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Associazione politico culturale
Oltre l’Occidente
Per una alternativa allo sviluppo
P.zza A. Paleario 7
03100, Frosinone
ccp 10687036

1. La frontiera

Anche dalla provincia di Frosinone siamo partiti per Nizza. In pullman. Siamo arrivati a destinazione. Le premesse, infatti, di quanto poteva avvenire alla frontiera (ma non era stata abolita?) italo-francese, erano note sin dai giorni precedenti. Le autorità francesi avevano candidamente annunciato la “sospensione” unilaterale del trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini europei all’interno dei paesi dell’Unione. Dunque abbiamo preferito l’agilità del pullman. Siamo un gruppo di operai della Fiat di Cassino, alcuni disoccupati ed LSU, qualche RSU delle fabbriche locali, qualche giovane precario o studente.

Il posto di blocco alla frontiera è presidiato (o “supervisionato” ?) dalla CGIL, con tanto di bandiere sui guardrail. La polizia ci chiede da chi siamo “organizzati”. “Auto-organizzati – rispondiamo. Siamo del S.in.Cobas”. Aprono il bagagliaio e trovano l’arsenale tipico dei peggiori criminali: bandiere, striscioni, megafoni, sacchi a pelo…ci lasciano passare.

Entrati in Francia, aspettando i nostri compagni di Milano, vediamo sfilare decine di pullmancarichi di pensionati e funzionari “mobilitati” dai confederali della CES. Gita gratuita in costa azzurra: perfino così, nelle settimane precedenti, erano state promosse le partenze dalla CISL.

2. Moneta Unica

Fra di noi nessuno “crede” alla moneta unica, né come nel senso della credenza al nuovo idolo mass-mediatico, né nel senso di qualcosa che prefiguri un futuro migliore. Eppure tutti noi, tranne i meno aggiornati – che confidando  in un cambio più favorevole avevano acquistato Franchi prima di partire - , pensavamo che la moneta unica esistesse e che fosse possibile e normale cambiare le lire in franchi. “Dovete cambiare almeno 2 milioni. A causa delle manifestazioni non siamo autorizzare a cambiare importi inferiori”, si giustifica l’impiegato di uno dei pochissimi sportelli bancari aperti. Ci troviamo dunque senza soldi, senza possibilità di telefonare, in una città blindata, con tutti i negozi chiusi, nessuna possibilità di andare in bagno e, infine, naturalmente, sotto la pioggia.

3. L’attesa: corre la locomotiva

Dovremo aspettare 5 ore prima di poterci immettere nel corteo, dalle 13.00 alle 18.00. E’ stato stabilito che i movimenti alternativi alla CES (Confederazione europea dei sindacati)sfileranno per ultimi. Con noi del S.in.Cobas la Confederazione COBAS, i francesi di SUD e LCR, ATTAC, gli anarcosindacalisti spagnoli della CGT, i baschi – con i cartelli delle facce dei loro giovani “desaparecidos”, uccisi o arrestati -, qualche federazione di Rifondazione Comunista arrivata in pullman, anarchici di ogni nazione, per citare solo i movimenti che troviamo nei nostri pressi. Facciamo amicizia, ognuno offre qualcosa della propria terra, un gruppo di musicisti anarchici ci tiene su con le canzoni della resistenza dei vari paesi europei.

Mentre i macchinisti della stazione di St Roch continuano, passando nei pressi dei manifestanti, a far fischiare i loro treni e ad agitare il pugno chiuso fuori dalla cabina verso di noi, arriva la notizia che il treno proveniente dall’Italia con i compagni di Rifondazione Comunista e dei centri sociali e dei meno compagni dei Verdi è stato bloccato a Ventimiglia. Ognuno di noi ha degli amici su quel treno. Sento un ragazzo arrabbiarsi perché se il treno non arriva perderà una notte d’amore con una bella napoletana. Qualcuno, nel frattempo, tenta di trovare un bagno. Abbiamo la faccia di chiedere il favore ad un giovane carrozziere di poter utilizzare il bagno della sua officina. Ridendo ci chiede solo metterci in fila.

4. La manifestazione ed oltre… la polizia

Sfiliamo. La città è ancora più blindata di quanto sembrasse. Gridiamo per la liberté de circuler e contre l’Europe du capital pour l’Europe social, ma da Ventimiglia arrivano le prime notizie di  scontri con la polizia. Siamo moltissimi. Qualcuno dice 300.000. A noi interessa che siano oltre 10.000 i partecipanti non aderenti alla CES e che rivendicano ben altro da concertazioni.

Il corteo arriva alla sua conclusione, ma non si ferma. Abbiamo deciso – in diverse migliaia - di andare alla stazione centrale di Nizza per protestare contro il blocco del treno italiano a Ventimiglia. Ci aspettano centinaia di poliziotti. Comincia una lenta e progresiva conquista dello spazio, di fronte alla polizia, centimetro dopo centimetro, quasi senza farsene accorgere, che dura quasi un’ora. Siamo talmente stanchi – sono circa le 21.00 – che quelli di noi che sono appena dietro le prime file cominciano a sedersi o sdraiarsi per terra e nelle aiuole. Lo spazio conquistato consente ad un ventina di persone di entrare in stazione. Questo irrita moltissimo la polizia che – per non saper leggere né scrivere – comincia il lancio dei lacrimogeni. Sul tentativo di riavvicinarsi parte la prima carica. Nemmeno il tempo di rifiatare e siamo costretti a continui “fuggi fuggi” dai gas, che continuano ad avanzare. Ci vorranno varie ore per ritrovare il grosso dei compagni – grazie anche alle telefonate che ci lascia fare un compagno della CISL di Monza, anche lui qui con noi – e solo alle 2.30, sopraffatti dalla fatica ci rassegniamo a dormire un po’, rimandando all’indomani la ricerca degli ultimi “dispersi”. Domani sveglia alle 5.00.

5. II° giorno: a tutto gas!

Siamo ancora molti. Oltre 10.000. In parte sul lato est, in parte sul lato ovest del Palazzo dei Congressi in cui si svolge il vertice con i capi di stato. Ancora una volta, ci ostiniamo ad esibire il nostro arsenale di striscioni, bandiere, megafoni. Dobbiamo manifestare spostandoci di continuo, di traversa in traversa, attorno al perimetro circondato dalla polizia, per sfuggire ai gas lacrimogeni, così potenti da irritare a più di cento metri di distanza. I cortei si smembrano e si ricompongono continuamente, tra le lacrime, i limoni, e il tentativo vano di proteggersi il viso con le bandiere. Molti “booh” e qualche applauso accoglie i ragazzi baschi che sfondano la vetrina e danno fuoco… ad un negozio? “Eh no, non è un negozio! E’ una banca!” , ci dice un vecchio operaio che è vicino a noi. Incredibilmente, in questa confusione, ritroviamo gli ultimi dispersi. Tranne uno.

6. Il proletariato non ha nazione…

Torniamo alla palestra, adibita dalle diverse organizzazioni a sede di assemblee e luogo di pernotto, alla ricerca di quest’ultimo compagno. E’ un LSU, un disoccupato storico di Frosinone, mite e un po’ ingenuo. Siamo un po’ preoccupati. Lui è un po’ come il classico Charlot che raccoglie una bandiera caduta da un camion e inconsapevolmente si trova alla testa di uno sciopero, segnalato alla polizia come il capo dei rivoltosi. Mentre lo cerchiamo nella palestra – tra gente che dorme, beve qualcosa di caldo, discute o suona la chitarra – arriva il gas fin lì dentro. Si scappa un po’ dovunque, dalle uscite di sicurezza ci ritroviamo, scavalcate le prime recinzioni, bloccati dietro alte reti. Passata la paura torniamo indietro e recuperiamo gli altri. Sono quasi le 14.00. Saremmo pronti a ripartire per l’Italia se non mancasse questo LSU. Facendo la spola tra i pullman e la palestra sfuggiamo per puro caso all’incursione, fin dentro la palestra stessa, da parte della polizia ed agli ultimi arresti indiscriminati.

Raggiunto il pullman ritroviamo il “nostro” disoccupato, spaurito. Ha trascorso la notte, fino alle tre, nella palestra, ma poi, malsopportato dai giovani dei centri sociali – che pare lo abbiano scambiato per una spia – ha scelto la strada, con cui ha maggiore familiarità. Ed in strada è stato fermato e perquisito – nella notte - decine di volte, forse perché a causa della sua età, non più giovanissima, dev’essere qualche vecchio ideologo. Più probabilmente  si è trovato in mezzo alla “caccia al manifestante” avviata nella notte dalla polizia. Più tardi, questo compagno, recuperata la calma e contenuta la rabbia verso la polizia francese, ci racconterà la sua nottata.  Trascorsa in stazione con alcuni clochard francesi, come lui stesso li definisce, con cui ha subito fatto amicizia, bravissimi a cantare ed allietare la notte ai manifestanti. I ferrovieri regalano loro delle caramelle. I manifestanti offrono un po’ di vino. Il proletariato non ha nazione …

 

SCIOPERO NAZIONALE

GRUPPO FIAT

E TERZIARIZZATI

Venerdì 15 dicembre

La Fiat e tutte le aziende terziarizzate (Logint, Comau Service, Apco, Sirio, Sistemi Sospensioni, Fenice, Tnt, Ingest ecc.) non ne vogliono sapere delle richieste dei lavoratori per il rinnovo del contratto aziendale. Al contrario vorrebbero che il contratto aziendale fosse l’occasione per avere ancora più flesibilità, più precarietà nei rapporti di lavoro e più sfruttamento dei lavoratori.

La Fiat, addirittura sta intensificando la “vendita” di operai a ditte esterne.

Il rinnovo del contratto integrativo del gruppo Fiat, che deve comprendere anche tutti i reparti terziarizzati, deve essere invece l’occasione per recuperare il potere d’acquisto perduto dalle buste paga a causa dell’aumento dei prezzi e delle tariffe, e soprattutto accrescere le garanzie sulla stabilità del posto di lavoro.

Le aziende del gruppo Fiat non tengono in alcuna considerazione le rivendicazioni del S.in.COBAS, ma neppure quelle ben più misere dei sindacati confederali.

Occorre intensificare la lotta per non far saltare il rinnovo del contratto aziendale evitando così di farlo accavallare con il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.

Il coordinamento nazionale del S.in.COBAS del Gruppo Fiat e aziende terziarizzate ha indetto lo sciopero di 8 ore, con presidio dei cancelli , per Venerdì 15 dicembre. Appuntamento, per tutti i lavoratori del gruppo e per tutti i compagni che vogliono solidarizzare con il presidio operaio ai cambi di turno (ore 5.00, ore 13.00; ore 21.00)

S.In.COBAS

Coord. Nazionale Gruppo Fiat