1.
La frontiera
Anche
dalla provincia di Frosinone siamo partiti per Nizza. In pullman.
Siamo arrivati a destinazione. Le premesse, infatti, di quanto
poteva avvenire alla frontiera (ma non era stata abolita?)
italo-francese, erano note sin dai giorni precedenti. Le autorità
francesi avevano candidamente annunciato la sospensione
unilaterale del trattato di Schengen sulla libera circolazione
dei cittadini europei allinterno dei paesi dellUnione.
Dunque abbiamo preferito lagilità del pullman. Siamo
un gruppo di operai della Fiat di Cassino, alcuni disoccupati
ed LSU, qualche RSU delle fabbriche locali, qualche giovane
precario o studente.
Il
posto di blocco alla frontiera è presidiato (o supervisionato
?) dalla CGIL, con tanto di bandiere sui guardrail. La polizia
ci chiede da chi siamo organizzati. Auto-organizzati
rispondiamo. Siamo del S.in.Cobas. Aprono il
bagagliaio e trovano larsenale tipico dei peggiori criminali:
bandiere, striscioni, megafoni, sacchi a pelo
ci lasciano
passare.
Entrati
in Francia, aspettando i nostri compagni di Milano, vediamo
sfilare decine di pullmancarichi di pensionati e funzionari
mobilitati dai confederali della CES. Gita
gratuita in costa azzurra: perfino così, nelle settimane
precedenti, erano state promosse le partenze dalla CISL.
2.
Moneta Unica
Fra
di noi nessuno crede alla moneta unica, né come
nel senso della credenza al nuovo idolo mass-mediatico, né
nel senso di qualcosa che prefiguri un futuro migliore. Eppure
tutti noi, tranne i meno aggiornati che confidando
in un cambio più favorevole avevano acquistato Franchi
prima di partire - , pensavamo che la moneta unica esistesse
e che fosse possibile e normale cambiare le lire in franchi.
Dovete cambiare almeno 2 milioni. A causa delle manifestazioni
non siamo autorizzare a cambiare importi inferiori,
si giustifica limpiegato di uno dei pochissimi sportelli
bancari aperti. Ci troviamo dunque senza soldi, senza possibilità
di telefonare, in una città blindata, con tutti i negozi chiusi,
nessuna possibilità di andare in bagno e, infine, naturalmente,
sotto la pioggia.
3.
Lattesa: corre la locomotiva
Dovremo
aspettare 5 ore prima di poterci immettere nel corteo, dalle
13.00 alle 18.00. E stato stabilito che i movimenti
alternativi alla CES (Confederazione europea dei sindacati)sfileranno
per ultimi. Con noi del S.in.Cobas la Confederazione COBAS,
i francesi di SUD e LCR, ATTAC, gli anarcosindacalisti spagnoli
della CGT, i baschi con i cartelli delle facce dei
loro giovani desaparecidos, uccisi o arrestati
-, qualche federazione di Rifondazione Comunista arrivata
in pullman, anarchici di ogni nazione, per citare solo i movimenti
che troviamo nei nostri pressi. Facciamo amicizia, ognuno
offre qualcosa della propria terra, un gruppo di musicisti
anarchici ci tiene su con le canzoni della resistenza dei
vari paesi europei.
Mentre
i macchinisti della stazione di St Roch continuano, passando
nei pressi dei manifestanti, a far fischiare i loro treni
e ad agitare il pugno chiuso fuori dalla cabina verso di noi,
arriva la notizia che il treno proveniente dallItalia
con i compagni di Rifondazione Comunista e dei centri sociali
e dei meno compagni dei Verdi è stato bloccato a Ventimiglia.
Ognuno di noi ha degli amici su quel treno. Sento un ragazzo
arrabbiarsi perché se il treno non arriva perderà una notte
damore con una bella napoletana. Qualcuno, nel frattempo,
tenta di trovare un bagno. Abbiamo la faccia di chiedere il
favore ad un giovane carrozziere di poter utilizzare il bagno
della sua officina. Ridendo ci chiede solo metterci in fila.
4.
La manifestazione ed oltre
la polizia
Sfiliamo.
La città è ancora più blindata di quanto sembrasse. Gridiamo
per la liberté de circuler e contre lEurope
du capital pour lEurope social, ma da Ventimiglia
arrivano le prime notizie di
scontri con la polizia. Siamo moltissimi. Qualcuno
dice 300.000. A noi interessa che siano oltre 10.000 i partecipanti
non aderenti alla CES e che rivendicano ben altro da concertazioni.
Il
corteo arriva alla sua conclusione, ma non si ferma. Abbiamo
deciso in diverse migliaia - di andare alla stazione
centrale di Nizza per protestare contro il blocco del treno
italiano a Ventimiglia. Ci aspettano centinaia di poliziotti.
Comincia una lenta e progresiva conquista dello spazio, di
fronte alla polizia, centimetro dopo centimetro, quasi senza
farsene accorgere, che dura quasi unora. Siamo talmente
stanchi sono circa le 21.00 che quelli di noi
che sono appena dietro le prime file cominciano a sedersi
o sdraiarsi per terra e nelle aiuole. Lo spazio conquistato
consente ad un ventina di persone di entrare in stazione.
Questo irrita moltissimo la polizia che per non saper
leggere né scrivere comincia il lancio dei lacrimogeni.
Sul tentativo di riavvicinarsi parte la prima carica. Nemmeno
il tempo di rifiatare e siamo costretti a continui fuggi
fuggi dai gas, che continuano ad avanzare. Ci vorranno
varie ore per ritrovare il grosso dei compagni grazie
anche alle telefonate che ci lascia fare un compagno della
CISL di Monza, anche lui qui con noi e solo alle 2.30,
sopraffatti dalla fatica ci rassegniamo a dormire un po,
rimandando allindomani la ricerca degli ultimi dispersi.
Domani sveglia alle 5.00.
5.
II° giorno: a tutto gas!
Siamo
ancora molti. Oltre 10.000. In parte sul lato est, in parte
sul lato ovest del Palazzo dei Congressi in cui si svolge
il vertice con i capi di stato. Ancora una volta, ci ostiniamo
ad esibire il nostro arsenale di striscioni, bandiere, megafoni.
Dobbiamo manifestare spostandoci di continuo, di traversa
in traversa, attorno al perimetro circondato dalla polizia,
per sfuggire ai gas lacrimogeni, così potenti da irritare
a più di cento metri di distanza. I cortei si smembrano e
si ricompongono continuamente, tra le lacrime, i limoni, e
il tentativo vano di proteggersi il viso con le bandiere.
Molti booh e qualche applauso accoglie i ragazzi
baschi che sfondano la vetrina e danno fuoco
ad un negozio?
Eh no, non è un negozio! E una banca! ,
ci dice un vecchio operaio che è vicino a noi. Incredibilmente,
in questa confusione, ritroviamo gli ultimi dispersi. Tranne
uno.
6.
Il proletariato non ha nazione
Torniamo
alla palestra, adibita dalle diverse organizzazioni a sede
di assemblee e luogo di pernotto, alla ricerca di questultimo
compagno. E un LSU, un disoccupato storico di Frosinone,
mite e un po ingenuo. Siamo un po preoccupati.
Lui è un po come il classico Charlot che raccoglie una
bandiera caduta da un camion e inconsapevolmente si trova
alla testa di uno sciopero, segnalato alla polizia come il
capo dei rivoltosi. Mentre lo cerchiamo nella palestra
tra gente che dorme, beve qualcosa di caldo, discute o suona
la chitarra arriva il gas fin lì dentro. Si scappa
un po dovunque, dalle uscite di sicurezza ci ritroviamo,
scavalcate le prime recinzioni, bloccati dietro alte reti.
Passata la paura torniamo indietro e recuperiamo gli altri.
Sono quasi le 14.00. Saremmo pronti a ripartire per lItalia
se non mancasse questo LSU. Facendo la spola tra i pullman
e la palestra sfuggiamo per puro caso allincursione,
fin dentro la palestra stessa, da parte della polizia ed agli
ultimi arresti indiscriminati.
Raggiunto
il pullman ritroviamo il nostro disoccupato, spaurito.
Ha trascorso la notte, fino alle tre, nella palestra, ma poi,
malsopportato dai giovani dei centri sociali che pare
lo abbiano scambiato per una spia ha scelto la strada,
con cui ha maggiore familiarità. Ed in strada è stato fermato
e perquisito nella notte - decine di volte, forse perché
a causa della sua età, non più giovanissima, devessere
qualche vecchio ideologo. Più probabilmente
si è trovato in mezzo alla caccia al manifestante
avviata nella notte dalla polizia. Più tardi, questo compagno,
recuperata la calma e contenuta la rabbia verso la polizia
francese, ci racconterà la sua nottata.
Trascorsa in stazione con alcuni clochard francesi,
come lui stesso li definisce, con cui ha subito fatto amicizia,
bravissimi a cantare ed allietare la notte ai manifestanti.
I ferrovieri regalano loro delle caramelle. I manifestanti
offrono un po di vino. Il proletariato non ha nazione
SCIOPERO
NAZIONALE
GRUPPO
FIAT
E
TERZIARIZZATI
Venerdì
15 dicembre
La
Fiat e tutte le aziende terziarizzate (Logint, Comau Service,
Apco, Sirio, Sistemi Sospensioni, Fenice, Tnt, Ingest ecc.)
non ne vogliono sapere delle richieste dei lavoratori per
il rinnovo del contratto aziendale. Al contrario vorrebbero
che il contratto aziendale fosse loccasione per avere
ancora più flesibilità, più precarietà nei rapporti di lavoro
e più sfruttamento dei lavoratori.
La
Fiat, addirittura sta intensificando la vendita
di operai a ditte esterne.
Il
rinnovo del contratto integrativo del gruppo Fiat, che deve
comprendere anche tutti i reparti terziarizzati, deve essere
invece loccasione per recuperare il potere dacquisto
perduto dalle buste paga a causa dellaumento dei prezzi
e delle tariffe, e soprattutto accrescere le garanzie sulla
stabilità del posto di lavoro.
Le
aziende del gruppo Fiat non tengono in alcuna considerazione
le rivendicazioni del S.in.COBAS, ma neppure quelle ben più
misere dei sindacati confederali.
Occorre
intensificare la lotta per non far saltare il rinnovo del
contratto aziendale evitando così di farlo accavallare con
il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Il
coordinamento nazionale del S.in.COBAS del Gruppo Fiat e aziende
terziarizzate ha indetto lo sciopero di 8 ore, con presidio
dei cancelli , per Venerdì 15 dicembre. Appuntamento,
per tutti i lavoratori del gruppo e per tutti i compagni che
vogliono solidarizzare con il presidio operaio ai cambi di
turno (ore 5.00, ore 13.00; ore 21.00)
S.In.COBAS
Coord.
Nazionale
Gruppo Fiat
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