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Associazione politico culturale
Oltre l’Occidente
Per una alternativa allo sviluppo
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I NOSTRI AUGURI!

«Sono gli ultimi giorni dell’anno. Il benessere

accende, verso sera, in tutti gli uomini

una specie di follia: la smania inespressa

di essere più felici di quanto siano...»

Pier Paolo Pasolini

Occupati contemporaneamente il Ministero della pubblica istruzione ed il Ministero del Lavoro

Mercoledì 20 dicembre a Roma, mentre al Ministero del lavoro si svolgeva l'incontro col sottosegretario Morese, strappato sul caso Campania dal Movimento di Lotta LSU di Napoli, i LSU LPU di Napoli, Acerra, Frosinone, Roma, Pescara, Livorno, Massa Carrara, Follonica, ecc., contemporaneamente, presidiavano il ministero in via Flavia, occupavano il Ministero della pubblica istruzione in viale Trastevere e occupavano la sede del Ministero del lavoro  ove ha gli uffici il ministro Salvi in via Fornovo.

Alle finestre dei due ministeri occupati sono stati appesi striscioni con le scritte "NO COOPERATIVE" e "LSU LPU ASSUNZIONE".

Le occupazioni, pacifiche, si sono svolte senza incidenti, senza violenze e senza danni se non per l'amor proprio delle forze dell'ordine che "se la son fatta fare sotto il naso".

A viale Trastevere la polizia ha fatto irruzione dopo pochi minuti mentre in via Fornovo gli occupanti hanno resistito per quasi due ore. Quando la polizia è riuscita ad entrare nella stanza occupata, i compagni che presidiavano i cancelli di ingresso, per garantire agli occupanti una fuoriuscita indolore, hanno bloccato il limitrofo viale Giulio Cesare ottenendo così anche un incontro con il Direttore Generale cui hanno partecipato i rappresentanti del S.in.Cobas, della Confederazione Cobas e del Movimento di Lotta LSU di Napoli.

Di fronte a questa occupazione simbolica delle stanze del potere in cui vengono decise le sorti di oltre centomila lavoratori non riconosciuti tali, di fronte a quest’ennesima prova di combattività e risolutezza - che lascia intendere chiaramente come la liquidazione dei lavoratori non sarà indolore -, l’arcigno sottosegretario Morese, il sindacalista Cisl prestato al governo per gestire le esternalizzazioni dei servizi pubblici a favore delle centrali cooperative, per la prima volta ha parlato di possibili assunzioni a livello di ministeri (7.000) e si è mostrato disponibile ad un monitoroggio in tal senso anche presso gli enti locali, concordando per un nuovo incontro, per febbraio - marzo 2001, incentrato esclusivamente sul tema dell'assunzione nella pubblica amministrazione.

Parole, parole però uscite dalla bocca di chi non si è mai preoccupato di mostrare il volto più retrivo del governo nel confronto coi lavoratori.

Lo stato della vertenza LSU/LPU all’indomani delle manifestazioni del 20 dicembre è il seguente:

-     sulla finanziaria licenziata dal Senato (deve essere ancora approvata dalla Camera) dovrebbe essere prevista la possibilità per gli enti di assumere senza limitazioni percentuali gli LSU fino alla V qualifica funzionale (restano da vedere volontà e disponibilità economiche degli enti)

-     il governo nel 2001 prevede la “stabilizzazione” di almeno 30.000 LSU/LPU, nelle sue intenzioni, ovviamente, tramite cooperative e soluzioni simili

-     sul tema del riconoscimento del lavoro svolto assistiamo ai primi cedimenti: oltre al citato ampliamento del vocabolario del sottosegretario Morese con il termine “assunzione”, si registrano le dichiarazioni ufficiali del ministro Salvi che denuncia l’utilizzo in nero dei lavoratori

-     sulla straordinarietà il governo sussurra che non dovrebbe mandare a casa comunque nessuno … sarà comunque meglio non fidarsi

-     sulla scuola, invece, il governo intende andare avanti con le esternalizzazioni a favore delle centrali cooperative, un’operazione che porterebbe direttamente dalle tasche dei contribuenti qualche migliaio di miliardi nelle tasche di questi signori. L’assunzione nella scuola costerebbe invece meno della metà! Su questa operazione, se essa non verrà vanificata dalla finanziaria con il ripristino della riserva del 30% nelle assunzioni già decise, andremo fino in fondo anche denunciando il governo alla Corte dei Conti ed impugnando in ogni sede il relativo decreto ministeriale.

Una piccola soddisfazione, infine, è scaturita da quanto appreso nell’incontro con il Direttore Generale del Ministero: sono stati sospesi i pagamenti del ministero a Italia Lavoro data l’assoluta aleatorietà dei piani d’impresa e dei monitoraggi finora effettuati dall’agenzia che avrebbe dovuto “stabilizzare” la posizione lavorativa dei LSU/LPU: finalmente se ne sono accorti!

 

__REINTEGRATO AL LAVORO IL SINDACALISTA

del S.in.COBAS LICENZIATO DALLA LEAR di Cassino

Non c’è due senza tre!

Arrivata per Natale la terza condanna del 2000 per attività antisindacale contro il S.in.COBAS per la LEAR di Cassino

Con decreto ai sensi dell’art.28 dello Statuto dei lavoratori il Giudice del lavoro di Cassino ha accertato e dichiarato antisindacale la condotta della LEAR Corporation Sud s.p.a. relativamente al licenziamento del sindacalista del S.in.COBAS Salvatore Arciero.

Il licenziamento, da parte dell’azienda che produce i sedili per le autovetture FIAT, era avvenuto a seguito di una contestazione infamante che il Giudice del Lavoro ha ora decretato assolutamente infondata: “l’avere conficcato dolosamente nell’imbottitura  di un sedile un pezzo di ferro appuntito” nascondendolo sotto la fodera allo scopo di causare danni all’utente finale. L’operaio, oltre a sporgere querela, si era rivolto – assieme alla propria organizzazione sindacale, il S.in.COBAS – al Gudice del Lavoro affinché accertasse la illegittimità del licenziamento, un provvedimento strumentale e diretto unicamente a danneggiare l’immagine e l’attività del S.in.COBAS.

Bisogna ricondurre il licenziamento di Arciero a quanto è avvenuto negli stabilimenti LEAR dal maggio di quest’anno: siamo ormai alla terza condanna della LEAR, nel corso del 2000, per attività antisindacale contro il S.in.COBAS. In maggio, infatti, nello stabilimento di Cassino, avveniva una agitazione promossa dalla quasi totalità dei lavoratori, in occasione del contratto integrativo aziendale, sostenuta dal S.in.COBAS, con uno sciopero di 12 giorni. I lavoratori chiedevano l’equiparazione del trattamento retributivo a quello erogato negli altri stabilimenti del gruppo LEAR. Gli scioperi venivano in parte vanificati dal crumiraggio delle organizzazioni sindacali confederali, che si adoperavano prima per rompere la compattezza degli scioperanti e poi firmavano un contratto integrativo che lasciava di fatto inalterato lo svantaggio retributivo dei lavoratori di Cassino rispetto a quelli di tutti gli altri stabilimenti del gruppo LEAR.

Il comportamento delle organizzazioni sindacali confederali, dannoso innanzitutto per i lavoratori che in modo spontaneo avevano promosso le agitazioni, è da considerarsi ancora più grave se si pensa che durante gli scioperi la LEAR aveva sostituito gli scioperanti con lavoratori provenienti da altri stabilimenti del gruppo, i quali venivano condotti in pullman presso lo stabilimento di Cassino. Proprio per questo la condotta della LEAR veniva riconosciuta come antisindacale già nel maggio 2000, e questo nonostante l’opposizione della LEAR e le accuse – anche qui infamanti – rivolte agli scioperanti. Il Tribunale di Cassino respingeva l’opposizione LEAR ritenendo assolutamente infondate – sulla base dei rapporti delle forze dell’ordine presenti dinanzi lo stabilimento durante gli scioperi – le accuse di violenza, intimidazioni e blocco delle merci in entrata e uscita che la LEAR aveva rivolto agli scioperanti.

Nonostante questa sanzione la LEAR attuava, sin dai primi giorni successivi alle agitazioni, una durissima reazione contro i lavoratori che maggiormente si erano impegnati nelle azioni di lotta, caratterizzata da una valanga di provvedimenti disciplinari e culminata con l’infamante licenziamento di Arciero. Ancora una volta, però, il Giudice del lavoro dà ragione al S.in.COBAS e soprattutto restituisce il posto di lavoro ad un operaio che trascorrerà più serenamente il Natale. Infine è auspicabile che questo ulteriore decreto di censura subito dalla LEAR dia agli operai dello stabilimento di Cassino – ed a tutti gli altri - la consapevolezza di una forza che la repressione padronale non può facilmente eliminare.