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Associazione politico culturale
Oltre l’Occidente
Per una alternativa allo sviluppo
P.zza A. Paleario 7
03100, Frosinone
ccp 10687036

AGENZIA 1999

 

 

AGENZIA N.°1 -IV del 3-1-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

COngresso provinciale del SIn COBAS

per un sindacato di classe e di massa, in Italia e in Europa

Frosinone, 10 gennaio 199, ore 9,30, sala congressi hotel Memmina, via Maria 172

Il processo di unione economica e monetaria ha fatto un nuovo passo avanti con il varo dell'Euro e della Banca Centrale Europea. Resteranno forti contraddizioni tra i vari paesi e vari gruppi economici e finanziari, all'interno di un quadro di accentuate misure neoliberiste e antisociali definite nel trattato di Maastricht e nel patto di stabilità.

Pur con l'entrata in crisi delle politiche neoliberiste, non si apre automaticamente una fase di riscossa del movimento operaio, le cui organizzazioni sono prigioniere di quelle politiche distruttive e hanno abbandonato qualsiasi progetto alternativo al modello sociale esistente. I rischi sono quelli che - se non si riorganizzano le forze del lavoro dipendente - la rottura degli equilibri politici e sociali avvenga sulla base di spinte disgregatricùi e autoritarie, opposte all'idea di Europa sociale che auspichiamo. Tutte le principali decisioni dell'UE sono per definizione sottratte al controllo democratico, mentre le multinazionali rivendicano persino la cancellazione della sovranità nazionale in materia di legislazione del lavoro, dell'ambiente e dei diritti sociali.

Si rischia l'apertura di un'epoca di competitività selvaggia che punta al più basso costo del lavoro, non solo a livello globale ma anche tra aree specifiche dello stesso continente. I poli di supersfruttamento, come grimaldello per smantellare regole, diritti e livelli di civiltà ovunque.

L'esplosioni di malcontento sociale sono all'ordine del giorno. Coordinarle e indirizzarle verso un progetto di alternative all'Europa dei banchieri, evitando lo scontro tra i settori deboli della società, è un compito fondamentale.

L"'Europa Sociale", indipendentemente dal ritmo e dalle contraddizioni dell'unificazione europea, è questo terreno di costruzione dell'alternativa all'altezza della sfida imposta da questa fase di sviluppo del capitalismo.

Dagli appelli di forze sindacali e sociali antagoniste alla Rete e Marce Europee contro la disoccupazione, dagli eurosciperi della Renault al coordinamento delle lotte a livello sovranazionale in alcuni settori, il movimento operaio e sindacale è chiamato ad adeguare ora le sue strutture e il suo programma se vuole preparare la controffensiva.

Agli imperativi neoliberisti della "competitività" e della "flessibilità", noi contrapponiamo la "solidarietà", e nuove "rigidità sociali" da ottenere attraverso leggi e contratti anche sul piano europeo.


 

AGENZIA N.°2 -IV del 10-1-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

MERCOLEDì 13 GENNAIO ORE 9.00 SCIOPERO MANIFESTAZIONE PROVINCIALE LSU concentramento piazzale De Matthaies

GLI LSU/LPU, I PRECARI, I DISOCCUPATI DARANNO VITA A UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE TERRITORIALE COORDINATA A LIVELLO NAZIONALE, con lo scopo di sollecitare il Governo al rispetto degli impegni presi in occasione dell’incontro del 3 dicembre u.s. e fissare una data di incontro tra i rappresentanti del movimento e il ministro Antonio Bassolino;

«I LSU/LPU sono stati e sono impiegati in gran parte a copertura delle effettive carenze d’organico delle amministrazioni, hanno coperto e coprono posti di lavoro veri e necessari, non aggiuntivi e sussidiari. Sono stati impiegati in “nero”, sottopagati, per svolgere quei servizi che ogni amministrazione deve assicurare e che oggi, col perdurare del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, con l’affermarsi sempre più acritico della logica sciagurata che subordina tutto al mercato, non sono più in grado di fornire se non ricorrendo ad una pratica generalizzata dell’appalto che, ben lungi dal garantire la qualità del servizio reso, subordina la qualità della vita dei cittadini alla convenienza economica dell’impresa.

I Piani d’impresa allegati ai progetti presentati, peraltro in ossequio alla legge, fanno i conti con le disponibilità economiche dei singoli enti e sono inficiati da quella logica tutta subordinata al mercato che confonde la necessaria oculatezza nella gestione della cosa pubblica con la competitività sul mercato (come se il fornire un servizio sociale fosse comparabile con il vendere zucchine del fruttivendolo!). In base a ciò mentre i progetti prevedono la trasformazione di tutti gli L.S.U. in L.P.U., i piani di impresa allegati agli stessi progetti riguardano un numero ben inferiore di lavoratori (secondo Lucisano il 30% ma la previsione e del tutto ottimistica) e di questi, per legge, l’impresa nascente avrà l’obbligo di prelevarne dagli L.P.U. solo il 40%. Nella sostanza dei 4.800 L.S.U. della provincia di Frosinone avranno una ragionevole possibilità di occupazione stabile (sempre secondo le ottimistiche stime di Lucisano, assessore al lavoro della Regione Lazio) solo 576 e molti di costoro, scelti peraltro nominativamente dall’impresa, lasciati in balia di più o meno improvvisate cooperative cui sarà scaricato per intero l’onere di far quadrare i conti. 

La rivendicazione di un piano organico per il lavoro da parte delle regioni che coordini e integri mediante il Comitato di Crisi regionale e provinciale i piani presentanti dai singoli enti, la rivendicazione di una proroga dei vecchi progetti a tutto il 1999, la richiesta al governo di sblocco delle assunzione nel pubblico impiego e la riserva delle scoperture in organico, non sono solo sacrosanti obiettivi da perseguire ma anche e purtroppo l’unico strumento per garantire a tutti gli LSU/LPU reali prospettive di un’occupazione stabile.

I Comitati di Lotta LSU/LPU della Provincia invitano fervidamente a partecipare alla manifestazione altri lavoratori precari, disoccupati, dipendenti pubblici e privati, insomma tutti coloro che hanno interesse affinché questa continua esclusione dal diritto di essere cittadini si arresti e si avvii un nuovo percorso».

 

 

AGENZIA N.°3 -IV del 17-1-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

LA VIA CRUCIS DEGLI LSU/LPU

Venerdì 13 gennaio tantissimi precari e precarie LSU/LPU (in alcuni momenti circa 1.000 persone) del Comitato di Lotta e del Sin Cobas della provincia di Frosinone, nonostante la pioggia, hanno sfilato per le strade del Capoluogo per ribadire le posizioni di ·  GARANZIA DEL RINNOVO DI TUTTI I PROGETTI LOCALI E INTERREGIONALI; del RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI NORMATIVI, PREVIDENZIALI, SINDACALI; del   RITIRO DEL DEC.TO LEG.VO 468/97 E DELLA MAGGIORAZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO CON DIMINUZIONE DEGLI INTEGRATIVI; del   VARO DI UN PIANO ORGANICO PER IL LAVORO DA PARTE DELLE REGIONI E LA RICHIESTA AL GOVERNO DI SBLOCCO DELLE ASSUNZIONE NEL PUBBLICO IMPIEGO E LA RISERVA DELLE SCOPERTURE IN ORGANICO; del   DIRITTO ALLA RAPPRESENTANZA SINDACALE PER GLI LSU/LPU.

Queste richieste, avanzate al Governo il 3 dicembre, avranno in parte risposta il 21 gennaio, data nella quale si è stabilito l’incontro tra il Movimento e Bassolino.

Al Comune di Frosinone i manifestanti hanno ribadito che la soluzione da adottare, considerato anche che tutti i LSU/LPU stanno coprendo carenze di organico, è solo quella del riconoscimento del lavoro svolto finora, quindi ASSUNZIONE. Il vice-sindaco Marini ha risposto alle sollecitazioni accettando di fissare un incontro entro la fine di gennaio con i LSU/LPU, tenendo presente che il 20 p.v. la Provincia e il Comune si incontreranno per stabilire il futuro delle società multiservizi!

Alla Provincia il neo assessore Ferazzoli ha incontrato una delegazione LSU/LPU e, riconoscendo le attività che questi lavoratori stanno effettuando, si è dimostrato più disponibile a soluzioni reali.

L’impressione che si è avuta dalle dichiarazioni dell’Assessore è quella che il Governo stia “ricattando” gli enti locali affinché questi ultimi, anche contro la loro volontà e quella dei lavoratori, avviino comunque le famose “multiservizi” o cooperative, altrimenti la proroga dei progetti non sarà data.

I lavoratori LSU/LPU invece sono contrari a tali soluzioni per tre ordini di motivi:

1) la privatizzazione dei servizi pubblici, come dimostrato dai fatti, sotituisce la logica del servizio alla città a quello di qualche privato che ne trae un profitto;

2) le società private precarizzano ulteriormente il mondo del lavoro, senza nessuna garanzia per il futuro;

3) Le società comunque nascenti sono, per la maggior parte dei casi, funzionali al disegno del Governo (che vuole mandare a casa i lavoratori) e non alla esistenza stessa della Società

Infine i LSU/LPU sono stati ricevuti dal vice-direttore dell’INPS che, nonstante alcune voci, ha ribadito che entro il 25 p.v. saranno pagati i sussidi di dicembre.

Ora i prossimi appuntamenti del Movimento sono:

* a livello locale il 20 gennaio quando si incontreranno Provincia e Comune per la multiservizi;

* a livello nazionale il 21 gennaio quando il Governo riceverà una delegazione dei LSU/LPU dei sindacati di base e del Coordinamento Nazionale LSU/LPU.


 

AGENZIA N.°4 -IV del 24-1-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

cOngresso NAZIONALE del SIn COBAS

per un sindacato di classe e di massa, in Italia e in Europa

Mondragone, 29,30,31 gennaio 1999,

Il processo di unione economica e monetaria ha fatto un nuovo passo avanti con il varo dell'Euro e della Banca Centrale Europea. Resteranno forti contraddizioni tra i vari paesi e vari gruppi economici e finanziari, all'interno di un quadro di accentuate misure neoliberiste e antisociali definite nel trattato di Maastricht e nel patto di stabilità.

Pur con l'entrata in crisi delle politiche neoliberiste, non si apre automaticamente una fase di riscossa del movimento operaio, le cui organizzazioni sono prigioniere di quelle politiche distruttive e hanno abbandonato qualsiasi progetto alternativo al modello sociale esistente. I rischi sono quelli che - se non si riorganizzano le forze del lavoro dipendente - la rottura degli equilibri politici e sociali avvenga sulla base di spinte disgregatricùi e autoritarie, opposte all'idea di Europa sociale che auspichiamo. Tutte le principali decisioni dell'UE sono per definizione sottratte al controllo democratico, mentre le multinazionali rivendicano persino la cancellazione della sovranità nazionale in materia di legislazione del lavoro, dell'ambiente e dei diritti sociali.

Si rischia l'apertura di un'epoca di competitività selvaggia che punta al più basso costo del lavoro, non solo a livello globale ma anche tra aree specifiche dello stesso continente. I poli di supersfruttamento, come grimaldello per smantellare regole, diritti e livelli di civiltà ovunque.

L'esplosioni di malcontento sociale sono all'ordine del giorno. Coordinarle e indirizzarle verso un progetto di alternative all'Europa dei banchieri, evitando lo scontro tra i settori deboli della società, è un compito fondamentale.

L"'Europa Sociale", indipendentemente dal ritmo e dalle contraddizioni dell'unificazione europea, è questo terreno di costruzione dell'alternativa all'altezza della sfida imposta da questa fase di sviluppo del capitalismo.

Dagli appelli di forze sindacali e sociali antagoniste alla Rete e Marce Europee contro la disoccupazione, dagli eurosciperi della Renault al coordinamento delle lotte a livello sovranazionale in alcuni settori, il movimento operaio e sindacale è chiamato ad adeguare ora le sue strutture e il suo programma se vuole preparare la controffensiva.

Agli imperativi neoliberisti della "competitività" e della "flessibilità", noi contrapponiamo la "solidarietà", e nuove "rigidità sociali" da ottenere attraverso leggi e contratti anche sul piano europeo.

 

 

AGENZIA N.°5 -IV del 30-1-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

RIPARTIAMO DAL BASSO

Incontro nazionale di tutti gli immigrati, comunità di immigrati, associazioni e centri sociali.

CASERTA, domenica 7 febbraio ore 10.00, c/o il "Centro Sociale" vicino alla stazione FF.SS.

Il Governo italiano, in piena linea con l'accordo di Schengen e il trattato di Maastricht, continua a considerare il fenomenro immigrazione come un problema di ordine pubblico. Gli effetti nefasti della nuova legge 40/98 sono ormai sotto gli occhi di tutti: espulsioni più facili, profughi albanesi, kossovari e curdi gettati a mare, aumento vertiginoso dei controlli di polizia nei confronti di tutti gli immigrati con tanto di irruzioni notturne nelle abitazioni, istituzione dei campi lager e sopra- ttutto, elemento per certi versi più grave degli stessi campi lager, l' introduzione delle quote d'ingresso con tutto ciò che ne deriva. In questo senso la nuova legge è senz'altro peg- giorativa rispetto alla precedenti, perché rende evidente l'aspetto razzista-discriminatroiro del Governo e le profonde ragioni economiche che determinano tali atteggiamenti. Le quote d'ingresso tentano di rendere legale ciò che attraverso altre forme avviene già: forza lavoro immigrata acquistata da padroni e padroncini i- taliani a salari bassissimi sotto il ricatto dell'espulsione per clandestin ità!  E' questa la vera logica che origina tutto quello che poi viene chiamato "pro- blema immigrazione". L'acquisto di forza lavoro da sfruttare fino all'osso è in perfetta linea con le esigenze del mercato e del profitto in armonia con la cosiddetta epoca della globalizzazione.

Ecco che allora il "Governo amico di centro-sinistra (!?)" introduce il prin- cipio delle quote di ingresso per chiudere le frontiere in maniera appa- rentemente poiù democratica. Consideriamo poi gli effetti deleteri che questa legge ingenera nel vivere quotidiano degli immigrati: discri- minazione tra chi avrà diritto al per- messo di soggiorno con la nuova regolarizzazione truffa e chi non l'avrà, tra chi otterrà la carta di soggiorno e chi no; insomma questa nuova legge ha anche avuto la capacità di dividere tra loro gli immigrati in oprivilegiati e non! è una vergogna, come è una vergogna che non ci sia ad oggi un grande movimento di massa capace di fermare ralmente quetse intensioni razziste del Governo D'Alema. E già... oggi i paladini del movimento anti- razzista di una volta (CGIL - CISL-UIL, PDS, Nero e Non Solo, ARCI ecc.) non possono protestare contro un Governo che, evidentemente, è loro amico! Per fortuna ci sono ancora immigrati, as- sociazioni, centri sociali che non hanno abbassato la testa e continuano ad opporsi! Manon basta, siamo poche talvota male organizzati se non divisi!

Bene, noi pensiamo che sia il caso di ripartire dal basso, direttamente con l'autorganizzazione degli immigrtati, per ricostruire un fronte antirazzista capace realmente di creare opposizione a qualsiasi forma di razzismo che esista oggi, in primo luogo quella delle leggi dello Stato.

Ripartire dal basso per costruire un coordinamento nazionale che veda in primo piano gli immigrati di tutte le nazionalità costituiti in comunità e non; ed al fianco tutte quelle associazioni, centri sociali ed organizzazioni che siano realmente disponibili a definire un percorso unitario su alcuni punti in comune:

1) no alle leggi razziste di stati e governi!

2) chiusura totale dei campi lager!

3) sanatoria generalizzata per tutti gli immigrati senza alcuna condizione, verso il pieno diritto di cittadinanza e la libera circolazione di ognuno, in totale abolizione del principio delle quote d'ingresso!

 

 

AGENZIA N.°6 -IV del 7-2-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

ASSOCIAZIONE PER LA TASSAZIONE DELLE TRANSAZIONI FINANZIARIE PER L'AIUTO AI CITTADINI (ATTAC)

(Sintesi del seminario internazionale che propone la tassazione delle transazioni finanziarie)

Il sistema di finanza globalizzata, nato dalla liberalizzazione e dalla dere- gulation dei flussi di capitali, ha una schiacciante responsabilità nei crolli delle economie di diversi paesi (Thailandia, Indonesia, Messico, Brasile) e minaccia le altre.

L'applicazione dei una tassa sulle ope- razioni di cambio (Tobin tax) costi- tuirebbe una prima misura di emer- genza per impedira la propagazione di questo disastro sociale.Sarebbe un avvertimento nei confronti degli opera- tori, preliminare per una riforma com- plessiva della finanza internazionale.

Prima forma di tassazione sulle transa- zioni finanziarie internazionali, la Tobin tax sulle operazioni di cambio ha come principale obiettivo quello di contribuire alla stabilizzazione dei movimenti di capitale, preludio a riforme molto più ampie.

La Tobin tax ridurrebbe la dimensione di mercati di cambio, senza però para- lizzarli. Agirebbe a titolo preventivo rendendo non più profittevoli alcune operazioni speculative, ed eviterebbe in questo modo gli attacchi distruttivi contro le monete.

L'adozione della Tobin tax tassa af- fermerebbe la necessità di mettere in opera una regolamentazione pubblica internazionale di fronte all'instabilità dei mercati di capitali. Affermerebbe la vo- lontà dei governi di controllare i mer- cati finanziari, invertendo la tendenza attuale.

La Tobin tax ha una vocazione univer- sale: integrare, attraverso il negoziato, l'insieme dei governi del mondo in un progetto coordinato di ricostruzione di un sistema finanziario e monetario stabile, voltando le spalle alle petizioni di principio annunciate nel quadro ristretto e non democratico dei vertici del G10. Tassare le operazioni di cambio, sarebbe un avvertimento poli- tico senza ambiguità ai principali ope- ratori economici e significherebbe af- fermare che l'interesse generale deve avere la meglio sugli interessi privati, i bisogni di sviluppo sulla speculazione mondiale.

L'adozione della Tobin tax comporta necessariamente una messa in causa dei paradisi fiscali. Quest'azione di alute pubblica può, tra altre alternative, realizzarsi attraverso una tassa puniti- va, sia all'entrata che all'uscita dei ca- pitali da questi rifugi per la frode fiscale e il riciclaggio del denaro sporco.

La Tobin tax non è per nulla una pana- cea. Il suo campo di azione sarà limita- to alle operazioni sui mercati dei cambi e intralcerà soltanto i movimenti specu- lativi a breve, addirittura a brevissimo tempo. Non si sostituisce alla tassa- zione dell'insieme dei redditi generati  da azioni, obbligazioni o altri attivi fi- nanziari, che dipende dalle finanze pubbliche nazionali e che, dappertutto, è molto favorevole alla rendita finan- ziaria.

Il suo interesse principale risiede nel carattere internazionale nella logica di cooperazione e non di competizione tra stati che la sua adozione comporta. Costituisce un embrione di controllo della speculazione, anche se riguarda soltanto il mercato dei cambi, poiché questo è al crocevia di tutte le opera- zioni finanziarie internazionali, riguarda tutti i tipi di investimenti, anche quelli a luno termine. 

 


AGENZIA N.°7 -IV del 21-2-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Mercoledì 24 febbraio h.10.00

A ROMA CON I KURDI

L'ass. Oltre l'Occidente, i COmitati di Lotta, il Sin Cobas della provincia di Frosinone aderiscono alla manifestazione nazionale del 24/2 (giorno di pronunciamento sulla richiesta di asilo politico di Ocalan) che partirà da piazza Vittorio per dirigersi a piazza Celimontana (piazza Kurdistan)

Abdullah Ocalan è in prigione in Turchia. Questa è la triste conclusione

di una vicenda che per mesi ha tenuto con il fiato sospeso tutti coloro che credono che la politica, i diritti umani, la pace, l'autodeterminazione dei popoli siano ancora valori da difendere in questa decadente fine di secolo.

Ocalan, leader del PKK curdo, lotta da anni per l'autodeterminazione del popolo curdo disperso su almeno 5 paesi. La Turchia da sempre risponde alle manifestazioni dei curdi (siano esse pacifiche o militari) con una violenta repressione militare e polizesca, disconoscendo la presenza di un altro popolo all'interno della nazione turca.

Ocalan ha tentato di far venire alla luce il problema curdo manifestandosi pubblicamente e rimettendosi alle "democratiche" istituzioni europee per far avviare quel processo di pace necessario.

Eppure gli europei, con gli italiani in testa, non hanno saputo rispondere. Si sono lavati le mani letteralmente, come comùnque fanno su tutto, e spesso ormai anche sulla politica interna. Dalla vicenda jugoslava a quella odierna del Kossovo si seguono le direttive americane spesso filtrate dagli interessi dei governi amici mediorientali (ISraele e Turchia) validi alleati degli USA.

L'Italia ha compiuto un altro passo indietro nel rispetto dei diritti umani, non riconoscendo immediatamente ad Ocalan un sacrosanto diritto d'asilo. Come veloci passi indietro sta facendo nella politica estera, nettamente più eterodiretta rispetto all'era democristiana.

Nello specifico la vicenda Ocalan si incanala nella più generale politica di respingimento che va dagli immigrati economici a quelli politici. Se a tutto ciò uniamo i tentativi di uniformare velocemente il welfare state e le istituzioni della rappresentanza (referendum) ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, negli interessi delle multinazionali, c'è poco da stare allegri. La valanga neoliberista ogni giorno si fa più grande.

Cosa fare? Cercare di aggregare quante più forze possibili per cercare di alleviare la caduta massi, oppure bisognerebbe riavviare un percorso di confronto più etico-culturale che politico che ci faccia finalmente distinguere i compagni di strada veri da quelli che vogliono soltanto salvare le proprie poltrone e interessi dando un colpo al cerchio e uno alla botte (Arci, CGIL-CISL-UIL, molte ONG, la chiesa cattolica, Legambiente, coloro che crdono nella sussidiarietà, il Forum del Terzo Settore ecc. )?

 

 

AGENZIA N.°8 -IV del 28-2-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Il centro diurno ORIZZONTI APERTI e l'ass. OLTRE L'OCCIDENTE organizzano un incontro dibattito per presentare una RASSEGNA CINEMATOGRAFICA

Giovedì 4 marzo ore 15.30

Franco Valente (di Orizzonti Aperti), Tonino Campioni (del Centro di Salute Mentale), Paolo Iafrate (di Oltre l'Occidente) e Patrizia Monti (di Orizzonti Aperti) presenteranno l'iniziativa

Nel corso della serata verranno proiettati due cortometraggi: "Metamorfosi e Persistenze" (a cura di Oltre l'Occidente) e "La danza dell'anima" (della coop. Creativamente).

L'iniziativa ha come obiettivo, ora, l'utilizzo di spazi cinematografici per sviluppare nuove collaborazioni tra le realtà organizzate sul territorio. L'obiettivo a lungo termine è creare un punto di aggregazione sul territorio che sia un reale spazio di confronto tra tutta la cittadinanza.

 

Come bisogna lasciare tutti i popoli alle proprie scelte di sviluppo, alla propria autodeterminazione politica, culturale ed economica (certo attenti alla visione globale del pianeta dove tutti viviamo), cosi' sembra che noi, oggi, piu' che na- scondere la malattia psichiatrica o di- pingerla come un fardello scomodo nel mondo della competizione di chi e' utile risorsa, dobbiamo, quasi, difenderla, proporla come elemento determinante, convincente per cercare di mettere un bastone tra le ruote a questo treno del- la omogeneizzazione culturale mondiale.

«Ogni societa', le cui strutture siano ba- sate soltanto su una discriminazione e- conomica, culturale e su un sistema competitivo, crea in se' delle aree di compenso che servono come valvole di scarico all'intero sistema. Il malato mentale ha assolto questo compito per molto tempo, anche perche' era un "e- scluso" che non poteva conoscere da se' i limiti della sua malattia e quindi ha creduto - come la societa' e la psichia- tria gli hanno fatto credere -  che ogni suo atto di contestazione alla realta' in cui e' costretto a vivere, sia un atto ma- lato, espressione della sindrome di cui soffre».

Con queste parole gia' trenta anni fa Basaglia avvertiva il problema di porre il disagio psichiatrico fuori dalla socie- ta', di non tener presente il suo aggan- cio appunto sociale.

Oggi il dibattito, dopo la formale chiu- sura dei "manicomi", si sta spostando, quasi inevitabilmente, sul problema dell'integrazione in questo sistema sociale competitivo che fa dell'ideo- logia del lavoro il suo asse portante. In quest'ottica le vie d'uscita piu' in voga che oggi si propongono per la conqui- sta della liberta' sono per una riabili- tazione fondata sul lavoro e non sull’ acquisizione di ruolo in una comunita' cooperativistica-solidale come invece sarebbe giusto.

«La conquista della liberta' del malato, diceva Basaglia, deve coincidere con la conquista della liberta' dell'intera comunita'».

 

 

AGENZIA N.°9 -IV del 14-3-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Sabato 20 marzo 1999, alle ore 15.00, in via Plebiscito 32,a Frosinone plenum di Oltre l'Occidente.

 Oltre l'Occidente ritiene che è tempo di fare bilanci, in considerazione del nuovo ruolo che sta svolgendo a livello locale e nazionale.

La situazione politica generale peggiora di giorno in giorno. La valanga neoliberista si abbatte su di noi culturalmente prima che socialmente o economicamente.

Oltre l'Occidente deve dotarsi di strumenti più affidabili e continuativi al fina di poter raggiungere almeno la convinzione che si sta lottando per una nuova società.

Confrontarsi, essere pronti a comunicare, prendersi delle responsabilità di coordinamento, lottare giorno dopo giorno anche in luoghi dove non si è a proprio agio sulle tematiche che ci hanno sempre appassionato, si deve fare ora, più di prima con più convinzione.

Quello che l'Associazione ha contro è innanzitutto un problema culturale, serio certamente, che riguarda tutti per la nostra origine “ciociara”, “meridionale” e “italiana”, ma più in particolare, si ritiene, che sia una questione di cultura di classe.

I membri dell'Associazione fanno parte del ceto medio borghese  di questa città e di questa epoca. Si è cercato sempre di lavorare per identificarci diversamente, con un occhio ai naufraghi dello sviluppo. Si è cercato di combattere la tendenza individualistica di questa decadente fine secolo per appriopriarci di un confronto collettivo, di un senso di comunità che tanto ci manca. Anche politicamente si è cercatro di abbandonare la presunzione ideologica che tende ad una radicalità che spesso significa l’abbandono dell’azione politica, il ritiro, per decisioni collettive che tendono alla partecipazione, all’avvicinare persone.

Ora, bisogna riprendere questo cammino da un piano diverso, che è quello di una responsabilità da soggetto politico reale, autonomo, riconosciuto.

Un soggetto politico che ha fatto dell'esperienza la sua forza e la sua risorsa essenziale, nonché la differenza con altri soggetti. L'astrazione concettuale, lontana dall'esperienza, tipica di tanti settori della sinistra, non ha avuto con noi tanto spazio.

In vista dei nuovi e difficili impegni nel campo della politica, del sociale, della cultura, nella scuola, nell'immigrazione, nella politica internazionale, nel commercio equo e solidale, proponiamo, quindi, a TUTTI di riunirci per riavviare quel percorso collettivo di partecipazione sui temi che ci sono a cuore.

Il plenum proposto non può che essere ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO. Cioè, pur focalizzando l’attenzione sui problemi attuali, dobbiamo trovare la forza di superarli e trovare la strada per riattivare tutte le energie utili.

Ci sarà la ricostituzione dell’associazione Oltre l’Occidente con una finalità e programma nuovo.

Tutti e tutte, vecchi e nuovi, sono caldamente invitati a fornire il loro contributo.

 


AGENZIA N.°10 -IV del 21-3-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Ma il Manifesto ci sta?

Siamo da tempo immemorabile lettori scrupolosi e continuativi del giornale Il Manifesto.

Ci pare che, oramai da lunghi mesi, si ostini a dare una informazione appiattita su ciò che succederebbe nel nostro paese e, presuntuosamente, in Europa. Infatti il quotidiano non fa altro che portarci le notizie dei vari palazzi del potere di altri stati oltre che del nostro ovviamente. Le gesta dei primi ministri "di sinistra" d'Europa hanno uno spazio spropositato in un giornale che sarebbe dovuto essere la voce critica per un progetto di cambiamento da sinistra della società.

In tempi dove sarebbe necessaria una chiarezza estrema sulle posizioni da prendere, una limpidezza etica oltreché politica, questo giornale si appiattisce su tutte (nessuna esclusa) le posizioni esistenti o emergenti della cosiddetta sinistra.

Innanzituto non c'è nessun filtro a ciò che senza ritegno alcuni ritengono sia sinistra. Il nostro governo ad esempio o addirittura il sindacato CGIL, vero pompiere sociale, hanno più di uno spazio sempre ben chiaro e visibile. Le notizie o posizioni di questi vengono accolte dal giornale come importanti. Le critiche a questi, non sempre presenti c'è da dire, hanno spazi residuali o vengono accolte come naif. Di esempi ormai ne potremmo fare a decine.

I sindacati di base che da tempo si dibattono nella ricostruzione di un sindacato di classe, ma non passa giorno senza una loro ulteriore spezzettatura, pagano questo prezzo proprio perché soggetti come il Manifesto non veicolano sufficientemente il loro messaggio, pur dirompente e assolutamente non in linea con l'attuale modello di società.

Il giornale si autorappresenta come sotenitore e attento valutatore delle gesta del cosiddetto movimento. Ma si sofferma solamente sull'opera dei centri sociali, realtà metropolitane e di non tutte le metropoli, credendo che le file della resistenza al neoliberismo non abbiamo altri validi soldati. Quest'analisi ci sembra troppo semplicistica. Il giornale deve essere la voce di coloro che resistono quotidianamente, poiché solo da questi può essere retto un progetto nuovo di cambiamento della società.

Il Merdidione d'Italia in questo senso è un vero laboratorio di esperienze di resistenza. Bisognerebbe valorizzarle appieno.

Abbiamo l'impressione che se il giornale domani non uscisse nessuno se ne accorgerebbe...


 

AGENZIA N.°11 -IV del 28-3-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

CONTRO L’EUROPA DEI BOMBARDAMENTI PER L’EUROPA DEI DIRITTI

Il 27 marzo, mentre le bombe piovevano sulla Federazione Jugoslava, le autorità francesi non hanno permesso ad oltre 3000 uomini e donne di varcare la frontiera di Ventimiglia per raggiungere altri cittadini europei per la manifestazione a Parigi dell’EUROPA DEI DIRITTI UNIVERSALI, PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA, PER L’UMANITà.

CHE COSA VUOLE ESSERE QUEST’EUROPA?

Un’unica moneta per i padroni, Una fortezza, Uno spazio pieno di discriminazioni come i lager per i “clanmdestini”, Un alleato di regimi dittatoriali come quello turco, Una portaerei per gli americani, Una nuovo potente modo di fare  solidarietà con missili e bombe

(tratto da un comunicato dell’Ass. Ya Basta, CSOA della Carta di Milano, Invisibili)

 

 

AGENZIA N.°12 -IV del 4-4-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

NO ALLA GUERRA E

LAVORO PER TUTTI

 

APPELLO DEL COORDINAMENTO NAZIONALE LSU/LPU

A tutte le forze, le organizzazioni, le associazioni, perché tutti insieme si raccolga, in occasione della manifestazione nazionale dei precari LSU/LPU del 14 aprile a Roma, l’invito per ampliare ed estendere la mobilitazione contro la guerra e per il lavoro. I lavoratori, i precari, i disoccupati devono partecipare alla legittima battaglia contro la guerra imperialista, a difesa di tutti i lavoratori, italiani, serbi e kosovari.

 Il governo D’Alema, corresponsabile e complice della guerra che la NATO ha scatenato nei Balcani, guerra che ha l’obiettivo di destabilizzare l’area sulla pelle dei profughi albanesi e di imporvi il nuovo ordine amerikano, sul “fronte interno” prosegue e consolida il processo di attacco alle condizioni di vita e di lavoro delle classi subalterne.

I primi soggetti colpiti sono gli addetti ai lavori socialmente utili (LSU) e di pubblica utilità (LPU). Il d.to leg.vo 468/97 che regolamenta la loro attività, a più di un anno di distanza dall’entrata in vigore, ha dimostrato in tutta la sua evidenza il suo fallimento politico e amministrativo.

Il SINDACATO CONFEDERALE e il governo D’Alema continuano a lavorare per la flessibilità e per la precarizzazione, spingendo verso la privatizzazione dei servizi pubblici.

Per i lavoratori e per i disoccupati queste ricette ormai note significano IMPOVERIMENTO E NUOVA MISERIA.

Il Coordinamento Nazionale LSU/LPU ha già indetto per MERCOLEDì 14 APRILE A ROMA uno sciopero e una manifestazione nazionale sulla propria piattaforma:

- basta con la guerra, l'ingiustizia e le diseguaglianze.

- la guerra, le guerre, si vincono soprattutto con politiche di giustizia sociale e di distribuzione egualitario del reddito prodotto.

 

 

AGENZIA N.°13 -IV del 11-4-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

CON GLI LSU/LPU, TUTTI INSIEME PER IL LAVORO!

LE POLITICHE NEO-LIBERISTE DEL GOVERNO D’ALEMA e dei governi che l’hanno preceduto portano al degrado delle condizioni di vita e di lavoro di sempre più larghi strati di popolazione.

LE COSIDDETTE POLITICHE PER IL LAVORO cercano di imporre ai salariati condizioni di vita e di lavoro degradate a tutto vantaggio degli imprenditori in termini di profitto.

LA COSIDDETTA RIFORMA DELLO STATO SOCIALE, si traduce nel sistematico smantellamento delle tutele e dei servizi ai cittadini ed in primo luogo alle classi subalterne a partire dall’attacco alla scuola, alla sanità ed alla previdenza pubbliche.

IL SINDACATO CONFEDERALE lavora per la flessibilità e per la precarizzazione, spinge per inconfessati ed inconfessabili interessi (la giungla della cooperazione!) verso la privatizzazione dei servizi pubblici.

LA BATTAGLIA DEL LSU/LPU ha una sua specificità, ma i contenuti sono oggi centrali per tutti coloro che hanno a cuore le battaglie contro la disoccupazione, il precariato e l’esclusione sociale.

MERCOLEDì 14 APRILE - ROMA

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

Concentramento piazza Esedra h. 9.00

Per:

 · ASSUNZIONE PER TUTTI NEGLI ENTI UTILIZZATORI O NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI;

 · PARI DIGNITÀ CON I DIPENDENTI DEGLI ENTI UTILIZZATORI ATTRAVERSO L’APPLICAZIONE DEI CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO, DELLO STATUTO DEI LAVORATORI E DELLE NORME DI SICUREZZA SUL LAVORO;

 · GARANZIA DELLA PROSECUZIONE PER TUTTI DELLE ATTIVITÀ SUSSIDIATE FINE ALL’AVVIO DELLE PROCEDURE DI RECLUTAMENTO.

APPELLO DEL COORDINAMENTO NAZIONALE LSU/LPU

A tutte le forze, le organizzazioni, le associazioni, perché tutti insieme si raccolga, in occasione della manifestazione nazionale dei precari LSU/LPU del 14 aprile a Roma, l’invito per ampliare ed estendere la mobilitazione contro la guerra e per il lavoro.

 - BASTA CON LA GUERRA, L'INGIUSTIZIA E LE DISEGUAGLIANZE.

 - LA GUERRA, LE GUERRE, SI VINCONO SOPRATTUTTO CON POLITICHE DI GIUSTIZIA SOCIALE E DI DISTRIBUZIONE EGUALITARIO DEL REDDITO PRODOTTO.

Dalla provincia di Frosinone partenze dei pullman:

- stazione di Cassino ore 7.00

- casello di Ceprano ore 7.20

- stazione di Frosinone ore 7.30

- casello di Anagni ore 8.00.

 

 

AGENZIA N.°14 -IV del 18-4-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

RESOCONTO DELLA MANIFESTAZIONE DEL 14 APRILE DEGLI LSU/LPU A ROMA

Più di 5000 persone hanno preso parte alla manifestazione nazionale organizzata dal Coordinamento Nazionale LSU/LPU.

Dalla Calabria, Puglia, Lombardia, Lazio, Campania, Toscana sono giunti a Roma lavoratori e lavoratrici per sostenere la piattaforma:

· assunzione per tutti negli enti utilizzatori o nelle pubbliche amministrazioni;

· pari dignità con i dipendenti degli enti utilizzatori attraverso l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro, dello statuto dei lavoratori e delle norme di sicurezza sul lavoro;

· garanzia della prosecuzione per tutti delle attività sussidiate fine all’avvio delle procedure di reclutamento.

Il corteo era aperto da uno striscione FERMIAMO LA GUERRA, che testimonia l’opposizione dei precari alla guerra della NATO.

La delegazione del Coordinamento avrebbe dovuto incontrare la Commissione Lavoro della Camera. Invece si sono incontrati solamente alcuni gruppi parlamentari i quali hanno ribadito che la linea del governo che è quella del collegato alla finanziaria che si discuterà in aula dal 19 di aprile: incentivazioni per lo “svuotamento del bacino” confermando le politiche attive per il lavoro già sperimentate (e fallite!) con il 468 e circolari successive.

Quindi spiragli minimi da parte del governo non se ne vedono. Ciò è stato confermato dal successivo incontro con il consigliere economico della Presidenza del Consiglio, tale Nicola Rossi, che ha ricevuto, contro la sua volontà, una delegazione del Coordinamento. Infatti si è dovuta occupare via del Corso per circa 1 ora prima che il Governo decidesse l’incontro.

Il prof. Rossi ha sottolineato che la linea del Governo è quella di sempre. Esso accetta la valutazione del fallimento del 468/97 ma non ne fa seguire le stesse considerazioni che il movimento fa.

Il Governo distingue due piani di discorso: uno è quello delle garanzie e dei diritti che sicuramente agli LSU/LPU devono essere stabiliti e dati, e quindi il Governo lavorerà in questo senso; l’altro è quello, impossibile, dell’assunzione dell’ente pubblico.

Il Coordinamento ovviamente non distingue i due piani ma anzi ne sottolinea, nella battaglia contro le privatizzazioni e le precarizzazioni, il necessario e stretto collegamento.

Il Governo non ha risposto alle sollecitazioni della delegazione sul reale futuro degli LSU/LPU alle scadenze dei progetti. Ha sottolineato che la Presidenza del Consiglio non conosce quali percorsi il ministero del lavoro (Morese) vuole intraprendere. Si informerà e ci informerà a breve di queste “tendenze”.

(a cura del Comitato di Lotta di Frosinone)

 

 

AGENZIA N.°15-IV del 25-4-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Sabato 1° maggio, alle ore 9.00, alla manifestazione per il lavoro ad Isola Liri convocata da CGIL-CISL-UIL aderisce anche il Coordinamento Provinciale per la Pace al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica anche sul problema della guerra nei Balcani e della necessità che cessi il fuoco immediatamente.

Il Coordinamento sottolinea come il tema della giustizia sociale e della redistribuzione del reddito in questa fine di millennio siano tornati ad essere motivi di forti e catastrofici contrasti all'interno delle nazioni e tra stati sovrani.

Le guerre, tutte le guerre, hanno origine da squilibri sociali, da minoranze che pensano di sfruttare le maggioranze, cioè i popoli.

La modernità di cui l'Occidente si fa portavoce, nel suo aspetto più delirante, quello della religione del consumo, quella del potere dei mass-media, quello della competizione tra uomini, quello della distruzione della comunità e della natura, quello della fede cieca nella tecnologia, sferra, ormai con sempre maggior vigore, il suo attacco a coloro, semplici individui o dittatori forsennati, che non si attengono al suo credo e al suo "unico modello di sviluppo".

Non altro che a noi stessi quindi deve essere rivolto l'invito a lavorare per la pace.

E alla pace si lavora con la giustizia e l'uguaglianza. Con il lavoro per tutti e con la difesa degli interessi della comunità contro ogni forma di privatizzazione del pubblico, di ciò che serve al bene-essere della cittadinaza.

Per difendere la comunità degli uomini e delle donne contro la guerra fatta con i missili o con l'emarginazione sociale saremo in piazza ad Isola Liri il 1° maggio.

Il Coordinamento provinciale per la Pace, aderisce all'appello della Tavola della Pace di Perugia:

«Fermiamo subito i bombardamenti e lavoriamo tenacemente per la ricerca di una soluzione, non  imposta. Facciamo noi il primo passo. L'Italia lavori per la pace, insieme all'Europa, all'ONU e a tutte le donne e uomini di buona volontà. Le chiavi della pace sono nelle nostre mani.

La guerra è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando senza che nessuno sappia se, come e quando riusciremo a fermarci. In nome del diritto internazionale dei diritti umani, noi denunciamo l'assurda pretesa di chi intende continuare questa guerra ad oltranza fino alla vittoria. La vittoria di chi? Il giorno in cui questa guerra finirà non ci saranno vincitori: già oggi, siamo tutti sconfitti.

Prima che sia troppo tardi, noi, donne e uomini di ogni credo politico e religioso, impegnati a costruire un nuovo ordine internazionale democratico fondato sul diritto internazionale dei diritti umani, vi chiediamo: cessate il fuoco. Oggi».

A tale fine si organizza una MARCIA CONTRO LE GUERRE dell'8 maggio 1999 da Cassino a Montecassino, nell’anniversario della fine della seconda guerra mondiale, nel ricordo delle sofferenze delle nostre popolazioni inermi sfollate all’addiaccio sui monti e dell’assurdità dei bombardamenti che con cieca violenza distrussero inutilmente Cassino e il monastero, per i popoli del Balcani perseguitati dalla follia criminale della guerra.

Inoltre si aderisce e partecipa alla MARCIA STRAORDINARIA PER LA PACE PERUGIA - ASSISI prevista per il 16 maggio 1999 se la guerra non sarà ancora finita.


 

AGENZIA N.°16-IV del 2-5-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

CESSATE IL FUOCO!

Ogni bomba in più, ogni giorno in più vuol dire più lutti, più sofferenze, più odio, più rigidità e intransigenza, maggiori rischi di estendere la guerra all’Albania, al Montenegro, alla Macedonia … al resto del mondo. Ogni giorno di guerra in più rappresenta un enorme spreco di risorse che dovrebbero essere impiegate nella lotta alla povertà e alla fame. Ogni giorno di guerra in più allontana la possibilità di trovare una via di uscita e rischia di distruggere in modo irreparabile la possibilità di ricostruire una pace giusta e duratura, fondata sulla convivenza e il rispetto dei diritti umani.

Vogliamo sperare che non sia già troppo tardi, che le vie del negoziato siano ancora aperte.

CESSATE IL FUOCO

Lo chiediamo a Miloseviç: ferma la pulizia etnica. A che serve continuare questa guerra che sta portando alla distruzione dell’intera Federazione jugoslava?

CESSATE IL FUOCO

Lo chiediamo ai combattenti dell’Uçk. Rinunciate alla vendetta, ricercate un accordo: quanto sangue dovrà ancora scorrere prima della fine della tragedia del vostro popolo?

CESSATE IL FUOCO

Lo chiediamo, con la stessa determinazione, al nostro governo e alla NATO: fino a quando continuerete a bombardare? Con quali risultati? Con quante vittime innocenti? Con quali rischi?

Fermiamo subito i bombardamenti e lavoriamo tenacemente per la ricerca di una soluzione, non imposta. Facciamo noi il primo passo. L’Italia lavori per la pace, insieme all’Europa, all’ONU e a tutte le donne e uomini di buona volontà. Le chiavi della pace sono nelle nostre mani.

La guerra è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando senza che nessuno sappia se, come e quando riusciremo a fermarci. In nome del diritto internazionale dei diritti umani, noi denunciamo l’assurda pretesa di chi intende continuare questa guerra ad oltranza fino alla vittoria. La vittoria di chi? Il giorno in cui questa guerra finirà non ci saranno vincitori: già oggi, siamo tutti sconfitti.

Prima che sia troppo tardi, noi, donne e uomini di ogni credo politico e religioso, impegnati a costruire un nuovo ordine internazionale democratico fondato sul diritto internazionale dei diritti umani, vi chiediamo: cessate il fuoco. Oggi.

(Appello lanciato dall’Assemblea Nazionale per la pace e i diritti umani tenuta ad Assisi il 17 aprile 1999)

ACCOGLIAMO I PROFUGHI

E’ intollerabile come centinaia di migliaia di profughi inermi siano tenuti in condizioni disumane a ridosso della linea di guerra esposti anche al rischio d’essere utilizzati quali “casus belli” per l’eventuale scatenamento dell’intervento di terra.

E’ vergognoso che il governo italiano non riconosca ai profughi giunti in Italia lo status di rifugiato.

I profughi devono essere trasferiti in zone sicure e deve essere consentito a tutti coloro che lo richiedano di essere trasportati in Italia con i mezzi della marina e dell’aeronautica italiane.

A tutti i profughi comunque giunti in Italia va riconosciuto lo status di rifugiato.

sabato 8 maggio - da Montecassino a Cassino:

 MARCIA CONTRO LE GUERRE

dalle ore 14.00 - Partenza dalla piazza della stazione FS con autobus

dalle ore 14.30 - Raduno davanti all'Abazia di Montecassino

alle  ore 15.00 - Benedizione di Monsignor D'Onorio e consegna della fiaccola della pace

alle ore 15.30 - Partenza del corteo per Cassino e delle associazioni che apriranno il sentiero della pace

alle ore 18.00 - Arrivo del corteo a Piazza De Gasperi

Domenica 16 maggio    ad Assisi: MARCIA STRAORDINARIA PERUGIA - ASSISI

 

 

AGENZIA N.°17-IV del 9-5-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

Più di 500 persone hanno marciato sabato 8 maggio per 12 kilometri dall'abbazia di Montecassino al Municipio di Cassino, nell'anniversario della fine della IIa guerra mondiale per sottolineare l'assurda guerra nella quale l'Italia si trova coinvolta volutamente. Decine di associazioni culturali, sociali, sportive, partiti, chiese, sindacati hanno aderito e partecipato fin dall'inizio dove, davanti alla porta PAX di Montecassino, si è ricevuti una fiaccola dall'Abate di Montecassino che sarà portata fino ad Assisi alla marcia straordinaria per la pace di domenica 16/5.

 

CESSATE IL FUOCO!

Ogni bomba in più, ogni giorno in più vuol dire più lutti, più sofferenze, più odio, più rigidità e intransigenza, maggiori rischi di estendere la guerra all’Albania, al Montenegro, alla Macedonia … al resto del mondo. Ogni giorno di guerra in più rappresenta un enorme spreco di risorse che dovrebbero essere impiegate nella lotta alla povertà e alla fame. Ogni giorno di guerra in più allontana la possibilità di trovare una via di uscita e rischia di distruggere in modo irreparabile la possibilità di ricostruire una pace giusta e duratura, fondata sulla convivenza e il rispetto dei diritti umani.

Vogliamo sperare che non sia già troppo tardi, che le vie del negoziato siano ancora aperte.

CESSATE IL FUOCO

Lo chiediamo a Miloseviç: ferma la pulizia etnica. A che serve continuare questa guerra che sta portando alla distruzione dell’intera Federazione jugoslava?

CESSATE IL FUOCO

Lo chiediamo ai combattenti dell’Uçk. Rinunciate alla vendetta, ricercate un accordo: quanto sangue dovrà ancora scorrere prima della fine della tragedia del vostro popolo?

CESSATE IL FUOCO

Lo chiediamo, con la stessa determinazione, al nostro governo e alla NATO: fino a quando continuerete a bombardare? Con quali risultati? Con quante vittime innocenti? Con quali rischi?

Fermiamo subito i bombardamenti e lavoriamo tenacemente per la ricerca di una soluzione, non imposta. Facciamo noi il primo passo. L’Italia lavori per la pace, insieme all’Europa, all’ONU e a tutte le donne e uomini di buona volontà. Le chiavi della pace sono nelle nostre mani.

La guerra è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando senza che nessuno sappia se, come e quando riusciremo a fermarci. In nome del diritto internazionale dei diritti umani, noi denunciamo l’assurda pretesa di chi intende continuare questa guerra ad oltranza fino alla vittoria. La vittoria di chi? Il giorno in cui questa guerra finirà non ci saranno vincitori: già oggi, siamo tutti sconfitti.

Prima che sia troppo tardi, noi, donne e uomini di ogni credo politico e religioso, impegnati a costruire un nuovo ordine internazionale democratico fondato sul diritto internazionale dei diritti umani, vi chiediamo: cessate il fuoco. Oggi.

(Appello lanciato dall’Assemblea Nazionale per la pace e i diritti umani tenuta ad Assisi il 17 aprile 1999)

ACCOGLIAMO I PROFUGHI

E’ intollerabile come centinaia di migliaia di profughi inermi siano tenuti in condizioni disumane a ridosso della linea di guerra esposti anche al rischio d’essere utilizzati quali “casus belli” per l’eventuale scatenamento dell’intervento di terra.

E’ vergognoso che il governo italiano non riconosca ai profughi giunti in Italia lo status di rifugiato.

I profughi devono essere trasferiti in zone sicure e deve essere consentito a tutti coloro che lo richiedano di essere trasportati in Italia con i mezzi della marina e dell’aeronautica italiane.

A tutti i profughi comunque giunti in Italia va riconosciuto lo status di rifugiato.

CONTRO LA DOPPIA GUERRA DEL KOSSOVO A OGNUNO DI FARE QUALCOSA

domenica 16 maggio - da Perugia ad Assisi:

 MARCIA STRAORDINARIA PER LA PACE

Da Frosinone appuntamento per i pullman alle ore 5.50 stazione FS.


 

AGENZIA N.°18-IV del 23-5-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

CONTRO LE BOMBE, CONTRO LE PALLOTTOLE, CONTRO IL GOVERNO

 

L’ordine del giorno che invitava la NATO a una tregua, votato dal Parlamento Italiano, è già superato. Gli USA, unico soggetto abilitato ad assumere decisioni in  seno alla NATO, hanno stabilito che l’unica opzione possibile è l’escalation militare: più bombe, più distruzioni, più “danni collaterali”, fino all’intervento di terra.

Il 16 maggio il grande successo della marcia straordinaria Perugia-Assisi ha mostrato come lo schieramento pacifista si vada allargando sempre  più e come l’opinione pubblica vada sempre più schierandosi contro questa guerra di distruzione nonostante la vergognosa propaganda condotta a senso unico dalle televisioni di stato e non e da tutti i principali organi di informazione.

Il governo D’Alema ha il fiato corto e gli pseudo-pacifisti che vi fanno parte trovano sempre più difficile nascondersi dietro le loro misere foglie di fico. Il vergognoso accostamento del movimento pacifista all’omicidio D’Antona mostra tutta la difficoltà e la miseria di questi figuri ed in particolare degli stalinisti d'alemiani e quelli cossuttiani che non hanno perso l’occasione per rispolverare il loro peggiore repertorio fatto di menzogne, falsificazioni e calunnie.

IL FALLIMENTO DELLE POLITICHE  SUL LAVORO PER GLI LSU/LPU DEL GOVERNO D'ALEMA

Il Governo D’Alema prende atto che le politiche neoliberiste e mercantili ispiratrici del Decreto legislativo 468/97 hanno fino ad ora prodotto il topolino di meno di duemila “reinsierimenti” nel sistema produttivo su più di 200.000 LSU/LPU interessati. L’allegato “Lavoro” alla finanziaria appena approvato, infatti, pur se ottusamente fisso, come soluzioni, alle stesse fallimentari ricette, parte dall’incontrovertibile dato che non è e non sarà possibile - quantomeno per un problema di ordine pubblico - mandare a casa senza neanche la miseria di un sussidio, centinaia di migliaia di lavoratori. Ecco allora la proroga di tutti i progetti sino al 2000 e la prospettiva di un loro rinnovo/ripresentazione per gli anni successivi.

La C.R.I. del Lazio e i sindacati confederali che la controllano non si danno però per vinti e cercano in questi giorni di “ottimizzare”, in termini di privatizzazioni dei servizi e di appalti alle loro cooperative, i loro investimenti. Sotto il ricatto della chiusura dei progetti continuano a premere per la formazione delle cooperative e delle multiservizi che devono essere avviate sulla pelle dei lavortatori e delle loro famiglie, costi quello che costi.

E’ il caso del Comune di Frosinone che da una parte vota in Consiglio all’unanimità un ordine del giorno in cui l’ente ammette che gli LPU sono stati impiegati in servizi essenziali a copertura delle carenze di organico dell’amministrazione e chiede alla Regione il finanziamento per l’assunsione in organico di queste persone e dall’altra avvia la multiservizi. Multiservizi che in realtà condannerà la quasi totalità dei 92 assunti (86) ad un lavoro part time con un salario da fame e senza nessuna reale garanzia di stabilità del lavoro. Chi assicurerà alla multiservizi che il Comune stanzierà ogni anno i miliardi (almeno 2,2!) necessari a coprire i costi per i servizi che non possono prevedere il pagamento diretto del fruitore?

 

 

AGENZIA DI OLTRE L'OCCIDENTE N.°19-IV del 6-6-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

QUALE PREZZO PER LA PACE?

In queste ore la diplomazia guerrafondaia sta cercando di riunire ciò che è rimasto della propria razionalità per imporsi una pace già evidentemente scritta altrove e, ben più grave, in altro tempo.

Cosa avrebbe potuto un singolo stato (che osa definirsi ancora sovrano) contro la megamacchina della modernità, la tecnoscienza, gli scientologi occidentali. Niente, appunto. E niente ha potuto infatti.

Nonostante ciò, questa diplomazia accecata e accecante potrebbe non trovarsi d'accordo con se stessa e ripensarci: qualche altra bombetta non fa poi tanto peggio.

Il popolo della pace attende, spossato, la fine di questo nuovo martirio. Perché rappresentarsi intellettuali-ascoltati e protagonisti di un paese democratico e poi scoprire che si è nel paese più mostruosamente capitalista, violento, criminale, aggressivo, alleato con altri simili mostri a livello internazionale, è qualcosa di più di una contraddizione del mondo moderno.

Ogni giorno abbiamo saggiato la nostra insignificante presenza oppure, nei casi migliori, l'altrui indifferenza.

Se mai questa guerra finirà (e se finirà sicuramente ce ne sarà un'altra a breve), associazioni, partiti, ong, comitati, coordinamenti oo.ss. quale lezione ne possono trarre?

Una almeno la possiamo indicare fin da stasera, che è quella più scontata ma di difficile attuazione: una unione tra tutte le forze che si battono contro questi aspetti nefasti della modernità (o contro la modernità sic et simpliciter?). Ricoordiniamoci territorialmente subordinando a ciò la presenza delle nostre immancabili sigle, bandiere, tessere. Solo così avremo la forza di contarci e la coscienza di capire chi siamo.

Se continuiamo ad accettare il terreno della rappresentazione mediatica come terreno principale senza lavorare per riunire esperienze territoriali staremo al massimo al punto di parteza.

Ciò per alcuni non è poco, ma per chi sente più forte le sirene della società dei consumi che vuole spingerli a rientrare in fretta negli schemi prestabiliti, una vocazione ideale potrebbe non essere più sufficiente per opporsi. Si devono trovare rappresentazioni di esperienze comunitarie ad un altro livello per spingere classi di età e altri ceti sociali ad unirsi.

Solo una ridefinizione reale e netta di tutti i soggetti disposti ad un cammino comune potrebbe aiutare questo mondo antagonista a valorizzare tutte le proprie esperienze e lanciarlo verso una rappresentazione di un mondo diverso e possibile.

APPELLO AD UN VOTO D'OPPOSIZIONE PER IL 13 GIUGNO

Chi si oppone al disegno ormai chiaro di attacco della democrazia partecipativa, alla svendita al profitto di tutto ciò che è bene-comune dei cittadini, al ridimensionamento dei salari, alla precarizzazione del lavoro, al voluto scambio tra libertà e privilegio, alla asfaltizzazione della esistenza ecc. ecc.? Nessuno.

Chi ha un programma altro? Nessuno.

Trovare un motivo per andare al voto alle provinciali, per chi si auspica una società altra, è difficile. Ma anche per chi non ha un disegno così presuntuoso di costruzione di qualcos'altro, come fa ad esser soddisfatto dall'ultima giunta provinciale ciociara che ha malgovernato per una intera legislatura e che aveva all'interno alcuni dei soggetti che forse avrebbero potuto avere qualche simpatia tra la classe dei lavoratori sfruttati e dei disoccupati?

Come possiamo salvare tutti i partiti dall'aver governato, ad esempio, il periodo più oscuro dal punto di vista dell'occupazione nella nostra provincia?

Non lo potremmo fare se non facessimo un ultimo ragionamento partendo d considerzioni di più lto livello.

L'opposizionedi classe nei paesi occidentali si sta esaurendo mese dopo mese. Dal punto di vista politico, sociale e culturale contemporaneamente.

L'unica forza partitica (e che socialmente ha una storia) che si sta opponendo sui grandi temi del lavoro e della guerra è Rifondazione Comunista. Questo partito paga e pagherà conseguenze fortissime per queste sue scelte. Ma la sopravvivenza di una voce e un programma di opposizione ha un particolare e importante significato per tutto il mondo politico antagonista apartitico, per tutto il popolo dei sognatori, per tutti quelli ai quali anche la rappresentaza istituzionale va stretta.

Il movimento, considerando la attuale difficoltà ad autoproclamarsi tale, potrà reggere un contemporaneo ridimensionamento di uno storico partito d'opposizione così fortemente legato alla storia di questo paese?

Noi, pur contestando le cose che non ci piacciono, in questo momento elettorale non abbiamo dubbi ad indicare il nostro voto sia alla europee (il compagno Sabatini è qualcosa di più di un normale militante di partito) sia alle provinciali: RIFONDAZIONE COMUNISTA.

 

 

AGENZIA DI OLTRE L'OCCIDENTE N.°20-IV del 27-6-99

Questo fax viene spedito a n.200 realtà sociali, provinciali e nazionali.

 

NO ALLA PENA DI MORTE PER ABDULLAH OCALAN!

PACE IN TURCHIA, LIBERTÀ PER IL POPOLO KURDO

La condanna a morte e l'esecuzione di Abdullah Ocalan sarebbero la pietra tombale delle proposte di soluzione politica del quindicennale conflitto, da lui reiterate persino nel Tribunale Speciale che lo sta giudicando in aperta violazione di ogni garanzia e diritto.

Si aprirebbe, al contrario, una spirale di guerra civile e di devastante repressione.

L'Italia, l'Europa, il mondo non devono permetterlo.

Non può essere tradita la speranza di pace e giustizia del popolo kurdo, delle sue organizzazioni, degli stessi democratici turchi perseguitati e incarcerati, come il Presidente dell'associazione Diritti Umani Akin Birdal.

Al governo italiano si chiede, come già chiese il 24 febbraio a Roma un ampio schieramento unitario e una moltitudine di donne e uomini kurdi e italiani, che:

* invii propri osservatori al processo e metta in atto ogni possibile forma di tutela giuridica di Ocalan, incluse quelle che deriverebbero da un esito positivo della richiesta di asilo tuttora pendente in Italia;

** applichi  le clausole restrittive previste dalla legge 185/90 per i paesi violatori della pace o dei diritti umani all'esportazione di armamenti e tecnologie belliche alla Turchia, come impone la recente condanna di quel Paese da parte del Consiglio d'Europa;

*** si faccia promotore dell'avvio del dialogo per la convocazione di una Conferenza internazionale per la pace nel Kurdistan, al quale partecipino tutte le organizzazioni rappresentative del popolo kurdo, riconosciute anche attraverso una loro rappresentanza unitaria presso l'ONU.

Si promuovano Iniziative, presidi, veglie, cortei, scioperi della fame, petizioni, mozioni nelle assemblee elettive, diffusione di materiali, segni e gesta che rendano visibile e corale la solidarietà popolare fino a una

MOBILITAZIONE NAZIONALE

A ROMA

Non appena fosse emessa dal tribunale di Imrali la condanna a morte.

(info: t. 06-44701008-21, fax 06-44701017)


 

AGENZIA DI OLTRE L'OCCIDENTE N.°21-IV del 5-9-99

 

OLTRE L'OCCIDENTE RIPRENDE LE ATTIVITà

L'associazione politico-culturale OLTRE L'OCCIDENTE, che da anni si batte per una alternativa allo sviluppo, impegnandosi nel campo politico, culturale e sociale riprende l'agenzia fax interrotta a giugno.

L'Agenzia è uno strumento dell'Associazione per propagandare le proprie attività nonché per riflettere settimanalmente su un problema specifico, sia esso locale che nazionale o internazionale.

L'Associazione, che ha eletto al proprio interno il nuovo presidente, convoca soci, simpatizanti, organizzazioni di base e stampa alla presentazione delle attività per sabato 11 settembre alle ore 17.00 in via Plebiscito 32.

Dal punto di vista culturale l'Ass. ha previsto 4 rassegne cinematografiche che precederanno una riflessione sulla società a venire che si farà negli ultimi 10 giorni dell'anno: a settembre "La società normale" che vuole rappresentare le diverse forme della violenza di questa società; a ottobre "Meglio il lavoro o il non lavoro?" che sottolinea le linee di tendenza del mercato del lavoro sempre più precario, a novembre "L'intolleranza e la sua famiglia" che descrive la situazione sociale di questa decadente fine secolo; mentre a dicembre ci sarà il ciclo sui campi di concentramento intitolato "La memoria: i doveri che ci impone questa fine secolo" nel quale saranno proiettati documentari e film sul nazismo e la sua barbarie.

Già fin da settembre avremo spettacoli di musica, mentre ad ottobre avrà inizio una rassegna teatrale di compagnie e artisti locali.

Sul piano sociale l'Associazione continuerà con le iniziative sull'immigrazione e sulla salute mentale. In merito a questo ultimo tema già dal 16 settembre riprenderà il cineforum in collaborazione con il Centro Diurno Orizzonti Aperti, che tra l'altro sta vivendo giorni particolari (vedi a fianco).

L'Associazione farà attività di sensibilizzazione nelle scuole, come fa da sempre. Quest'anno il discorso verrà incentrato su una riflessione della società di questo secolo per cercare di riflettere sul nuovo millennio.

Sul piano commerciale continua l'esperimento della Bottega del Mondo che è situata in via del Plebiscito 32.

Un autunno impegnativo attende l'Associazione che intende impegnarsi maggiormente, nonostante i propri limiti spesso invalicabili. La crisi che investe la nostra società è, riteniamo di tipo culturale prima che politico od economico. La crisi di progetto della sinistra è più evidente poiché essa nel corso degli anni si era impegnata a difendere il processo politico-culturale dagli attacchi dell'economico.

Da una riflessione culturale, diremmo antropologica, è indispensabile ripartire. 

 

COMUNICATO STAMPA N.3

IL CENTRO DIURNO DELLA ASL INVECE DI MORIRE FUORI, MUORE IN CITTà

«Invece di decretare morto il Centro Diurno trasferendolo in altro comune, gli riserviamo una silenziosa agonia in città...»

Questa deve essere stata l’idea delle varie “personalità” cittadine che negli ultimi giorni si sono adoperati per rassicurare cittadini, familiari, associazioni e operatori che il Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Frosinone non morisse.

I lungimiranti amministratori della Asl, infatti, non avendo potuto per forza maggiore (l’opposizione dell’”opinione pubblica”) dar seguito al loro programma di trasferimento immediato presso altro comune, hanno convenuto nello stabilire con i colleghi amministratori questo fiore di città che è Frosinone una intesa nella quale ci si impegnava a trovare un locale al fine di parcheggiare, temporaneamente ben inteso, il Centro Diurno e successivamente con dotare la città di una sede stabile per il Centro stesso.

Una proposta due locali: un piano del centro sociale anziani di via Brighindi nel quale fare le attività mattutine mentre per pranzo ci si sposta nelle “vicinanze” e cioè a Casino Marzi, centro sociale per minori disperso nelle campagne. E come ci si sposta? Con la circolare ovviamente. ma non ce n’è! Allora con il servizio di trasporto della ASL? Ma non è previsto? A piedi? Ma è proprio lontano...!

Insomma il Comune, con l’avallo dei signori della ASL offrono locali e basta. Non tengono conto che il Centro Diurno è un servizio della sanità, che è un servizio di frontiera, che contribuisce al miglioramento della vita dei cittadini e che quindi ha uno standard di servizio da offrire e mantenere minimo, pena l’inutilità del servizio.

Ma non finisce qui. Il Comune offre, pensiamo per lenire il “temporaneo” e disagiato parcheggio, una soluzione definitiva:un locale comunale in via Mascagni, che però necessità di una ristrutturazione, nonché di una soluzione per i cittadini che nel frattempo ci abitano...

Le proposte del Comune che vengono in soccorso della ASL hanno un sapore di beffa. Vengono approntate soluzioni che mirano a far sì che la polemica sul Centro Diurno si smorzi, senza assolutamente cercare delle soluzioni per oggi e per il futuro. Il Comune, per l’intanto, ha dato già due volte “buca” ad incontri fissati con la ASL. Vedremo al terzo!

I cittadini intanto si plachino. Le rimostranze non alzino un eccesivo polverone sulla questione della riorganizzazione della sanità nel Lazio, che tra chiusure di ospedali pubblici, finanziamenti a cliniche private, indebolimento di servizi pubblici per far entrare il privato a costi e standard di qualità bassissimi, sta presentando un conto assi alto al popolo.


 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°22-IV del 12-9-99

 

Il centro diurno del DSM della ASL di Frosinone ORIZZONTI APERTI e l'ass. OLTRE L'OCCIDENTE CONTINUANO LA collaborazione CINEMATOGRAFICA iniziata a marzo scorso

L'iniziativa ha come obiettivo, ora, l'utilizzo di spazi cinematografici per sviluppare nuove collaborazioni tra le realtà organizzate sul territorio. L'obiettivo a lungo termine è creare un punto di aggregazione sul territorio che sia un reale spazio di confronto tra tutta la cittadinanza.

Come bisogna lasciare tutti i popoli alle proprie scelte di sviluppo, alla propria autodeterminazione politica, culturale ed economica (certo attenti alla visione globale del pianeta dove tutti viviamo), cosi' sembra che noi, oggi, piu' che na- scondere la malattia psichiatrica o dipingerla come un fardello scomodo nel mondo della competizione di chi e' utile risorsa, dobbiamo, quasi, difenderla, proporla come elemento determinante, convincente per cercare di mettere un bastone tra le ruote a questo treno del- la omogeneizzazione culturale mondiale.

«Ogni societa', le cui strutture siano ba- sate soltanto su una discriminazione e- conomica, culturale e su un sistema competitivo, crea in se' delle aree di compenso che servono come valvole di scarico all'intero sistema. Il malato mentale ha assolto questo compito per molto tempo, anche perche' era un "e- scluso" che non poteva conoscere da se' i limiti della sua malattia e quindi ha creduto - come la societa' e la psichia- tria gli hanno fatto credere -  che ogni suo atto di contestazione alla realta' in cui e' costretto a vivere, sia un atto ma- lato, espressione della sindrome di cui soffre».

Con queste parole gia' trenta anni fa Basaglia avvertiva il problema di porre il disagio psichiatrico fuori dalla socie- ta', di non tener presente il suo aggan- cio appunto sociale.

Oggi il dibattito, dopo la formale chiu- sura dei "manicomi", si sta spostando, quasi inevitabilmente, sul problema dell'integrazione in questo sistema sociale competitivo che fa dell'ideo- logia del lavoro il suo asse portante. In quest'ottica le vie d'uscita piu' in voga che oggi si propongono per la conqui- sta della liberta' sono per una riabili- tazione fondata sul lavoro e non sull’ acquisizione di ruolo in una comunita' cooperativistica-solidale come invece sarebbe giusto.

«La conquista della liberta' del malato, diceva Basaglia, deve coincidere con la conquista della liberta' dell'intera comunita'».

 

I referendum radicali sono contro i lavoratori

I radicali hanno iniziato una campagna di raccolta firme per indire 20 referendum. Di questi ben 6 riguardano norme di tutela e garanzie del rapporto di lavoro e nello specifico:

"Ti licenzio quando voglio"

Abrogazione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che impedisce i licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo; chi propone il referendum vuole ottonere la cosiddetta flessibilità in uscita (libertà di licenziamento). E' una condizione che metterebbe i lavoratori sotto continuo ricatto di perdita del posto di lavoro.

"Assumo chi voglio"

Col quesito sulla liberalizzazione del collocamento privato si lascia completa libertà di gestione delle assunzioni. Le aziende potranno selezionare come vorranno le richieste di assunzione e il collocamento pubblico non avrà più alcuna funzione di equilibrio del mercato del lavoro.

Vi sono ben tre quesiti che chiedono l'abrogazione delle norme che limitano i contratti "atipici" (a tempo determinato, a tempo parziale, a domicilio). Ciò vuol dire che i contratti a tempo indeterminato, i più "garantiti" diventeranno l'eccezione mentre si allergherà enormemente il lavoro precario e a cottimo.

I "tagliapensioni"

Un altro referendum propone ciò che da sempre chiede Confindustria: portare il diritto alla pensione a 57 anni minimi di età o 40 anni di contributi e l'estensione immediata a tutti del calcolo contributivo: ognuno per sé e una pensione dimezzata per tutti.

I promotori dei referndum vogliono la legge della giungla: tornare a una condizione di servitù caratteristica del capitalismo selvaggio dove partecipare a uno sciopero o aderire a una organizzazione sindacale vuol dire essere licenziati e non avere alcuna possibilità di trovare un lavoro.

E' questa l'idea di "progresso" che i loro referendum ci propongono: occorre conoscerli, quindi, per evitarli.

(A CURA DEL SIN COBAS)

 

 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°23-IV del 19-9-99

 

UN ALTRO MONDO è POSSIBILE - 20-26 settembre, Assisi

Una settimana per la pace un'economia di giustizia e la democrazia internazionale

I principali problemi della Terra e dell'umanità sono ormai noti a tutti. Negli ultimi 10 anni sono stati analizzati in modo dettagliato in tante sedi. Anche le cose da fare sono note.

L'Agenda del 21° secolo è già stata scritta dalle grandi Conferenze mondiali dell'ONU sull'ambiente, sui diritti umani, sullo sviluppo sociale, sulla donna, sugli insediamenti umani...) dove i governi e le organizzazioni della società civile di tutto il mondo hanno dimostrato una grande abilità nell'analizzare insieme i problemi e nel definire concreti piani d'azione. Anche gli strumenti per intervenire non devono essere inventati.

Costruire "un altro mondo", un mondo più giusto e pacifico è possibile. Ora è il tempo di agire.

Per affrontare con la dovuta efficacia le principali emergenze e le grandi sfide globali del nostro tempo e gestire al meglio la crescente interdipendenza planetaria sono necessarie persone  responsabili e istituzioni globali autorevoli determinate a lavorare assieme per promuovere il "bene comune".

Dal 23 al 25 settembre 3a Assemblea dell'ONU dei Popoli: Il ruolo della società civile globale e delle comunità locali per la pace, un'economia di giustizia e la democrazia internazionale.

Domenica 26 settembre c’è l’”ordinaria“ marcia della pace Perugia-Assisi, nell’ambito delle iniziative legate alla 3a Assemblea dell’ONU dei Popoli per un’economia di giustizia e la democrazia internazionale.

Oltre l’Occidente  parteciperà alla marcia del 26. Il costo del viaggio in autobus è di L.30.000, per i seguenti motivi:

Le ultime vicende della politica internazionale, se ce ne fosse stato bisogno, dimostrano quanto effimero e parziale sia il nuovo ordine internazionale sbandierato dalla NATO e seguito dai colpevoli governi occidentali tra cui si distingue quello italiano.

La totale incapacità del "nuovo ordine internazionale" di prevenire e intervenire nel Timor Est, di fermare i gratuiti bombardamenti in Iraq, di far teminare l'embargo dello stesso Iraq e Cuba, di riuscire a trovare una via d'uscita per i Balcani, di porre un freno al degrado politico ed economico dell'Africa subsahariana, ci spingono a pensare che l'Occidente sia pericoloso tanto nell'intervento quanto nel non-intervento. L'Occidente è pericoloso e deleterio per lo stesso fatto che c'è, che pone la sua cultura, devastatrice, nel consesso delle culture esistite ed esistenti.

E' nel superamento di quegli aspetti della cultura dell'Occidente che imprigiona uomini e popoli noi oggi, qui, in Italia, dobbiamo lavorare. Non certo e non soltanto con le marce istituzionalizzate.

Quando quindi dovremo ancora attendere che questo mondo dell'associazionismo decida di diventare un blocco forte?

Nell'attesa noi continuiamo a marciare, ma cominciamo ad essere stanchi.

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GIU' LE MANI DALLE LIQUIDAZIONI ! Che vogliono fare con i nostri soldi? L'economia dell'Europa e dell'Italia nell' Europa stenta a ripartire. Le politiche monetariste dettate dalle banche centrali hanno impoverito larghi strati della popolazione e l'intero universo del lavoro dipendente galleggia ai limiti della soglia di povertà.

Avremo l'EURO, ma non avremo una lira da spendere! Contemporaneamente in questi anni di ristrutturazioni e riconversioni industriali, con parole d'ordine come flessibilità e competitività , le imprese hanno drasticamente aggredito le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti ricavando dall'abbattimento dei costi enormi profitti.

Oggi, tutti scoprono -ma guarda un po'!- che i consumi non ripartono, e il governo D'Alema propone di rilanciare i consumi-e quindi la produzione- non attraverso l'investimento dei profitti delle imprese ma sfruttando i salari accantonati dei lavoratori e cioè utilizzando il T.F.R. ! Nella sostanza: vorrebbero darci con una mano quello che  è nostro per riprenderselo immediatamente con l'altra!!

Ma le ultime notizie sono più gravi. Chi si è illuso di vedere in busta paga la liquidazione è servito:

Il Governo vuole "disincentivare" la riscossione del TFR in busta, con la tassazione ordinaria, ed imporre - detassandola - quella previdenza integrativa che i lavoratori si "ostinano"a non far decollare. In pratica il governo vuol regalare i nostri soldi ai grandi gruppi che controllano il mercato finanziario, perché è là che finiranno i soldi rastrellati dai fondi pensione.

Tutti i soldi del TFR devono essere immediatamente a disposizione dei lavoratori senza incentivi o aggravio di tasse, per le tante esigenze che la vita presenta e riserva.

Giù le mani dalle liquidazioni!

9-9-99 , S.In.Cobas


 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°24-IV del 3-10-99

 

OPINIONI DI UN LETTORE

Domenica scorsa D'Alema è ritornato alla marcia per la pace Perugia-Assisi. Quindi, ho subito pensato, è pentito della guerra che ha fatto contro il SUO nemico Milosevic (come recentemente ha detto). Poi, rifelessivamente,mi sono posto l'interrogativo che si impone, dopo la senteza di assoluzione di Anddreotti, sulla credibilità dei pentiti di qualsiasi genere; e. a proposito, ho letto che Violante ha detto "Non esiste la sacramentazione o la demonizzazione dei pentiti; i collaboratori parlano e le loro dichiarazioni vanno verificate con riscontri oggettivi" Giusto! E così ho cercato di verificare se l'attuale collaboratore per la pace D'Alema fosse un pentito meritevole di credibilità.

D'Alema è apparso in testa al corteo (come è ormai usanza dei grandi uomini) per il tempo necessario per farsi riprendere dalle TV, tutte servili che più servili non si potrebbe; interrogato sul Kossovo ha detto: "Dovevamo fermare quella tragedia , non so come si potesse fare altrimenti. Ma ormai era una situazione intollerabile", e ancora ripetendo "Non era possibile fare altrimenti" ha confermato la necessità della guerra.

Ciò stante si può affermare che pentito non è, ma reo confesso sì. La sua presenza alla marcia è stata una sfacciata, organizzata parata propagandistica per rabbonire gli ingenui e tentare di accattivarsi la benevolenza dei pacifisti. Ma questa volta moltissimi mancavano, avevano certo intuito l'artifizio strumentale! Infatti: "non s'è visto un cartello polemico, non s'è sentito alcuno slogan! C'era, per lo più, molto mondo cattolico, scout, Acli, tanto volontariato, tanto ARCI": tutti riconducibili alle organizzazioni che, consapevolmente ai vertici incosapevolmente alla base, vivono come beati accoliti ai margini e in funzione del potere, insomma come i vecchi e i nuovi clientes. Oggi, 30 settembre, quando ho visto il titolo "Sulla pace D'Alema ci marcia" dell'ultima pagina de Il Manifesto speravo in qualcosa di diverso e nuovo, ma invece ho dovuto constatare che quel titolo (della redazione?) è l'opposto del contenuto del testo la cui sostanza è solo timore reverenziale. Ho detto basta.!

Il PRC , Liberazione e il Manifesto non possono ancora sperare di recuperare qualcuno a sinistra. Ci vuole uno strappo. Non si può accettare di avere ai vertici dello stato uomini furbi e spergiuro. Non si può più transigere. In maniera elementare - poco intellettuale e dialettica -, ma concreta chi ha ancora voce deve urlare.

Chi ha violato la Costituzione una volta prima o poi lo rifarà! Non si inverte il corso delle cose con le chiacchiere. Per scuotere i cittadini veri (non gli individui del liberismo) ci vogliono fatti o atti forti e propagandabili quotidianamente.

Io parlerei ogni giorno della guerra di D'Alema & c. contro la Yugoslavia. Perché non si parla più delle denunce alle varie procure della repubblica come quelle presentate dai docenti universitari pugliesi e da avvocati milanesi per violazione della Costituzione da parte dei governanti?

Perché, invece di raccogliere firme per diminuire lo stipendio o la pensione a qualche centinaio di lazzaroni (che è una furbata pura e semplice e poco sostanziale), non si raccolgono centinaia di migliaia di firme per la messa in stato d'accusa per violazione della Costituzione di D'Alema e il suo governo oltre che di Scalfaro, fasullo garante, sulla base degli argomenti tanto lucidamente esposti da Ingrao sull'inserto speciale su il Manifesto del 12/6 u.s.?

Solo così si potrebbe verificare chi è veramente di sinistra senza paura di statre veramente a sinistra.

Pasquale Ciccaglione 

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CON GLI LSU/LPU

CONTRO LA PRECARIETA' PER IL LAVORO

Mentre governo e sindacati confederali progettano la precarietà come condizione di vita per tutti (lavoro in affitto, borse lavoro, contratti a termine, piani di inserimento professionali, finte partite IVA, contratti di formazione ecc.) gli LSU/LPU rifiutano di essere liquidati "a termine".

I LSU/LPU vogliono per loro il riconoscimento del lavoro vero fin qui svolto in nero.

La battaglia degli LSU/LPU è la battaglia di tutti coloro , disoccupati, precari e occupati, che non si piegano alla politica della precarietà.

COORDINAMENTO NAZIONALE LSU/LPU a cui aderiscono Sin Cobas, Comitato di lotta Frosinone, Ass. In Marcia

 

 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°25-IV del 10-10-99

 

30.000 PERSONE HANNO MANIFESTATO L'8-10 A ROMA CON GLI LSU/LPU

CONTRO LA PRECARIETA' PER IL LAVORO

Una delegazione ha incontrato il ministro Salvi sulla seguente piattaforma:

A. quale avvenire di questi lavoratori fin da gennaio del 2000;

B. riconoscimento dei diritti contrattuali per il passato e per il futuro;

C. no al pacchetto di proposte contenute nel protocollo d’intesa tra governo e parti sociali;

D. riconoscimento del lavoro svolto e del posto ricoperto per un piano di assunzione definitivo;

Le risposte del Ministro hanno ribadito:

1. non è prevista una assunzione in blocco (non c’è una soluzione per tutti);

2. Il Governo si impegna per una proroga anche se deve essere ancora decisa....;

3. i 1600 miliardi stanziati per il 2000 verranno utilizzati per lo svuotamento del bacino, attraverso quello che Governo e sindacati confederali hanno concordato:

3a. Alla privatizzazione dei servizi pubblici tramite società o cooperative (in caso non si possano esternalizzare) si aggiunge la terziarizzazione: contratti a tempo determinato o a quelli di lavoro temporaneo tramite società di fornitura;

3b. favorire l’assunzione nel settore privato anche con contratti a tempo determinato, al quale si applicherebbero le stesse agevolazioni che si applicano a un contratto a tempo indeterminato .

3c. ’utilizzo del lavoro temporaneo tramite agenzia per ricollocare i soggetti LSU/LPU che, nel frattempo schedati, avranno modo di essere utilizzati come risorse quando si avrà necessità di loro o altrimenti riparcheggiati con qualche sussidio in tempi di vacche magre.

Chi rifiuta un’offerta di reimpiego a tempo indeterminato o determinato di durata superiore ai sei mesi fuoriesce dai progetti.

i lavoratori promettono un sempre maggior impegno nella lotta che nei prossimi mesi, se da un lato vede sostanzialmente garantita la continuità del sussidio, dall’altra sarà decisiva per rintuzzare i tentativi di liquidazione del “problema” (e cioè dei lavoratori) attraverso sempre più nuove e “originali” forme di precariato. 

COORDI.NAZIONALE LSU/LPU a cui aderiscono Sin Cobas, Comitato di lotta Frosinone, Ass. In Marcia

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PER UNA NUOVA FRONTIERA DEI DIRITTI

Creiamo una forte rete antirazzista che colleghi e dia senso comune alle cento vertenze locali ed esperienze di convivenze e le proietti sul piano nazionale.

Si devono bruciare i tempi perché più di noi corre la criminalizzazione degli stranieri: l'Austria può fare scuola, e in tutta l'Austria in un anno non si attuano tanti sgomberi di stranieri e atti di razzismo, anche violento, quanti se ne contano in una sola grande città italiana.

Si deve mettere a fuoco con gruppi di lavoro e decisioni operative anzitutto il problema dell'asilo, con la brutta legge ormai in dirittura d'arrivo, la vergogna dei ghetti per i profughi, la necessità di una vertenza europea contro l'armonizzazione al ribasso del vertice di Tampere del 15/10. Poi quello della lotta alla clandestinità: chiudere i centri di  detenzione, fermare le espulsioni, legalizzare tutti i dannati della sanatoria truffa, riaprire i canali d'ingresso legale contro i muri del proibizionismo. Ancora il diritto alla/con cittadinanza locale, contro l'inciviltà di città che respingono i diversi e ne comprimono le culture e i diritti sociali. Infine vogliamo rilanciare battaglie di civiltà come il diritto alla cittadinanza italiana e al voto.

Non sono certo temi nuovi: sono i terreni della sconfitta della grande speranza che aprì questo decennio. La speranza di una nuova frontiera dei diritti inalienabili delle persone, quale che sia il loro colore e passaporto, abbiano o non abbiano il soggiorno. Il diritto all'eguaglianza e alla differenza. ma il paradosso italiano è che alla marcia del gambero delle leggi si contrappone un tessuto ricco e spesso di esperienze controcorrente, nella società civile e in molte istituzioni locali. Si tratta di collegarle e dar loro una voce più forte della grancassa del nuovo razzismo sociale, politico e istituzionale.

(a cura dei promotori della Rete)

 


RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°26-IV del 17-10-99

 

Atti  del Seminario - Convegno svoltosi a Veroli il 4 e 5 ottobre 1997: Samir Amin

Trent’anni gloriosi: i tre progetti societari del Welfare state, del Sovietismo, del nazional-populismo

Il periodo che ha seguito la IIa guerra mondiale, che  cor- risponde alla esperienza politica per la maggioranza delle perso- ne della nostra generazione, è stato molto differente. Si tratta di un periodo che è stato costruito sulla base della disfatta del fascismo, la quale ha determinato, a livello sociale, dei rapporti di forza meno sfavorevoli per le classi operaie e popolari, o comunque più favorevoli di quanto fosse mai stato nella storia del capitalismo. E sulla base di questi rapporti di forza si sono sviluppati tre tipi di progetti societari certo con- flittuali, ma largamente complementari l’uno all’altro: il progetto del Welfare state in occidente, il progetto del Sovietismo e il progetto Nazional-Populista del sud.

Anche se le caratteristiche specifiche dei tre diversi progetti societari e quindi le differenze fra di essi erano molto grandi, sia dal punto di vista delle diverse ideologie che stavano dietro i tre modelli - sicuramente lo ricordate -, sia dal punto di vista reale, tuttavia io credo che essi avessero delle caratteristiche comuni.

Questi progetti societari avevano prima di tutto un comune contenuto sociale (sociale e non socialista), e con questo voglio indicare che, grazie all’equilibrio dei rapporti di forza più favorevoli alle classi operaie e popolari - in tutto il mondo, all’ovest, all’est ed al sud -, essi erano fondati sul “compromesso storico” (per usare un’espressione molto italiana) tra capitale e lavoro che gestiva e inquadrava il funzionamento dell’economia nazionale. Questo “compromesso storico” era rappresentato dal Welfare state nei paesi capitalisti sviluppati dell’ occidente, dalla rivoluzione russa e cinese all’est - sulla base delle quali si era costruita una società differente, nuova, “socialista” - ed al sud dal progetto che chiamerei - in maniera generale - nazional-populista di modernizzazione, industrializzazione, con una partecipazione molto ampia delle classi popolari a questo progetto.

La seconda delle caratteristiche co- muni a tutti questi tre diversi progetti societari è nel fatto che i tre progetti si fondavano e si sono sviluppati in un quadro nazionale, cioè sulla base della costruzione di una economia auto- centrata, dentro il quadro dello stato politico nazionale (o plurinazionale o con altre varianti).

Infine, anche nel contrapporsi, i tre progetti si intersecavano ed erano complementari nel creare le condizioni per una mondializzazione controllata, o meglio, una mondializzazione nego- ziata attraverso il conflitto. Un mondializzazione negoziata su tutti i piani: sul piano finanziario, sul piano tecnologico, su quello degli scambi. Insomma una mondializzazione che era il prodotto del confronto, della concorrenza, fra questi modelli societari.

Se volessimo descrivere oggi l’evoluzione e lo sviluppo prodotti dal quadro successivo alla seconda guerra mon- diale di questi tre progetti societari, io credo che dovremmo concludere che essa si sia manifestata - in maniere diverse - come una espansione pro- digiosa del capitalismo, cioè di rapporti di produzione fondamentalmente ca- pitalistici, definendo l’espansione capitalistica attraverso tre sue caratteristiche fondamentali perma- nenti, immanenti e non superate:

1. Prima di tutto la alienazione del mercato: dentro i tre progetti societari il progredire della crescita economica era ottenuto attraverso l’ampliamento della sfera degli scambi, della sfera del mercato (anche se nella società sovietica c’era - a parole - la pretesa che ciò avvenisse senza mercato - attraverso la pianificazione ), a danno delle altre sfere della vita sociale

2. La seconda caratteristica, la polarizzazione, immanente alla espansione mondiale del capitalismo, si è mantenuta, riprodotta e approfondita in questo periodo di espansione del capitalismo mondiale

3. Infine, la terza caratteristica dell’espansione mondiale del capitalismo è la distruzione progressiva della base naturale della riproduzione, che è ben lontana dall’essere una scoperta dei movimenti verdi, ecologisti, in effetti trattandosi di una riscoperta, perché fin da Marx i movimenti operai ed il socialismo storico l’avevano molto ampiamente sottolineata.

Se osserviamo queste tre caratteristiche ci accorgiamo che il periodo di forte crescita all’ovest, all’est e al sud, che è ineguale ed ha caratteristiche politiche (o di altro tipo) differenti da un paese all’altro o da un blocco all’altro, è stato possibile sulla base e con l’approfondimento di queste tre contraddizioni fondamentali e immanenti del capitalismo nei tre contesti: all’ovest, all’est e al sud: l’alienazione del mercato, la polarizzazione e la distruzione della base naturale della riproduzione.

 


RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°27-IV del 24-10-99

 

IL PROCESSO

Dunque: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione di denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, connivenza con la ma- fia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, colla- borazione con la CIA, uso illecito di enti come il SID, respon- sabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di punirne gli esecutori), dstruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità nella degradazione antropologica degli italiani (respon- sabilità, questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza), respon- sabilità della condizione, come si usa dire, paurosa, delle scuole degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell' abbandono "selvaggio" delle campagne, responsabilità dell' esplosione "selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, respon- sabilità della stupidità delittuosa della televisione, responsabilità del deca- dimento della Chiesa, e infine, oltre a tutto il resto, magari anche distribu- zione borbonica di cariche pubbliche ad adulatori. Ecco l'elenco, l'elenco "morale", dei reati commessi da coloro che hanno governato l'Italia negli ultimi 30 anni, e specie negli ultimi 10: reati che dovrebbero trascinare almeno una dozzina di potenti democristiani sul banco degli imputati, in un regolare processo penale, simile, per la preci- sione, a quello celebrato contro Papa- dopulos e gli altri Colonnelli.

Perché insisto sempre a ripetere "specie negli ultimi 10 anni"? Perché è appunto negli ultimi 10 anni che un modo di governare non solo tipico ma, direi, naturale, di tutta la storia italiana dall'unità in poi, si è configurato come un reato o come una serie di reati.

Non faccio qui, dunque, questione di moralità: la colpevolezza dei potenti democristiani da trascinare sul banco degli imputati non consiste nella loro immolarità (che c'è), ma consiste in un errore di interpretazione politica nel giudicare se stessi: errore di interpre- tazione politica che ha avuto appunto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese.

[...] Una volta condannati i nostri potenti democristiani (alla fucilazione, all'ergastolo, all'ammenda di una lira, cosa di cui qualsiasi cittadino infine si accontenterebbe) ogni confusione dovuta a una falsa e artificiale continuità del potere democristiano verrebbe vanificata. L'interruzione drammatica di tale continuità renderebbe al contrario chiaro a tutti non solo che un gruppo di corrotti, di inetti, di incapaci è stato democraticamente tolto di mezzo, ma soprat- tutto (ripeto) che un'epoca è finita e ne deve cominciare un'altra. 

Se invece questi potenti resteranno ai loro posti di potere - magari scambiandoseli un'ennesima volta - se cioè la DC, e con essa, quindi, il paese, opteranno per la continuità, più o meno dram- matizzata, non sarà mai chiaro, per esempio, il fatto che gli italiani oggi sono laici almeno nella misura in cui fino a ieri erano cattolici, oppure che i valori dello sviluppo economico hanno dissolto tutti i possibili valori delle eco- nomie precedenti (insieme a quelli specificatamente idologici e religiosi), oppure ancora che il nuovo potere ha bisogno di un nuovo tipo di uomo.

[...] Fatto essenziale: ciò che al contrario il Processo renderebe chiaro - folgorante, definitivo - è che il con- testo in cui governare non è più quello clerico-fascista, e che proprio nel non aver  capito questo consiste il vero rea- to, politico, dei democristiani.  Il Pro- cesso renderebe chiaro - folgorante, definitivo - che governare e ammini- strare bene non significa più governare e amministrare bene in relazione al vecchio potere, bensì in relazione al nuovo potere.

[...] La moralità politica non consiste più nel confrontarsi con l'immoralità clerico-fascista e magari col debellarla: cosa che i democristiani, in quanto cristiani, hanno sempre detto, a parole, di voler fare. Di conseguenza, se i comunisti - nelle giunte amministraticve regionali, provinciali e comunali - si limitassero ad attenersi a una simile moralità politica, essi altro non sarebbero che i veri democristiani.

Ma - e questo è il punto - anche facendo dei beni superflui, della democratizzazione consumistica e della falsa tolleranza, qualcosa di avanzato, di vivo, di reale - anche in tal caso - i comunisti altro non sarebbero che i veri democristiani. Perché? Perché beni superflui , democratizzazione consumistica, tolleranza sono fenomeni che caratterizzano il nuovo potere (il nuovo modo di produzione) e tale nuovo potere (tale nuovo modo di produzione) è capitalistico. [...]

Pier Paolo Pasolini, 24 agosto 1975


 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°28-IV del 7-11-99

 

"L'"EMERGENZA" IMMIGRAZIONE

All'inizio degli anni '90, la sostanziale indifferenza delle istituzioni e della società italiana lascia il posto a una ostilità, simbolica e materiale, sempre più decisa - una reazione rafforzata da provvedimenti di ordine pubblico spettacolari che hanno legittimato una cultura dell'emergenza e della chiususra verso gli stranieri: nell'estate del '91, il rimpatrio di alcune centinaia di albanesi, cui erano stati promessi permessi di soggiorno e lavoro; nel '95, l'invio di una brigata dell'esercito sulle coste pugliesi per bloccare i clandestini; nel marzo '97, la decisione di fermare i profughi istituendo il blocco navale delle coste italiane e l'invio di alcune migliaia di militari a presidiare l'Albania. Il blocco viene adottato al culmine di una campagna d'isteria collettiva contro il pericolo albanese, una campgana alimentata dai partiti di destra (specialmente la lega), sostenuta dalla gran parte della stampa nazionale e legittimata di fatto dal governo di centro-sinistra, nonostante l'arrivo di poco più di 15.000 albanesi non abbia provocato alcun vero problema di ordine pubblico. L'affondamento di un battello albanese stipato di donne e bambini, scontratosi con un'unità della marina militare italiana nella notte del 28/3/97, suggella la politica dell'Italia verso stranieri e profughi.

(...) Il cedimento progressivo al panico verso l'immigrazione ha conosciuto due tappe decisive: il decreto Dini del novembre '95 (che, indipendentemente dalle sue conseguenze pratiche, ha avuto l'effetto di stigmatizzare simbolicamente i migranti come "problema sociale" e soprattutto come nemici, reali o virtuali, da cui la società italiana deve essere protetta) e la legge Turco-Napolitano, del febbraio '98. Il decreto Dini veniva votato dalla destra e anche da gran parte el centrp-sinistra come "male-minore" rispetto alle proposte della Lega Nord, esplicitamente xenofobe. (...)

Il decreto Dini ha raggiunto obiettivi politici molto più importanti di quelli previsti dai suoi articoli: da una parte ha sancito il principio della chiusura delle frontiere e delle espulsionicome risposte all'"emergenza"; dall'altra ha funzionato come banco di prova per una larga intesa tra destra e centro-sinistra in materia di immigrazione, in nome dell'interesse nazionale. Dopo il successo elettorale nell'aprile 1996, il governo di centro-sinistra promette un riesame complessivo della questione e una legge organica che, infatti, dopo alcune reiterazioni del decreto Dini, ma ne conferma lo spirito, anche se prevede una serie di misure innovative di integrazione e di parificazione formale tra stranieri regolari e italiani (poi persi nel corso della approvazione). Queste misure presuppongono però non solo le restrizioni degli ingressi, ma un percorso di regolarizzazione tortuoso e ai limiti del sadismo. Nella sostanza la legge Turco-Napolitano riconferma e razionalizza la logica della chiusura perché introduce l'espulsione dei sospetti o dei soggetti socialmente pericolosi e soprattutto l'istituzione di campi di deenzione per gli starnieri in attesa di espulsione.

Come in precedenza il decreto Dini, anche questo nuovo provvedimento sembra avere nei mesi successivi alla sua approvazione, limitate conseguenze pratiche. Ma si tratta di una impressione errata. Senza troppo rumore i campi vengono allestiti in località "critiche.

(In Alessandro Dal Lago, Non-persone L'esclusione dei migranti in una società globale, Feltrinelli 1999, L.38.000)


 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°29-IV del 14-11-99

 

Il SIN COBAS invita,

Sabato 20 novembre Frosinone - salone dell'amministrazione provinciale, h. 17.00

a prendere parte insieme agli operai, ai precari, ai disoccupati, ASSEMBLEA PUBBLICA

"PER IL DIRITTO AL LAVORO PER I DIRITTI DEL LAVORO"

Flessibilità e competitività sono le parole magiche con cui la confindustria ha distrutto in questi anni migliaia e migliaia di posti di lavoro anche nella provincia di Frosinone.

I sindacati confederali hanno smesso da tempo di contrastare il disegno pa- dronale e, anzi, pretendono di gestirlo di concerto con la Confindustria.

I risultati di tutto questo sono le terzia- rizzazioni della FIAT, la messa in mo- bilità dei lavoratori "garantiti", il dila- gare del lavoro in affitto, lo sfrutta- mento dei contratti di formazione la- voro, delle borse lavoro e dei piani di inserimento professionale, il proliferare di appalti, subappalti e delle coopera- tive di facchinaggio, il "fiorire" delle collaborazioni coordinate e continua- tive. I risultati di tutto questo sono gli attacchi a colpi di accordi sindacali alle conquiste di decenni e decenni di lotte operaie.

La modernità di D'Alema - che invita i lavoratori a scordarsi del posto fisso - è fatta solo della perdita delle tutele e dei diritti del lavoro; è fatta di sfrutta- mento brutale dei giovani lavoratori, è fatta di precarietà come unica prospet- tiva di lavoro e di vita per tutti i lavoratori. Ora il Governo, di concerto con Confindustria e sindacati confede- rali, vuole estendere l'uso del contratto a termine e del lavoro in affitto per la copertura degli stessi servizi pubblici essenziali in barba alle rivendicazioni dei Lavoratori di Pubblica Utilità che solo un mese fa sono sfilati in 30.000 a Roma per rivendicare il riconoscimento di un lavoro che di fatto già svolgono "in nero" garantendo i servizi degli enti.

Opporsi a tutto questo si può.  Lo dimostrano le battaglie che in questi mesi, in sempre più fabbriche, hanno visto i lavoratori organizzati dal S.In. Cobas contrastare anche con clamorosi successi le politiche confindustruali.

Ma ora è necessario fare un salto di qualità. E' necessario che i lavoratori occupati ed i precari comprendano di stare combattendo la stessa battaglia perché nella difesa dei diritti degli uni e nella conquista degli stessi diritti per gli altri sono racchiuse le speranze di lavoro e di vita per tutti.

Che il cinema sia uno strumento formativo è indubbio. Che proiettare film consenta incassi elevati, anche se non sempre, è una realtà.

Questa lezione l'ha imparata bene il proprietario del cinema Nestor di Frosinone, che anche quest'anno proietterà i film ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado per il progetto scolastico "Cinema al Cinema" patrocinato dal provveditorato agli studi in collaborazione con l'Assessorato alla cultura e varie associazioni.

Il fatto che questa "operazione" porti un netto guadagno al Nestor è palese: basta  moltiplicare le 60.000 presenze dello scorso anno per le 4.000 lire del prezzo del biglietto (che pagano i ragazzi). Che questa sia anche una attività educativa, formativa e culturale abbiamo delle grosse peplessità.

 Cosa significa arricchire il proprio patrimonio culturale quando alla visione di un film partecipa una platea di più di 500-600, se non di più, ragazzi alla volta?

Il cinema diventa Cultura quando la visione di un film non è fine a se stessa ma è preceduta da una presentazione e seguita da un dibattito. E soprattutto la cosa più importante non è riempire l'intero cinema, ma offrire ai ragazzi un ambiente a misura d'uomo che consenta un dialogo tra chi propone il film e il pubblico. Cultura significa offrire un luogo sempre aperto dove poter vedere film con regolarità  tutto l'anno. Significa sceglierli non tra le ultime uscite di cassetta, facendo assomigliare il luogo ad un supermercato della cultura consumista, ma secondo obiettivi educativo/formativi ben precisi e discussi collegialmente.

Certo, chi amministra il cinema Nestor lavorerà sodo per far seguire la proiezione alle centinaia di ragazzi contemporaneamente presenti in sala. Qualche maligno potrebbe pensare che si stia spacciando per Cultura quella che non è altro che una bassa operazione commerciale. Potremmo mai pensare che il comune di Frosinone (e il Provveditorato!) sia complice e incentivi tutto ciò?

Se le nostre istituzioni pensano che il progetto "Cinema al cinema" sia cultura allora devono finanziarlo completamente e non farlo pagare agli studenti.

Se ciò per loro non è possibile allora prendessero accordi per proiezioni pomeridiane e non mattutine e non confondessero operazioni commerciali con Cultura.

 

 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°30-IV del 21-11-99

 

Appello per l'assemblea sul precariato promossa dal COORDINAMENTO NAZIONALE LSU/LPU

SABATO 27 NOVEMBRE H. 10:00 Via Don Bosco 4/F, palazzo della Regione o Provincia, NAPOLI

ORDINE DEL GIORNO:

1. LA CADUTA DEI DIRITTI DEL LAVORO;

2. LA LOTTA DEGLI LSU/LPU;

3. FORME E MODI PER UNA MOBILITAZIONE GENERALE DI PRECARI, OCCUPATI E DISOCCUPATI.

A SUD SUCCEDE QUALCOSA DI NUOVO

Il Coordinamento Nazionale LSU/LPU, soggetto politico indipendente considera non più rinviabile chiamare a confronto tutte le realtà di base che da tempo lottano e resistono contro le politiche neoliberiste del governo D’Alema e dei governi che l’hanno preceduto.

C’è nella sostanza bisogno di una mobilitazione che riaffermi la centralità della dimensione della socialità che trova nel lavoro - quale strumento di miglioramento della qualità della vita - il proprio perno, e che rischia di essere annullata da una sfera economica sempre più autonoma da ogni vincolo sociale.

C’è bisogno di opporsi fermamente ad ogni forma imposta di lavoro flessibile e alla moltiplicazione di quelle forme intermedie tra lavoro e assistenza che rischiano di trasformarsi in lavoro servile, frammentando le diverse componenti della popolazione e ampliandone le differenze.

C’è bisogno di aprire un dibattito sulla necessità della formulazione di una "carta dei diritti” che si assuma il compito di definire una rete di garanzie per le nuove figure del lavoro. E' necessario prendere coscienza e quindi battersi contro il processo di precarizzazione e deregolamentazione del lavoro cercando di unire le lotte di un soggetto sociale ora frammentato, quello degli esclusi dal lavoro, che abbia capacità progettuali al fine della conservazione e dell'ampliamento della sfera dei propri diritti.

L’assemblea di Napoli del 27 novembre indetta dal Coordinamento Nazionale LSU/LPU può essere un momento importante allora in primo luogo per andare alla ricomposizione del movimento superando particolarismi e settarismi e sviluppare un’offensiva politica e sociale che punti, a partire della vertenza LSU/LPU ad aggregare per il lavoro il vasto, variegato e frantumato fronte della precarietà e dell’esclusione.

Il Coordinamento Nazionale LSU/LPU individua in una manifestazione nazionale a Napoli, capitale della disoccupazione, della precarietà e del lavoro nero, da indire ed organizzare unitariamente per dicembre, l’occasione di sintesi e rilancio delle lotte nei confronti delle istituzioni pubbliche e private responsabili dell’attacco alle condizioni di lavoro degli occupati e delle politiche di miseria  per i disoccupati e i precari, da perseguire attraverso una proliferazione di lotte articolate territorialmente, coordinate a livello nazionale, presso le sedi industriali e finanziarie, agenzie interinali, enti locali, uffici di collocamento, INPS, dei ministeri ecc., capaci di imporsi all’attenzione generale e attraverso l’aggregazione del più ampio schieramento di forze possibile al fattivo sostegno della piattaforma rivendicativa.

Sabato 4 dicembre

Per il diritto al lavoro per i diritti del lavoro

 MANIFESTAZIONE PROVINCIALE

Frosinone (concentramento h. 9:30, campo sportivo)


 

RAGGUAGLI SETTIMANALI DALLA PERIFERIA DELL'IMPERO  - Agenzia fax a cura dell'ass. OLTRE L'OCCIDENTE  N.°31-IV del 12-12-99

 

Per il diritto al lavoro  Per i diritti del lavoro

GLI LSU/LPU IN PIAZZA A NAPOLI

BASTA CON IL LAVORO NERO LEGALIZZATO

Contro gli attacchi alle condizioni di vita e di lavoro

contro la precarietà imposta come un'unica prpospettiva di vita

contro confindustria, governo e sindacati confederali che concordano terziarizzazioni, appalti, lavoro in affitto, collaborazioni coordinate continuative, contratti di formazione, borse lavoro, piani di inserimento professionale, cooperative di facchinaggio, lavori socialmete utili, al posto di assunzioni vere e garantite

per l'unità di occupati, precari e disoccupati

per la difesa e l'affermazione dei diritti del lavoro per tutti e per ciascuno

per l'assunzione degli LSU/LPU negli enti dove lavorano "in nero"

Venerdì 17 dicembre

 MANIFESTAZIONE GENERALE

Napoli

(h. 11:00, piazza Garibaldi)