando il T.F.R. ! Nella sostanza: vorrebbero
darci con una mano quello che
è nostro per riprenderselo immediatamente con l'altra!!
Ma
le ultime notizie sono più gravi.
Chi si è illuso di vedere in busta paga la liquidazione è servito:
Il
Governo vuole "disincentivare" la riscossione del TFR
in busta, con la tassazione ordinaria, ed imporre - detassandola
- quella previdenza integrativa che i lavoratori si "ostinano"a
non far decollare. In pratica il governo vuol regalare i nostri
soldi ai grandi gruppi che controllano il mercato finanziario,
perché è là che finiranno i soldi rastrellati dai fondi pensione.
Tutti
i soldi del TFR devono essere immediatamente a disposizione dei
lavoratori senza incentivi o aggravio di tasse, per le tante esigenze
che la vita presenta e riserva.
Giù
le mani dalle liquidazioni!
9-9-99
, S.In.Cobas
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°24-IV del 3-10-99
OPINIONI
DI UN LETTORE
Domenica
scorsa D'Alema è ritornato alla marcia per la pace Perugia-Assisi.
Quindi, ho subito pensato, è pentito della guerra che ha fatto
contro il SUO nemico Milosevic (come recentemente ha detto). Poi,
rifelessivamente,mi sono posto l'interrogativo che si impone,
dopo la senteza di assoluzione di Anddreotti, sulla credibilità
dei pentiti di qualsiasi genere; e. a proposito, ho letto che
Violante ha detto "Non
esiste la sacramentazione o la demonizzazione dei pentiti; i collaboratori
parlano e le loro dichiarazioni vanno verificate con riscontri
oggettivi" Giusto! E così ho cercato di verificare se
l'attuale collaboratore per la pace D'Alema fosse un pentito meritevole
di credibilità.
D'Alema
è apparso in testa al corteo (come è ormai usanza dei grandi uomini)
per il tempo necessario per farsi riprendere dalle TV, tutte servili
che più servili non si potrebbe; interrogato sul Kossovo ha detto:
"Dovevamo fermare
quella tragedia , non so come si potesse fare altrimenti. Ma ormai
era una situazione intollerabile", e ancora ripetendo
"Non era possibile fare altrimenti" ha confermato
la necessità della guerra.
Ciò
stante si può affermare che pentito non è, ma reo confesso sì.
La sua presenza alla marcia è stata una sfacciata, organizzata
parata propagandistica per rabbonire gli ingenui e tentare di
accattivarsi la benevolenza dei pacifisti. Ma questa volta moltissimi
mancavano, avevano certo intuito l'artifizio strumentale! Infatti:
"non s'è visto un cartello polemico, non s'è sentito alcuno
slogan! C'era, per lo più, molto mondo cattolico, scout, Acli,
tanto volontariato, tanto ARCI": tutti riconducibili alle
organizzazioni che, consapevolmente ai vertici incosapevolmente
alla base, vivono come beati accoliti ai margini e in funzione
del potere, insomma come i vecchi e i nuovi clientes.
Oggi, 30 settembre, quando ho visto il titolo "Sulla
pace D'Alema ci marcia" dell'ultima pagina de Il Manifesto
speravo in qualcosa di diverso e nuovo, ma invece ho dovuto constatare
che quel titolo (della redazione?) è l'opposto del contenuto del
testo la cui sostanza è solo timore reverenziale. Ho detto basta.!
Il
PRC , Liberazione e il Manifesto non possono ancora sperare di
recuperare qualcuno a sinistra. Ci vuole uno strappo. Non si può
accettare di avere ai vertici dello stato uomini furbi e spergiuro.
Non si può più transigere. In maniera elementare - poco intellettuale
e dialettica -, ma concreta chi ha ancora voce deve urlare.
Chi
ha violato la Costituzione una volta prima o poi lo rifarà! Non
si inverte il corso delle cose con le chiacchiere. Per scuotere
i cittadini veri (non gli individui del liberismo) ci vogliono
fatti o atti forti e propagandabili quotidianamente.
Io
parlerei ogni giorno della guerra di D'Alema & c. contro la
Yugoslavia. Perché non si parla più delle denunce alle varie procure
della repubblica come quelle presentate dai docenti universitari
pugliesi e da avvocati milanesi per violazione della Costituzione
da parte dei governanti?
Perché,
invece di raccogliere firme per diminuire lo stipendio o la pensione
a qualche centinaio di lazzaroni (che è una furbata pura e semplice
e poco sostanziale), non si raccolgono centinaia di migliaia di
firme per la messa in stato d'accusa per violazione della Costituzione
di D'Alema e il suo governo oltre che di Scalfaro, fasullo garante,
sulla base degli argomenti tanto lucidamente esposti da Ingrao
sull'inserto speciale su il Manifesto del 12/6 u.s.?
Solo
così si potrebbe verificare chi è veramente di sinistra senza
paura di statre veramente a sinistra.
Pasquale
Ciccaglione
@
@
@
@
CON
GLI LSU/LPU
CONTRO
LA PRECARIETA' PER IL LAVORO
Mentre
governo e sindacati confederali progettano la precarietà come
condizione di vita per tutti (lavoro in affitto, borse lavoro,
contratti a termine, piani di inserimento professionali, finte
partite IVA, contratti di formazione ecc.) gli LSU/LPU rifiutano
di essere liquidati "a termine".
I
LSU/LPU vogliono per loro il riconoscimento del lavoro vero fin
qui svolto in nero.
La
battaglia degli LSU/LPU è la battaglia di tutti coloro , disoccupati,
precari e occupati, che non si piegano alla politica della precarietà.
COORDINAMENTO
NAZIONALE LSU/LPU a cui aderiscono Sin Cobas, Comitato di lotta
Frosinone, Ass. In Marcia
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°25-IV del 10-10-99
30.000
PERSONE HANNO MANIFESTATO L'8-10 A ROMA CON GLI LSU/LPU
CONTRO
LA PRECARIETA' PER IL LAVORO
Una
delegazione ha incontrato il ministro Salvi sulla seguente piattaforma:
A.
quale avvenire di questi lavoratori fin da gennaio del 2000;
B.
riconoscimento dei diritti contrattuali per il passato e per il
futuro;
C.
no al pacchetto di proposte contenute nel protocollo dintesa
tra governo e parti sociali;
D.
riconoscimento del lavoro svolto e del posto ricoperto per un
piano di assunzione definitivo;
Le
risposte del Ministro hanno ribadito:
1.
non
è prevista una assunzione in blocco (non cè una soluzione
per tutti);
2.
Il Governo si impegna per una proroga anche se deve essere ancora
decisa....;
3.
i 1600 miliardi stanziati per il 2000 verranno utilizzati per
lo svuotamento del bacino, attraverso quello che Governo e sindacati
confederali hanno concordato:
3a.
Alla privatizzazione dei servizi pubblici tramite società o cooperative
(in caso non si possano esternalizzare) si aggiunge la terziarizzazione:
contratti a tempo determinato o a quelli di lavoro temporaneo
tramite società di fornitura;
3b.
favorire lassunzione nel settore privato anche con contratti
a tempo determinato, al quale si applicherebbero le stesse agevolazioni
che si applicano a un contratto a tempo indeterminato .
3c.
utilizzo del lavoro temporaneo tramite agenzia per ricollocare
i soggetti LSU/LPU che, nel frattempo schedati, avranno modo di
essere utilizzati come risorse quando si avrà necessità di loro
o altrimenti riparcheggiati con qualche sussidio in tempi di vacche
magre.
Chi
rifiuta unofferta di reimpiego a tempo indeterminato o determinato
di durata superiore ai sei mesi fuoriesce dai progetti.
i
lavoratori promettono un sempre maggior impegno nella lotta che
nei prossimi mesi, se da un lato vede sostanzialmente garantita
la continuità del sussidio, dallaltra sarà decisiva per
rintuzzare i tentativi di liquidazione del problema
(e cioè dei lavoratori) attraverso sempre più nuove e originali
forme di precariato.
COORDI.NAZIONALE
LSU/LPU a cui aderiscono Sin Cobas, Comitato di lotta Frosinone,
Ass. In Marcia
@@@@
PER
UNA NUOVA FRONTIERA DEI DIRITTI
Creiamo
una forte rete antirazzista che
colleghi e dia senso comune alle cento vertenze locali ed esperienze
di convivenze e le proietti sul piano nazionale.
Si
devono bruciare i tempi perché più di noi corre la criminalizzazione
degli stranieri: l'Austria può fare scuola, e in tutta l'Austria
in un anno non si attuano tanti sgomberi di stranieri e atti di
razzismo, anche violento, quanti se ne contano in una sola grande
città italiana.
Si
deve mettere a fuoco con gruppi di lavoro e decisioni operative
anzitutto il problema dell'asilo, con la brutta legge ormai in
dirittura d'arrivo, la vergogna dei ghetti per i profughi, la
necessità di una vertenza europea contro l'armonizzazione al ribasso
del vertice di Tampere del 15/10. Poi quello della lotta alla
clandestinità: chiudere i centri di
detenzione, fermare le espulsioni, legalizzare tutti i
dannati della sanatoria truffa, riaprire i canali d'ingresso legale
contro i muri del proibizionismo. Ancora il diritto alla/con cittadinanza
locale, contro l'inciviltà di città che respingono i diversi e
ne comprimono le culture e i diritti sociali. Infine vogliamo
rilanciare battaglie di civiltà come il diritto alla cittadinanza
italiana e al voto.
Non
sono certo temi nuovi: sono i terreni della sconfitta della grande
speranza che aprì questo decennio. La speranza di una nuova frontiera
dei diritti inalienabili delle persone, quale che sia il loro
colore e passaporto, abbiano o non abbiano il soggiorno. Il diritto
all'eguaglianza e alla differenza. ma il paradosso italiano è
che alla marcia del gambero delle leggi si contrappone un tessuto
ricco e spesso di esperienze controcorrente, nella società civile
e in molte istituzioni locali. Si tratta di collegarle e dar loro
una voce più forte della grancassa del nuovo razzismo sociale,
politico e istituzionale.
(a
cura dei promotori della Rete)
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°26-IV del 17-10-99
Atti
del Seminario - Convegno svoltosi a Veroli il 4 e 5 ottobre
1997: Samir
Amin
Trentanni
gloriosi: i tre progetti societari del Welfare state, del Sovietismo,
del nazional-populismo
Il
periodo che ha seguito la IIa guerra mondiale, che
cor- risponde alla esperienza politica per la maggioranza
delle perso- ne della nostra generazione, è stato molto differente.
Si tratta di un periodo che è stato costruito sulla base della
disfatta del fascismo, la quale ha determinato, a livello sociale,
dei rapporti di forza meno sfavorevoli per le classi operaie e
popolari, o comunque più favorevoli di quanto fosse mai stato
nella storia del capitalismo. E sulla base di questi rapporti
di forza si sono sviluppati tre tipi di progetti societari certo
con- flittuali, ma largamente complementari luno allaltro:
il progetto del Welfare state in occidente, il progetto del Sovietismo
e il progetto Nazional-Populista del sud.
Anche
se le caratteristiche specifiche dei tre diversi progetti societari
e quindi le differenze fra di essi erano molto grandi, sia dal
punto di vista delle diverse ideologie che stavano dietro i tre
modelli - sicuramente lo ricordate -, sia dal punto di vista reale,
tuttavia io credo che essi avessero delle caratteristiche comuni.
Questi
progetti societari avevano prima di tutto un comune contenuto
sociale (sociale e non socialista), e con questo voglio indicare
che, grazie allequilibrio dei rapporti di forza più favorevoli
alle classi operaie e popolari - in tutto il mondo, allovest,
allest ed al sud -, essi erano fondati sul compromesso
storico (per usare unespressione molto italiana) tra
capitale e lavoro che gestiva e inquadrava il funzionamento delleconomia
nazionale. Questo compromesso storico era rappresentato
dal Welfare state nei paesi capitalisti sviluppati dell
occidente, dalla rivoluzione russa e cinese allest - sulla
base delle quali si era costruita una società differente, nuova,
socialista - ed al sud dal progetto che chiamerei
- in maniera generale - nazional-populista di modernizzazione,
industrializzazione, con una partecipazione molto ampia delle
classi popolari a questo progetto.
La
seconda delle caratteristiche co- muni a tutti questi tre diversi
progetti societari è nel fatto che i tre progetti si fondavano
e si sono sviluppati in un quadro nazionale, cioè sulla base della
costruzione di una economia auto- centrata, dentro il quadro dello
stato politico nazionale (o plurinazionale o con altre varianti).
Infine,
anche nel contrapporsi, i tre progetti si intersecavano ed erano
complementari nel creare le condizioni per una mondializzazione
controllata, o meglio, una mondializzazione nego- ziata attraverso
il conflitto. Un mondializzazione negoziata su tutti i piani:
sul piano finanziario, sul piano tecnologico, su quello degli
scambi. Insomma una mondializzazione che era il prodotto del confronto,
della concorrenza, fra questi modelli societari.
Se
volessimo descrivere oggi levoluzione e lo sviluppo prodotti
dal quadro successivo alla seconda guerra mon- diale di questi
tre progetti societari, io credo che dovremmo concludere che essa
si sia manifestata - in maniere diverse - come una espansione
pro- digiosa del capitalismo, cioè di rapporti di produzione fondamentalmente
ca- pitalistici, definendo lespansione capitalistica attraverso
tre sue caratteristiche fondamentali perma- nenti, immanenti e
non superate:
1.
Prima di tutto la alienazione del mercato: dentro i tre progetti
societari il progredire della crescita economica era ottenuto
attraverso lampliamento della sfera degli scambi, della
sfera del mercato (anche se nella società sovietica cera
- a parole - la pretesa che ciò avvenisse senza mercato - attraverso
la pianificazione ), a danno delle altre sfere della vita sociale
2.
La seconda caratteristica, la polarizzazione, immanente alla espansione
mondiale del capitalismo, si è mantenuta, riprodotta e approfondita
in questo periodo di espansione del capitalismo mondiale
3.
Infine, la terza caratteristica dellespansione mondiale
del capitalismo è la distruzione progressiva della base naturale
della riproduzione, che è ben lontana dallessere una scoperta
dei movimenti verdi, ecologisti, in effetti trattandosi di una
riscoperta, perché fin da Marx i movimenti operai ed il socialismo
storico lavevano molto ampiamente sottolineata.
Se
osserviamo queste tre caratteristiche ci accorgiamo che il periodo
di forte crescita allovest, allest e al sud, che è
ineguale ed ha caratteristiche politiche (o di altro tipo) differenti
da un paese allaltro o da un blocco allaltro, è stato
possibile sulla base e con lapprofondimento di queste tre
contraddizioni fondamentali e immanenti del capitalismo nei tre
contesti: allovest, allest e al sud: lalienazione
del mercato, la polarizzazione e la distruzione della base naturale
della riproduzione.
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°27-IV del 24-10-99
IL
PROCESSO
Dunque:
indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione di denaro
pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con
i banchieri, connivenza con la ma- fia, alto tradimento in favore
di una nazione straniera, colla- borazione con la CIA, uso illecito
di enti come il SID, respon- sabilità nelle stragi di Milano,
Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di punirne
gli esecutori), dstruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia,
responsabilità nella degradazione antropologica degli italiani
(respon- sabilità, questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza),
respon- sabilità della condizione, come si usa dire, paurosa,
delle scuole degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria,
responsabilità dell' abbandono "selvaggio" delle campagne,
responsabilità dell' esplosione "selvaggia" della cultura
di massa e dei mass-media, respon- sabilità della stupidità delittuosa
della televisione, responsabilità del deca- dimento della Chiesa,
e infine, oltre a tutto il resto, magari anche distribu- zione
borbonica di cariche pubbliche ad adulatori. Ecco l'elenco, l'elenco
"morale", dei reati commessi da coloro che hanno governato
l'Italia negli ultimi 30 anni, e specie negli ultimi 10: reati
che dovrebbero trascinare almeno una dozzina di potenti democristiani
sul banco degli imputati, in un regolare processo penale, simile,
per la preci- sione, a quello celebrato contro Papa- dopulos e
gli altri Colonnelli.
Perché
insisto sempre a ripetere "specie negli ultimi 10 anni"?
Perché è appunto negli ultimi 10 anni che un modo di governare
non solo tipico ma, direi, naturale, di tutta la storia italiana
dall'unità in poi, si è configurato come un reato o come una serie
di reati.
Non
faccio qui, dunque, questione di moralità: la colpevolezza dei
potenti democristiani da trascinare sul banco degli imputati non
consiste nella loro immolarità (che c'è), ma consiste in un errore
di interpretazione politica nel giudicare se stessi: errore di
interpre- tazione politica che ha avuto appunto conseguenze disastrose
nella vita del nostro paese.
[...]
Una volta condannati i nostri potenti democristiani (alla fucilazione,
all'ergastolo, all'ammenda di una lira, cosa di cui qualsiasi
cittadino infine si accontenterebbe) ogni confusione dovuta a
una falsa e artificiale continuità del potere democristiano verrebbe
vanificata. L'interruzione drammatica di tale continuità renderebbe
al contrario chiaro a tutti non solo che un gruppo di corrotti,
di inetti, di incapaci è stato democraticamente tolto di mezzo,
ma soprat- tutto (ripeto) che un'epoca è finita e ne deve cominciare
un'altra.
Se
invece questi potenti resteranno ai loro posti di potere - magari
scambiandoseli un'ennesima volta - se cioè la DC, e con essa,
quindi, il paese, opteranno per la continuità, più o meno dram-
matizzata, non sarà mai chiaro, per esempio, il fatto che gli
italiani oggi sono laici almeno nella misura in cui fino a ieri
erano cattolici, oppure che i valori dello sviluppo economico
hanno dissolto tutti i possibili valori delle eco- nomie precedenti
(insieme a quelli specificatamente idologici e religiosi), oppure
ancora che il nuovo potere ha bisogno di un nuovo tipo di uomo.
[...]
Fatto essenziale: ciò che al contrario il Processo renderebe chiaro
- folgorante, definitivo - è che il con- testo in cui governare
non è più quello clerico-fascista, e che proprio nel non aver
capito questo consiste il vero rea- to, politico, dei democristiani.
Il Pro- cesso renderebe chiaro - folgorante, definitivo
- che governare e ammini- strare bene non significa più governare
e amministrare bene in relazione al vecchio potere, bensì in relazione
al nuovo potere.
[...]
La moralità politica non consiste più nel confrontarsi con l'immoralità
clerico-fascista e magari col debellarla: cosa che i democristiani,
in quanto cristiani, hanno sempre detto, a parole, di voler fare.
Di conseguenza, se i comunisti - nelle giunte amministraticve
regionali, provinciali e comunali - si limitassero ad attenersi
a una simile moralità politica, essi altro non sarebbero che i
veri democristiani.
Ma
- e questo è il punto - anche facendo dei beni superflui, della
democratizzazione consumistica e della falsa tolleranza, qualcosa
di avanzato, di vivo, di reale - anche in tal caso - i comunisti
altro non sarebbero che i veri democristiani. Perché? Perché beni
superflui , democratizzazione consumistica, tolleranza sono fenomeni
che caratterizzano il nuovo potere (il nuovo modo di produzione)
e tale nuovo potere (tale nuovo modo di produzione) è capitalistico.
[...]
Pier
Paolo Pasolini, 24 agosto 1975
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°28-IV del 7-11-99
"L'"EMERGENZA"
IMMIGRAZIONE
All'inizio
degli anni '90, la sostanziale indifferenza delle istituzioni
e della società italiana lascia il posto a una ostilità, simbolica
e materiale, sempre più decisa - una reazione rafforzata da provvedimenti
di ordine pubblico spettacolari che hanno legittimato una cultura
dell'emergenza e della chiususra verso gli stranieri: nell'estate
del '91, il rimpatrio di alcune centinaia di albanesi, cui erano
stati promessi permessi di soggiorno e lavoro; nel '95, l'invio
di una brigata dell'esercito sulle coste pugliesi per bloccare
i clandestini; nel marzo '97, la decisione di fermare i profughi
istituendo il blocco navale delle coste italiane e l'invio di
alcune migliaia di militari a presidiare l'Albania. Il blocco
viene adottato al culmine di una campagna d'isteria collettiva
contro il pericolo albanese, una campgana alimentata dai partiti
di destra (specialmente la lega), sostenuta dalla gran parte della
stampa nazionale e legittimata di fatto dal governo di centro-sinistra,
nonostante l'arrivo di poco più di 15.000 albanesi non abbia provocato
alcun vero problema di ordine pubblico. L'affondamento di un battello
albanese stipato di donne e bambini, scontratosi con un'unità
della marina militare italiana nella notte del 28/3/97, suggella
la politica dell'Italia verso stranieri e profughi.
(...)
Il cedimento progressivo al panico verso l'immigrazione ha conosciuto
due tappe decisive: il decreto Dini del novembre '95 (che, indipendentemente
dalle sue conseguenze pratiche, ha avuto l'effetto di stigmatizzare
simbolicamente i migranti come "problema sociale" e
soprattutto come nemici, reali o virtuali, da cui la società italiana
deve essere protetta) e la legge Turco-Napolitano, del febbraio
'98. Il decreto Dini veniva votato dalla destra e anche da gran
parte el centrp-sinistra come "male-minore" rispetto
alle proposte della Lega Nord, esplicitamente xenofobe. (...)
Il
decreto Dini ha raggiunto obiettivi politici molto più importanti
di quelli previsti dai suoi articoli: da una parte ha sancito
il principio della chiusura delle frontiere e delle espulsionicome
risposte all'"emergenza"; dall'altra ha funzionato come
banco di prova per una larga intesa tra destra e centro-sinistra
in materia di immigrazione, in nome dell'interesse nazionale.
Dopo il successo elettorale nell'aprile 1996, il governo di centro-sinistra
promette un riesame complessivo della questione e una legge organica
che, infatti, dopo alcune reiterazioni del decreto Dini, ma ne
conferma lo spirito, anche se prevede una serie di misure innovative
di integrazione e di parificazione formale tra stranieri regolari
e italiani (poi persi nel corso della approvazione). Queste misure
presuppongono però non solo le restrizioni degli ingressi, ma
un percorso di regolarizzazione tortuoso e ai limiti del sadismo.
Nella sostanza la legge Turco-Napolitano riconferma e razionalizza
la logica della chiusura perché introduce l'espulsione dei sospetti
o dei soggetti socialmente pericolosi e soprattutto l'istituzione
di campi di deenzione per gli starnieri in attesa di espulsione.
Come
in precedenza il decreto Dini, anche questo nuovo provvedimento
sembra avere nei mesi successivi alla sua approvazione, limitate
conseguenze pratiche. Ma si tratta di una impressione errata.
Senza troppo rumore i campi vengono allestiti in località "critiche.
(In
Alessandro Dal Lago, Non-persone L'esclusione dei migranti in
una società globale, Feltrinelli 1999, L.38.000)
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°29-IV del 14-11-99
Il
SIN COBAS invita,
Sabato
20 novembre
Frosinone - salone dell'amministrazione provinciale, h. 17.00
a
prendere parte insieme agli operai, ai precari, ai disoccupati,
ASSEMBLEA PUBBLICA
"PER
IL DIRITTO AL LAVORO PER I DIRITTI DEL LAVORO"
Flessibilità
e competitività sono le parole magiche con cui la confindustria
ha distrutto in questi anni migliaia e migliaia di posti di lavoro
anche nella provincia di Frosinone.
I
sindacati confederali hanno smesso da tempo di contrastare il
disegno pa- dronale e, anzi, pretendono di gestirlo di concerto
con la Confindustria.
I
risultati di tutto questo sono le terzia- rizzazioni della FIAT,
la messa in mo- bilità dei lavoratori "garantiti", il
dila- gare del lavoro in affitto, lo sfrutta- mento dei contratti
di formazione la- voro, delle borse lavoro e dei piani di inserimento
professionale, il proliferare di appalti, subappalti e delle coopera-
tive di facchinaggio, il "fiorire" delle collaborazioni
coordinate e continua- tive. I risultati di tutto questo sono
gli attacchi a colpi di accordi sindacali alle conquiste di decenni
e decenni di lotte operaie.
La
modernità di D'Alema - che invita i lavoratori a scordarsi del
posto fisso - è fatta solo della perdita delle tutele e dei diritti
del lavoro; è fatta di sfrutta- mento brutale dei giovani lavoratori,
è fatta di precarietà come unica prospet- tiva di lavoro e di
vita per tutti i lavoratori. Ora il Governo, di concerto con Confindustria
e sindacati confede- rali, vuole estendere l'uso del contratto
a termine e del lavoro in affitto per la copertura degli stessi
servizi pubblici essenziali in barba alle rivendicazioni dei Lavoratori
di Pubblica Utilità che solo un mese fa sono sfilati in 30.000
a Roma per rivendicare il riconoscimento di un lavoro che di fatto
già svolgono "in nero" garantendo i servizi degli enti.
Opporsi
a tutto questo si può. Lo
dimostrano le battaglie che in questi mesi, in sempre più fabbriche,
hanno visto i lavoratori organizzati dal S.In. Cobas contrastare
anche con clamorosi successi le politiche confindustruali.
Ma
ora è necessario fare un salto di qualità. E' necessario che i
lavoratori occupati ed i precari comprendano di stare combattendo
la stessa battaglia perché nella difesa dei diritti degli uni
e nella conquista degli stessi diritti per gli altri sono racchiuse
le speranze di lavoro e di vita per tutti.
Che
il cinema sia uno strumento formativo è indubbio. Che proiettare
film consenta incassi elevati, anche se non sempre, è una realtà.
Questa
lezione l'ha imparata bene il proprietario del cinema Nestor di
Frosinone, che anche quest'anno proietterà i film ai ragazzi delle
scuole di ogni ordine e grado per il progetto scolastico "Cinema
al Cinema" patrocinato dal provveditorato agli studi in collaborazione
con l'Assessorato alla cultura e varie associazioni.
Il
fatto che questa "operazione" porti un netto guadagno
al Nestor è palese: basta
moltiplicare le 60.000 presenze dello scorso anno per le
4.000 lire del prezzo del biglietto (che pagano i ragazzi). Che
questa sia anche una attività educativa, formativa e culturale
abbiamo delle grosse peplessità.
Cosa
significa arricchire il proprio patrimonio culturale quando alla
visione di un film partecipa una platea di più di 500-600, se
non di più, ragazzi alla volta?
Il
cinema diventa Cultura quando la visione di un film non è fine
a se stessa ma è preceduta da una presentazione e seguita da un
dibattito. E soprattutto la cosa più importante non è riempire
l'intero cinema, ma offrire ai ragazzi un ambiente a misura d'uomo
che consenta un dialogo tra chi propone il film e il pubblico.
Cultura significa offrire un luogo sempre aperto dove poter vedere
film con regolarità tutto
l'anno. Significa sceglierli non tra le ultime uscite di cassetta,
facendo assomigliare il luogo ad un supermercato della cultura
consumista, ma secondo obiettivi educativo/formativi ben precisi
e discussi collegialmente.
Certo,
chi amministra il cinema Nestor lavorerà sodo per far seguire
la proiezione alle centinaia di ragazzi contemporaneamente presenti
in sala. Qualche maligno potrebbe pensare che si stia spacciando
per Cultura quella che non è altro che una bassa operazione commerciale.
Potremmo mai pensare che il comune di Frosinone (e il Provveditorato!)
sia complice e incentivi tutto ciò?
Se
le nostre istituzioni pensano che il progetto "Cinema al
cinema" sia cultura allora devono finanziarlo completamente
e non farlo pagare agli studenti.
Se
ciò per loro non è possibile allora prendessero accordi per proiezioni
pomeridiane e non mattutine e non confondessero operazioni commerciali
con Cultura.
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
-
Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°30-IV del 21-11-99
Appello
per l'assemblea sul precariato promossa dal COORDINAMENTO NAZIONALE
LSU/LPU
SABATO
27 NOVEMBRE H. 10:00
Via Don Bosco 4/F, palazzo della Regione o Provincia, NAPOLI
ORDINE
DEL GIORNO:
1.
LA CADUTA DEI DIRITTI DEL LAVORO;
2.
LA LOTTA DEGLI LSU/LPU;
3.
FORME E MODI PER UNA MOBILITAZIONE GENERALE DI PRECARI, OCCUPATI
E DISOCCUPATI.
A
SUD SUCCEDE QUALCOSA DI NUOVO
Il
Coordinamento Nazionale LSU/LPU, soggetto politico indipendente
considera non più rinviabile chiamare a confronto tutte le realtà
di base che da tempo lottano e resistono contro le politiche neoliberiste
del governo DAlema e dei governi che lhanno preceduto.
Cè
nella sostanza bisogno di una mobilitazione che riaffermi la centralità
della dimensione della socialità che trova nel lavoro - quale
strumento di miglioramento della qualità della vita - il proprio
perno, e che rischia di essere annullata da una sfera economica
sempre più autonoma da ogni vincolo sociale.
Cè
bisogno di opporsi fermamente ad ogni forma imposta di lavoro
flessibile e alla moltiplicazione di quelle forme intermedie tra
lavoro e assistenza che rischiano di trasformarsi in lavoro servile,
frammentando le diverse componenti della popolazione e ampliandone
le differenze.
Cè
bisogno di aprire un dibattito sulla necessità della formulazione
di una "carta dei diritti che si assuma il compito
di definire una rete di garanzie per le nuove figure del lavoro.
E' necessario prendere coscienza e quindi battersi contro il processo
di precarizzazione e deregolamentazione del lavoro cercando di
unire le lotte di un soggetto sociale ora frammentato, quello
degli esclusi dal lavoro, che abbia capacità progettuali al fine
della conservazione e dell'ampliamento della sfera dei propri
diritti.
Lassemblea
di Napoli del 27 novembre indetta dal Coordinamento Nazionale
LSU/LPU può essere un momento importante allora in primo luogo
per andare alla ricomposizione del movimento superando particolarismi
e settarismi e sviluppare unoffensiva politica e sociale
che punti, a partire della vertenza LSU/LPU ad aggregare per il
lavoro il vasto, variegato e frantumato fronte della precarietà
e dellesclusione.
Il
Coordinamento Nazionale LSU/LPU individua in una manifestazione
nazionale a Napoli, capitale della disoccupazione, della precarietà
e del lavoro nero, da indire ed organizzare unitariamente per
dicembre, loccasione di sintesi e rilancio delle lotte nei
confronti delle istituzioni pubbliche e private responsabili dellattacco
alle condizioni di lavoro degli occupati e delle politiche di
miseria per i disoccupati
e i precari, da perseguire attraverso una proliferazione di lotte
articolate territorialmente, coordinate a livello nazionale, presso
le sedi industriali e finanziarie, agenzie interinali, enti locali,
uffici di collocamento, INPS, dei ministeri ecc., capaci di imporsi
allattenzione generale e attraverso laggregazione
del più ampio schieramento di forze possibile al fattivo sostegno
della piattaforma rivendicativa.
Sabato
4 dicembre
Per
il diritto al lavoro per i diritti del lavoro
MANIFESTAZIONE
PROVINCIALE
Frosinone
(concentramento h. 9:30, campo sportivo)
RAGGUAGLI
SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO
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Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE
N.°31-IV del 12-12-99
Per
il diritto al lavoro Per
i diritti del lavoro
GLI
LSU/LPU IN PIAZZA A NAPOLI
BASTA
CON IL LAVORO NERO LEGALIZZATO
Contro
gli
attacchi alle condizioni di vita e di lavoro
contro
la precarietà imposta come un'unica prpospettiva di vita
contro
confindustria, governo e sindacati confederali che concordano
terziarizzazioni, appalti, lavoro in affitto, collaborazioni coordinate
continuative, contratti di formazione, borse lavoro, piani di
inserimento professionale, cooperative di facchinaggio, lavori
socialmete utili, al posto di assunzioni vere e garantite
per
l'unità di occupati, precari e disoccupati
per
la difesa e l'affermazione dei diritti del lavoro per tutti e
per ciascuno
per
l'assunzione degli LSU/LPU negli enti dove lavorano "in nero"
Venerdì
17 dicembre
MANIFESTAZIONE
GENERALE
Napoli
(h.
11:00, piazza Garibaldi)